Filtro sotto-sabbia
Uno dei filtri più vecchi è sicuramente il filtro sotto-sabbia; questo prevede di utilizzare il fondo stesso come materiale filtrante, facendogli passare attraverso l’acqua tramite una pompa.
Il filtro sotto-sabbia classico era nato per attrarre le sostanza verso le radici, con l’acqua che veniva aspirata dal fondo e reimmessa in colonna (schema 1).
Tale sistema «tradizionale» aveva però dei problemi di occlusione, in quanto i detriti rimanevano bloccati nel fondo costringendo a continue pulizie e sifonature.
Per ovviare ai problemi di occlusione negli Stati Uniti hanno pensato di invertire il flusso, inventando praticamente il filtro sotto-sabbia invertito (schema 2).
Con tale sistema l’acqua viene aspirata dall’alto e fatta passare attraverso il fondo.
Inizialmente tale soluzione ha suscitato diverse perplessità: il fondo vicino alle radici è continuamente smosso. In realtà, se il flusso non è troppo forte, questo ricircolo dal basso verso l’alto crea un effetto «falda freatica» molto gradito dalle piante: veicola meglio gli elementi nutritivi e ossigena più efficacemente il fondo aiutando le colonie batteriche a svilupparsi.
Negli ultimi anni i filtri sotto-sabbia (che in Asia e in America non sono stati mai abbandonati del tutto) hanno ritrovato un nuovo interesse anche in Europa, perché ritenuti molto utili per i caridinai.
Nel filtro sotto-sabbia tradizionale può essere utilizzata una pietra porosa collegata a un aereatore per aspirare l’acqua dal fondo tramite sistema venturi.
Questo sistema, ottimo in acquari che hanno una base di circa 28 x 42, (le piastre per il filtro sotto-sabbia sono multipli di 7 x 14) non immette aria nel fondo ma la distribuisce in colonna.
Se si hanno acquari più grandi, o se si vuole lavorare con flusso invertito, bisogna necessariamente utilizzare una pompa.