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Conosciuto anche come Pesce pagliaccio o Botia pagliaccio, il Chromobotia macracanthus (ancora conosciuto anche come Botia macracanthaè un simpatico pesce originario del Sud-Est Asiatico. In questo articolo vi aiutiamo a scoprirlo.


La sua indole pacifica, l’adattabilità a quasi tutti i  valori dell’acqua, ma soprattutto la sua brillante colorazione, hanno reso famosissimo questo pesce, tanto da essere tra i più richiesti dagli acquariofili.

La sua sgargiante livrea, arancione e nera, ricorda i vestiti di scena dei pagliacci; proprio da questi ultimi prende il curioso nome, con cui è conosciuto: Pesce pagliaccio o Botia pagliaccio.

Pesce pagliaccio o Botia: Chromobotia macracanthus
Chromobotia macracanthus

Indice dei contenuti

Classificazione

Il Chromobotia macracanthus è stato classificato per la prima volta da Pieter Bleeker nel 1852.
Bleeker era un medico militare olandese, che nel suo periodo in Indonesia effettuò molte ricerche sui pesci locali.

Pieter Bleeker
Pieter Bleeker

Classificò, in quel periodo, moltissimi pesci nella famiglia Cobitidae, tra i quali anche il nostro simpatico pesciolino a cui diede il nome di Cobitis  macracanthus. 
Il termine macracanthus significa “grossa spina“; deriva infatti dalla spina erettile sotto l’occhio del pesce.
Più tardi, la specie venne trasferita nella famiglia Botiinae, e prese il nome di Botia macracanthus, conosciuto anche come Botia macracantha.
Quest’ultimo nome, accettato come sinonimo, in realtà è sbagliato; si tratta di una trasposizione al femminile di un termine maschile.
Come se in Italiano dicessimo “il Re Elisabetta”, anzichè “la Regina”.

Solo recentemente, nel 2004, l’ittiologo Maurice Kottelat ha corretto alcune classificazioni, tra cui anche la famiglia Botiinae.
Ha trovato nel Botia macracanthus alcune caratteristiche uniche, pertanto ha pensato di inserirlo in un genere tutto suo: il Chromobotia.

Il termine deriva dal greco khroma (che significa colore), e dal generico Botia (che fa riferimento al precedente nome di genere).
Il nome Botia deriva dal termine indiano “Bottia”, con cui si indicano i pesci da fondo. La pronuncia corretta è pertanto “botia”, non “bozia”, come prevederebbero le regole del Latino.

Nei negozi specialistici potete comunque trovarlo con tutti i suoi nomi:
Botia macracantha, Botia macracanthus, Cromobotia macracanthus, Botia pagliaccio…
Solo per curiosità, aggiungo che gli Indonesiani lo chiamano “Entebering Ikan makan”.

A questo pesce sono state dedicate copertine di libri e riviste specialistiche, nonché francobolli.
Come abbiamo fatto per altre specie trattate, ne proponiamo due qui sotto, rispettivamente del Laos e della Guinea Bissau.

Francobolli del Laos e della Guinea Bissau dedicati al Chromobotia macracanthus o pesce pagliaccio
Francobolli del Laos e della Guinea Bissau dedicati al Chromobotia macracanthus

La richiesta consistente, sul mercato acquaristico, porta alla cattura di diversi milioni di esemplari l’anno.
Non si parla ancora di rischio di estinzione, ma le autorità locali hanno iniziato a regolamentarne la cattura.
Lo vedremo meglio più avanti.

I luoghi di origine

In natura, il pesce pagliaccio o Botia pagliacco (Chromobotia macracanthus) è diffuso nelle acque fluviali dell’Indonesia, soprattutto nelle 4 isole principali: Sumatra, Java, Borneo e Sulawesi.

Per effetto del clima monsonico, l’acidità di queste acque può scendere fino a pH 5, per poi risalire a pH 7-7,5.
La temperatura è di 25-27 °C, ma si abbassa di 3-4 °C durante la stagione delle piogge.

Mappa di diffusione dei Chromobotia macracanthus
Mappa di diffusione dei Chromobotia macracanthus (clicca per ingrandire)

Gli esemplari adulti vivono nei grandi fiumi della foresta pluviale.
Con l’arrivo della stagione delle piogge, a Ottobre, gli esemplari sessualmente maturi migrano lungo i fiumi  più piccoli per deporre le uova, arrivando nelle aree appena inondate.

Gli avannotti rimangono in quelle zone, ricche di microrganismi e larve di insetti, di cui si cibano.
Possono inoltre trovare riparo dalla luce e dai predatori, sotto foglie, rami, detriti e radici degli alberi sommersi.
Raggiunta la lunghezza di circa 3 cm, seguendo l’acqua che si ritira, passano nei fiumi più piccoli dove possono raggiungere la taglia semiadulta.
Diventati abbastanza forti, migrano nei fiumi più grandi dove hanno maggior probabilità di trovare cibo.

Il lungo viaggio per arrivare nelle nostre case

Il Chromobotia macracanthus, nonostante sia diffusissimo in acquariofilia, non è ancora stato riprodotto in cattività se non in rarissimi casi.
La quasi totalità degli esemplari, presenti nei nostri acquari, proviene dalla cattura.

Stiamo parlando di grossi numeri, 20 milioni di esemplari l’anno, tant’è vero che negli ultimi anni la presenza del Chromobotia, nel proprio habitat naturale, è sensibilmente diminuita.
Le autorità locali, per tutelare la specie, hanno pensato giustamente di regolamentarne la cattura.

E’ imposto il fermo pesca nel periodo che va da Marzo a Luglio, quando l’acqua si ritira dopo la stagione delle pioggie.
Poi è consentito prelevare pesci nel restante periodo dell’anno, fino ad una dimensione massima di 15 cm (la taglia più richiesta si aggira sui 4-5cm), tutelando gli esemplari riproduttori ed assicurando la continuità della specie.

La pesca degli esemplari adulti è consentita solo per scopo alimentare; questo pesce è infatti molto apprezzato dalle popolazioni locali.
La tecnica maggiormente usata consiste nell’usare grosse canne di bambù, lunghe circa due metri, lungo le quali vengono praticati numerosi fori, di diametro tale da lasciar passare solo gli esemplari di taglia consentita.

Trappole di bamboo per la cattura del Chromobotia o Botia pagliaccio
Trappole di bamboo per la cattura del Chromobotia – Foto di Mikael Håkansson

Queste canne vengono fatte affondare lungo le sponde dei fiumi, legate ai rami degli alberi o a dei  galleggianti.
I piccoli Chromobotia vi si infilano dentro, per trovare riparo; poi rimangono lì anche quando vengono prelevate dai pescatori, che in questo modo li catturano.

Cattura dei Chromobotia dalle trappole
Cattura dei Chromobotia dalle trappole – Foto di Mikael Håkansson

Le canne di bambù vengono essiccate all’aria per circa due mesi, altrimenti rilasciano odori e sostanze sgradevoli ai pesci.

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I pesci catturati vengono poi venduti agli esportatori di Jambi, Singapore, Hong Kong e Jakarta, che li fanno crescere fino al raggiungimento della taglia desiderata, in grandi vasche di stabulazione, prima di spedirli in tutto il Mondo.

Lo stoccaggio, presso i grossisti, permette di superare in parte il problema della stagionalità delle catture.
In questo modo si copre il 90% della richiesta del mercato acquaristico; il restante proviene da allevamenti dell’Europa orientale e del Sud-Est asiatico, dove si riesce a riprodurre il Chromobotia con tecniche di induzione ormonale.

Il lungo viaggio, gli acquari poco puliti di grossisti o negozianti, nonché mangimi non adatti, indeboliscono molto il nostro pesciolino, che arriva nelle nostre case magro, debilitato ed esausto, per trovare magari un ambiente non idoneo.
Per questo motivo la mortalità è molto alta, tra i giovani esemplari appena inseriti in acquario.

Descrizione del pesce pagliaccio o Botia pagliaccio

Morfologia

Nel Chromobotia macracanthus, gli esemplari giovani presentano un corpo allungato e compresso sui fianchi, il ventre è piatto e il dorso leggermente arcuato.

La livrea di fondo è di un arancio scuro/rosso sul dorso, che va schiarendo verso il ventre dove tende al bianco.
Sono presenti tre fasce verticali cuneiformi di un nero intenso, che attraversano il corpo: la prima all’altezza dell’occhio, la seconda sui fianchi e la terza tra la pinna dorsale, la radice del peduncolo caudale e la pinna anale.

Tutte le altre pinne sono di un intenso colore arancio/rosso.
Non sono presenti squame e la pelle è vellutata.

Pesce pagliaccio o Botia: Chromobotia macracanthus
Chromobotia macracanthus

Gli esemplari adulti, presentano un corpo tozzo, poco compresso sui fianchi; il profilo dorsale è molto arcuato.

Il colore passa dall’arancio vivo ad un giallo sporco; anche le fasce nere perdono di intensità.
Mantengono comunque le pinne rossastre.

La bocca è rivolta verso il basso; sono presenti quattro paia di barbigli che il Chromobotia muove continuamente, usandoli come sensori per la ricerca di cibo ed avere informazioni sull’ambiente circostante.
Questo aspetto ci fa capire che siamo di fronte ad un pesce da fondo.

Sono presenti due grosse spine erettili sotto l’occhio, ben visibili negli esemplari adulti, dalle quali deriva il nome macracanthus.
Si ipotizza che queste spine servano da difesa, nei confronti dei predatori, e siano utilizzate anche nei combattimenti fra conspecifici.

Bisogna prestare molta attenzione nel catturare questo pesce con i retini, infatti le spine potrebbero impigliarsi causando serie ferite al pesce.

Spina suboculare del Chromobotia
Spina suboculare del Chromobotia

Come la maggior parte dei pesci, sono dotati di organi sensoriali nei fianchi. Si presentano come una linea diritta nei fianchi dell’animale (linea laterale) che danno al pesce una profonda consapevolezza delle proprie forme.

In acquario in genere non superano i 30 cm, mentre in natura sono stati catturati esemplari anche di 45 cm.
Si, avete letto bene… Stiamo parlando di taglie considerevoli; questo ci porta ad una inevitabile considerazione…
Il Chromobotia macracanthus non è un pesce per tutti; pochi possono permettersi vasche adeguate, per allevare questo splendido pesce.

Particolarmente longevo, ha una aspettativa di vita di oltre 20 anni.
Vi sono casi confermati, di esemplari in cattività, che hanno raggiunto i 40 anni, ma si tratta comunque di casi eccezionali.

Pesce pagliaccio o Botia (Chromobotia macracanthus) adulto
Chromobotia adulto

Questa specie, come abbiamo detto, è originaria delle isole dell’Indonesia; le popolazioni più numerose si trovano nelle due isole più grandi: Sumatra e Borneo.
Probabilmente a causa dell’isolamento, le due varietà sono distinguibili per tonalità ed intensità dei colori.

Gli individui provenienti dal Borneo presentano una colorazione più scura; le pinne di molti esemplari sono nerastre.
Inoltre, molti esemplari adulti presentano le fasce nere contornate da una sottile linea più chiara.

Pesce pagliaccio o Botia (Chromobotia) varietà del Borneo
Chromobotia – Varietà del Borneo

La specie proveniente da Sumatra, invece, presenta una colorazione più vivace e le pinne di un rosso più intenso.
Per questo motivo risulta più apprezzata.
In alcuni esemplari, le fasce  nere non attraversano completamente il corpo.

Giovane pesce pagliaccio o Botia (Chromobotia), varietà di Sumatra
Giovane Chromobotia – Varietà di Sumatra

Chissà!… Forse, un giorno, qualche ittiologo le studierà approfonditamente… classificandole come specie diverse.

Dimorfismo sessuale e riproduzione

Il dimorfismo sessuale non è evidente; ad un esame esterno, risulta praticamente impossibile riconoscere i sessi.

Secondo alcuni, la pinna caudale presenta una diversa conformazione, tra maschio e femmina.
Più precisamente, i maschi avrebbero una pinna più grande maggiormente incisa, con le punte rivolte verso l’interno come a ricordare due uncini.
Nelle femmine risulterebbe più piccola, con le punte diritte.

In realtà non è sempre così evidente… Si ha la certezza di individuare la femma solo se ci si trova di fronte ad un esemplare ovigero, che presenta una linea ventrale decisamente più tondeggiante.

Come abbiamo già detto, il Chromobotia macracanthus non è ancora stato riprodotto in cattività, in acquari privati, ma solo in grosse vasche di allevatori con l’ausilio di ormoni.
E’ auspicabile che in futuro vi sia un aumento degli esemplari riprodotti in cattività, per tutelare la specie; ma va detto che gli allevatori non fanno distinzioni tra Borneo e Sumatra; si sta quindi assistendo ad una ibridazione delle due varianti.

Capita, a volte, di assistere a presunti rituali d’accoppiamento, ma poi tutto finisce prima della deposizione.
Probabilmente non scatta lo stimolo riproduttivo, alla cui base c’è una serie complessa di fattori ambientali e ormonali, che difficilmente sono riproducibili in acquario.
Perciò se doveste essere talmente fortunati da assistere alla riproduzione, fotografate l’evento, documentatelo il più possibile… e registratevi sul nostro forum per discuterne!… Sareste i primi.
(Scherzi a parte, non è necessario esibire tale impresa, anzi… approfitto per ricordare che l’iscrizione, veloce e gratuita, è consigliata soprattutto ai principianti.)

Qualcuno afferma di essere riuscito a riprodurre il Chromobotia, ma non c’è documentazione che lo conferma. Non sto dicendo che sia una falsità, ma non essendoci prove a confermarlo, la notizia va considerata con cautela.

La maturità sessuale si ha sui 2-3 anni; le dimensioni minime sono di circa 15 cm.
Le femmine, nel periodo prima della deposizione (che coincide con la stagione delle piogge), cambiano la loro dieta a favore di una alimentazione ittiofaga: iniziano predare qualsiasi pesce di piccole dimensioni, tali da poter essere mangiato.
Questo porta ad un aumento considerevole della loro circonferenza.

Gli esemplari sessualmente maturi percorrono i fiumi verso le zone inondate, dove avviene la deposizione.
La riproduzione è esterna e avviene casualmente in gruppo, in momenti di frenesia ormonale, dove gli esemplari fertili rilasciano uova e spermatozoi.

Le uova fecondate vengono quindi lasciate al loro destino, le cure parentali terminano qui… anzi, spesso si assiste alla predazione delle uova da parte degli stessi genitori.
Gli adulti ritornano quindi nei grandi fiumi.

Comportamento

Tre aggettivi che ben si adattano al pesce pagliaccio o Botia sono: curioso, giocoso e vorace, tanto da presentare un comportamento quasi atipico per un pesce, più idoneo ad alcuni mammiferi.

E’ un pesce gregario altamente sociale, che forma complesse gerarchie, il numero minimo di individui da inserire in un acquario è di 4-5 esemplari, per poterlo apprezzare.
Se lasciato solo, avrà un comportamento apatico, sempre nascosto, potrebbe diventare anche aggressivo nei confronti di altri pesci dell’acquario.

Il Chromobotia è prevalentemente notturno, ma una volta ambientato in acquario non tarderà a farsi vedere durante il giorno.
Ma diamo una spiegazione a quei tre aggettivi…

Curioso: controllerà continuamente ogni qualvolta metterete le mani in vasca, per potare, interrare  una pianta, spostare un arredo, ecc.
Nel mio acquario, non faccio in tempo a togliere le mani che i miei Chromobotia, da perfetti padroni di casa, si fiondano a controllare che i lavori siano stati fatti a regola d’arte; smuovono il terreno, nuotano attorno alla novità e mordicchiano la pianta, fino a che non hanno realizzato che tutto è di loro gusto.

Giocoso: è uno spettacolo guardarli, sono sempre a rincorrersi, a volte sembra di assistere ad un Gran Premio; si inseguono in una sorta di circuito all’interno della vasca.
Se qualcuno riesce a superare il primo, inventerà un nuovo circuito… e tutti dietro per superarlo.

Pesci pagliaccio o Botia (Chromobotia macracantus) che si inseguono
Chromobotia macracantus che si inseguono

Spesso entrano ed escono, in fila indiana, in un mezzo guscio di noce di cocco posizionato come un igloo, a cui ho praticato due aperture che fungono da porte e vanno avanti così per un po’ di tempo.

Caratteristica tipica, nei Chromobotia, è quella di riposare stesi di fianco o a pancia in su, tanto da dare l’impressione di essere morti.
I miei hanno l’abitudine di sdraiarsi su di una foglia di Anubias, oppure sulla Vesicularia.
La prima volta che ne ho visto uno così, mi sono subito preoccupato che fosse morto; ma una volta avvicinato, ha ripreso a nuotare come niente fosse.

Sentono il bisogno del contatto fisico fra conspecifici.
Soprattutto quando vanno a riposare, devono stare uno addosso all’altro; si posizionano tutti in un anfratto, sotto una radice o dentro la noce di cocco, e guardano curiosamente fuori.

Questo aspetto scompare quando gli esemplari diventeranno adulti; a quel punto, ognuno dovrà avere una propria tana, che difenderà strenuamente.

Vorace: i Chromobotia non sanno cosa siano le buone maniere.
Quando mi avvicino per dare il cibo vanno letteralmente in frenesia; sembra che non abbiano mai mangiato.

Si mettono in verticale per prendere il cibo in scaglie sulla superficie, ma se c’è una tabs da fondo inizia una sorte di lotta per mangiarla; capita che qualcuno la prenda in bocca e scappi come un cane con l’osso, mentre dietro… tutti ad inseguirlo.

Hanno la caratteristica di emettere dei suoni simili a degli scoppiettii, quando lottano tra di loro per il cibo, per il grado di pesce dominante, per la difesa del territorio o quando sono particolarmente eccitati.
Questi rumori, prodotti dalla macinazione dei loro denti faringei, sono abbastanza forti da far preoccupare il proprietario dell’acquario, se non ne è al corrente.

In seguito alla lotta, il vincitore cambia il proprio colore attenuandolo, le fasce nere diventano di un grigio chiaro e mantiene questa tonalità per circa un’ora.
Avrà quindi la precedenza nell’alimentazione, mentre gli altri esemplari si terranno leggermente in disparte.
Normalmente, l’esemplare dominante è femmina.

Alimentazione

Abbiamo già detto quanto sia vorace il Chromobotia; pertanto, spiegare cosa mangia non è facile… sarebbe quasi più semplice dire cosa non mangia.

Si tratta di un pesce onnivoro, che predilige nutrienti di origine animale.
In natura si ciba di vermi, crostacei, larve, avannotti, piccoli pesci, integrando la dieta con materiale vegetale: alghe e foglie tenere di piante.

Un Chromobotia macracantus che divora una zucchina insieme a un Plecostomus
Un Chromobotia macracantus che divora una zucchina insieme a un Plecostomus

E’ conosciuto con l’appellativo di “mangia-lumache”, adora cibarsi di gasteropodi che trova con i barbigli.
Per questo motivo, viene spesso venduto come soluzione per disinfestare l’acquario, dalla proliferazione di lumache, con l’assicurazione che in un paio di notti le eliminerà completamente.

E’ probabilmente vero, ma è sbagliato acquistare un pesce come soluzione ad un problema, tralasciando completamente le sue esigenze; specialmente se la causa è una cattiva gestione dell’acquario.
Tra l’altro, quelle lumachine non sono affatto “un infestazione da debellare”, ma questo è un altro discorso…

In acquario, è utile fornire una alimentazione più varia possibile, dosando poco cibo un paio di volte al giorno e non basandoci sulle quantità che riescono a mangiare.

Accetta volentieri tutti i comuni mangimi in fiocchi, prodotti vegetali in pastiglie, Tubifex, surgelati, Artemia, Chironomus, piccoli gamberetti ,larve d’insetti, vermi, polpa di molluschi, infine verdure lessate, come zucchine, spinaci, carote, patate e piselli.
Se non viene fornito un sufficiente apporto di cibo vegetale, il Chromobotia inizierà a mangiare le piante che trova in acquario.

Per quanto riguarda gli altri pesci, è praticamente impossibile pensare di riuscire a riprodurli senza inconvenienti.
Il Chromobotia cercherà di predare uova, larve ed avannotti dei suoi compagni di vasca… e probabilmente ci riuscirà.

Se troppo nutriti, tendono ad ingrassare facilmente.
Per essere sano, un Chromobotia deve avere un aspetto paffuto, ma non obeso.

Malattie

Innanzitutto, va detto che il Chromobotia macracanthus è intollerante ai medicinali.
Spesso può capitare di vedere un peggioramento, in seguito alla somministrazione di farmaci.
Se siete costretti ad usarli, è bene somministrare la metà dei dosaggi consigliati.

La malattia sicuramente più diffusa, tra i Chromobotia, è l’Ictioftiriasi, conosciuta comunemente come “Malattia dei puntini bianchi”.
Stress da trasporto, sbalzi di temperatura e pH, indebolimento dovuto a cattive condizioni ambientali, denutrimento, mancanza di squame… portano spesso il nostro pesciolino ad essere vittima di questa malattia.

Pesce pagliaccio o Botia (Chromobotia macracantus) affetto da ictioftiriasi
Chromobotia macracanthus affetto da ictioftiriasi

Vorrei sfatare una leggenda, che vede i Chromobotia sempre esposti all’attacco dell’Ictioftiriasi; in realtà, questi pesci hanno la stessa probabilità di ammalarsi di tutti gli altri.
Il vero problema è che spesso non sono tenuti in vasche di dimensioni idonee; soffrono quindi di nanismo e rachitismo, con conseguente diminuzione delle difese immunitarie, diventando facili prede della malattia.
Per una spiegazione dettagliata, della malattia e delle cure, consiglio di leggere il nostro articolo sull’Ictioftiriasi.

Un’altra patologia che miete molte vittime, tra i Botia, è il dimagrimento dovuto a parassiti intestinali (flagellati) favoriti da una dieta inadeguata.
La maggior parte degli esemplari che portiamo a casa, tutti di cattura, soffre già di questo problema; è quindi utile seguire una profilassi per curarli.
In seguito, con una corretta alimentazione, non dovrebbe più insorgere la malattia.

Tra i vari flagellati, che possono colpire il Chromobotia, ricordiamo: Hexamila, Spironucleus, Trichomonas e Bodomonas.

Personalmente ho avuto successo con un metodo naturale: in un sacchettino di nylon, schiaccio dell’aglio in modo da ottenere un poltiglia; poi ci infilo una decina di pastiglie per pesci da fondo, che lascio li per una mezz’ora, in modo tale che si imbevano del succo d’aglio.
Alimento i miei Chromobotia con queste pastiglie, una volta essiccate, dosando una tabs ogni 2 giorni (sono restii a mangiarle, se umide).

Dopo una ventina di giorni, non dovrebbero più essere presenti parassiti intestinali.
In caso si notasse che i pesci sono poco paffuti, si può ripetere la terapia.

In alternativa si possono usare prodotti specifici come lo Spirohexol della JBL, ma anche in questo caso occorre alimentare i pesci con pastiglie imbevute del prodotto.
Possono essere utilizzati anche medicinali a base di Metronidazolo, come il Flagyl in compresse.
In questo caso occorrerà schiacciare una compressa, sciogliere con acqua e impregnare le pasticche da fondo.

L’acquario per il pesce pagliaccio o Botia pagliaccio

La capienza

Come già detto, il Chromobotia macracanthus è uno dei pesci più venduti, ma purtroppo fa parte della folta schiera di pesci tenuti in condizioni inadatte.
Il problema principale è la sua mole (ripetiamolo ancora), che richiede vasche particolarmente capienti.

Sconsiglio vivamente di acquistarlo piccolo, con l’intento di trovargli poi una sistemazione idonea quando sarà cresciuto.
Non è semplice trovare chi potrà allevarlo e soprattutto non si svilupperà correttamente.

Non è neanche semplice dare indicazioni precise sulle dimensioni dell’acquario… verrebbe da dire di usare il buonsenso, ovvero più è grande meglio è.
Possiamo dire che per allevarne un gruppetto, diciamo 5-6, ci vuole una vasca di almeno 140-150 cm di lunghezza… circa 300-350 litri.
Con queste dimensioni non si dovrebbero presentare problemi di nanismo.

L’allestimento

Il fondo deve essere di sabbia o ghiaino fine non tagliente, in modo che possa grufolare senza ferirsi, visto che il Chromobotia ama scavare nel fondo.

E’ importante creare diversi nascondigli, abbiamo detto che ha bisogno di tane per riposarsi.

Noci di cocco da usare come nascondigli
Noci di cocco da usare come nascondigli

Sono utilissime soprattutto nei primi tempi, quando il pesce deve ambientarsi.
Non è particolarmente esigente in fatto di case; possiamo usare tronchi, bamboo, rocce… purchè non taglienti.
Ricordo che il Botia è privo di scaglie, e può ferirsi facilmente.

Vanno bene anche gusci di cocco, vasi di terracotta, arredi vari e perfino tubi di plastica.
Vedremo i nostri pesci stringersi l’un l’altro, in tane che sembrano anguste, per poi guardare curiosamente cosa succede nell’ambiente circostante.

Le piante

L’acquario, oltre ad avere spazio per il nuoto, dovrà essere piantumato.
Vanno bene tutte le specie di muschio, i Microsorum pteropus e le Anubias.

Anubias barteri
Anubias barteri – Foto di Uthopya

Queste ultime possono essere legate agli arredi, rendendo le tane più ombrose; inoltre non richiedono luce intensa, che potrebbe infastidire i Chromobotia.
Sicuramente adatte le varie specie di Hygrophila, mentre altre piante a stelo potrebbero diventare facile preda dei pesci, soprattutto quando iniziano ad avere taglie considerevoli.
Consigliatissime tutte le piante galleggianti, che saranno utilissime nell’assorbimento degli inquinanti.

Gli altri pesci

L’indole pacifica del pesce pagliaccio o Botia lo rende idoneo a convivere con altre specie.
Viene spesso venduto come pesce per il cosiddetto acquario di comunità, termine che non condivido, perché spesso ospita pesci che in natura non si incontrerebbero mai (e che richiedono parametri differenti).

Comunque, possiamo abbinare al Chromobotia macracanthus tutti gli altri pesci del genere Botia, i vari Trichogaster…

Trichogaster lalius maschio
Trichogaster lalius maschio (pubblico dominio)

… oppure diverse specie di Ciprinidi come Puntius tetrazona, Puntius titteya, Crossocheilus siamensis e Garra rufa.

Sconsiglio di abbinarlo a gasteropodi, che sarebbero facile preda del Chromobotia.
Sembra che riescano a sopravvivere le lumache dotate di opercolo, una piastra cornea che chiude l’apertura della conchiglia, quando l’animale si ritira al suo interno: le Neritina, Melanoides tubercolata e Ampullaria.
Ma ripeto che non è convivenza, bensì sopravvivenza.

Ricordo che i Chromobotia sono onnivori, ma hanno una predilezione verso la carne.
L’istinto predatorio, soprattutto nei pesci di grossa taglia, è piuttosto forte; potrebbero quindi predare piccoli pesci.

Il C. macracanthus non richiede valori estremi dell’acqua.
I seguenti valori sono considerati ottimali.

  • pH 6.4-7, leggermente acido;
  • GH: 3-9 dGH;
  • temperatura: 22-27°C;
  • Ovviamente nitriti a 0, con nitrati inferiori ai 30mg/l.

Sono pesci che tollerano male gli inquinanti, in questo sicuramente ci aiuteranno le piante.
In alternativa, occorrerà fare dei cambi parziali d’acqua, piccoli ma frequenti.

Per questo motivo è preferibile inserire i Chromobotia in acquari avviati da un po’ di tempo.

E’ utile avere una buona filtrazione e una buona circolazione dell’acqua.
Ricordo che i  Chromobotia sono per lo più di cattura, in natura vivono nelle correnti dei fiumi e si recano nelle paludi solo per riprodursi.

Conclusioni

Il pesce pagliaccio o Botia pagliaccio (Chromobotia macracantus) è uno dei pesci più richiesti nel Mondo, ma nonostante questo, sembra un paradosso… è anche uno di quelli di cui si hanno meno informazioni.
So di non essere stato in grado di chiarire tutti gli aspetti ancora sconosciuti, ma non era questo il mio intento.

Voglio sperare che questa “guida” abbia stimolato il desiderio di allevare questo splendido pesce; al contempo, che sia utile a far capire quali siano le sue esigenze, per riuscire ad allevarlo correttamente, evitando l’errore di acquistarlo senza conoscerlo.
Errori che io stesso ho commesso…

Certo, tutto questo non si deve applicare solo al Chromobotia, ma a tutti pesci che inseriamo nei nostri acquari.
Fortunatamente si sta passando ad una nuova generazione di acquariofilia, più consapevole.

Probabilmente, la facilità con cui si reperiscono informazioni, in rete, aiuta molto questa evoluzione del nostro hobby.

Desidero ringraziare gli autori delle foto, per averle rilasciate sotto licenza Creative Commons.
Chiunque volesse approfondire o discutere l’argomento sul pesce pagliaccio o Botia che dir si voglia, è invitato a parlarne sul nostro forum; la registrazione è facile, veloce e gratuita.

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