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A cosa serve il filtro

La risposta dovrebbe essere: «a filtrare l’acqua».
In parole semplici: nel filtro prima vengono bloccate le scorie grossolane, poi le sostanze nocive vengono scomposte e «digerite» dalla flora batterica che vi alloggia.

Questo procedimento avviene attraverso tre tipi di filtraggio: meccanico, biologico e chimico. Non tutti i filtri, come vedremo più avanti, hanno tutti questi filtraggi.

Un semplice schema ci aiuterà a capire meglio:

Schema di un filtro a tre stadi
Schema di un filtro a tre stadi (clicca per ingrandire)
  1. Ingresso dell’acqua
  2. Termoriscaldatore
  3. Filtraggio meccanico
  4. Filtraggio meccanico/biologico
  5. Filtraggio biologico
  6. Pompa centrifuga

Vediamo in dettaglio ogni passaggio relativo ai punti indicati in precedenza.

Ingresso dell’acqua

La sua funzione è ovvia: permettere all’acqua di entrare nel filtro. È importante che le sue fessure non siano intasate da foglie morte o altri detriti che impedirebbero il flusso dell’acqua.

Termoriscaldatore

È la «stufetta» dei nostri pesci; va tarato in base alla temperatura ottimale degli organismi che ospitiamo (di solito tra i 23 e 28°C). Attenzione agli sbalzi termici estivi e ai giorni invernali molto freddi.

Filtraggio

Ecco l’inizio del «vero filtro». Il filtraggio è possibile grazie a diversi materiali che partecipano alla depurazione dell’acqua.

Filtraggio meccanico

Si ottiene con l’utilizzo della lana filtrante, il materiale a grana più sottile che si trova all’interno del filtro. È composta da filamenti sintetici sottilissimi che formano un panno.

Lana di perlon
Lana di perlon

Di solito si vende in sacchetti, molto simili alle confezioni di cotone idrofilo. Fate attenzione a non confonderli: il cotone idrofilo non va bene come lana filtrante perché si intasa facilmente bloccando il flusso dell’acqua.

La sua funzione è quella di raccogliere le particelle in sospensione (deiezioni dei pesci, foglie morte, avanzi di cibo, polvere dal fondo, detriti, sedimenti… ) in modo che non intasino gli altri materiali filtranti.

Filtraggio meccanico/biologico

Qui, oltre a un filtraggio meccanico delle scorie più piccole, ha inizio la trasformazione dei  composti azotati. Le spugne sono il materiale filtrante più versatile che ci sia.

Spugne filtranti
Spugne filtranti

Esse combinano le funzioni proprie dei materiali filtranti biologici con una buona filtrazione meccanica. In commercio esistono diversi tipi di spugne: a grana grossa, a grana fine, denitrificanti, con carbone adsorbente.

Senza entrare troppo nel dettaglio, diciamo che è sempre buona norma cercare di mettere nel filtro materiali variegati e le spugne non sfuggono a questa regola. Per cui, potendo, è bene mettere almeno due tipi di spugna: una a maglie più larghe e una a maglie più strette.
Quella a maglie più larghe tratterrà i residui più grandi, mentre l’altra non solo tratterrà quelli più piccoli ma consentirà di diminuire la portata dell’acqua favorendo l’insediamento dei batteri.

Non aspettatevi miracoli per quanto riguarda la filtrazione biologica delle spugne: la superficie di insediamento disponibile per i batteri è scarsa, se confrontata a quella che forniscono i materiali in vetro sinterizzato come i cannolicchi (dei quali parleremo dopo).

Filtraggio biologico

È la nostra «centrale di smaltimento rifiuti»: qui si insediano le principali colonie batteriche che completeranno il lavoro di trasformazione iniziato nelle spugne.

I cannolicchi sono i supporti più utilizzati per la filtrazione biologica.

Cannolicchi ceramici
Cannolicchi ceramici

La loro comparsa ha rivoluzionato il mondo della filtrazione, permettendo di smaltire carichi biologici impensabili con i filtri a spugne.

Assieme alle bioballs (sfere in plastica con molte fessure) sono stati i primi e più imitati supporti per la filtrazione biologica.

bioballs1
Bioballs

Questi materiali hanno una superficie utile per l’insediamento batterico enorme. I loro microfori sono un vero condominio omniconfort per i nostri amici batteri, che si insinuano al loro interno e vi trovano il loro habitat ideale. E, infatti, vi attecchiscono in quantità smodata.

In questo modo riusciamo a smaltire carichi biologici importanti in uno spazio ristretto, e avere filtri ultracompatti ma molto efficienti.

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Attenzione: cerchiamo di evitare che le microporosità dei cannolicchi si intasino. Per questo motivo questi materiali filtranti non andrebbero mai messi all’inizio del percorso dell’acqua: si intaserebbero rapidamente perdendo gran parte della loro efficacia.

Filtrazione chimica

Come ulteriore e ultimo stadio del filtraggio, prima della pompa, può essere previsto il filtraggio chimico che permette la rimozione appunto di sostanze chimiche disciolte in acqua, come ad esempio ammonio, silicati, fosfati, sostanze coloranti etc.

Questo si ottiene normalmente attraverso l’utilizzo di particolari resine, ognuna delle quali svolge una precisa funzione; ne esistono anti-silicati, anti-nitrati, anti- fosfati e ne inventano ogni giorno di nuove.

Resina anti nitrati
Esempio di resina anti nitrati

Molti acquariofili rabbrividiscono all’idea di usare resine o materiali simili perché «poco naturali». In effetti, se l’acquario vuole essere una rappresentazione il più possibile fedele di un ecosistema, eliminare i prodotti di scarto tramite sostanze «chimiche» è un controsenso.

Tuttavia la filtrazione chimica permette di mantenere salubri vasche sovraffollate, o di eliminare dall’acqua sostanze tossiche o che si sono accumulate a causa di una gestione scorretta. Senza contare la rimozione dei medicinali quando si è costretti ad usarli.

Quest’ultimo effetto si ottiene normalmente attraverso le spugne ai carboni attivi che sono anche utili per rimuovere eventuali sostanze coloranti o fertilizzanti in eccesso.

carbone
Spugna ai carboni attivi

Se li utilizzate, tenete in considerazione che il potere adsorbente si esaurisce nel giro di poco tempo; quindi, se il problema non è risolto, è necessario sostituirli.

Noi proponiamo una gestione «naturale» dell’acquario; per questo vi consigliamo di togliere dal filtro carboni e resine varie e di utilizzarle solo in caso di effettivo bisogno.

Pompa centrifuga

Questo è il «muscolo» del nostro filtro. Grazie alla sua aspirazione e conseguente mandata di acqua permette tutto il ricircolo nel nostro acquario. Molte pompe permettono la regolazione della portata.
Se vedete una diminuzione del flusso, smontate la pompa e ripulitela da possibili residui o alghe accumulate.

Altri casi

Esistono filtri esterni che, per motivi di aspirazione o di design, montano i materiali filtranti al contrario pur rispettando sempre la regola del filtraggio meccanico/biologico.
Qui sotto ne vedete un esempio.

Filtro Esterno - Sezione Interna

Come notate in questa immagine l’acqua entra da un ingresso posto sopra il filtro, raggiunge il fondo, viene quindi aspirata attraverso i materiali filtranti sino a raggiungere nuovamente la parte superiore del filtro per poi riversarsi in acquario.

Questo tipo di filtro obbliga a togliere i cannolicchi per accedere ai materiali filtranti contenuti sul fondo; cosa che, come vedremo, è assolutamente sconsigliata.

NB: nell’ultimo schema e in quasi tutti i filtri esterni manca un passaggio: il Termoriscaldatore. Questo accessorio, per ovvie ragioni di dispersione di calore, va inserito direttamente in acquario utilizzando gli appositi supporti.

Lampada UV

La lampada UV solitamente utilizzata nei nostri acquari emette raggi ultravioletti (UV-C) a una lunghezza d’onda che non è normalmente visibile. Solitamente si tratta di una lampada simile alle CFL o ai tubi fluorescenti: all’interno del tubo è presente una piccola quantità di mercurio che, eccitato dalla corrente elettrica, emette raggi UV-C che possono uscire liberamente dal tubo trasparente di quarzo.

 Lampada UV al quarzo
Lampada UV al quarzo

Il suo utilizzo serve per azzerare eventuali forme virali e parassitarie eventualmente sviluppate. Tuttavia al di là dell’allestimento, suggeriamo di non farne un utilizzo costante e continuativo: un suo abuso infatti può selezionare patogeni super-resistenti e abituare i sistemi immunitari dei pesci a un’acqua troppo «pulita».

Le lampade UV-C sono consigliate per combattere gli attacchi algali, in particolar modo quelli dati dalle volvox (nebbia verde) e quelli dovuti a forme batteriche diffuse (nebbia bianca).

Volvox in acquario
Volvox in acquario

Negli ultimi anni si sono moltiplicati i filtri con lampada UV-C integrata.
Quasi tutti sono esterni, anche se esiste anche qualche filtro interno con lampada integrata.

Filtro 15000 con UV
Filtro 15000 con UV

Chi è interessato può approfondire l’argomento in questo articolo: Lampada UV in acquario dolce e marino.

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