banner

Caratteristiche comuni

Significato

Il nome Myriophyllum deriva dal Greco.
Myriòs significa “migliaia”, mentre phyllum vuol dire “foglia”.

Il suo nome comune è infatti “Millefoglie”, e il motivo per cui si chiama così non richiede spiegazioni.
Basta guardare un’immagine ravvicinata.

Foglia di Myriophyllum spicatum

Diffusione

I Myriophyllum (amichevolmente chiamati “Myrio“, nelle nostre chiacchierate) hanno colonizzato ogni angolo del pianeta, adattandosi quasi a tutte le latitudini, valori chimici e presenza di specie antagoniste.
Non come i Ceratophyllum, mantenendo la propria identità di base, ma sviluppando nuove specie in ogni territorio, in milioni di anni di selezione naturale.

Crescita

Per questo motivo, ogni Myrio ha un certo livello di specializzazione, che non gli consente di vivere in condizioni avverse; tuttavia può diventare infestante quando trova quelle giuste.
Sono, infatti, tra tutte le piante d’acquario, quelle caratterizzate dalla crescita più rapida.
Ci sono testimonianze documentate che parlano di 5 cm al giorno, nei casi più estremi.

Aspetto

Non è possibile definire dimensioni e colori, in questa parte dell’articolo, perché variabili da specie a specie; possiamo dire soltanto che tutti i Myrio sono caratterizzati da foglie segmentate e sviluppo verticale, quasi sempre su un unico stelo.

Myriophyllum
Talvolta capita di vedere ramificazioni laterali, anche tre o quattro sulla stessa pianta madre, ma questo significa che le condizioni fisico-chimiche sono davvero ottimali.
Non basta l’abbondanza di nutrienti, ci vuole una combinazione di cause piuttosto rara.

Fertilizzazione

Probabilmente non esistono, in acquariofilia, piante più “affamate” dei Myriophyllum.
Non è solo una questione di quantità, ma anche di varietà dei nutrienti.

Hanno bisogno di tanto e di tutto; non esiste elemento nutritivo che non sia indispensabile per la loro crescita.
Come tutte le piante rapide, sono infaticabili divoratori di nitrati, ma una menzione particolare va fatta sui fosfati.
Per chi se n’è sempre preoccupato, con queste piante dovrà smettere di farlo.
Forse dovrà aggiungerli artificialmente.

Mi rendo conto che la cosa può sembrare incredibile, a chi non ne ha mai avuto uno, ma molto spesso il fosforo deve addirittura essere reintegrato.
Se vi mettete un Myriophyllum in vasca, e vedete che le altre piante si bloccano… state tranquilli.
Non è un caso di allelopatia; probabilmente avete solo i fosfati a zero.

Anidride carbonica

La somministrazione di CO2 è fondamentale, per i Myriophyllum.
In natura sono piante anfibie, che emergono dall’acqua ed hanno accesso al carbonio atmosferico.

Myriophyllum in natura
Myriophyllum in natura (Licenza Creative Commons)

In acquario, vivono perennemente sommerse, l’unico modo per riuscire a coltivarle è fornire CO2 artificiale.

Fondo

Siamo abituati a pensare che le piante di questo tipo, con foglie segmentate, crescano benissimo anche su terreni inerti.
Di solito assorbono i nutrienti direttamente dall’acqua, e usano le radici solo per ancorarsi meccanicamente.
Anche il Myriophyllum può vivere sulla sabbia o sulla ghiaia inerte, anzi, alcuni lo tengono galleggiante. Ma se trova nutrienti nel terreno li sfrutta sicuramente.
Il suo costante appetito lo spinge a cercare dappertutto.
La differenza si vede principalmente dalle dimensioni e dal numero delle foglie, ma anche dalla consistenza dello stelo.

Allelopatia

Su questo punto abbiamo informazioni incomplete. E’ noto che i Myriophyllum producono un certo numero di sostanze allelopatiche (che ostacolano lo sviluppo di specie antagoniste), ma gli studi sui loro effetti sono ancora in corso.
La letteratura scientifica è quasi tutta in Inglese, e fa uso di un linguaggio poco adatto in un articolo per comuni appassionati come noi.

Quello che c’interessa è che i Myrio sono, probabilmente, i peggiori nemici dei cianobatteri.
Gli allelochimici prodotti dalla pianta, infatti, sono di tale potenza da impedirne la formazione anche in concentrazioni molto basse.
Se avete cianobatteri nella vasca del Myriophyllum, quella pianta ha qualche problema.

C’è anche una sostanza fenolica, chiamata tellimagrandina, che lo rende poco appetibile agli animali erbivori.
Non abbiamo notizie, invece, di effetti allelopatici di contrasto alle alghe, anche perché tali fenomeni s’intrecciano con la fortissima competizione alimentare.

Sta di fatto che i Myriophyllum sono spesso tema di discussione, sull’Allelopatia, sia come carnefici che come vittime.
Se avete un invasione di Lemna minor, ad esempio, un Myrio vi risolve il problema; ma se lo mettete con l’Hydrilla verticillata, il problema ce l’avrà lui.

Per stare più tranquilli, la soluzione è sempre quella: abbinare specie che vivono nella stessa area geografica. Il rischio non si annulla, ma si riduce senz’altro.
Con i Myriophyllum non è difficile, visto che in ogni territorio ce n’è sempre almeno uno.

Errori

Bisogna fare estrema attenzione a quello che si legge su queste piante, sia in rete che in cartaceo.
La grande varietà di specie, talvolta molto simili tra loro, ha creato per molti anni una certa confusione anche tra gli scienziati.
In un epoca in cui molte specie non avevano ancora una classificazione ufficiale, gli acquariofili avevano già trovato loro dei nomi comuni, come “Red Stem“, “Foxtail” o “Parrot Feather“, ancora utilizzati.

La stessa classificazione scientifica ha subito diverse revisioni. Alcune specie hanno cambiato nome diverse volte.
Il problema più grave è che talvolta si trovano errori anche su fonti considerate autorevoli, ad esempio le aziende produttrici, o il sito di qualche grande negozio.
Quasi sempre, nella catalogazione commerciale, si preferisce lasciare le cose come stanno, anziché seguire le revisioni scientifiche.

banner

Tornando ai nostri Myriophyllum, il caso più grave è stato forse lo scambio tra mattogrossense e tuberculatum.
Per circa 25 anni, il Myrio rosso è stato per tutti il mattogrossense.
Dato che nel Mato Grosso ce n’è uno di colore verde, si faceva semplicemente una distinzione tra varietà “Red” e varietà “Green”.

Solo nel 1995, il botanico australiano Anthony Orchard si accorse dell’errore e corresse la classificazione.
La pianta rossa non era affatto una varietà del mattogrossense; si trattava di un’altra specie già nota, il tuberculatum, originario del sud-est asiatico, che fino a quel momento si era fatta una pessima fama come “pianta difficilissima”, proprio perché coltivata negli acquari sbagliati.

È interessante come, ancora oggi, quella pianta venga venduta come Myriophyllum mattogrossense; solo poche aziende si sono prese la briga di correggere le proprie etichette.

Un altro caso clamoroso riguarda l’aquaticum.
Si tratta infatti di una pianta dioica, ovvero con una distinzione tra maschile e femminile.
E’ un caso piuttosto raro tra le piante; molti ne sono a conoscenza grazie alla Cannabis, la dioica più famosa, in cui solo le infiorescenze femminili sono utilizzate per produrre Marijuana.

Nel caso del Myriophyllum aquaticum, ancora oggi viene usato il termine elatinoides per indicare la pianta con gameti maschili, come se si trattasse di un’altra specie.
Il bello è che la correzione è avvenuta nel 1989… Non esattamente la settimana scorsa…

La prima parte si conclude qui.
Vi invito ad usare l’indice, all’inizio, per andare direttamente alla specie di vostro interesse.

banner
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Articolo precedenteHygrophila corymbosa, difformis, polysperma
Articolo successivoUnio pictorum, filtro naturale in acquario