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L’allelopatia

D. Lei è stata una dei primi a porre l’accento sugli effetti dell’allelopatia in acquario. Sul nostro portale abbiamo un articolo dedicato alle sue idee differenti rispetto a quelle di Ole Pedersen; da una parte anni di studi e ricerche, dall’altra la citazione di una frase presa da un libro:

L’allelopatia è piuttosto ben documentata per una varietà di piante terricole; su quanto sia diffuso tale fenomeno tra le piante acquatiche, invece, le informazioni sono scarse (Gopal & Goel, 1993).

Noi sappiamo che non è così e ci sono pubblicazioni scientifiche al riguardo; prendendone ad esempio due sui cianobatteri abbiamo studi che mostrano gli effetti del Ceratophyllum e del Myriophyllum spicatum come ad esempio:

Allelopathic Effects of Myriophyllum aquaticum on Two Cyanobacteria of Anabaena flos-aquae and Microcystis aeruginosa (Haiping Wang, Feng Liu, Pei Luo, Zihan Li, Liguo Zheng, Hua Wang, Dongsheng Zou, Jinshui Wu – 2017);
Allelopathic activity of Ceratophyllum demersum L. and Najas marina ssp. intermedia (Wolfgang) Casper (Gross, Elisabeth; Erhard, Daniela; Iványi, Enikö – 2003).

Invece tra piante quali sono le allelopatie conclamate? Qualsiasi pianta produce allelopatici in qualsiasi situazione? Oppure solo in determinate situazioni e condizioni? Ad esempio Egeria ed Heteranthera sono allelopatiche tra loro, ma io le coltivo insieme da quasi tre anni senza particolari problemi. Per innescare una guerra tra di loro sono necessari determinati valori o condizioni?

R. Ho dedicato un intero capitolo a questo argomento, citando numerosi studi scientifici che dimostrano l’allelopatia tra le piante acquatiche (pp. 45-46 edizione statunitense del 2013, pp. 51-53 edizione italiana). Come ho scritto, lo scopo dell’allelopatia è principalmente quella di evitare di essere mangiati dagli animali erbivori (pesci mangiatori di piante, uccelli e tartarughe). Le sostanze chimiche possono inibire inavvertitamente o accidentalmente piante vicine, invertebrati e alghe. Non la vedo come una «dichiarazione di guerra», ma piuttosto come un meccanismo protettivo.

Detto questo, se due specie di piante sono cresciute insieme per lungo tempo in un habitat naturale, allora potrebbero, attraverso l’evoluzione, impegnarsi in una «guerra chimica». Ci si potrebbe aspettare che per lunghi periodi (almeno decenni) la selezione naturale favorisca la sopravvivenza di specie che producono sostanze allelochimiche che inibiscono le piante vicine. Fornisco un esempio (p. 46 edizione statunitense del 2013, p. 53 edizione italiana) sull’Hydrilla e sul Ceratophyllum; studi sperimentali hanno confermato le osservazioni fatte sul campo.

Non ho mai sentito dire che Egeria ed Heteranthera interferiscono l’una con la crescita dell’altra.

Sono sicura che troverete molti documenti più recenti sull’allelopatia, ma il mio obiettivo nello scrivere il capitolo su questo argomento non era quello di dare agli appassionati una lista di interazioni vegetali allelopatiche. Piuttosto volevo fornire una finestra sul mondo interessante e segreto delle piante acquatiche e su come interagiscono chimicamente con gli altri abitanti nel loro ambiente. Ho concluso che l’allelopatia tra piante acquatiche e altri organismi è generalmente un fenomeno difficile da comprendere.

Non vedo molti usi pratici derivanti da queste informazioni. L’acquario non è un buon posto per trarre conclusioni sull’allelopatia. Varie specie di piante provenienti da tutto il mondo che non hanno mai vissuto nel loro habitat nativo sono gettate insieme in un acquario. Per puro caso una specie potrebbe produrre un allelochimico che inibisce un’altra specie; ma è per caso, non per intenzione.

Lascerò che qualcun altro descriva specifici casi di interazioni negative tra varie specie di piante d’acquario, alghe, ecc. Si noti, tuttavia, che dovranno dimostrare che l’inibizione non è il risultato della competizione per i nutrienti. È una questione complessa!

D. Quindi non le interessa stilare un elenco delle allelopatie tra le piante, ma studiare il fenomeno dal punto visto scientifico.

R. Esatto. Se gli appassionati e i giovani ricercatori vogliono fare degli elenchi, penso che dovrebbero! Stimolerebbe l’interesse e la compilazione finale potrebbe essere utile. Un’osservazione personale: non sono mai riuscita a far crescere varie specie di Vallisneria nel mio acquario da 190 litri, nel quale condivideva il fondo con altre piante come Echinodorus e  e Cryptocoryne. Adesso che sto coltivando la Vallisneria spiralis in una vasca da sola sta crescendo molto bene.

D. Tralasciamo quindi le liste di piante allelopatiche. In base alla sua esperienza e ai suoi studi pensa che l’allelopatia esista e sia presente nei nostri acquari e che possa spiegare comportamenti non previsti delle piante? Ritiene che la conoscenza delle sostanze allelopatiche rilasciate da alcune piante possano aiutare gli appassionati nel controllo delle alghe?

R. Si, come ho scritto nel mio libro (cap. III edizione statunitense, cap. 2 edizione italiana).

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