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Forse lo conoscete con il nome di Pesce paradiso (o pesce del paradiso) ma il suo vero nome è Macropodus opercularis. Con questo articolo impariamo a conoscerlo meglio.


Il Macropodus opercularis, non fosse altro che per la sua storia, meriterebbe un posto in primo piano nelle nostre vasche: fu importato in Europa già nel lontano 1869, secondo solo al pesce rosso.
Robusto e adattabile, era possibile allevarlo negli acquari dell’epoca senza le conoscenze e la strumentazione oggi a nostra disposizione.

La bellezza della livrea, il carattere deciso e gli interessanti comportamenti della fase riproduttiva, contribuiscono ad aumentare il fascino del Macropodus opercularis, chiamato non a caso «Pesce del paradiso».

Macrodopus opercularis - Pesce del paradiso
Macrodopus opercularis – Pesce del paradiso (foto di HCanon)

Nonostante ciò, è ancora poco noto e la sua diffusione in commercio è limitata.
Spero che queste mie annotazioni contribuiscano a far conoscere ed apprezzare questo splendido animale.

Indice dei contenuti

Caratteristiche morfologiche

Ordine PerciformesSottordine Anabantoidei
Famiglia OsphronemidaeSottofamiglia Macropodusinae
Genere MacropodusSpecie Macropodus opercularis
Nomi comuni Pesce paradiso, Pesce combattente Taiwanese
Etimologia Macropodus deriva dal greco «makros» (grande) e «pous, podos» (piede), in riferimento alle lunghe pinne pelviche

Il Macropodus opercularis può vivere circa 5-7 anni.
Il corpo, relativamente slanciato, misura da adulto circa 7-8 cm esclusa la coda.

Presenta una splendida livrea tigrata che alterna strisce di color turchese e arancione acceso.
Sulla sommità della testa è visibile una maculatura simile a quella di un leopardo; una macchia scura bordata di arancione colora gli opercoli.

Corteggiamento o stress possono modificare notevolmente l’intensità dei cromatismi, in particolar modo nei maschi.

Livrea a strisce di color turchese e arancione
(foto di HCanon)

Come tutti gli Anabantidi, è dotato di un particolare organo chiamato labirinto, che gli permette di respirare aria atmosferica; può quindi sopravvivere in acque scarsamente ossigenate.


Il labirinto è un organo ausiliario di respirazione posto nella camera branchiale, composto da una serie di lamelle a diretto contatto con una membrana riccamente vascolarizzata, che permette di sfruttare l’aria atmosferica per gli scambi gassosi.

labirinto
Il labirinto negli Anabantidi

La frequenza con la quale gli Anabantidi si portano in superficie per respirare l’aria atmosferica dipende dalla concentrazione di ossigeno nell’acqua in cui vivono.

Tuttavia, anche in acque ben ossigenate, tali scambi respiratori con l’atmosfera sono loro necessari, se pur ad intervalli più lunghi.


Per approfondire, vi consiglio la lettura dell’articolo Betta: tra realtà e leggende che – pur parlando di Betta – apporta un valido contributo alla comprensione degli Anabantidi in genere.

Dimorfismo sessuale

La livrea è la stessa in entrambi i sessi, ma i maschi hanno una colorazione più vivace.
Sono leggermente più grandi delle femmine e, quando sessualmente maturi, sviluppano bellissime estensioni delle pinne.
La coda è più ampia; durante il corteggiamento o negli scontri con altri esemplari viene estesa completamente, come un grande ventaglio arancione.

Esemplare maschio
Esemplare maschio di Pesce del paradiso (foto di HCanon)

La coda permette un facile riconoscimento del sesso solo in esemplari adulti e non sottomessi poiché, in esemplari più giovani o in condizioni di forte stress (causato da un habitat non adeguato o dalla presenza di un maschio dominante), le estensioni sono poco sviluppate e si possono notare solo a coda aperta.

Esemplare femmina
Esemplare femmina di Pesce del paradiso (foto di Monica)

Nelle poco ospitali vasche dei negozi può quindi capitare di trovare esemplari maschi smunti e con estensioni non visibili, facilmente scambiati per le meno appariscenti femmine.
Questi esemplari, una volta che si saranno ambientati nei più rassicuranti habitat dei nostri acquari, potranno ritrovare il loro bellissimo aspetto.

Allevamento

Per capire come allevare il Pesce del paradiso dobbiamo prima conoscere la sua provenienza e l’ambiente in cui si è adattato a vivere.

Habitat naturale

In natura possiamo trovarlo principalmente in Asia sud orientale (Cina, Taiwan, Corea, Vietnam), ma – data la sua adattabilità – è stato introdotto anche in altre aree tropicali e subtropicali.
Nonostante ciò, la cementificazione e l’inquinamento ne stanno minacciando la sopravvivenza.

Il Macropodus opercularis si è adattato a vivere in contesti ambientali assai diversificati, mostrando una preferenza per l’acqua ferma o poco mossa: grandi fiumi d’acqua nera, piccoli corsi d’acqua e fangosi canali per l’irrigazione, risaie, foreste e pianure allagate nella stagione monsonica.

Queste ambientazioni sono caratterizzate da scarsità di ossigeno e grande variabilità di valori: temperature da sotto i 16°C ad oltre i 26°C (con picchi di temperature estive e invernali comunque tollerate); pH tra 6,2 e 8; GH tra 5 e 18°dH.

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Allestimento dell’acquario

Il Pesce del paradiso è l’ospite ideale per chi ama realizzare vasche con ambientazione wild, molto naturali, una giungla quasi impenetrabile di piante sommerse e galleggianti, rami e radici.
Un groviglio di nascondigli e ripari in cui i nostri Macropodus si troveranno perfettamente a loro agio.

Ambientazione wild
(foto di HCanon)

Data la predilezione per le acque lente, è meglio scegliere un filtro con flusso regolabile settato al minimo, oppure allevarli in acquari senza filtro, purché la vasca rispetti le dimensioni minime più avanti esposte.

Viene spesso consigliata una buona copertura dell’acquario, sia per evitare sbalzi di temperatura fra l’acqua e l’aria, sia per mantenere il giusto grado di umidità in superficie e per scongiurare che il nostro ospite, ottimo saltatore, esca dalla vasca con un balzo.
In realtà si tratta di un accorgimento non indispensabile se il livello dell’acqua è sensibilmente più in basso rispetto al bordo dell’acquario.

Data la sua tolleranza ad un ampio range di temperature è possibile allevarlo all’aperto, ma durante l’inverno si dovrà evitare che l’acqua scenda sotto i 15-16°C.

Per una coppia, o un maschio e due femmine, occorre una vasca di media grandezza.
Il fattore più importante non è tanto il litraggio – che comunque dovrà essere superiore ai 100 litri – quanto la superficie di base.
La base ampia permetterà di allestire un layout più consono alle necessità di ripari del Macropodus, e la bassa colonna d’acqua (30-40 cm) agevolerà l’abitudine a salire in superficie.

Per fare un esempio, sarà preferibile un acquario da 120 litri con una base di 100 x 40 cm e 30 cm di altezza, piuttosto che uno da 150 litri con base di 100 x 30 cm e altezza di 50 cm.

Acquario di HCanon dedicato al Pesce del paradiso
Acquario di HCanon dedicato al Pesce del paradiso

Comportamento

Il Pesce del paradiso non si può certo definire timido; appena si inizia ad armeggiare intorno alla vasca viene subito a vedere cosa succede.

Occupa tutti i livelli della colonna d’acqua, e ha un carattere tendenzialmente aggressivo con gli esemplari della propria specie; i litigi sono più comuni tra maschi, a volte tra maschio e femmina.
Può scontrarsi anche con altre specie di aspetto similare.

Due maschi di Macropodus opercularis
(foto di HCanon)

Premettendo che ogni pesce ha le sue peculiarità individuali, nella mia esperienza – descritta più in dettaglio nell’ultimo capitolo – ho trovato i Macropodus meno aggressivi di come generalmente vengono descritti.

Questa aggressività, tipica della specie, resta comunque un aspetto da non sottovalutare.
Per questo motivo consiglio ai neofiti dell’acquariofilia di farsi una certa esperienza con pesci di carattere più mite, prima di tentare l’allevamento dei Macropodus opercularis.

Compatibilità con altre specie

Convive pacificamente con pesci da banco, non troppo piccoli, compresi i pesci da fondo.

Convivenza
(foto di HCanon)

Per fare degli esempi, può dividere l’acquario con Puntius Titteya, Puntius Semifasciolatus o Tanichthys Albonubes. In particolare, queste ultime due specie possono adattarsi come i Macropodus a temperature inferiori ai 20°, permettendoci di fare a meno del riscaldatore e riprodurre così un andamento stagionale più confacente al nostro Pesce del paradiso.

È sconsigliata la convivenza con altri Anabantidi, Ciclidi e con i Puntius Tetrazona per il loro vizio di mordere le code degli altri pesci.

L’inserimento delle Caridina va evitato, a meno che si voglia offrire ai nostri Macropodus un appetitoso banchetto.

Alimentazione

In natura è una specie onnivora opportunista, preferibilmente carnivora: si ciba di piccoli invertebrati, avannotti e altri pesciolini, microfauna.

Pesce del paradiso
(foto di HCanon)

I Macropodus in commercio sono quasi certamente di allevamento e quindi abituati a mangiare cibo secco.

Per poter ammirare una sgargiante livrea e tenerli in ottima salute è bene garantirgli una dieta varia, integrandola regolarmente con cibo vivo o almeno congelato, come Chironomus, Daphnia e Artemia salina.
È anche possibile dargli dei pezzetti di piselli o verdura sbollentata.

Il cibo va distribuito in piccole dosi, che dovranno essere consumate al massimo in 2-3 minuti, o anche meno.

Una curiosità

Se resta del mangime sulla superficie dell’acqua, dove le piante galleggianti formano una sorta di manto erboso compatto, avremo modo di vedere il Macropodus strisciare su di esso per raggiungere il cibo.

Macropodus in superificie
(foto di HCanon)

Riproduzione

Come molti Anabantidi, il maschio costruisce un nido di bolle sulla superficie dell’acqua, solitamente sfruttando le piante acquatiche circostanti per ancorare il nido.

Durante la costruzione, il maschio scaccerà di continuo la femmina, ma terminata la sua opera sarà pronto per iniziare il corteggiamento, cercandola e sfoggiando i suoi colori più sgargianti.

L’accoppiamento avviene con il classico abbraccio della coppia, tipico degli Anabantidi, durante il quale fuoriescono le uova che il maschio feconda e sposta all’interno del nido.
Per completare la deposizione, i due esemplari ripeteranno più volte l’abbraccio.

Pesce del paradiso - abbraccio riproduttivo
Abbraccio riproduttivo (foto di HCanon)

A deposizione avvenuta, il maschio torna ad essere violento nei confronti della femmina, la quale dovrà avere la possibilità di trovare dei rifugi, in modo da sfuggire alla vista del suo compagno.
Si ribadisce quindi l’importanza di una vasca dalle dimensioni adeguate e correttamente allestita.

Spazio e allestimento sono importanti anche a salvaguardia degli altri ospiti dell’acquario, poiché il maschio difenderà il nido scacciando duramente chiunque tenti di avvicinarsi.

La schiusa delle uova, a seconda della temperatura dell’acqua, avviene entro le 48-96 ore.

Il maschio presterà le cure parentali agli avannotti ancora per qualche giorno, andando a recuperare quelli che si allontanano per riportarli sotto alle bolle del nido, fino al momento in cui saranno in grado di nuotare liberamente.

Se l’acquario è ben maturo, gli avannotti riusciranno a trovare cibo il vasca. In ogni caso, per occuparci della loro nutrizione, nei primi giorni di vita potremo somministrare degli infusori, per poi passare ai naupli di Artemia salina.

Avannotto
Avannotto di Macropodus opercularis (foto di Monica)

Quando avranno raggiunto le due o tre settimane di vita, gli avannotti svilupperanno il labirinto e inizieranno, come gli adulti, a risalire in superficie per prendere boccate di aria atmosferica.

Togliere gli avannotti dalla vasca che ospita i genitori ne aumenterà il tasso di sopravvivenza.
Prima di tentare questo metodo vi consiglio vivamente di considerare con attenzione cosa farete dei nascituri una volta cresciuti, per evitare di sovraffollare l’acquario principale, con ovvie conseguenze di stress e liti cruente tra gli esemplari.

Una curiosità

Se in un acquario sono presenti solo esemplari maschi è possibile assistere alla formazione, per brevi periodi, di coppie dello stesso sesso.
Gli esemplari coinvolti nell’infecondo corteggiamento assumeranno l’intensa colorazione da riproduttori, fino ad arrivare ad abbracciarsi sotto il nido di bolle, come si vede nella foto seguente.

Abbraccio tra maschi
L’abbraccio tra due maschi di Pesce del paradiso (foto di HCanon)

La mia esperienza

Nel mio acquario, per una serie di coincidenze, ospito tre maschi e una femmina di Macropodus opercularis.

Ho potuto perciò comprendere meglio il carattere di questi splendidi pesci, in una situazione anomala che avrebbe potuto creare grossi problemi di convivenza.

In realtà, oltre a qualche inseguimento – neanche troppo accanito – non ho notato altre manifestazioni di violenza.

Certamente la convivenza fra maschi è vivace, le scaramucce non mancano, ma non hanno mai causato gravi conseguenze.
Anzi, ho avuto modo di osservare modalità d’interazione abbastanza interessanti e differenziate da individuo a individuo.

Convivenza tra esemplari maschi
(foto di HCanon)

Le interazioni tra i maschi

In un gruppetto di maschi, uno o due esemplari assumeranno la posizione di dominanti, senza però una definizione precisa dei territori.

Maschio di Pesce del paradiso
(foto di HCanon)

I dominanti scacceranno gli altri Macropodus quando li avranno a tiro, il più delle volte in modo abbastanza blando e, solo raramente, dando origine a veri inseguimenti, sempre comunque di breve durata.

La territorialità si manifesterà con la costruzione del nido di bolle, attorno al quale il dominante definirà un’area dalla quale allontanerà con decisione non solo gli altri maschi, ma più in generale tutti i pesci.

Che relazioni intercorrono fra i dominanti?

In genere il rapporto sarà equilibrato e i due «bulli» si limiteranno a fare sfoggio di opercoli branchiali sollevati e code aperte a ventaglio, con accentuazione della colorazione.

Scontro tra due maschi
(foto di HCanon)

Solo raramente ci sarà un vero contatto fisico che – nella mia esperienza – non ha mai causato ferite a nessuno dei due rivali.

L’equilibrio si romperà quando uno dei due inizierà la costruzione del nido di bolle, per poi accoppiarsi. In questa circostanza, il «single» tenderà a non avvicinarsi più all’area attorno al nido.

E i maschi non dominanti?

Se le differenze con gli esemplari dominanti in termini di dimensioni, pinnaggio e carattere sono minime, vedremo i non dominanti nuotare abbastanza tranquillamente per la vasca, limitandosi a indietreggiare con opercoli branchiali sollevati, pinne aperte e con qualche fuga veloce quando verranno minacciati da un dominante.

Maschio
(foto di HCanon)

Se invece notiamo esemplari fisicamente più piccoli e smunti, questi saranno certamente dei sottomessi.

Nel primo periodo di convivenza, l’esemplare sottomesso scapperà e sarà inseguito piuttosto duramente dal dominante, ma anche in questo caso – con il giusto allestimento dell’acquario – l’esito non sarà mai cruento.

Col passare del tempo, in particolar modo in occasione della distribuzione del cibo, il sottomesso si nasconderà sempre meno, rispondendo agli attacchi del dominante solo con un leggero scansarsi.
Potrà sembrare strano, ma il dominante in realtà non lo colpirà mai veramente, limitandosi a inscenare attacchi dimostrativi.

L’habitat fa la differenza

Attenzione! Una convivenza così incruenta tra esemplari maschi di Macropodus opercularis può verificarsi solo in vasche grandi e opportunamente allestite.

Ribadisco, come meglio descritto nel capitolo sull’Allestimento, l’importanza di un layout selvaggio e ricco di nascondigli, senza il quale gli inseguimenti tra gli esemplari potrebbero certamente sfociare in attacchi violenti dalle estreme conseguenze.

Una vasca allestita a dovere e di generose dimensioni (almeno 150 cm di lunghezza) contribuisce a mitigare notevolmente l’aggressività del Pesce paradiso, garantendo agli esemplari – siano essi maschi o femmine – una convivenza movimentata ma pacifica!

Acquario di HCanon dedicato al Pesce del paradiso
Acquario di HCanon dedicato al Pesce del paradiso

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