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Le specie naturali

Ci occuperemo ora delle specie selvatiche; quelle che s’incontrano abitualmente in Natura, facendo una passeggiata nei luoghi d’origine.
Quando le acquistiamo in negozio sono ovviamente coltivate in serra, ma non hanno alcuna differenza rispetto alle cugine sudamericane.

Alternanthera reineckii

Il nome deriva dal botanico tedesco Eduard Martin Reineck, un coltivatore australiano naturalizzato tedesco, molto attivo in Brasile alla fine dell’800.
La specie, originaria del Mato Grosso, venne classificata ufficialmente nel 1899, dal botanico svizzero John Isaac Briquet.

E’ la “madre” di tutte le Alternanthera dei nostri acquari (tranne la sessilis).
La “Cardinalis” deriverebbe dalla reineckii come variante naturale, viene infatti considerata un ecotipo e non un’altra specie; il nome comunemente accettato è Alternanthera reineckii “Cardinalis”.

Anche le cultivar nascono da lei, come tentativi per renderne più facile la coltivazione in acquario.
Per questo motivo, può capitare di trovare scritto Alternanthera reineckii “Rosaefolia”, oppure Alternanthera reineckii “Lilacina”.

E’ una vera sfida, per l’acquariofilo. La più difficile, tra tutte le piante del suo genere.
Ogni esigenza elencata finora (nei capitoli precedenti), in lei si esprime al massimo.
C’è chi ha fallito, con questa specie, pur coltivando con successo le difficilissime Cabomba furcata e Ludwigia inclinata, negli stessi acquari.

Presenta foglie lanceolate di 8-10 cm, i bordi sono ondulati ed irregolari; può arrivare a 25-30 cm di altezza.
Il rosso è piuttosto brillante, ma tende al marrone se la luce è insufficiente.

Alternanthera reineckii con luce insufficiente
Alternanthera reineckii con luce insufficiente – Lic. Creative Commons

Chi uccide questa pianta, in modo definitivo, è l’alta temperatura dell’acqua per periodi prolungati.
Non deve stare sopra i 26-27 gradi, se non per pochi giorni, due settimane al massimo.
Nessuna Alternanthera soffre il caldo come la reineckii.
L’assorbimento dei nutrienti si blocca completamente, lo stelo marcisce a partire dal basso e la pianta rimane praticamente senza radici.
L’unico intervento per aiutarla consiste nell’aumentare il più possibile la CO2, e scendere con il pH a valori vicini al 6; ma non è detto che funzioni.

Alternanthera reineckii “Cardinalis” (o “Splendida”)

Abbiamo già visto che questo nome indica un ecotipo della reineckii; tuttavia ne parliamo ugualmente, perché può capitare di trovarlo sui cartellini, nei negozi di acquaristica.

Questa varietà è più… “amazzonica” rispetto alla specie originale, vive in fiumi con movimento d’acqua più accentuato, dove la corrente produce una maggiore profondità.
Questo la porta ad insediarsi vicino alle rive, dove la vegetazione ad alto fusto scherma la luce solare per parecchie ore al giorno.
Quando finalmente il Sole appare, picchia in modo abbagliante; non è certo la potenza che manca; tuttavia, il ridotto periodo di esposizione costringe la pianta ad accumulare più energia possibile in quel breve periodo.

Queste necessità hanno prodotto differenze significative, rispetto alla reineckii, soprattutto nelle maggiori dimensioni che le hanno fruttato l’appellativo di “Alternanthera Splendida” (nome comune, non scientifico, usato sopratutto nei paesi sudamericani).

Le due varietà non si dovrebbero mettere nello stesso acquario, per vari motivi, ma se vi dovesse capitare di vederle insieme, affiancate, il pensiero andrà immediatamente al titolo di una famosa canzone…
Il Gigante e La Bambina“.

La “Cardinalis” sovrasta la normale reineckii in tutto: lo stelo ha un diametro più che doppio, la sua altezza (fino a 70 cm) la porta ad uscire dall’acqua in quasi tutti gli acquari, le foglie arrivano fino a 12-14 cm di lunghezza.
Anche in questo caso i margini fogliari sono irregolari.

Alternanthera reineckii "Cardinalis"
Alternanthera reineckii “Cardinalis”

La povera reineckii, pur bellissima, letteralmente scompare vicino alla “Cardinalis”.
Tutti gli sguardi vengono attratti dal “Gigante”, mentre “la Bambina”, abituata ad un ruolo da protagonista, diventa una pianticella qualsiasi.

Ma come in tutte le cose, ci sono pro e contro.
La “Splendida” viene erroneamente considerata più facile della reineckii.
Questo errore è dovuto principalmente all’uso della parola “esigente”, che solitamente viene riferita solo alla luce.
In effetti, questa pianta si accontenta di qualche watt in meno; tuttavia presenta altre necessità.

  • E’ incompatibile con piccoli acquari.
    Per le sue dimensioni va collocata in almeno 100-120 litri.
  • Il fondo assume una grande importanza.
    Un simile bestione sviluppa un apparato radicale imponente e non si accontenta di quei 3 cm di spessore che basterebbero alla reineckii.
  • Anche la fertilizzazione dovrebbe essere più abbondante; un giaguaro non mangia come un gatto.
    In particolare, ha una maggior esigenza di potassio.

L’unico vero motivo, per cui possiamo ritenerla più facile, è la maggiore resistenza al caldo prolungato.
Le temperature ideali sono le stesse, ma quando si arriva a 30-32° riesce a resistere un po’ di più.
Personalmente sono riuscito a salvare le mie dalla terribile Estate 2011, protrattasi fino ad Ottobre, ma sono dovuto ricorrere a tutti i trucchi che conosco, ed alla fine erano comunque allo stremo.

Mi capita spesso di consigliare, nell’allestimento di un acquario, di concentrarsi su un’unica specie e scegliere gli abbinamenti in base a quella.
Solitamente aggiungo: “La specie regina non dev’essere per forza un pesce, può essere anche una pianta.” (…facce stupite!…)
Ecco… l’Alternanthera “Splendida” è proprio una di quelle che potrebbero indurci a farlo.

Alternanthera sessilis

I Paleontologi ne hanno trovato tracce risalenti ai Dinosauri. E’ certamente l’Alternanthera più antica e probabilmente la progenitrice di tutte le altre.
Per questo motivo è la meno specializzata, e presenta la maggiore capacità di adattamento.
Partendo dall’Amazzonia, nel corso dei secoli si è propagata in tutto il continente americano, dall’Argentina agli U.S.A.
La diffusione nel giardinaggio, a scopo ornamentale, l’ha successivamente portata a crescere a qualsiasi latitudine, dall’Inghilterra all’Australia, con mille diversi terreni, temperature, esposizioni alla luce.
Tuttavia, in acquario è considerata difficile… Perché?

La spiegazione è piuttosto semplice: non è una pianta acquatica.
Richiede terreni molto umidi, questo sì; di conseguenza vive nelle immediate vicinanze di fiumi, laghi, paludi e falde acquifere. E’ inevitabile che i capricci del clima portino quelle zone ad essere frequentemente allagate, portando la pianta a trovarsi temporaneamente sommersa.

In tali condizioni, l’Alternanthera sessilis può sopravvivere per parecchio tempo; questo ha portato alla convinzione che sia coltivabile anche in acquario.
E’ come se dicessimo che il Pinguino è un pesce, basandoci sulla sua capacità di resistere sott’acqua per tempi piuttosto lunghi.

In Natura, la sua altezza può arrivare ai livelli della “Cardinalis”, ma in acquario raramente supera i 30-35 cm.
Produce foglie con bordi diritti (a differenza delle prime due) che arrivano a 7-8 cm. di lunghezza.

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Alternanthera sessilis
Alternanthera sessilis – Lic. Creative Commons

Il nome “sessilis” (=seduta) deriva dall’attacco delle foglie direttamente sullo stelo principale, senza nessun accenno di gambo, o “picciòlo”.
E’ l’unico caso di Alternanthera con colore adattabile. Si passa dal rosso acceso al verde scuro in base alle condizioni di luce, perfino sulla stessa pianta, proprio come farebbe una Ludwigia.

Nemmeno le cultivar sono così adattabili all’illuminazione, ma questo non ci deve indurre a metterla in acquari con luce debole.
Ricordiamoci che è il rosso il motivo principale che ci ha spinto a sceglierla.
Per quanto riguarda l’acidità, sopravvive anche a pH leggemente alcalini; ma la sua crescita risulta decisamente rallentata, e con luce forte è molto esposta alle alghe.
Dulcis in fundo, nessuna Alternanthera richiede così tanta CO2 come la sessilis.

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