Vantaggi e svantaggi dell’uso del terriccio
Abbiamo visto quali sono i principali componenti un terreno.
Procediamo con qualche considerazione seguita da vantaggi e svantaggi del terriccio come fondo delle nostre vasche.
Considerazioni
Una caratteristica del terriccio, anch’essa dovuta all’alta C.S.C., è quella di richiedere per i primi tempi un «periodo di acclimatamento» nel quale dobbiamo cercare di saturare il terriccio (se ne era povero) di ioni calcio (Ca2+) o di eliminarli (se ne aveva troppi rispetto al nostro obiettivo).
Con l’impiego di alcuni terricci, infatti, è possibile che l’adsorbimento del calcio in soluzione causi una caduta delle durezze e il conseguente crollo del pH. Ciò è principalmente legato al fatto che l’adsorbimento di ioni Ca2+ permette al restante ione CO32- di combinarsi agli ioni H+ presenti in soluzione o eventualmente rilasciati dalla C.S.C. stessa per poter adsorbire il calcio.
Come sappiamo, l’H2CO3 è in equilibrio costante con la CO2 atmosferica e quindi un aumento del primo in soluzione permette la liberazione di CO2 gassosa e la correlata perdita di potere tampone sul pH (perché viene meno il carbonato).
Il mio consiglio, pertanto, in caso vogliate utilizzare un fondo in terriccio, è quello di prendervi tutto il tempo necessario a portare a stabilità i valori delle durezze su valori che ritenete desiderabili per gli animali che inserirete in acquario; e solo una volta che tutto è stabile potrete procurarvi i nostri abitanti dell’acquario.
Tenete inoltre presente che, in base al pH iniziale del terriccio impiegato, potreste avere una certa azione acidificante dovuta al rilascio di composti organici acidi, come gli acidi umici e gli acidi fulvici.
Chi usa il terriccio, quindi, non deve prendere troppo a cuore le misurazione del pHmetro per rilevare la presenza di CO2, perché il pHmetro sarà influenzato anche da tali composti organici e non solo dalla quantità di H2CO3.
Il terriccio non è un fondo sterile: spesso con esso apportate anche decine di piccole forme di vita che probabilmente non vedreste mai usando ghiaia e acqua di bottiglia. Nel mio caso la cosa si è rilevata piacevole e non dannosa; mi ha inoltre permesso di guardare a microscopio diversi organismi acquatici.
Non ho idea di quali siano arrivati tramite il terriccio e quali tramite le innumerevoli acque che ho riversato nella mia vasca. Sta di fatto che questa peculiarità può essere un fattore di interesse e favorevole ma, in acquari da destinare alle cure di una specie malata e debilitata, potrebbe non essere il massimo.
Personalmente reputo che tutto ciò che è biodiversità possa solo fare del bene, ma è un’opinione di parte.
Occupiamoci ora della… caramellatura dell’acqua.
Si, avete capito bene: caramellatura! Beh, di certo non posso definirla semplicemente un’ambratura…
Al primo riempimento – ma con notevole variabilità a seconda del tipo di terriccio impiegato – potreste ottenere, dopo una prima settimana, un colore dell’acqua tendente al marrone decisamente più scuro di quello dovuto alla sola ambratura dei tannini.
La cosa può piacere o meno: in ogni caso sappiate che quel colore non è solo dovuto a tannini, ma anche ad un notevole rilascio di sostanze organiche quali, ad esempio, gli acidi umici.
Ciò avviene soprattutto all’inizio perché le torbe impiegate vengono spesso asciugate (non del tutto) per poter essere impiegate nei terricci (e per spender molto meno nel trasporto, dato che sono estremamente igrofile).
Questo processo le espone ad una certa ossidazione dovuta alla notevole presenza di ossigeno nell’aria, cosa che non avevano nel loro luogo di formazione (ossia le torbiere). Quindi, quando le reidratiamo, molti composti che si sono ossidati in forma più semplice possono passare in soluzione.
Il fenomeno si riduce in modo variabile, ma dopo il primo (o i primi, a seconda del terriccio) cambio di «lavaggio» si riesce ad avere una ambratura via via più leggera.
Vantaggi
Ovviamente, rispetto ad un fondo puramente minerale, quello composto di terriccio non è solamente uno strumento di ancoraggio per le piante: diventa a tutti gli effetti un reattore in grado di originare scambi e di trattenere sali minerali.
In parte rappresenta anche un deposito a lungo termine di elementi nutritivi che si libereranno con la decomposizione della sostanza organica.
Questa capacità di accumulo origina un effetto secondario di rilievo per la nostra gestione in acquario: grazie ad essa la nostra vasca possiede una certa resistenza alle variazioni improvvise.
Il terreno è una specie spugna che assorbe sali minerali; cosa succede quando la soluzione in cui il terreno è immerso cambia repentinamente il proprio contenuto di elementi minerali (es: ho erroneamente concimato con una dose eccessiva)?
Semplice, la sostanza organica rilascerà gli ioni che aveva legati ed adsorbirà parte degli ioni che trova in soluzione finché entrambe le due fasi (soluzione e sostanza organica) non raggiungeranno un equilibrio reciproco.
Questo fenomeno è evidente anche fondi di tipo allofano ma, a differenza di questi, un fondo in terriccio ha capacità molto superiori di scambio ionico (sia anionico che cationico) a un costo molto inferiore rispetto a un fondo allofano.
Svantaggi
Per esperienza posso riportare solo due evidentissimi aspetti negativi dell’uso del terriccio.
Il primo è il fatto che il materiale organico, nel tempo, va incontro ad un certo deterioramento. Il motivo è presto detto: nei nostri acquari non abbiamo le condizioni climatiche di una torbiera (acqua quasi stagnante, temperatura media molto bassa, apporto costante di notevole biomassa vegetale morta dall’alto).
Questo dà origine a una notevole quantità di minuscoli detriti che possono finire nel filtro. In particolare, durante le operazioni di sradicamento delle piante in eccesso con ampio apparato radicale (Vallisneria, Cryptocoryne, etc) si solleva spesso moltissimo materiale. Questo, con il tempo (nella mia esperienza circa tre mesi), riduce cosi tanto il passaggio dell’acqua nella spugna grossolana che si è costretti a periodici lavaggi. La cosa non è un grosso problema se la spugna più grossolana (quella blu, per intenderci) è di facile ispezionabilità e se la medesima può essere rimossa senza dover rimuovere i gli altri componenti filtranti quali i cannolicchi o le bioballs.
Pertanto, se volete utilizzare il terriccio vi consiglio di porre sempre la spugna blu per prima sulla linea del flusso dell’acqua e di averla nella posizione più accessibile del filtro.
Per lo stesso motivo vi sconsiglio l’impiego della lana di Perlon. Se la impiegherete, sappiate che sarete molto probabilmente obbligati a pulirla quasi una volta al mese e dopo i primi mesi probabilmente deciderete di accantonarla del tutto per inserire nel filtro solo la spugna blu (questa volta molto più grande per limitarne la manutenzione) e i cannolicchi.
Io ho sostituito la lana di Perlon con una spugna blu di media dimensione. La si trova spesso a costi abbastanza esigui in blocchetti che possono essere tagliati su misura con un poco di pazienza.
Presto si imbratteranno anche i cannolicchi (ricordate che abbiamo eliminato il Perlon) ma, prima di avere necessità di pulire anche loro, passeranno anni (nel mio caso, tre anni e mezzo). Anche questa operazione non sarà delle più gradevoli ma, con una sufficiente biomassa vegetale attiva in vasca (cosa che dopo tra anni di gestione ci auguriamo tutti possiate aver raggiunto), anche questa pulizia passerà senza dare sgradevoli conseguenze (picchi ammonio e nitriti).
Eventualmente, per acquari con elevato carico organico, si può prevedere l’impiego temporaneo di un filtro aggiuntivo sottodimensionato nel mese precedente il risciacquo dei cannolicchi (per permettergli di maturare) ed in quello successivo (per permettere la nuova maturazione del filtro principale).
In ogni caso per dubbi potete chiedere nella sezione Tecnica del Forum prima di procedere.
Il secondo aspetto negativo è stata la voracità di alcuni pesci.
Probabilmente erano abituati a mangiare poco e non avevano una loro intrinseca regolazione della sazietà, fatto sta che dei piccoli Endler (Poecilia wingei) nel mio caso si nutrivano del terriccio che sollevavo dal fondo quando toglievo qualche pianta di troppo, con l’ovvia conseguenza di blocchi intestinali e decessi.
Non so dirvi se è stato solo quel fattore a causarne il decesso (di certo posso dire che si ingozzavano anche della pastiglia che davo ai gamberetti), ma in ogni caso non mi sento di consigliare il terriccio a chi vorrà allevare specie piccole che potrebbero ingozzarsi di esso quando fate qualche leggera manutenzione.
Consigli
Il terriccio deve sempre essere ricoperto da uno strato di ghiaino più o meno spesso (altrimenti avrete notevole materia organica galleggiante) ma, con il tempo e con le radici o con la manutenzione, pian piano il vostro terriccio si rimescolerà con il ghiaino formando un insieme omogeneo.
Ritengo l’impiego del terriccio vada attentamente ponderato anche in base alle specie vegetali che intendete impiegare.
Se avete piante in vasca che con le loro radici non esplorano quasi nulla, il terriccio non fa al caso vostro. Se invece avete una Cryptocoryne, apprezzerà di sicuro l’impiego di un fondo organico nel quale sviluppare le proprie radici e i propri stoloni radicali.
Valutate anche che la gestione da noi proposta, basata sulla totale (o quasi) assenza di pulizie del fondo, con il tempo produce comunque una notevole biomassa organica che si instaura nel fondo occupando gli spazi più grossolani. Pertanto, dopo qualche tempo, anche non usando il terriccio avremo comunque una specie di fondo fertile in vasca.
Ovviamente un terriccio avrà caratteristiche molto più «evolute» rispetto alla semplice sostanza organica che si accumulerà nel nostro fondo; ma questa avrà comunque un effetto benefico sull’acquario.
Inoltre, rinunciando al terriccio, avrete un fondo permeabile che permetterà alle piante di assorbire per via radicale ciò che somministriamo in colonna; cosa non scontata in caso di un fondo di terriccio.
Prestate attenzione nel caso impiegaste terricci particolarmente argillosi o comunque compatti.
Il rischio è che, se le piante non producono in essi una buona quantità di radici, si possano formare zone anossiche più o meno estese. Con un terriccio composto in buona parte di torba o humus e perlite, il problema non dovrebbe sussistere nemmeno in caso di assenza della piante.