banner

Un tipo di acquario non molto diffuso tra gli acquariofili comuni è quello salmastro, dedicato all’allevamento di specie che amano la presenza di moderate quantità di sali all’interno dell’habitat in cui vivono.


La creazione e gestione di un acquario salmastro unisce in un’unica vasca le particolarità del ramo «dolce» del nostro hobby con quello salato, cosa che lo rende una sfida molto interessante.

Come nasce l’acqua salmastra?

Gli habitat di acqua salmastra si formano dove l’acqua dolce incontra il mare.

Estuario di un fiume L’estuario salmastro è suddiviso in zone differenti in funzione della loro salinità; gli acquari salmastri in particolare si collocano, per i parametri che si creano al loro interno, solitamente nel livello intermedio.

Questo è ulteriormente suddiviso in zona oligoalina (salinità da 0,5 a 5‰), mesoalina (da 5 a 18‰) e polialina (da 18 a 30‰), ove il simbolo ‰ indica i grammi di sali per litro d’acqua.

Schema salinità acquario salmastro
schema andamento salinità (fornito da Humboldt)

La maggior parte dei pesci per acquario salmastro in vendita nei negozi si collocano nella zona mesoalina, sebbene molti di loro siano in grado di tollerare variazioni (giornaliere, mensili, annuali) più o meno ampie dei livelli di salinità.
Ogni specie ha poi ovviamente uno specifico range di valori in cui si riproduce e sopravvive meglio.

In genere habitat quali i laghi africani, quelli marini, ecc. sono facilmente identificabili dai valori di durezza, conducibilità etc.; questi parametri identificativi non valgono invece sempre per quelli salmastri.

Questa minore facilità di identificazione nasce dal fatto che le aree salmastre sono presenti in habitat (quali torrenti costieri, lagune, estuari e paludi di mangrovie) che sono continuamente soggetti a variazioni di valori.

In definitiva potremmo affermare che la definizione «acqua salmastra» sia di per sé un termine molto generico e non univocamente interpretabile.

Mille sfumature di… salinità

E’ importante specificare che non tutti i pesci salmastri tollerano l’intera gamma di salinità, che ricade sotto il termine salmastro; in linea generale pertanto le specie vengono suddivise in funzione della tolleranza a questo fattore.

Dosare il sale per l'acquario salmastro

1. Bassa salinità

L’acqua a bassa salinità (con densità tra 1,002 e 1,005 g/ml) accoglie sia quelle specie totalmente salmastre (quali pesci palla, ghiozzi cavalieri, Brachyogobius etc..) che i pesci d’acqua dolce che tollerano acqua debolmente salmastra (come Kribensis, Toxtotes microlepis, pesce vetro etc..).

2. Media salinità

Passando alla media salinità (ovvero tra 1,008 a 1,025 g/ml) è importante, ai fini della gestione della vasca, considerare un valore medio di 1,010 g/ml, che permetterà di tenere in salute i pesci per lungo tempo.

I pesci tipicamente ritrovabili a questi livelli di salinità sono Scatophagus argus, Monodactylus argenteus, Toxotes jaculatrics, Gobioides broussonetii.

3. Alta salinità

Questa è tipica dei mangrovieti ed estuari, dove l’arrivo di acqua salata dal mare è piuttosto consistente.

In questa fascia ricadono i pesci marini che tollerano acqua salmastra, gli esemplari che  provengono temporaneamente dal mare per cacciare, molti pesci di barriera o mare aperto. Questi pesci vengono in queste acque per riprodursi e fare in modo che i giovani esemplari crescano al sicuro fra le mangrovie.

Alcune di queste specie possono essere tenute in acquario salmastro (soprattutto nella fase giovanile) assicurando una salinità non inferiore a 1,012 g/ml; tra di loro troviamo per esempio Arothron nigropuctatus, Chelodon patoca e Lutjanus argentimaculatus.

Specie allevabili e allestimento

Toxotes jaculatrix

T. jacularix
T. jacularix (fonte: Wikipedia)

Del genere Toxotes questa specie è quella più facile da reperire nel mercato acquariofilo; proveniente sia dall’Asia che dall’Oceania, può raggiungere anche i 30 cm di lunghezza.

E’ molto affascinante a causa del suo particolare modo di alimentarsi; ha infatti la capacità di scagliare getti d’acqua sulle prede posate sulla vegetazione che si protendono incautamente sull’acqua: un volta colpite cadono letteralmente nella bocca del loro predatore. Da questo comportamento deriva il soprannome di «pesce arciere»… una sorta di Robin Hood dei pesci!

La distanza delle sue «frecce» può arrivare anche ad 1,5 metri e la mira è migliorata dal fatto che questi animali sono in grado di compensare la rifrazione ottica.

banner

Data la dimensione imponente, questi animali sono allevabili solo in vasche veramente grandi (almeno di 180 X 60 X 60 cm), meglio se in gruppi di 4/5 esemplari, per mitigarne l’aggressività.

L’allestimento migliore sarebbe un paludario con bordo molto alto, essendo abili saltatori, con l’acqua a metà vasca per poterli alimentare in modo naturale, ovvero ponendo il cibo accanto al vetro o su foglie per stimolare l’indole cacciatrice di questi pesci.

Piccola curiosità: altri pesci salmastri come Scatophagus argus sono soliti seguire i banchi di Toxotes cercando di soffiargli le prede quando cadono in acqua…minima spesa, massima resa!

Brachygobius Doriae

B. doriae
B. doriae (foto di Monica)

Bellissimo pesciolino appartenete alla famiglia dei gobidi, di temperamento tendenzialmente tranquillo e pacifico.

Vive lungo le coste, nelle paludi e negli estuari del Sud-Est asiatico (Indonesia, Thailandia, Filippine, Borneo) con temperature tra i 23° e 27°C; la salinità tollerata varia fra 1,002 e 1,010 a seconda della specie.

La dimensione va dai 3 ai 5 cm, rendendo possibile l’allevamento di piccoli banchi di 4/5 esemplari in vasche anche relativamente piccole (tra 40 e 50 litri). La vasca può essere allestita con piante adatte al salmastro, con la presenza di molti anfratti, nascondigli e conchiglie.

A livello di alimentazione disdegnano il cibo secco, preferendo il vivo o, con qualche eccezione, il congelato.

Tetraodontidi

T. nigroviridis
T. nigroviridis (foto di Malù)

Questo è un genere cosmopolita, che si ritrova dall’Africa all’Asia, dallo Sri Lanka all’Indonesia fino al nord alla Cina.

I pesci palla salmastri (come Tetraodon biocellatus, T. nigroviridis, T. fluviatilis) sono pesci veramente interessanti per il particolare modo di comportarsi, ma sono anche abbastanza problematici per quanto riguarda le convivenze, sia fra loro che con altre specie.

Si consiglia di tenerli sempre in acquario monospecifico, ben nutriti e in vasche con molti nascondigli. La vasca ideale è di almeno 100/120 litri per un paio di esemplari (dipende poi tanto anche dalla specie scelta).

Non accettano assolutamente il cibo secco ma mangiano volentieri cibo vivo o surgelato, anche in forma di cozze, vongole sgusciate ecc.

I loro denti crescono in continuazione quindi è assolutamente necessario…portarli dal dentista!

attrezzi dentista No, per fortuna è sufficiente avviare in parallelo un allevamento di lumache infestanti (tranne Melanoides tuberculata, causa guscio troppo duro) per tenerne sotto controllo la crescita. Allo stesso scopo possono anche andare bene piccoli gamberetti.

Sono pesci di cattura che però spesso vengono allevati in loco creando spazi appositi nelle anse dei fiumi; arrivano da noi spesso stressati, molto dimagriti se non addirittura sofferenti.

Occorre osservarli bene al momento dell’acquisto: non devono presentare addome incavato e/o «grigiastro» e i colori devono essere vividi. Mal tollerano i medicinali usati in acquariofilia, quindi la cosa migliore è creare un allestimento d’acqua dolce aumentando gradualmente la salinità; ci si può tenere tra 1,005 e 1,006 g/ml

Spesso chi si avvicina all’acquario salmastro legge che molti consigliano di variare ogni tanto la salinità della vasca; questa pratica, sebbene spesso attuata, non è l’ideale.

In natura infatti queste specie possono scegliersi habitat diversi in termini di salinità in funzione del preciso momento del ciclo vitale in cui si trovano, in vasca invece dovrebbero adattarsi alle nostre modifiche.

Qualche variazione si può effettuare ogni tanto unicamente per cercare di stimolarne la riproduzione.

Inseriamo qui una curiosità: nel 2013 il dott. Maurice Kottelat ha spostato questa specie dal genere Tetraodon al genere Dichotomyctere, informazione rilevante dato che questo causerà un cambio di nomenclatura nella specie.

Scatophagus argus

S. argus
S. argus (fonte: Wikipedia)

Presenti in Kuwait, Vanuatu, Giappone, Micronesia ma non solo, sono tra i pesci con un livrea puntinata tra le più belle esistenti tra i pesci salmastri.

Purtroppo la dimensione massima raggiunta dai singoli esemplari è ragguardevole, dato che possono superare tranquillamente i 35 cm. La vasca consigliata pertanto non deve essere lunga meno di 180 – 200 cm per 4/5 esemplari, la cui aspettativa di vita è di circa 15-20 anni.

Monodactylus argenteus

M. argenteus
M. argenteus (fonte: Wikimedia Commons)

Nativi dell’area ad ovest del Pacifico e dell’Oceano Indiano, incluso il Golfo Persico, il Mar Rosso e relativi estuari.

Sono pesci molto attivi e vivaci, soprattutto in età giovanile vanno allevati in gruppi numerosi (almeno una decina di esemplari). Considerando che da adulti possono raggiungere i 20-25 cm di lunghezza si determina la necessità di vasche con litraggio veramente importante. L’aspettativa di vita talvolta supera anche i 10 anni.

Per dare un’idea basta pensare che si riportano casi di esemplari allevati in acquari marini di 400/500 litri, con numero di animali non consono, che hanno presentato sintomi di nanismo e manifestato una grande aggressività.

In natura una volta raggiunta l’età adulta migrano verso il mare; ciò ovviamente non è nel nostro caso possibile, comunque possono essere tenuti in acquario salmastro per tutta la loro vita ad una salinità di 1,010/1,012 g/ml, rimanendo comunque in buona salute.

Sono tra i pochi pesci salmastri che possono essere abituati anche al mangime in scaglie, tuttavia non deve mancare mai il cibo vivo e surgelato.

Le piante per l’allestimento

Mangrovie

Nonostante siano molto vendute e di moda, in realtà non sono adatte alla maggior parte dei comuni acquari.

Per prima cosa va tenuto presente che si tratta di crescere potenzialmente veri e propri alberi, questo di per sé dovrebbe frenare l’ardire della maggior parte degli acquariofili.

Magrovie
Magrovie

Volendone provare la coltivazione conviene attuare frequenti potature, prevedendo un fondo di almeno 10 cm (potete usare un mix di laterite con sabbia di fiume o ghiaia fine).

Per dovere di cronaca riportiamo che una delle nostre utenti, Monica, ha allevato da seme delle mangrovie; i semi erano semplicemente poggiati sul fondo e le radici potevano svilupparsi liberamente; le piante crescevano bene ma sempre in modo non preoccupante per un acquario. La nota dolente che ci segnala è però relativa alle temperature, in particolare sotto i 23°/24° la pianta rischia di andare in sofferenza.

Dal punto di vista dell’illuminazione, questa deve essere equivalente a quella di un acquario marino con coralli e la temperatura dell’aria pari a circa 20°.

Altre specie tra cui scegliere…

Molte piante usate in acquari d’acqua dolce possono vivere in ambienti leggermente salmastri; esempi in questo senso sono Vallisneria, Echinodorus, Crinum pedunculatum e Aponogeton , che possono essere allevati a salinità 1,002/1,003.

E’ poi possibile orientarsi anche sulle felci di giava, il Crinum calamistratum, Microsorum Pteropus, Anubias, Aegagropila linnaei e Cryptocoryne ciliata, le quali in generale resistono fino a salinità 1,005 g/ml.

Crinum calmistratum
Crinum calmistratum (fonte: Wikimedia Commons)

Volendo si può scegliere anche di introdurre specie come Lilaeopsis brasiliensis e Samolus valerandi; quest’ultima è nota per tollerare anche salinità pari a 1,010 g/ml, ma entrambe le specie citate sono piuttosto difficili da coltivare sia per substrato che per necessità di luce.

Naturalmente le piante non sono d’obbligo in questo tipo di vasca, si può anche optare per un allestimento di sole rocce e legni.

La tecnica

Dal punto di vista del filtraggio la scelta più saggia è quella di usare un filtro percolatore, in grado di ossigenare molto bene l’acqua e mantenerne la flora batterica in una situazione di contemporaneo asciutto/bagnato, che facilita moltissimo l’attività di nitrificazione dei batteri presenti.

Anche i tradizionali filtri per acqua dolce possono essere una buona alternativa, magari affiancati da un sistema Venturi per ossigenare l’acqua.

Se in nostro possesso, è possibile anche usare lo schiumatoio, che è utile a partire da 1,005 g/ml e diventa sempre più efficace con l’aumento della salinità.

I riscaldatori vanno scelti seguendo la formula 1 W/lt e dovendo essere usati a contatto con acqua salata è opportuno che siano ad essa resistenti.

I test per l’acqua vanno scelti di entrambe le tipologie (dolce e marino), visto che si parla di salinità variabili; per il controllo di queste ultime è più che sufficiente un densimetro galleggiante.

La preparazione dell’acqua per eventuali cambi deve essere fatta usando possibilmente acqua tenere (anche d’osmosi) con aggiunta di sali per acquari marini, il cui scioglimento può essere favorito dall’impiego di una piccola pompa di movimento, posizionata direttamente nel contenitore usato per la miscelazione.

Maturazione

La maturazione di un salmastro è molto più lunga di quella degli altri tipi di acquari, essendo differenti (e più lenti) i ceppi batterici deputati all’eliminazione dei composti organici; si parla di circa 10 settimane per un risultato ottimale.

Tempi di maturazione dell'acquario salmastro

Se si parte da una vasca dolce, la maturazione sarà quella canonica ma la «salatura» andrà effettuata molto lentamente, dando così il tempo ai microrganismi di adattarsi progressivamente.

La vasca salmastra ha la caratteristica di presentare una maggiore capacità tampone nei confronti della concentrazione di nitriti e nitrati, grazie al sale ovviamente. I pesci adattati a questo tipo di acqua possono sopportare concentrazioni di nitrati molto superiori a quelle tollerate dai pesci d’acqua dolce; la tolleranza maggiore è anche nei confronti dei nitriti ma a minor concentrazione.

Conclusione

Questo articolo è ovviamente solo un’introduzione al mondo salmastro; la speranza è di aver suscitato in voi lettori la voglia di approfondire questo curioso e spesso sconosciuto tipo di acquario.

Ringraziamo tutti gli utenti per le indicazioni e i suggerimenti forniti, nella speranza di discutere con voi del tema sul forum Acquariofilia Facile

banner
Articolo precedenteAdoketa: un’esperienza sulla loro riproduzione
Articolo successivoPalangkaraya’s Peat Swamp {Reworked}