Il filtro
Nel loro habitat, se le condizioni dell’acqua sono sfavorevoli, i pesci possono allontanarsi in cerca di un luogo migliore e più pulito. Nello spazio ristretto di un acquario questo non è possibile.
I prodotti di rifiuto dei pesci, quelli che abbiamo chiamato «inquinanti», devono quindi essere trattati e in qualche modo eliminati. L’alta tossicità di alcuni rifiuti infatti può addirittura uccidere i pesci.
Per esempio, l’ammoniaca (contenuta nell’urina dei pesci o nelle feci, oppure derivata dalla decomposizione del cibo che immettiamo in vasca) è estremamente tossica, in particolare quando l’acqua è dura e alcalina.
Alcuni batteri presenti nei nostri acquari sono in grado di trasformare l’ammoniaca in nitriti.
Questi, anche se sono meno tossici, possono ancora causare problemi ai pesci, persino in concentrazioni relativamente basse come 0,3 mg/L.
Per fortuna altri batteri hanno la capacità di ossidare i nitriti trasformandoli in nitrati, la cui concentrazione deve superare circa 25/50 mg/L per costituire una seria minaccia per le specie più delicate. Molte specie invece tollerano i nitrati anche in quantità superiori anche se vi consigliamo di non esagerare: potrebbero favorire in certi casi la crescita delle alghe.
Il filtro fornisce a questi batteri un supporto ideale per svilupparsi e svolgere il loro lavoro.
Senza entrare nei dettagli dei vari tipi di filtro (interno, esterno, a zainetto, ad aria,…) ci limitiamo a dire che un buon filtro dovrebbe prevedere sia la filtrazione meccanica (ottenuta attraverso le spugne e/o la lana di perlon) che biologica (ottenuta con l’utilizzo dei cannolicchi).
È quindi sconsigliato scegliere filtri che non permettano entrambe le modalità di filtrazione; diffidate da chi vi propone filtri senza cannolicchi per vasche con carichi biologici anche solo medi. Il rischio è che il filtraggio biologico sia insufficiente o che lo divenga quando sarete costretti a pulire le spugne perché intasate. Solo vasche con ridottissimo carico biologico (ad esempio le vasche monospecie dedicate alle Caridina o ai microfish) possono funzionare bene con filtri piccoli e caricati a sole spugne o con filtri ad aria.
Di seguito vi racconteremo un po’ di cose sui filtri ma, per qualsiasi dubbio, vi consigliamo di rivolgervi alla sezione Tecnica del nostro forum e leggere il nostro articolo per la scelta del filtro.
Filtrazione meccanica
Questa si ottiene con l’utilizzo della lana filtrante, che è il materiale a grana più sottile che si trova all’interno del filtro.
È composta da filamenti sintetici sottilissimi che formano un panno.
Si vende di solito in sacchetti, molto simili alle confezioni di cotone idrofilo. Fate attenzione a non confonderli: il cotone idrofilo non va bene come lana filtrante perché si intasa facilmente bloccando il flusso dell’acqua.
La sua funzione nel filtro è quella di raccogliere le particelle in sospensione e fermarle, in modo che non intasino gli altri materiali filtranti.
Filtrazione meccanica/biologica
Le spugne sono il materiale filtrante più versatile che ci sia. Agli inizi della storia della filtrazione in acquario era l’unico materiale usato.
I cannolicchi non esistevano ancora, spesso non c’erano neanche le pompe elettriche e si usavano gli aeratori per far muovere l’acqua all’interno del filtro (filtri ad aria); ma le spugne erano già lì.
Questo perché combinano funzioni proprie dei materiali filtranti biologici con una buona filtrazione meccanica. Si trovano in commercio diversi tipi di spugne: a grana grossa, a grana fine, denitrificanti, con carbone adsorbente. Ne hanno inventate di tutti i tipi, soprattutto dopo l’avvento dei materiali in vetro sinterizzato. Senza entrare troppo nel dettaglio, diciamo che è sempre buona norma cercare di mettere dentro al filtro materiali variegati e le spugne non sfuggono a questa regola.
Per cui, potendo, è bene mettere almeno due tipi di spugna: solitamente una a maglie più larghe e una a maglie più strette; quella a maglie più larghe tratterrà i residui più grandi mentre l’altra non solo tratterrà quelli più piccoli ma consentirà di diminuire la portata dell’acqua favorendo l’insediamento dei batteri.
Non aspettatevi però miracoli per quanto riguarda la filtrazione biologica delle spugne. La superficie di insediamento disponibile per i batteri è scarsa, se confrontata a quella che forniscono i materiali in vetro sinterizzato come i cannolicchi.
Filtrazione biologica
I cannolicchi sono supporti più utilizzati per la filtrazione biologica.
La loro comparsa ha rivoluzionato il mondo della filtrazione, permettendo di smaltire carichi biologici impensabili con i filtri a spugne. Assieme alle bioballs (sfere in plastica con molte fessure) sono stati i primi e i più imitati supporti per la filtrazione biologica.
Questi materiali hanno una superficie utile per l’insediamento batterico mostruosa. I loro microfori sono un vero condominio omniconfort per i nostri amici batteri che si insinuano al loro interno e vi trovano il loro habitat ideale. E vi attecchiscono in quantità smodata.
Questo permette di smaltire i carichi biologici molto efficacemente in uno spazio ristretto; di avere filtri ultracompatti e allo stesso tempo molto efficienti.
Bisogna però fare attenzione che all’interno delle microporosità non si insinuino particelle estranee. Per questo motivo i cannolicchi non andrebbero mai messi come primo materiale filtrante, altrimenti si intaserebbero rapidamente perdendo gran parte della loro efficacia.
Filtrazione chimica
Uno degli argomenti più spinosi per quanto riguarda la filtrazione in acquario è senza dubbio la filtrazione chimica.
Molti acquariofili rabbrividiscono all’idea di usare resine o materiali simili perché «poco naturali». In effetti, se l’acquario vuole essere una rappresentazione il più possibile fedele di un ecosistema, eliminare i prodotti di scarto tramite sostanze «chimiche» è un controsenso.
Tuttavia la filtrazione chimica permette di mantenere salubri vasche sovraffollate, o di eliminare dall’acqua sostanze tossiche o che si sono accumulate a causa di una gestione scorretta.
Senza contare la rimozione dei medicinali quando si è costretti ad usarli.
Noi proponiamo una gestione «naturale» dell’acquario; per questo vi consigliamo di togliere dal filtro carboni e resine varie e di utilizzarle solo in caso di effettivo bisogno.
Se li utilizzate, tenete in considerazione che il potere adsorbente si esaurisce nel giro di poco tempo; quindi, se dovete usarli ancora, è necessario sostituirli.
Ma allora… il filtro serve!
Certo! E anche l’ordine di riempimento ha la sua importanza:
- la lana e le spugne devono trovarsi all’inizio del flusso, in modo da intercettare tutte le particelle solide in sospensione prima che arrivino ai cannolicchi. Il loro ordine è sempre molto controverso. La maggioranza preferisce mettere prima la lana poi le spugne, in modo da favorire un maggior insediamento di batteri all’interno delle spugne stesse.
- Poi metteremo i cannolicchi (o qualsiasi cosa possa svolgerne la funzione).
- Per ultimo, se necessari, metteremo i materiali per la filtrazione chimica.
C’è chi sostiene che l’ordine corretto per i materiali filtranti sia: spugna grossa, spugna fine, lana di perlon ed infine cannolicchi in modo da permettere di trattenere i residui partendo da quelli più grandi.
Questo posizionamento è altrettanto valido rispetto a quello mostrato nella figura precedente; non c’è una soluzione migliore di un’altra a prescindere ma conviene valutarla caso per caso in base al tipo di filtro.
Adesso che sapete tutto sul filtro… che ne direste di un Acquario senza filtro?… Si può fare!
Tuttavia, visto che è necessaria un po’ di esperienza e di conoscenza di quello che avviene in acquario, non ci sentiamo di consigliarlo a chi si avvicina per la prima volta a questo splendido hobby.