banner

Una delle nostre moderatrici, Monica, ha allevato delle Ivanacara adoketa, avendo la fortuna di assistere a una deposizione andata a buon fine. Ecco la sua esperienza con questa specie…


L’Ivanacara adoketa è un ciclide nano proveniente dal Sud America, bacino del Rio delle Amazzoni.

In natura questi pesci vivono in zone con una fitta vegetazione emersa, che fa passare pochissima luce e le cui foglie e rami caduti sul fondo rendono l’acqua ricca di tannini.

Tutto ciò genera un’acqua con pH e durezze che generalmente sono molto basse e con il classico colore marrone scuro. E’ anche presente uno scarso movimento d’acqua.

La vasca di allevamento

L’acquario in cui ospitare questi pesci non deve essere inferiore agli ottanta centimetri di larghezza, dato che tendono a diventare abbastanza grandi e sono dei buoni nuotatori.

Il fondo adatto è rappresentato da sabbia fine o comunque soffice, questo perchè in fase riproduttiva gli esemplari scavano delle buche e con un materiale ruvido o tagliente potrebbero ferirsi. L’aggiunta di tane da usare come luogo per deporre può essere un valido supporto.

riparo per riproduzione degli adoketa
riparo per riproduzione

Anche la presenza di foglie consentirebbe ai pesci di ritrovare un ambiente più naturale e, decomponendosi, sarebbero a loro volta fonte di cibo per i piccoli avannotti.

In caso di acquari piantumati userei flora non esigente relativamente al fattore luce e aggiungerei piante galleggianti; per la filtrazione sarebbe consigliato un filtro che non crei troppo movimento dell’acqua.

Allevamento e alimentazione

Gli adulti possono essere allevati a valori non eccessivamente estremi: anche un pH neutro e durezze basse sono già sufficienti.

L’alimentazione degli esemplari riprodotti non è un problema, accettano qualunque tipo di cibo granulare, liofilizzato e congelato.

Se non si vuole creare un acquario monospecifico, compagni che si possono inserire sono Nannostomus, Tucanoichthys tucano e altri pesci pacifici da banco.

Solitamente le Adoketa non sono aggressive con specie non territoriali, attenzione però: sono sempre ciclidi e alcuni esemplari possono essere più insofferenti di altri.

La mia esperienza nella riproduzione di questa specie

La prima volta che ho visto questi pesci è stato un colpo di fulmine: sembravano dipinti, pronti a una guerra imminente.

Ho deciso di allevarli al meglio, cercando di ricreare un allestimento il più simile possibile al loro habitat in natura.

A questo scopo ho scelto un acquario da 120 litri, con fondo in sabbia finissima ricoperta da foglie e rametti in grandi quantità; l’acqua è esclusivamente demineralizzata resa di colore scuro dall’aggiunta di infusi di foglie e pigne. La presenza di legni di grosse dimensioni completano il layout.

Non è presente nessuna pianta sommersa e nessun filtro artificiale: l’acquario nel suo complesso è un vero e proprio piccolo ecosistema, quindi funge da solo da filtro. L’unica cosa presente è una pompa di movimento in superficie, che metto in funzione nei mesi più caldi, sono rarissimi i cambi d’acqua e non effettuo nessuna sifonatura.

acquario degli adoketa Grazie a questa gestione della vasca, i valori rilevabili al momento della riproduzione erano pH 4, durezze non analizzabili dai test, conducibilità sui 150 µS/cm e una temperatura intorno ai 24°.

La coppia di Adoketa presente nel mio acquario era già formata e stabile. Nel video qui sotto potete vedere uno degli adulti.

Ho optato per acquistare gli animali su un negozio online e all’arrivo presentavano una dimensione pari a una moneta da 0,50€, oggi risultano essere sui 10 cm.

banner

Relativamente all’alimentazione, questa specie da adulta si nutre prevalentemente di lombrichi… se vi fanno impressione i vermi direi che non fa per voi.

Per stimolare le riproduzioni, inizialmente avevo intrapreso una serie di cambi d’acqua; dato che questa operazione sembrava essere superflua, ho poi smesso. Le deposizioni avvenivano praticamente ogni venti o trenta giorni, purtroppo senza poter mai arrivare alla schiusa delle uova, nonostante gli adulti le curassero e ventilassero.

Fino al momento oggetto di questo articolo ero arrivata a intravedere al massimo le code degli avannotti.

Quando tutto ebbe inizio…

Una sera di inizio Gennaio ho visto la femmina con una stupenda colorazione blu, che nel mio caso assume quando sta per deporre.

colorazione femmina di adoketa
Femmina con la caratteristica colorazione

Non ho però visto subito le uova, dato che erano in una posizione nascosta. Mi sono però accorta che dovevano essere da qualche parte, dato che entrambi gli esemplari si muovevano intorno a un unico punto.

Dopo tre giorni ho controllato di nuovo nell’acquario e ho visto, letteralmente, una nuvoletta di avannotti che giravano sul fondo, rincorsi dagli adulti che, ahimè, tentavano di mangiarseli.

Ero convinta che anche stavolta qualcosa fosse andato storto. Per cui rassegnata aspettai la sera per constatare l’ennesimo fallimento dell’ennesima riproduzione a causa, pensavo, dell’ambiente non ancora sufficientemente idoneo a far crescere i piccoli e invece… sorpresa!

Al mio ritorno nella vasca alcuni avannotti ancora giravano tranquillamente tra le foglie.

Non so e credo non saprò mai il criterio con cui la coppia abbia deciso la “selezione” da attuare sui piccoli, ma nonostante questo alcuni di loro, una quindicina, erano sopravvissuti.

Le prime settimane

In questa prima fase ho alimentato i piccoli due volte al giorno con artemia e nobilfluid per un breve periodo, tenendoli in vasca con i genitori, che come dei bravi baby-sitter li seguivano passo passo.

Avannotti a due settimane
Avannotti a due settimane

Passate tre settimane ho cambiato il loro regime alimentare, introducendo sia cibo vivo (come i microworms) che artemia decapsulata e in seguito fioccato polverizzato, somministrati alternativamente circa due volte al giorno. Il tutto veniva mangiato con enorme soddisfazione dai miei piccoli ospiti.

In questa fase è stato interessante osservare come, col passare del tempo, i colori e le forme degli avannotti si avvicinassero sempre più a quella di piccoli adulti in miniatura.

adoketa in miniatura

I risultati dopo due mesi

Dopo poco più di due mesi ho notato nuovamente la femmina della coppia di Adoketa colorarsi di blu e iniziare a mostrare aggressività nei confronti dei suoi giovani compagni di vasca, segno che era in arrivo una seconda cicogna.

Per evitare brutti incidenti ho optato per la cattura dei piccoli (ormai non più così piccoli) e il loro trasferimento in una vasca di accrescimento.

vasca accrescimento degli adoketa
trasferimento in vasca di accrescimento

Devo dire che questa esperienza è stata per me una grandissima soddisfazione personale sotto molti punti di vista, in particolare perché ho potuto assistere a una riproduzione di questi bellissimi pesciolini in un acquario normale, non appositamente “costruito” per questo scopo come invece spesso accade.

Un piccolo suggerimento…

Sono convinta che il raggiungimento dei valori chimico-fisici estremi citati in precedenza sia stata la chiave del successo. Quando ho smesso di acidificare le deposizioni sono continuate ma senza alcuna schiusa.

Se intendete cimentarvi nella riproduzione di questi pesci cercate di replicare il più possibile queste condizioni. Nel caso abbiate bisogno di indicazioni, non esitate a chiedere aiuto sul forum Acquariofilia Facile

Concludo questo articolo lasciandovi una foto di uno dei piccoli all’età di tre mesi… mica male direi, no?

adoketa a tre mesi
adoketa a tre mesi
banner
Articolo precedenteBadis ruber
Articolo successivoL’acquario salmastro