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Caratteristiche generali

Le foglie e la luce

La caratteristica più evidente delle Cabomba è la foglia, a segmenti filiformi.

Talee di Cabomba

In questo, è accomunabile ai Ceratophyllum, ai Myriophyllum, alle Limnophila, ecc. ecc., ma le Cabomba sono le uniche che possono essere associate in modo esclusivo al continente americano, sia del Nord che del Sud.

Nella realtà, oggi è possibile trovarle anche nelle zone più settentrionali dell’Australia, come in alcune aree circoscritte dell’Asia tropicale, ma si tratta di una forzatura ad opera dell’Uomo; in qualche caso si è rischiato il disastro ambientale.
La scarsa superficie fogliare consente alle Cabomba di resistere bene alle carenze, soprattutto di magnesio.
Tuttavia, presenta un effetto collaterale piuttosto importante, per chi vuole coltivarla in acquario: l’esigenza di forte illuminazione.

Queste piante non ne hanno mai abbastanza, non è possibile esagerare con loro; vedremo più avanti come sfruttino qualsiasi risorsa per cercare la luce, sempre e comunque.
Con luce debole, la furcata non sopravvive affatto.
L’aquatica resiste un po’ di più, ma alla fine soccombe anche lei; la caroliniana rallenta il ritmo di crescita e si abbruttisce visibilmente.

In Natura vivono in acque poco mosse o addirittura stagnanti, lontano da alberi o alture che possano creare ombra.

Infestazione di Cabomba
(Foto da NSW Department of Primary Industries)

Il Sole le illumina per 8-9 ore al giorno, e non attecchiscono mai sotto i 60-70 cm di profondità.

Le alghe

Alcune sostanze allelopatiche, prodotte dalla Cabomba, sembrano contrastare la proliferazione di alcune specie di alghe; tuttavia, questo può essere un problema anche per alcune piante.
È ormai accertato l’effetto sulla Lemna minor, ma le segnalazioni sono in crescita su altri casi sospetti; è quindi preferibile l’abbinamento con piante della stessa area geografica.

Esistono anche casi opposti. Le Cabomba subiscono effetti allelopatici tanto quanto ne producono.
Non riuscirete mai a coltivarne una, ad esempio, se avete un prato di Lilaeopsis brasiliensis.

Tornando alle alghe, le uniche che riescono ad avere successo, con loro, sono le filamentose; ma devono prendere il sopravvento abbastanza in fretta, quando l’acquario è ancora in fase di maturazione.

Una volta che il sistema si è stabilizzato, è ben difficile che si abbia questo problema.
Per questo motivo, consiglio l’inserimento delle Cabomba in acquari già avviati da qualche mese.

Nitrati e fosfati

Le Cabomba sono piante a crescita velocissima. Con apporto di CO2 artificiale, possono allungarsi anche di 3-4 cm al giorno.
Inoltre, usano le radici solo per ancorarsi al terreno, mentre assorbono i nutrienti direttamente dall’acqua (come quasi tutte le piante a foglia segmentata).

Questo fa di loro dei potenti alleati, per contrastare l’aumento di inquinanti in acquario.
Disgraziatamente, l’aspetto della pianta risulta penalizzato, a causa dello squilibrio che si crea tra i principali macronutrienti.

Azoto, fosforo e calcio sono quasi sempre abbondanti; la pianta ne approfitta per allungarsi verso la superficie, ma trova spesso nel potassio e nel carbonio i suoi fattori limitanti.
Ci si trova, quindi, ad avere internodi lunghi, steli sottili, foglie piccole e poco segmentate, nessuna ramificazione laterale… una scena ben diversa da quando l’avevamo portata a casa, il primo giorno.

Cabomba con internodi lunghi
A quel punto si cerca qualche informazione in rete, e magari ci si iscrive ad un forum per chiedere spiegazioni a qualcuno.

Di fronte a quei nodi così distanziati, ci si sente rispondere quasi sempre con la stessa spiegazione: “Gli manca la luce!
– Ma come?… Ho 100 W di potenza in 120 litri… più i riflettori!

A quel punto, la comitiva della “luce scarsa” perde pezzi.
Rimangono solo i più incalliti, che insistono sulla gradazione delle lampade, sullo spettro… di solito invitano all’acquisto di lampade dedicate.

Talvolta, il principiante accetta di seguire i consigli, e si consuma la carta di credito nell’acquisto delle più svariate Gro-lux, fitostimolanti, pentafosforo, ecc. ecc., con la povera Cabomba che non vuole saperne di tornare rigogliosa.

Infine, un bel giorno, arriva qualcuno che si intromette, dicendo:
Ragazzi, la mia è bellissima… (e mostra la foto)
… La tengo sotto una lampadina da 20 W comprata al supermercato!

Il silenzio si fa assordante.
Tutti i presunti esperti spariscono come per incanto… e la conversazione finisce lì.

Cos’è successo a quella pianta?
L’equazione [internodi lunghi] = [luce debole] sembra avere delle basi piuttosto solide.
Ci sono moltissime specie che reagiscono proprio così, alla scarsa potenza delle lampade.
Inoltre, quando la Cabomba raggiunge la superficie, si piega in orizzontale, con nodi che si avvicinano e foglie più fitte.
È quindi comprensibile che si applichi la stessa regola anche a lei.

In realtà, la pianta che arriva lassù gode di diversi altri vantaggi, oltre alla vicinanza delle lampade.

  • Innanzitutto, dispone di una quantità di CO2 ben maggiore, che un palmo più in basso sarebbe impossibile da trovare.
  • Inoltre, la posizione orizzontale le consente di esporsi alla luce con tutte le foglie; non solo con quelle più alte.
  • Infine, questa maggiore quantità di energia la mette in condizione di vantaggio sulle altre piante, per la competizione sull’altro fattore limitante: il potassio.

Del resto, è così che vive in Natura:

Cabomba in Natura
Per conseguenza di quelle foglie segmentate, le Cabomba si sono dunque evolute con un obiettivo ben preciso: la colonizzazione della superficie.
Ricordate che nel Mississippi e nel Madeira non c’è nessuno che cambia le bombole; è lì che la pianta si è evoluta, ed è lì che ha imparato a sopravvivere.

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Riassumendo, se volete una Cabomba come questa…

Cabomba aquatica …non è sufficiente una luce forte.

Dovete fornire CO2 e potassio, come non fareste per nessun’altra specie.
Spesso, negli acquari da concorso, le Cabomba vengono messe solo per l’occasione; erano state coltivate in vasche dedicate fino al giorno prima.

Il potassio

Le Cabomba sono forse le uniche piante che meritano un capitolo dedicato, per parlare del potassio.
Nessun altro genere di piante ne richiede di più, tra quelle coltivate in acquario.
Quanto detto nel capitolo precedente, sull’abbruttimento della pianta, può essere compensato, talvolta, aumentando soltanto la concentrazione di questo elemento.

Il problema è che tale risultato è difficile da ottenere, per diversi motivi:

  1. I fertilizzanti generici non contengono mai abbastanza potassio, per lei. Bisognerebbe dosarlo a parte, ma non tutti adottano un protocollo a componenti separati.
  2. Anche chi adotta tali protocolli, in genere segue le istruzioni del foglietto illustrativo.
    Se si accorgesse di una carenza, probabilmente aumenterebbe tutti i dosaggi, aggiungendo anche ciò che non serve.
    Questo produrrebbe notevoli accumuli, da smaltire con quei pesanti cambi d’acqua consigliati con tutti i protocolli commerciali.
  3. Tra le piante che si coltivano in acquario, ci sono altre specie comunissime che hanno una gran “fame di potassio”, quasi paragonabili alle Cabomba, in questo.È quindi piuttosto frequente vedere acquari in cui ce ne sono due o tre contemporaneamente.
    Questo produce una forte competizione, che porta tale elemento ad essere quasi sempre carente.

In conclusione, possiamo dire che il potassio è sempre un punto debole, nell’acquario delle Cabomba. Quando non sono loro, a risentirne direttamente, portano in carenza le altre piante presenti.
Normalmente, una sua forte somministrazione risolve tutti i problemi.

La parte generica si conclude qui.
Dal prossimo capitolo, vedremo le caratteristiche specifiche delle quattro specie di nostro interesse, già mostrate nell’immagine introduttiva.

Cabomba aquatica caroliniana furcata palaeformis
Il genere Cabomba
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