Rimuovere i graffi dal vetro
Di Giovanni61
Leggendo qua e là sul forum ho notato che tanti utenti vogliono sapere come togliere i graffi dai vetri dei propri acquari; sia all’esterno che all’interno, con l’acqua e senza alcun danno per i nostri amati pinnuti.
Ho quindi deciso di scrivere qualche paragrafo su come togliere i graffi dalle pareti del nostro acquario.
Queste tecniche possono essere tranquillamente utilizzate da persone con buone doti manuali a livello amatoriale.
Ancora una volta, lo staff e l’autore declinano ogni genere di responsabilità per eventuali danni accidentali e/o causati dall’uso improprio di tecniche o materiali che non siano di specifico riferimento a quanto contenuto nel presente testo.
Si declina altresì la responsabilità sull’operato di persone non in grado di eseguire quanto menzionato nel presente articolo.
Le principali cause dei graffi sul vetro
La causa principale dei graffi in vasca è la calamita che usiamo per pulire i vetri: quando si fermano dei piccoli granelli di sabbia tra il magnete e vetro possiamo avere vistosi graffi dovuti al trascinamento.
La sabbia, infatti, è più dura del vetro e ha sempre voglia di farci i dispetti…
Un’altra causa dei graffi è lo spostamento delle rocce ornamentali che, urtando contro il vetro, causano evidenti rigature.
Un’ultima possibile causa di rigatura sono le pietre preziose degli anelli; esse hanno infatti il più alto grado di durezza in assoluto.
La durezza dei diamanti, poi, non conosce assolutamente rivali: è possibile rigare il vetro anche con l’uso dei guanti, perciò… è meglio togliere gli anelli prima di mettere le mani nell’acquario.
Rimuovere i graffi esterni
Per rimuovere i graffi esterni servono solo tre cose:
- un foglio di cartavetro finissima (granulometria P2000 o superiore) del tipo da carrozzeria (con agglomerante in resina), da usare con l’acqua;
- pasta abrasiva (da carrozzeria);
- polish glass (facoltativo), che useremo per dare una rinfrescata finale a tutto l’acquario, per farlo splendere come quando era nuovo.
Sia il polish che la pasta abrasiva contengono solventi: sono infiammabili e tossici, se ingeriti o inalati con insistenza.
I più comuni contengono da ossido di berio; invece i più performanti si compongono di carburo di silicio, che ha livelli di durezza tra il corindone e il diamante.
Sono entrambi reperibili presso colorifici, brico center, auto accessori e ferramenta.
Se la zona d’intervento si trova in prossimità delle sigillature siliconiche è consigliato trattare il sigillante con cera neutra (senza solventi) o idro-cera; e proteggerlo con del nastro adesivo, per evitare eventuali aggressioni causate dai solventi.
La prima cosa da fare è valutare la profondità del graffio; in questo modo sarà più facile regolarsi con le varie granulometrie con la carta vetrata, scegliendo quella più appropriata al caso specifico.
In linea di massima i graffi esterni sono i più facili da rimuovere e, la maggior parte delle volte, è sufficiente la pasta abrasiva unita all’uso del polish.
Se il graffio è molto profondo si può ricorrere a granulometrie di cartavetro più mordenti, come la P60 o P80.
In questo caso, con il primo passaggio scaveremo il vetro fino ad arrivare alla profondità del graffio; le passate successive, con le quali ridurremo gradualmente la granulometria della carta abrasiva, serviranno acancellare i graffi causati dalle abrasioni precedenti.
Una volta arrivati alla minima granulometria possibile, resterà solo un leggerissimo alone.
Maggiore è la profondità del graffio, maggiore sarà la zona d’intervento attorno al graffio; in questo modo non creeremo un avvallamento visibile in controluce.
Come procedere
Delimitiamo la zona del graffio (o dei graffi) con del nastro di carta, scotch, nastro da pacchi o qualsiasi adesivo avete sotto mano e procuriamoci un secchio con dell’acqua.
Tagliamo una striscia di cartavetro di 6/7 cm; la ripieghiamo su se stessa per ottenere tre strati; la bagniamo nel secchio e la usiamo sul graffio, a mano o con un piccolo tampone, cercando di rimanere all’interno della zona circoscritta dal nastro.
Puliamo in continuazione la cartavetro nel secchio: la polvere di vetro ne limiterà infatti l’effetto abrasivo.
Possiamo usare la cartavetro con movimenti in tutte le direzioni: destra – sinistra, alto – basso e/o con movimenti rotatori sul graffio, soprattutto in fase di finitura.
L’unico requisito richiesto è il connubio di pazienza e insistenza…
Eliminato il graffio sarete già all’80% del lavoro.
A questo punto il graffio non c’è più; però il vetro è rimasto visibilmente opaco e leggermente rugoso al tatto.
Sarà compito della pasta abrasiva eliminare l’opacizzazione e la rugosità.
Per la pasta abrasiva è sufficiente usare uno straccetto o un panno morbido, procedendo con il sistema: “Metti la cera, togli la cera, metti la cera, togli la cera” fino a far brillare il vostro vetro, eliminando qualunque alone residuo.
Per i più esigenti è possibile completare l’opera con il polish, una crema leggermente abrasiva, usandolo come se fosse cera.
Rimuovere i graffi interni
I graffi interni sono più vistosi perché, di solito, vi si annidano delle alghe.
Le operazioni per rimuoverli sono le stesse del paragrafo precedente ma, ovviamente, non potremo usare né il polish né la pasta abrasiva.
Se il graffio si trova in prossimità della sabbia sarà necessario rimuoverla per non rigare ulteriormente il vetro.
Per non debordare eccessivamente dalla zona del graffio è preferibile agire con movimenti esclusivamente rotatori, soprattutto per coloro i quali non possiedono grandi abilità di carteggiatura.
Anche in questo caso utilizzeremo per prima la cartavetro mordente; dopodiché basterà procedere con carteggiature a granulometria via via più fine.
Il vetro è un materiale maledettamente duro; perciò, per ottenere un risultato soddisfacente, sarà necessario munirsi di una buona dose di rassegnazione e determinazione.
Come procedere
Non sono molti i materiali che possiamo usare in un acquario pieno per rimuovere i graffi; uno di questi pochi è l’osso di seppia, che noi utilizziamo per correggere le durezze.
L’osso di seppia è perfettamente compatibile con batteri, flora e fauna dei nostri acquari.
Grazie alla sua forma (facile da impugnare) e alla sua composizione (carbonato di calcio), l’osso di seppia è ideale per la lucidatura finale del vetro.
È sufficiente impugnarlo dal lato più consistente e passarlo ripetutamente – inclinato a 45° – nella zona interessata, fino a raggiungere un risultato ottimale.
Se abbiamo bisogno di aumentare KH e GH, utilizzando l’osso di seppia prenderemo due piccioni con una fava: correggere le durezze e lucidare il vetro.
In caso contrario è meglio procedere con la lucidatura in prossimità del cambio d’acqua.
Conclusioni
Il vetro ci da un grande insegnamento di vita…
La calma è la virtù dei forti, la pazienza è l’arma dei vincenti
Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato (anche con critiche ed esperienze) a comporre questo articolo.