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I raggi UV e come produrli

I raggi UV

Con la locuzione «raggi UV» si intende quelle lunghezze d’onda della luce più corte di quelle visibili.
La sigla UV sta infatti per «ultra-violetti» ovvero – nello spettro – oltre il violetto.

Uno schema chiarirà sicuramente le idee:

Spettro luce UV
Di Fulvio314 – Opera propria, CC BY-SA 4.0

I raggi ultravioletti vengono divisi in tre categorie identificate da una lettera:

  • raggi UV-A, con lunghezze d’onda fra 315 e 400 nm.
    Compongono il 95% della radiazione UV presente nella luce solare.
    Sono percepiti da molti animali (ad esempio, dai rettili) e sono usati nelle lampade di Wood che creano particolari effetti di fluorescenza utili in medicina, nei rilevatori di autenticità di banconote, alle feste…
Fluo
Effetti di pigmenti fluorescenti sotto lampade di Wood (UV-A)
  • Raggi UV-B, con lunghezze d’onda tra 280 e 315 nm.
    Sono presenti solo in piccola percentuale nella luce solare a livello del suolo perché vengono filtrati al 95% dalla ozonosfera. Malgrado vengano schermati, in caso di eccessiva esposizione solare sono responsabili dei danni alla pelle.
  • Raggi UV-C, con lunghezze d’onda tra i 100 e i 280 nm.
    Sono quasi completamente filtrati dagli strati di ossigeno e ozono presenti nell’atmosfera; sono estremamente dannosi per le forme di vita, poiché sono capaci di alterare le molecole di DNA e RNA, fino a distruggerle.
Lampada germicida
Bagliore visibile di una lampada UV-C

Per i loro effetti su DNA e RNA i raggi UV-C sono ampiamente utilizzati per la disinfezione di acqua, superfici e oggetti da germi, batteri, parassiti e virus.

Vale la pena ribadire che tale pericolosità vale anche nei confronti dell’uomo: osservare, anche brevemente, una lampada UV-C può provocare danni temporanei e permanenti alla vista (cataratta, opacizzazione del cristallino e bruciatura della retina); va inoltre protetta anche la pelle che, se esposta ai raggi UV-C anche per pochi secondi, può sviluppare tumori.

Teniamolo a mente quando maneggiamo l’impianto!

Come produrli

La lampada UV solitamente utilizzata negli impianti emette raggi ultravioletti alla lunghezza d’onda di circa 250-255 nm.
Questa luce non è normalmente visibile; un leggerissimo alone blu è talvolta visibile come produzione luminosa spuria.

Solitamente si tratta di una lampada simile alle CFL o ai tubi fluorescenti: all’interno del tubo è presente una piccola quantità di mercurio che, eccitato dalla corrente elettrica, emette raggi UV-C che possono uscire liberamente dal tubo trasparente di quarzo.

Quarzo, poiché i raggi UV-B e UV-C sono bloccati dal vetro. Come vedremo, questa è una complicazione ma anche un vantaggio.

Lampada UV

Noterete che il tubo è completamente trasparente, anziché bianco opaco come nelle CFL.
In queste ultime, infatti, è ricoperto internamente di fosfori che trasformano la luce ultravioletta – invisibile e pericolosa – in luce visibile e del tutto sicura.

Attenzione: esistono in commercio lampade UV-A, dette anche lampade di Wood; o UV-B, solitamente vendute per illuminare terrari per rettili.

Wood lamp
Lampade di Wood (UV-A). Notare che il tubo è opaco, non trasparente.

Queste lampade non vanno bene per i nostri scopi, poiché non producono i raggi UV della frequenza corretta per avere azione germicida.
Sono comunque facili da identificare, poiché il tubo delle lampade UV-A e UV-B è opaco e non trasparente.

Lampada UV B
Lampada per rettili (UV-B) più luce visibile. Notare che il tubo della CFL è bianco opaco.

Sono ultimamente disponibili anche dei LED che emettono radiazioni UV-C; tuttavia, strano a dirsi, sono meno efficienti delle lampade a mercurio.

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