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Hydrocharis morsus-ranae

Il morso di rana

Torniamo nelle nostre terre per parlare di questa pianta galleggiante, un tempo così comune negli stagni italiani.

Si tratta del “morso di rana”, pianta perenne della famiglia delle Hydrocharitaceae.

Hydrocharis morsus-ranae
Hydrocharis morsus-ranae

Come già detto, questa specie era largamente presente in Italia centro-settentrionale, ma le opere di bonificazione e l’introduzione di specie alloctone ne hanno ridotto drasticamente il numero.

Si può comunque trovare in gran parte dell’Eurasia, in stagni poco profondi, ben illuminati e con altitudine prossima al livello del mare.

Le foglie sono larghe 5-6 cm, a forma di cuore e disposte a rosetta.

La pagina fogliare è lucida e cerosa sul lato superiore, mentre quello inferiore, di colore rossastro, è spugnoso per favorirne il galleggiamento.

Foglie cerose di Hydrocharis morsus-ranae
Foglie cerose di Hydrocharis morsus-ranae

Le foglie terminano con un picciolo completamente steso sul pelo d’acqua, lungo fino a 10 cm, mentre agli apici dei nodi sono presenti delle gemme (ibernacoli) in cui la pianta accumula le riserve d’amido.

Al contrario delle Nymphaeaceae, a cui assomiglia molto, questa pianta è completamente galleggiante e sviluppa delle radici fluttuanti che si ancorano al terreno solo quando il fondo è molto vicino.

Radici di Hydrocharis morsus-ranae
Radici di Hydrocharis morsus-ranae

Teme il freddo; in inverno scompare completamente, per poi rinascere in primavera, dai germogli depositatisi sul fondale.

Quando questo accade ci delizia con dei piccoli e candidi fiori bianchi.

Fiori di Hydrocharis morsus-ranae
Fiori di Hydrocharis morsus-ranae

Dimensioni

  • Larghezza massima: 10-15 cm
  • Altezza emersa massima: N/A
  • Lunghezza delle radici: 5-10 cm

Coltivazione

Poco adatta alla coltivazione in acquario, poiché necessita di compiere l’intero ciclo di vita.
Le dimensioni ridotte la rendono un’ottima candidata per i mastelli e i laghetti nostrani, con l’accortezza di metterla al riparo in caso di temperature estremamente rigide.
Preferisce acque alcaline.

Il fatto che sia autoctona è un valore aggiunto importante; coltivarla significa anche preservarla dall’estinzione, causata dai danni dell’antropizzazione del territorio.

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