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Fondo e fertilizzazione

La richiesta di nutrienti, come per qualsiasi pianta, dipende dalla potenza luminosa a cui è sottoposta.
Dal momento che stiamo cercando di ottenere risultati estremi, daremo per scontato che l’illuminazione sia piuttosto forte.

In questo caso, la somministrazione di ferro è essenziale.
Una sua carenza porta gli apici fogliari ad annerirsi, in caso di coltivazione emersa; le foglie sommerse, invece, tendono a sbiancare e marciscono.
Viceversa, in presenza di ferro abbondante, la pianta vira verso un colore rosso piuttosto gradevole, che si accentua con la vicinanza alle lampade.

Pogostemon stellatus
Le foglie diventano sempre più fitte e numerose, gli internodi si accorciano e gli steli si ingrossano.

Tutto questo porta l’acquario… ad una inevitabile carenza di potassio. Proprio così!
Il nostro Pogostemon, in quelle condizioni ne assorbe in grandi quantità.
Se non ne trova a sufficienza nel terreno lo cerca nell’acqua, creando una competizione alimentare che può produrre conseguenze sulle altre piante presenti.

Ovviamente, aumenta anche l’assorbimento di nitrati e fosfati, ma quelli sono considerati “inquinanti” e quindi ne siamo felici.
Tuttavia, se ci sono altre piante rapide, con tutta quella luce è probabile che anche loro crescano a gran ritmo.
Esiste quindi la concreta possibilità di andare in carenza, anche con azoto e fosforo.

A chi decide di mettersi in tali condizioni, consiglio quindi di tenere nel cassetto una confezione di Stick NPK, da piazzare nel terreno in caso di necessità.

Combo: Stick NPK
Combo: Stick NPK

Quella in foto è solo la marca più diffusa, ma ce ne sono tanti.
Sono reperibili a pochi Euro, nel settore Giardinaggio di qualunque ipermercato.
In genere ne basta un frammento, pari ad un terzo di bastoncino, sotto ogni pianta, per un effetto che dura un paio di mesi.
Leggete sempre l’etichetta, e scegliete quelli che contengono anche oligoelementi.

Ovviamente, un substrato di terriccio fertile è decisamente un bel vantaggio, in particolare se ricco di torba per mantenere una certa acidità.
Un pH basso, vicino a 6, facilita notevolmente l’assorbimento di oligoelementi; tra questi c’è il ferro, ed abbiamo già visto quanto sia importante in caso di luce forte.

Infine arriviamo al carbonio, che ho lasciato per ultimo… ma che forse meritava di essere il primo.
Quanto detto fin qui, sulla luce e sul fondo, è valido solo in presenza di CO2 abbondante, ottenibile soltanto con un’erogazione artificiale.
Non dimentichiamo che in natura lo stellatus cresce emerso, con 380 ppm che arrivano dall’atmosfera.
Nell’acqua non si può ottenere tale valore, ma è consigliabile non scendere mai sotto i 30 mg/litro.

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