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Cambio d’acqua in Natura

L’acquariofilo “canonico”, quando parla con un “eretico”, cerca talvolta di ricorrere ad alcuni trucchi dialettici, noti fin dai tempi di Aristotele.
Il più comune è l’Argomentum ad hominem: non riuscendo a contestare una tesi, bisogna screditare colui che la sostiene.
Provo a spiegarlo con un esempio:

  • Le iscrizioni sulla Piramide di Cheope sono false.
    Lo ha dimostrato Sitchin.
  • Sitchin???… Ma quello è uno scrittore di Fantascienza!.. Un ciarlatano…

In questo modo, la validità della tesi perde importanza. Con questo espediente, l’interlocutore sposta la discussione sull’attendibilità del personaggio, ovvero su un terreno più favorevole per lui.

Questi stratagemmi dialettici sono piuttosto numerosi.
Si chiamano fallacie e i nostri politici ne sono maestri, quando vanno nei programmi TV.
Esistono anche dei libri, sull’argomento.

Copertina del libro «Come avere sempre ragione» di Madsen Pirie
Copertina del libro «Come avere sempre ragione» di Madsen Pirie

Tuttavia, nelle discussioni tra acquariofili, non sempre le cose sono così facili.
Quando “l’eretico” si appoggia a Diana Walstad, oppure a Konrad Lorenz, è impossibile ricorrere all’Argomentum ad hominem, o ad altri espedienti simili.
Bisogna inventarsi qualcosa di più elaborato…

…Ma il cambio d’acqua c’è anche in natura!

Vediamo, ad esempio, come funziona l’inganno più comune.
Il trucco consiste nel prendere un’argomentazione dell’avversario, privarla di qualche dettaglio (piccolo ma determinante), infine ritorcerla contro di lui.

Generalmente, tutto inizia quando l’eretico parla di biotopi naturali, dove non c’è nessuno che sta lì a cambiare l’acqua.
Il canonico comincia ad impostare la sua offensiva, introducendo una presunta differenza tra acquario e natura. Lo scopo è “preparare il cervello” della platea:

  • Chiunque abbia visto un fiume, avrà sicuramente notato che i pesci sono pochissimi, rispetto alla massa liquida che li circonda.
    Nei nostri acquari c’è un carico organico molto superiore, che non può essere smaltito senza cambiare l’acqua.

A questo punto il pubblico barcolla, di fronte a tale evidente verità…
E’ ora di piazzare il colpo del K.O.!

  • Tra l’altro, il fiume scorre! Altro che cambi settimanali…
    In natura, l’acqua non è mai la stessa; viene cambiata continuamente, ogni secondo.

Sembra che il ragionamento non faccia una grinza… Chi non ha mai fatto un pic-nic sulla sponda di un ruscello?
Di fronte a tali affermazioni, il primo pensiero è:
“Ma certo!… Ha ragione… Come ho fatto a non pensarci da solo?…”

Dettagli… “dimenticati”

Ora che siamo tutti convinti, proviamo ad arricchire il dibattito aggiungendo qualche particolare.
Ci accorgeremo di alcune dimenticanze, così piccole che nessuno le ha notate, ma che ribaltano completatamente la conclusione.

Per prima cosa trasferiamoci in un habitat amazzonico, per osservare come si pescano gli Otocinclus.
Esiste un celebre filmato, sull’argomento, ma a noi servono solo un paio di fotogrammi.

Due giovani, approfittando di un tronco caduto, immergono una rete in acqua…

Due giovani gettano una rete in acqua

…poi la tirano su… et voilà!…
Con un solo colpo, hanno catturato un migliaio di Otocinclus.

Due giovani catturano degli otocinclus con un grosso retino

Ma i pesci non dovevano essere pochissimi, negli habitat naturali?
Chissà… forse quegli habitat non sono tutti uguali… magari alcuni sono più affollati di altri.

Poi ci sarebbe la corrente… il fiume non dovrebbe scorrere?
Come mai quell’acqua è così immobile?… L’unico movimento è quello causato dai due ragazzi, con la loro rete…

In realtà, anch’io sto usando un trucco.
Lo faccio volutamente, proprio per sottolineare come sia facile dimostrare ciò che si vuole, omettendo piccoli dettagli.
All’inizio di quel video (che non vi ho mostrato) i due giovani individuano con precisione quel punto, dove i pesci sono particolarmente numerosi.
Eccoli qua, mentre uno dei due indica all’altro la posizione esatta.

Due giovani cercano il punto giusto dove gettare il retino in acqua

Tuttavia, quelle immagini fanno riflettere… nonostante il mio stratagemma.
Quella retata ha catturato più di mille esemplari. È ovviamente impossibile che la palude sia tutta così, ma non possiamo nemmeno credere che tutti gli Otocinclus presenti si siano radunati in quell’unico punto.

È chiaro che quell’habitat è ben diverso, rispetto al ruscello del nostro pic-nic.
Più avanti capiremo anche il perché.

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Ora vediamo quella cosa del carico organico, che nei nostri acquari sarebbe molto superiore, rispetto al biòtopo naturale.
Anche ammettendo che i pesci siano pochi, rispetto alla massa d’acqua, dobbiamo ricordare che il carico organico non dipende solo dal loro numero.

Qualsiasi materiale organico tende alla decomposizione… e ce n’è a quintali, negli habitat naturali.
Nelle foto precedenti, nessuno ha notato il colore dello stagno?

Questo fotogramma viene da un’immersione nel Rio Negro, o meglio da una laguna formata dalle sue esondazioni.

Fondo del fiume Rio Negro
Fondo del fiume Rio Negro

L’immagine mostra un fondo coperto di foglie secche, destinate a marcire lì dentro; ma nel resto del video si vedono rami d’albero, interi tronchi, perfino scheletri di mammiferi.

La biodiversità è enorme, decine di specie diverse, fino ad arrivare a questo…

Pesce Arapaima
Pesce Arapaima

Un Arapaima da oltre 2 metri!…
Anche stavolta, come si intuisce dalle particelle in sospensione, l’acqua è completamente immobile.

E di nuovo ci tornano alla mente quelle parole, sugli habitat naturali: “pochissimi pesci” e “fiume che scorre”…
Chissà che le cose non siano correlate?…

In effetti, è proprio così.
In Natura, è nell’acqua stagnante che la vita esplode, in tutte le sue forme.

  • Il Guppy mangia larve d’insetto… le trova forse nelle rapide?
  • Il Corydoras vive su fondi sabbiosi… li trova in un torrente?
  • Il Trichogaster ha trasformato due pinne in organi tattili… perché, se l’acqua è limpida?

Ben difficilmente troviamo pesci nell’acqua che scorre; anche le piante hanno difficoltà ad attecchire, finché il fiume non rallenta in un terreno pianeggiante.
Tanto per fare un esempio, osserviamo dove prolifera l’Elodea canadensis

Elodea canadensis infestante
Elodea canadensis infestante (Licenza Creative Commons)

…oppure le Cabomba

Infestazione di Cabomba
Infestazione di Cabomba (Foto da NSW Department of Primary Industries)

…o magari i Myriophyllum

Myriophyllum heterophyllum infestante
Myriophyllum heterophyllum infestante

Esistono anche specie che vivono in acque mosse, d’accordo, ma quante di loro vengono tenute negli acquari?
Quasi tutte le specie che troviamo nei negozi, discus e cardinali, Limnophila e Bacopa, Botia e TrichogasterRotala ed Hygrophila… ecc. ecc., proliferano in stagni, paludi e meandri, riempiti periodicamente dalle piogge o dalle esondazioni dei fiumi.
Ma quelli non sono cambi d’acqua, nel nostro hobby si chiamano “rabbocchi”.

Quindi, l’inganno iniziale si basa su un errore fondamentale.
Per spiegare come gestire un acquario, si prende come esempio il fiume di acqua corrente: un luogo soggetto a costante dilavamento, dove è proprio il ricambio continuo che impedisce lo sviluppo di una catena alimentare.
Tra gli innumerevoli ambienti acquatici, si va a prendere proprio quello più lontano e diverso, rispetto ai nostri acquari.

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