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Cure con medicinali

Se per scelta o per necessità, decidiamo di utilizzare medicinali per curare i nostri pesci, il consiglio che posso dare è quello di allestire una piccola vasca di quarantena (non inferiore ai 40 litri).

Le motivazioni principali sono:

  1. i medicinali utilizzati sono antibiotici e antibatterici ad ampio spettro che andranno sicuramente ad inficiare, se non addirittura debellare completamente anche la flora batterica preposta al ciclo di trasformazione dell’azoto;
  2. i flagellati vengono in parte espulsi con le feci del malato, e gli altri pesci potrebbero ingerirli “brucando” sul fondo;
  3. si ha un controllo maggiore, sia della quantità di medicinale da somministrare, che degli effetti eventuali del farmaco.

La vasca di quarantena dovrà avere necessariamente un aereatore; i principi attivi presenti nel medicinale consumeranno molto ossigeno.
Ovviamente non potrà mancare un termoriscaldatore, per mantenere la temperatura necessaria in questa fase (28/29 °C).

Il filtro non serve (come visto sarebbe inutile, già dopo le prime somministrazioni del farmaco), da ricordare che inoltre l’acquario va tenuto al buio.

Vediamo ora come intervenire (la procedura, ovviamente, è valida anche in caso di cura effettuata direttamente nell’acquario “principale”).
Il principio attivo che sembra aver maggior efficacia è il Metronidazolo, che per essere acquistato necessita di prescrizione medica.

E’ presente in alcuni medicinali per uso umano, quali ad esempio il Vagilen oppure il Flagyl.

Flagyl

La posologia sarà all’incirca di 0,5 mg di principio attivo per litro, mentre il trattamento andrà effettuato una volta al giorno per almeno 5 giorni consecutivi.
Poi si dovrà effettuare un cambio d’acqua del 50% e si sospenderà la cura per una settimana.

La procedura andrà ripetuta nelle stesse modalità per un altro ciclo di 5 giorni.
Contestualmente viene spesso affiancato un antibiotico a spettro più ampio, come la Tetraciclina, perché la comparsa di infezioni secondarie sono quasi immancabili in un individuo colpito dal bloat.
Il trattamento deve essere effettuato lasciando a digiuno i pesci che comunque, come abbiamo visto, difficilmente si alimenterebbero.

L’efficacia di questo trattamento, purtroppo, non è garantita. Tra l’altro si tratta di un metodo dovuto al “passaparola” tra acquariofili, senza perciò alcuna base scientifica che ne possa attestare la validità.
Anche per questo, dobbiamo valutare sempre attentamente la necessità di simili interventi.

Tutte le foto nel presente articolo, ove non sia specificato l’autore, sono di dominio pubblico.

Per qualsiasi dubbio o aiuto abbiate per questa malattia vi invitiamo a registrarvi sul nostro Acquariofilia Facile dove i nostri «dottori» sapranno aiutarvi.

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