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Classificazione

Le Rotala

Alla fine del ‘700, il genere Rotala esisteva già, ma quello che accadde nell’arco di un secolo è piuttosto interessante.
Il nome era stato ideato dal leggendario Linneo, nel 1771, in base alla forma della prima specie scoperta: la Rotala verticillaris.

Il termine significa “dotato di ruote”. Venne scelto dal grande scienziato per l’aspetto della pianta vista dall’alto.
Le foglie lunghe e sottili, disposte a verticillo in modo regolare, ricordano infatti i raggi di una ruota.

Pogostemon erectus

Sta di fatto che quella specie, oggi, non si chiama più così!
Alla data di questo articolo, gli esperti sono ancora in disaccordo sulla sua classificazione…

Rotala verticillaris

…ma quella che troviamo nei negozi si chiama Pogostemon erectus.
Quantomeno, questo è il nome della specie che per decenni abbiamo coltivato in acquario, con il nome errato di Rotala verticillaris.
Appartiene addirittura alla famiglia delle Lamiaceae, mentre le Rotala sono Lythraceae.

Nessuno ha ben capito se fu davvero quella, la specie che Linneo classificò nel XVIII secolo… ma adesso è un pochino tardi per mostragli la pianta.
Come inizio sembra promettente… ma andiamo avanti.

Rotala rotundifolia

Nel 1793, un famoso scienziato inglese venne messo a capo dell’Indian Botanic Garden, il grande giardino botanico di Calcutta.
Occupò quell’incarico per più di 20 anni, facendo arrivare piante da tutto il Sud-Est asiatico e portando le specie presenti a circa 12’000.

Si chiamava William Roxburgh: un nome noto agli acquariofili…

William Roxburgh
William Roxburgh

…che lo associano alla più comune delle piante d’acquario: la Limnophila sessiliflora.

Il lavoro di classificazione era enorme… impossibile finirlo in una sola vita.
Nel 1814, quando lasciò l’incarico, il suo successore riprese alcuni suoi studi e li completò.
Si chiamava Francis Buchanan-Hamilton.

Tra le “incompiute” di Roxburgh c’era una pianta arrivata da chissà dove, che pensò di classificare come Ammannia rotundifolia.
Quel nome restò invariato (o quasi) fino al 1880, quando la specie venne spostata nel genere Rotala, ma questo lo vedremo più avanti.

Il nome di specie, “rotundi-folia”, non dovrebbe aver bisogno di spiegazioni.
Evidentemente, al botanico sembrò di vedere delle foglie tondeggianti…
…Ma dove???

Rotala rotundifolia

La spiegazione è molto semplice: Hamilton studiò la pianta nella forma emersa.
E’ così che cresce quasi sempre, in Natura…

Rotala rotundifolia emersa

…ed era con questo aspetto che probabilmente si presentava allo scienziato.
Si capisce bene, a questo punto, quanto quel nome fosse appropriato; ma questo lo vedremo meglio nel prossimo capitolo… ora andiamo avanti.

Quelle foglie rotonde appaiono anche in un disegno del 1846, opera di un anonimo artista indiano.
Venne realizzato per conto di Robert Wight, un illustre botanico scozzese che visse in India per circa 30 anni.

Ammannia rotundifolia

A partire dal 1839, Wight tentò di riclassificare la pianta, chiamandola Ameletia rotundifolia.
Lo possiamo vedere meglio da un ingrandimento della didascalia…

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Ameletia rotundifolia

…dove il nome originale (in basso) viene attribuito a Roxb., ovvero Roxburgh, trascurando l’opera di Hamilton.
Ma soprattutto, in alto appare il nuovo nome Ameletia, con le iniziali R. W., ovvero Robert Wight.
La disputa si concluse solo nel 1880, quando la collocazione nel genere Rotala diede torto ad entrambi.

Tuttavia… quel disegno mi permette una piccola divagazione…
Riesco finalmente a dimostrare che Ammannia si scrive con due “n”!!!
Va bene, va bene…
Torniamo seri e passiamo all’altra Rotala… anche qui ci sarà da divertirsi.

Rotala indica

Per prima cosa, diciamo subito che la pronuncia corretta è ìndica, con l’accento sulla “i” iniziale.
Esattamente come la voce del verbo “indicare”.
Significa semplicemente “originaria dell’India“, niente di particolarmente fantasioso.

La sua storia comincia nel 1799, da un professore di Storia Naturale di Berlino…

Willdenow Carl Ludwig
Willdenow Carl Ludwig

Carl Ludwig Willdenow, che all’epoca… non si era mai mosso dalla Germania.
Ogni tanto riceveva campioni di piante esotiche, da religiosi che operavano come missionari in terre lontane.
Tra queste specie, ne trovò una che chiamò Peplis indica; il motivo di tale nome l’abbiamo già capito.

Vi risparmio tutta la trafila da quel momento in poi, perché stavolta sarebbe davvero interminabile.
Ci basta sapere che, negli 81 anni successivi, la pianta cambiò nome una decina di volte, 4 delle quali tra il 1820 ed il 1826.
Venne classificata da almeno 9 scienziati diversi, che la collocarono anche nei generi Ameletia ed Ammannia, prima di arrivare al definitivo Rotala indica.

Anche in questo caso, il nome che porta ancora oggi le venne attribuito nel 1880, quando un curioso destino la riunì alla sua cugina rotundifolia.
Ma perché?… Cosa accadde in quell’anno?

Conclusione della vicenda

Nel corso del XIX secolo, visse un botanico tedesco che dedicò quasi tutta la carriera allo studio delle Lythraceae, diventandone il massimo esperto mondiale.

Koehne Bernhard Adalbert Emil
Koehne Bernhard Adalbert Emil

Il suo nome era Bernhard Emil Koehne.
Dopo decenni di ricerche, nel 1880 ridefinì in modo rigoroso la classificazione di 97 specie, nei generi Rotala, Ammannia, Lythrum, Didiplis ed altri.

Qui sotto mostro la parte iniziale della sua enciclopedica trattazione, pubblicata nel 1881 su “Botanische Jahrbücher für Systematik”:

Lythraceae

Osservate il nome dell’autore, convertito in Latino… una pratica che andava ancora di moda, alla fine dell’800.

In seguito a tale lavoro scompariva il genere Peplis, dove già in precedenza erano confluite quasi tutte le Ameletia, mentre il genere Rotala arrivava a 31 specie distinte; le stesse di oggi, escludendo le innumerevoli cultivar.

Tra queste, c’erano anche le due protagoniste di questo articolo.
La Rotala indica, a pag. 173…

Rotala indica par_26

…e la Rotala rotundifolia a pag. 175:

Rotala rotundifolia par_28

Ma perché vi mostro questi ritagli?…
A chi interessa il testo originale di oltre un secolo fa… per giunta in Latino?

Con questi frammenti, cerco di dimostrare che non ci sono state “recenti revisioni nella classificazione”, come talvolta si legge su varie fonti.
Gli scienziati hanno concluso il loro lavoro 134 anni fa!… E si sapeva già da allora che sono due specie ben distinte.

Nessuna cultivar, nessuna variante naturale, nessun ecotipo…
In tutta la storia che abbiamo trattato, non c’è mai stata confusione tra le due piante, né per Hamilton, né per Willdenow, né per Wight, né per Koehne… né per nessun altro dei botanici coinvolti, in oltre 80 anni di ricerche.

E allora… da cosa derivano le attuali incertezze?
Lo vedremo nel prossimo capitolo…

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