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Cryptocoryne x willisii (o lucens)

Siamo arrivati all’unica Cryptocoryne con la “x”, perlomeno in questo articolo.
In acquariofilia non ha molta importanza; nel nostro linguaggio abituale la chiamiamo spesso Cryptocoryne willisii, senza nessuna “x”.
In realtà, non è del tutto sbagliato, perché in origine, nel 1908, il nome era quello… ma la vicenda è piuttosto curiosa ed è meglio andare per ordine.

Nel 1962, l’olandese Hendrik de Wit descrisse un gruppo di piante provenienti dallo Sri lanka (tanto per cambiare), che chiamò Cryptocoryne x lucens.
Ci fu un dibattito che andò avanti molto a lungo, perché alcuni le ritenevano appartenenti ad una specie già nota: Cryptocoryne nevillii.

Dopo 14 anni, nel 1976, il danese Niels Jacobsen scoprì che la specie era già classificata, ma non era la nevilli: si trattava della Cryptocoryne willisii, descritta da Reitz nel 1908.

In realtà si tratta di un intero gruppo, derivante da incroci spontanei, tra alcune specie che abbiamo già visto nei capitoli precedenti: Cryptocoryne parva, beckettii e walkeri.
Quella “x” è stata aggiunta proprio per questo: nella Tassonomia, indentifica sempre le piante ibride.

A complicare ulteriormete le cose, dobbiamo aggiungere che anche la Cryptocoryne undulata venne chiamata willisii per parecchi anni, fino al 1980, ma questo lo abbiamo già visto nel capitolo a lei dedicato.

Cryptocoryne willisii

Oggi, il nome Cryptocoryne lucens viene accettato come sinonimo, ma è ancora molto usato in acquariofilia.
Ci sono negozi in cui si trova la Cryptocoryne x willisii “Lucens”, come se si trattasse di una varietà.

Data la complessità genetica della willisii, è difficile trovare una Crypto con aspetto più variabile, sia in acquario che in natura.
Ripeto che l’incrocio riguarda tre specie, non due; è facile capire che basta un niente, per far prevalere alcuni caratteri genetici, rispetto ad altri.

In generale, possiamo dire che le foglie sono molto allungate, fino a 12 cm, mentre la larghezza non supera mai i 2 cm.
L’intera pianta può raggiungere i 15 cm di altezza, in forma sommersa, ma è impossibile definire un rapporto tra la foglia ed il suo gambo: nei casi più estremi, come la prossima immagine, il picciòlo può arrivare a 10-12 cm, per poi terminare con 3-4 cm di fogliolina.

Cryptocoryne willisii

Inoltre, con questa specie non è corretto parlare di altezza vera e propria.
Si allarga o si chiude in base alla luce che riceve; sotto una forte potenza può persentarsi quasi strisciante, aprendo le foglie a pochi centimetri dal terreno.
A differenza di altre Cryptocoryne, non presenta mai dentellature sui margini, in nessuna condizione.

Condizioni di coltivazione

Ormai l’abbiamo capito… quasi tutte le Cryptocoryne sono molto adattabili; perché la willisii dovrebbe fare eccezione?
In effetti, grazie al suo “miscuglio” genetico, è forse la più adattabile di tutte.
Vive… ormai l’abbiamo capito… a qualunque valore di durezza e di pH, normalmente adottati in acquario; è un tantino più esigente sulla temperatura, dove si consiglia di non scendere sotto i 20 °C.

Cryptocoryne willisii

Gli effetti della luce li abbiamo già visti… quindi non resta che il fondo, su cui capita di leggere informazioni contrastanti.
Le Cryptocoryne willisii apprezzano molto il terriccio fertile, ma proprio per questo possono diventare infestanti.
Per questo motivo, spesso si preferisce coltivarle su materiali inerti, addirittura semplice ghiaietto. Non lo facciamo per la pianta… ma per noi stessi.

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