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Cryptocoryne parva (e nevillii)

Per parecchi anni, la Cryptocoryne parva è stata considerata la più piccola del suo genere, perlomeno in acquariofilia.
Oggi ne conosciamo altre con le stesse dimensioni (pressappoco), ma il confronto riguarda solo la massa fogliare, dal rizoma in su.
Se guardassimo anche la parte nascosta, quella sottoterra, la Cryptocoryne parva ci farebbe questa sorpresa:

Cryptocoryne parva radice

L’apparato radicale ha delle proporzioni davvero incredibili. Dopo un certo periodo di attecchimento, diventa nettamente più grande della parte fogliare.

Da quando mi interesso di acquariofilia, non ho mai sentito di un simile rapporto, tra la la parte visibile e quella sotterranea.
Magari è un mio limite… forse ce ne sono altre che non conosco… Ma questo è un buon argomento per una chiacchierata sul forum…

Perché l’abbiamo associata alla Cryptocoryne nevillii, nel titolo del capitolo?
C’e una curiosa differenza tra acquario e natura, che riguarda proprio queste due specie.

Nello Sri Lanka, zona di origine di entrambe, le due piante condividono gli stessi habitat, ma con una forte prevalenza di Cryptocoryne nevillii.
In acquariofilia è il contrario: quasi tutti i negozi offrono la parva, mentre la nevillii è molto difficile da trovare.
Come forse avrete capito, si tratta di due piante quasi identiche; possono essere distinte solo dal colore della spata, durante la fioritura.

Su qualche vecchia trattazione, è possibile trovare descrizioni molto diverse, per le due specie, perfino con delle immagini.
L’errore risale alla prima metà del ‘900, quando il termine nevillii era stato erroneamente associato ad un altra specie, poi chiamata Cryptocoryne willisii, e che oggi si chiama Cryptocoryne undulata (prossimo capitolo).

Nel mondo accademico, la Cryptocoryne parva è stata riconosciuta solo dal 1980, dopo dieci anni dalla sua scoperta, ad opera dell’olandese Hendrik de Wit.
La Cryptocoryne nevillii, invece, era stata classificata alla fine dell’800, dal britannico Henry Trimen… Eccolo qua!

Henry Trimen
Henry Trimen

Durante quegli 80 anni, quindi, anche per gli scienziati è esistita solo la Cryptocoryne nevillii, che oltre ad avere lo stesso aspetto, colori e dimensioni della parva, ne condivideva anche lo stesso habitat, con la stessa luce, fondo, acqua e temperature.

Abbiamo dunque motivi sufficienti per accorparle nello stesso capitolo.
Pertanto, d’ora in avanti tratteremo solo la parva, più diffusa in acquariofilia, sapendo che quanto scritto riguarderà anche la nevillii.

L’aspetto della pianta è piuttosto costante, a differenza delle sue cugine.
In forma sommersa le foglie diventano più strette ed allungate, quasi nastriformi, rendendo più graduale la transizione tra stelo e foglia.
Questa riduzione di superficie la rende più esigente, in fatto di luce, rispetto alle altre Cryptocoryne, ma lo vedremo meglio più avanti.

Forme e dimensioni la renderebbero indicata per formare prati, ma la sua velocità di propagazione è piuttosto lenta, quindi occorre acquistarne parecchi esemplari, per accelerare i tempi.

Cryptocoryne parva

Qualcuno la colloca “a macchia di leopardo”, all’interno di prati formati da altre specie, come Glossostigma elatinoides, Marsilea hirsuta e Lilaeopsis novae-zelandiae.
Ci sono sospetti di allelopatia con la Lilaeopsis brasiliensis, non ancora confermati alla data di questo articolo.

Cryptocoryne parva

Condizioni di coltivazione

La Cryptocoryne parva, tanto per cambiare, vive praticamente in qualsiasi acquario: pH, durezze, temperature, materiale di fondo, ecc. ecc…

Se vogliamo che resti bassa, per tenerla in primo piano o formare un prato, è preferibile usare lampade di una certa potenza… Altrimenti potrebbe alzarsi fin quasi a 20 cm, contro gli 8-10 a cui ci ha normalmente abituato.
Tuttavia, questo non serve alla sopravvivenza della pianta, solo all’aspetto estetico che vogliamo ottenere.

Il fondo incide solo sulla velocità di propagazione. In natura l’hanno trovata anche sulla sabbia.
All’inizio, un terriccio fertile può risultare più soddisfacente, per ottenere un bel prato in due-tre mesi, partendo da un paio di esemplari.
Voglio però riproporre l’immagine di apertura…

Cryptocoryne parva radice

…con quell’incredibile apparato radicale.
Provate a pensare cosa verrebbe su, al momento di toglierne qualche rosetta, se avete deciso per il terriccio.
Anche in questo caso, consiglio di ricorrere a fondi drenanti, formati da un unico materiale, evitando di sovrapporre strati differenti.

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Nemmeno la temperatura sarebbe un problema, per un acquario domestico, ma eviterei di tenerla in un laghetto esterno.
Tende a bloccarsi sotto i 20 °C, ben difficilmente potrebbe superare un inverno.
D’estate può sopravvivere anche oltre 30 °C, ma deperisce nell’aspetto fino all’arrivo dell’autunno.

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