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Caratteristiche comuni

Il genere Cryptocoryne rientra nella famiglia delle Araceae.
Lo so… lo so… non gliene frega niente a nessuno,   ma negli articoli bisogna dirlo e così ci siamo tolti il pensiero.
In realtà, si tratta di una famiglia piuttosto nota in acquariofilia, perché ci troviamo anche i generi Anubias, Lemna e Pistia, oltre alle nostre Cryptocoryne.

Per stimolare l’attenzione dei lettori, inizio con una curiosità piuttosto interessante.
Nella prossima immagine, la prima di questo capitolo, vedremo proprio il fiore di un’Anubias.

– Ma perché non ci mostri il fiore di una Crypto, visto che l’articolo è dedicato a loro?

Ottima domanda… Cerchiamo di capirlo.

Fantasia della natura

La maggior parte delle Araceae forma un’infiorescenza particolare, formata da spata e spadice:

Anubias fiore

Lo spadice è il fiore vero e proprio, con tutti i suoi organi riproduttivi, mentre la spata è una foglia che assume un aspetto particolare: tende ad avvolgersi tutto intorno allo spadice, come a proteggerlo; spesso assume anche un colore vivace, attraente per gli insetti.

Non vi sarà sfuggito che lo spadice ha una forma allungata, un po’ come un bastone o una clava.
Guardacaso… “coryne” significa “bastone” o “clava”, in Greco, ed è abbastanza noto che “kryptòs” significa “nascosto”.

È quindi arrivato il momento di mostrare un fiore di Cryptocoryne

Cryptocoryne fiore

…dove appare evidente il nome scelto da Heinrich Wydler, nel 1830: il “bastone” è “nascosto“.
Ovvero, la spata circonda completamente lo spadice; quest’ultimo  diventa visibile solo sezionando il fiore, come nell’immagine qui sotto:

Cryptocoryne fiore sezionato

Quell’infiorescenza, per gli odori che emana, attira alcuni insetti che rimangono intrappolati all’interno.
Per liberarsi impiegano diverse ore, talvolta neanche ci riescono; ma è proprio il loro divincolarsi, in quello spazio ristretto, che consente l’impollinazione.

Cryptocoryne fiore sezionato

In coltivazione sommersa, la fioritura è praticamente impossibile.
Tra l’altro non è comunissima nemmeno in natura; le Cryptocoryne si propagano soprattutto per “stolonamento”, attraverso il terreno.
Tuttavia, la modalità di impollinazione mostra l’estremo livello evolutivo, raggiunto da queste piante.

La “peste” delle Cryptocoryne

Passiamo ad un’altro interessante fenomeno, che in acquario capita molto spesso.
Una pianta acquistata da poco viene liberata dal vasetto, collocata nel terreno… e in pochi giorni comincia ad appassire!

Cryptocoryne appassita

Cominciamo a pensare al materiale di fondo, alla luce, ai fertilizzanti… misuriamo il pH, le durezze… cerchiamo mille spiegazioni provandole tutte.
Qualcuno comincia ad aumentare i dosaggi: ferro, potassio, magnesio, oligoelementi… altri aggiungono lampade…

Tutto questo, oltre ad essere inutile, di solito produce una proliferazione di alghe, soprattutto in acquari avviati da poco.

Cryptocoryne alghe

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In seguito, nel giro di qualche settimana, la pianta marcisce completamente, lasciando forse un paio di foglioline nella zona centrale.
Il fenomeno è noto, impropriamente, con il nome di “peste delle Cryptocoryne, come se si trattasse di una malattia…

In realtà, siamo di fronte ad un vero miracolo di adattamento; anzi… se dovesse capitarvi, vi invito a fotografarlo in tutte le sue fasi.
Il rizoma della pianta non muore mai, ma quando avviene un significativo cambio di condizioni, tutte le foglie vengono abbandonate alla marcescenza.
Non possiamo fare nulla per evitarlo.

Durante tale periodo, o subito dopo, partono nuove foglie dalla zona centrale, che si sviluppano già adattate al nuovo ambiente.
L’intero processo può durare anche due mesi, ma alla fine avremo una splendida Cryptocoryne senza più alghe, con foglie perfette nelle forme e nei colori, che su un terreno adeguato potrebbe addirittura diventare infestante.
Ma sul materiale di fondo… è meglio aprire un nuovo titolo.

Il fondo per le Cryptocoryne

Le piante di questo genere si alimentano dalle radici, pochissimo viene assorbito dall’acqua.
Osserviamo i ritrovamenti più significativi, nelle aree geografiche di origine…

Mappa Cryptocoryne

…e ci accorgiamo che vivono tutte in zone monsoniche.
In natura le troviamo soprattutto sulle rive di fiumi e paludi, prevalentemente in forma emersa, ma la stagione delle piogge può portarle in immersione per diversi mesi.
Se la pianta si alimentasse dall’acqua, tramite le foglie, potrebbe sopravvivere solo nel periodo piovoso.

Ovviamente non è così; ce ne accorgiamo quando cerchiamo di toglierne qualcuna dal nostro allestimento.
Se sta lì da qualche mese, probabilmente tireremo su mezzo acquario.

Cryptocoryne radice

L’apparato radicale è estremamente sviluppato, secondo solo a quello degli Echinodorus (che però sono mediamente più grandi).
Con parecchie altre piante d’acquario, per evitare disastri, si consiglia spesso di non sradicarle, ma di toglierle tagliando rasoterra; purtroppo, questo trucco funziona raramente con le Cryptocoryne.

Finché non eliminiamo il rizoma, da quel punto continueranno a spuntare nuove foglie, anche dopo anni di potature.

Cryptocoryne rizoma

Questa resistenza è legata all’evoluzione nell’habitat monsonico: un caso tipico di selezione darwiniana.
Alcuni di quei territori, passata la stagione delle piogge, diventano prima fangosi e poi desertici…

Deserto monsonico
Deserto monsonico

…Alcuni fiumi vanno in secca, fino al successivo periodo piovoso.
In quei mesi, solo i rizomi più forti riescono a sopravvivere.

Tornando al materiale di fondo, dovremmo aver capito che il terreno è piuttosto importante, per queste piante.
Possono vivere anche su fondi inerti, grazie ai nutrienti che riescono ad arrivarci dall’acqua; ma lo sviluppo è decisamente rallentato, mentre su un terriccio fertile sarebbe stato incontenibile.
Talvolta si consiglia di evitarlo apposta, per evitare che le Cryptocoryne diventino infestanti.

Personalmente consiglio fondi drenanti, come Gravelit, Akadama e simili, formati da un unico strato.
Il passaggio di nutrienti, tra acqua e terreno, sarà pressoché immediato; questo ci eviterà di ricorrere alle solite pasticche da fondo.
Inoltre, non causeremo disastri in caso di rimozione.

Luce e condizioni generali

Grazie al fenomeno della “peste”, di cui abbiamo già parlato, le Cryptocoryne si adattano praticamente a qualunque acquario.
Crescono sotto qualsiasi luce, con notevoli intervalli di acidità, durezze e temperatura.
Alcune specie possono risultare più esigenti, ma questo lo vedremo nei capitoli specifici.

Inoltre, in acquari low-tech, non richiedono erogazione di CO2.
Ovviamente partecipano poco all’equilibrio biochimico, perché sono piante a crescita lenta che assorbono pochi inquinanti; tuttavia, non dobbiamo dimenticare che la loro funzione è soprattutto decorativa

Cryptocoryne Platy

…non stiamo certo parlando di Limnophila o Ceratophyllum.

Metamorfosi

Le Cryptocoryne che vedete in rete, nei negozi, oppure su qualche libro o rivista, non vanno mai prese come riferimento assoluto.
Quelle immagini ci danno soltanto un’idea generale sulla pianta, ma non c’è modo di sapere come diventerà nel nostro acquario.

In particolare, quelle che vedete in negozio sono state coltivate emerse; potrebbero non avere alcuna somiglianza, rispetto a quella che vedrete dopo qualche mese nel vostro acquario.
In virtù della capacità di adattamento, ogni specie di Cryptocoryne si presenta con parecchie forme, colori e perfino dimensioni.

D’accordo… d’accordo… lo fanno anche le altre… Tuttavia, stavolta siamo di fronte ad un caso estremo, che porta gli acquariofili a confondere specie molto diverse.
Se pensate che stia esagerando, vi invito ad osservare queste due piante:

Cryptocoryne wendtii
Cryptocoryne wendtii con aspetto diverso

Chi potrebbe pensare che si tratta della stessa specie?
Se vi capiterà di parlarne su un forum, anche sul nostro, siate sempre prudenti nel riconoscimento delle Cryptocoryne… mi è capitata personalmente qualche figuraccia.
Del resto, anche nel Mondo Accademico c’è stata una certa confusione… e continua ad esserci.

Poliploidia

Alcune Cryptocoryne hanno reso difficile la classificazione, non solo a causa del loro aspetto mutevole.
Ci sono specie che si trovano in due diverse forme genetiche: diploide e triploide.
La differenza riguarda il numero di cromosomi e la loro disposizione all’interno della cellula.

Poliploidia

Non ci addentreremo in argomenti complessi, che non rientrano tra gli scopi di questo articolo; tuttavia, era indispensabile riportare questa curiosa caratteristica.
Oltre a creare dibattiti tra gli scienziati, produce piccole differenze tra piante della stessa specie, che possono trarre in inganno anche gli acquariofili.

Incontreremo questa distinzione, nei capitoli successivi, parlando della Cryptocoryne becketti e della Cryptocoryne undulata.

Incompatibilità

Prima di concludere questo capitolo generico, segnaliamo alcuni casi di allelopatia, che nelle esperienze degli acquariofili hanno coinvolto le Cryptocoryne.

Attraverso il terreno, le loro radici inibiscono lo sviluppo delle Alternanthera, perlomeno di quelle naturali. Sulle cultivar ci sono dibattiti aperti, con opinioni discordanti.

Alternanthera Cardinalis
Alternanthera reineckii “Cardinalis”

Inoltre, bisogna evitare la convivenza con Vallisneria ed Echinodorus; in questi casi sono le Cryptocoryne, di solito, a farne le spese.

Echinodorus paniculatus in acquario
E. paniculatus – Forma sommersa

Alla data di questo articolo, non si conoscono altri casi da segnalare, ma non significa che non ci siano.
Vi lascio quindi ai capitoli sulle singole specie, ricordandovi che l’elenco segue l’ordine alfabetico.

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