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Il fotoperiodo spezzato («siesta regimen»)

D. Nella prima edizione del suo libro suggerisce un fotoperiodo di 12/14 ore; in quella del 2013 propone il fotoperiodo spezzato (4 ore di luce, 3 di pausa e 4 di luce); ho letto in altri contesti che ultimamente ne suggerisce 9. Noi, generalmente, suggeriamo un fotoperiodo di 8/9 ore. Qual è, secondo lei, il fotoperiodo migliore e in che modo la scelta può essere influenzata da altri fattori quali l’immissione di CO2 e/o una fertilizzazione più o meno spinta?

R. Non ho mai provato a e nemmeno considerato di coltivare le piante con un fotoperiodo inferiore a 12-14 ore. Anche il fotoperiodo spezzato («siesta regimen»: 4-5 ore di luce, 3-4 di pausa e 4-5 di luce) ha un fotoperiodo di 12-14 ore. In «Aquarium Plants» (2003), l’autrice Christel Kasselmann (p. 52) raccomanda un fotoperiodo di 12/13 ore per «ospitare più piante possibili». E sperimentalmente ha scoperto che le piante potevano sopportare temporaneamente un fotoperiodo di 10 ore, ma che alcune specie cedevano dopo poche settimane. Nell’edizione del 2013 del mio libro spiego perché un fotoperiodo di almeno 12 ore è il migliore e ho citato studi scientifici sperimentali che sostengono questa affermazione. Ho scritto ancora di più, su questo argomento, in «The Aquatic Gardener» (2009, volume 22, numero 1).

Detto questo, è difficile contestare l’evidenza di un successo. Se i vostri utenti ottengono una buona crescita delle piante con 8-9 ore, vale la pena di indagare. Se le piante godono di 8 ore di illuminazione dall’alto ma l’acquario riceve la luce della finestra o dall’illuminazione della stanza, le piante potrebbero ancora «percepire» un fotoperiodo di 12 ore. Potrei anche ipotizzare che l’immissione di CO2, il dosaggio di fertilizzanti e la luce intensa presenti in allestimenti piuttosto «spinti» (con condizioni ottimali di crescita) possano alterare la normale risposta ormonale della pianta a una durata del giorno ridotta che causa generalmente processi involutivi nelle piante per prepararle all’arrivo dell’inverno.

Sarei curiosa di conoscere maggiori dettagli sugli acquari che stanno ottenendo una buona crescita delle piante con un fotoperiodo di 8-9 ore. Specie vegetali, immissione di CO2, dosaggio di fertilizzanti, luce della finestra…

D. Con il fotoperiodo spezzato si parla di 8/10 ore di luce artificiale e 3/4 ore di pausa; quando suggerisce 12/14 ore intende il totale di luce artificiale più luce naturale o solo luce artificiale?

R. Solo luce artificiale. Questa è più importante nella maggior parte delle situazioni.

D. Più di 8 ore consecutive di luce artificiale senza pausa possono, secondo lei, avvantaggiare le alghe?

R. Sì. Le alghe sono più abili delle piante nel ricavare CO2. Verso mezzogiorno i livelli di CO2 diminuiscono a livelli molto bassi a causa della fotosintesi mattutina. Tenendo la luce sempre accesa le alghe di tutto il mondo hanno un vantaggio sulle piante. Al contrario, con una pausa (nessuna luce per poche ore), le alghe non possono crescere e la CO2 ha tempo di riformarsi a livelli sufficienti per essere poi utilizzata dalle piante quando le luci si riaccendono. La rigenerazione di CO2 durante la «siesta» è mostrata nella Figura XI-2 del mio libro a p. 179, edizione del 2013 [questa parte non è presente nell’edizione italiana].

A molte persone piace il fotoperiodo spezzato perché permette loro di risparmiare energia elettrica. Io gestisco alcuni acquari con il fotoperiodo spezzato e alcuni senza. I miei acquari esterni ricevono circa 14 ore di luce naturale continua, senza pausa. Tutte le piante crescono molto bene.

Ci sono molti modi per illuminare gli acquari, così come ci sono molte tipologie di luci (CFL, LED, ecc.) che funzionano. Molte piante possono ovviamente crescere anche con un fotoperiodo inferiore a 12 ore. Le piante sono adattabili.

D. Con il fotoperiodo spezzato il fondo ha un’enorme importanza per la rigenerazione della CO2. Dopo quanto tempo dall’avvio dei suoi acquari ha iniziato a registrare il modello di recupero della CO2 disciolta in acqua come ha mostrato nel grafico XI-2 del suo libro?

R. E’ una domanda ragionevole. Tuttavia sarebbe bello se le persone che dubitano di ciò che ho scritto nel mio libro iniziassero a fare alcuni esperimenti per conto loro, piuttosto che cavillare e porre domande.

Sono andata a rivedere i miei esperimenti originali sulla CO2. I risultati mostrati nella figura del libro sono quelli di una delle mie piccole vasche per gamberetti avviata nel giugno 2009. Ho effettuato le misurazioni della CO2 nel dicembre 2009, quindi il substrato aveva circa 6 mesi. L’allestimento della vaschetta è descritto nel mio articolo «Piccoli acquari piantumati per Caridina». Ho fatto circa 10 misurazioni in giorni diversi. Alcuni acquari hanno avuto un recupero di CO2 maggiore rispetto ad altre; ma tutte hanno mostrato lo stesso andamento. Nella tabella seguente sono riportate le misure che ho effettuato il 12/7/2009 in 4 differenti acquari.

Misurazione di CO2 dopo le ore indicate dall’accensione delle luci

14 ore di fotoperiodo: accensione della luce alle 7 di mattina, spegnimento a mezzogiorno, riaccensione alle 16, spegnimento alle 21. Misurazioni effettuate il 12/7/2009. Condizioni delle vasche: tutte stabili e senza problemi; le vasche non riscaldate avevano la temperatura inferiore a 19°C
190 litri avviato nel giugno 2008;
210 litri avviato intorno al 2003-2004 con piante in vaso o attaccate alle rocce;
– Le vaschette sono state avviate nel giugno 2009.

Grafico con le misurazioni di CO2

Come potete vedere i substrati delle vasche da 210 litri e 190 litri avevano più di un anno. Si noti che non ho fatto gli esperimenti sul fotoperiodo spezzato per dimostrare qualche teoria preconcetta. Sono rimasta piuttosto sorpresa anch’io dai risultati.

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