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Ciao a tutti e bentrovati! Oggi vorrei raccontarvi in breve di un animale poco conosciuto in Italia ma molto allevato in Germania, si tratta di un crostaceo proveniente dai fiumi dell’India, il suo nome è Macrobrachium assamense.


A differenza dei classici “gamberetti di vetro” che troviamo in commercio, è possibile riprodurre il Macrobrachium assamense in acqua dolce con fin troppa facilità e senza troppi accorgimenti da parte dell’appassionato.

Particolarmente apprezzabili sono le sue dimensioni, (i maschi possono arrivare a misurare anche 8 cm di lunghezza), il suo totale disinteresse verso le piante e la sua incapacità di scavo o spostamento sia di arredi che delle stesse piante.
Questi punti di forza, uniti al fatto che sia parecchio appariscente e adattabile a una buona gamma di valori dell’acqua, hanno fatto la fortuna di questo animaletto oltralpe che, tuttavia, rimane tra le specie meno commercializzate, specialmente raffrontandolo ad altre specie più appariscenti come Cambarellus patzcuarensis orange e altre.

Penso che, vista la semplicità d’allevamento del Macrobrachium assamense, semplicemente non ci sia stata da parte delle persone voglia di informarsi e provare ad allevarli. Dunque senza domanda non si è fatto il mercato.
Il Cambarellus patzcuarensis orange (per gli amici CPO), attira per il colore intenso ed è stato molto pubblicizzato da aziende di mangimi, di acquari e simili. Il M. assamense invece, nonostante gli indiscutibili pregi, è una specie che non ha colori tanto accesi.

Maschio maturo di Macrobrachium assamense
Maschio maturo di Macrobrachium assamense
Femmina adulta di Macrobrachium assamense
Femmina adulta di M. assamense

Classificazione:
Ordine: Decapoda
Famiglia: Palaemonidae
Genere: Macrobrachium
Specie: Macrobrachium assamense
Nomi comuni: Red Rusty shrimp

Curiosità

Cercando l’origine del nome di questi piccoli crostacei, sembra che esso abbia origine dal greco makros (grande) e brakhion (braccio), mentre assamense sembra derivi dal luogo del primo avvistamento (Assam, in India). Un’affascinante curiosità invece riguarda la loro famiglia di appartenenza, Palaemonidae. Come riportato dalla Treccani, Palaemon era una divinità marina della mitologia greca. Il mito narra di come Melicerte ( “Μελικήρτης), mitico figlio di Atamante, re dei Mini in Orcomeno, e di Ino, secondo la versione del mito più comune, fu gettato nell’acqua bollente dal padre o dalla madre impazziti. Poi Ino, rinsavita lo trasse fuori e si gettò con lui in mare; fu trasformata nella divinità marina Ino-Leucotea, mentre Melicerte divenne Palemone (Portunus per i Romani), dio propizio ai naviganti.

Diffusione

Specie tipica dei fiumi provenienti dalle nevi Hymalayane. Ha ampia distribuzione in India ma le fonti certe sulla sua provenienza sono frammentarie e confuse, vista anche la facilità con cui questa specie viene scambiata con M. dayanum, specialmente in giovane età.
È possibile rinvenirlo sia in ambienti a corrente lenta che particolarmente veloce, come ruscelli e torrenti.

Descrizione

Anatomia schematica del gambero. Brusca & Brusca, 2003
Anatomia schematica del gambero. Brusca & Brusca, 2003

Gambero dalla tipica forma a “Palaemonidae” con rostro pronunciato e grandi occhi sporgenti.
Possiede antenne e antennule molto sviluppate e lunghe, che gli attribuiscono un aspetto quasi “marino”, molto simile a quello dei gamberetti del genere Palaemon sp. che si trovano tipicamente sulle coste italiane.

Il dimorfismo sessuale è molto accentuato negli esemplari maturi: i maschi mostrano chelipedi sproporzionatamente grandi rispetto al corpo, presenti sul secondo paio di articolazioni (non sul primo come avviene nella superfamiglia Astacoidea). Le femmine hanno addome più ampio rispetto ai primi.
Il pollice del chelipede presenta una vistosa peluria e, come in tutti i Palaemonidae, risulta orientato verso il basso a differenza di quanto si osserva nella maggior parte dei gamberi in commercio.

La colorazione negli esemplari ancora immaturi risulta trasparente, con chelipedi e rostro colorati di rosso acceso. Crescendo perdono la loro trasparenza diventando di un colore marrone-rosso ruggine al raggiungimento della maturità sessuale, che può diventare particolarmente intenso e opaco nei maschi dominanti. In generale le fonti bibliografiche, attestano loro un’aspettativa di vita di circa 3 anni.
La loro trasparenza è tale che si può osservare direttamente lo stomaco colorarsi dell’alimento che hanno appena ingerito e i movimenti che sono fatti dall’apparato digerente per assimilare il cibo

grosso esemplare dominante di Macrobrachium assamense
grosso esemplare dominante di Macrobrachium assamense

Comportamento

È un animale dal temperamento tranquillo. Diventa particolarmente audace al momento della somministrazione del cibo, è in questo particolare frangente che si possono osservare muoversi vivacemente in vasca.
In natura è un predatore di piccoli organismi bentonici, e la loro capacità di fare sparire qualsiasi lumaca priva di opercolo è eccezionale. Lì dove vengono introdotti, in breve tempo Physa sp. e Planorbella sp. spariscono.

Sono stati osservati addirittura predare le uova di Planorbella sp. staccando i dischi dai vetri e dalle piante e mangiando il loro contenuto.
Sono inoltre ottimi cacciatori di avannotti e piccoli pesci lunghi tra i 5 e i 10 mm. Non li inseguono ma godono di ottimi riflessi e una precisione impressionante nella cattura. Probabilmente il fatto di avere articolazioni tanto sottili non impensierisce troppo il pesce, che non si mette in allarme fino a quando non è troppo tardi.

Macrobrachium assamense nascosto tra la vegetazione
M. assamense nascosto tra la vegetazione

È una specie solitaria che, pur condividendo il territorio con altri conspecifici, resterà indifferente alla loro presenza tranne durante la somministrazione del cibo (dove potremo osservare qualche scaramuccia), e durante la riproduzione.

I grossi chelipedi, nonostante il loro aspetto minaccioso, sono tanto grandi quanto fragili. Non possiedono molta forza e vengono usati per lo più allo scopo di contrastare l’avversario nelle lotte tra maschi.
All’interno della vasca si raggiungerà una gerarchia basata sui maschi dominanti che spadroneggeranno nell’acquario a danno dei sottomessi, che si allontaneranno rapidamente all’arrivo dei primi.

Potrebbero capitare rari atti di cannibalismo durante la fase della muta. In questa fase infatti gli esemplari risultano particolarmente vulnerabili e appetibili, non solo per i loro simili ma anche per gli altri compagni di vasca.

Esperienza Personale

Acquistai questi gamberetti da un appassionato tedesco nel Maggio del 2022, che mi diede 10 esemplari immaturi dal corpo lungo 3 cm (rostro-telson). Di questi esemplari soltanto 3 risultarono femmine una volta raggiunta la maturità sessuale. Situazione tutt’altro che ideale per allevare e riprodurre una specie con queste caratteristiche.

Fin da subito, li misi in una vasca fittamente piantumata da 160 litri con poecilidi di piccole dimensioni i cui valori dell’acqua, che misuro di rado, sono: PH 7,6 GH 14, KH 12.

Macrobrachium assamense e i pesci non si consideravano minimamente. Alla somministrazione del cibo, entrambi riuscivano a sfamarsi senza problemi vista l’abilità nel movimenti di questi gamberetti. Con altre specie di crostacei avrei avuto bisogno di maggiori accortezze.

Allevamento e Compatibilità

Fin dal primo momento in cui introdussi questi gamberetti in vasca mi accorsi che qualcosa non andava dal punto di vista della presenza degli avannotti. Non avevo osservato direttamente la predazione da parte di questi Macrobrachium sp. ma sospettavo che la scomparsa di tutti gli esemplari giovani di Guppy e Platy, fosse da attribuire a loro.
Quale che fosse la causa, decisi di isolare le femmine di Platy in un’altra vasca dedicata all’accrescimento degli avannotti per salvarli dalle predazioni durante la delicata fase della prima settimana di vita.

Allevai gli avannotti per un mese e mezzo. Quando arrivarono a circa 10 mm, decisi che fossero abbastanza capaci nel nuoto da poterli mettere nell’acquario principale. Mai scelta fu più sbagliata.
Dei 50 avannotti rilasciati in una vasca fitta di piante, tanto da risultare una piccola foresta impenetrabile, non ne rimase neanche uno. Ciò tuttavia mi permise di poter osservare con quanta abilità i gamberetti riuscivano a catturare prede tanto piccole. Devo ammettere che rimasi parecchio impressionato.

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Dall’altro lato del fronte avevo una femmina di Macrobrachium sp. piena di uova, i cui piccoli pensavo potessero essere facile preda dei pesci.
Per conoscere qualcosa in più sulla loro riproduzione e deciso a salvare i nascituri, isolai la femmina in una vasca con filtro a spugna e riscaldatore.

Vasca di accrescimento
Vasca di accrescimento

In questo modo riuscii a osservare una serie di cose: i piccoli nascono perfettamente formati e sono davvero grandi; il loro corpo misura almeno 4-5 mm. Questi posseggono fin da subito un’agilità straordinaria e la capacità di rimanere “in copertura” sfruttando ogni superficie. Nulla di paragonabile a ciò che si osserva nei nascituri di Caridina e Neocaridine.

Questa fu l’unica volta in cui isolai una femmina con le uova, le riproduzioni successive avvennero tutte nella vasca principale.
Dopo un paio di settimane introdussi i piccoli nella vasca principale. Da lì in poi in acquario ho sempre avuto esemplari giovani di diverse dimensioni con taglie massime di circa 2/3 cm.

Esemplare appena nato di Macrobrachium assamense
Esemplare appena nato

Stranamente per quanto i mesi passassero però, non vedevo mai tra le fila degli esemplari immaturi individui più grandi di 2/3 cm, nonostante in vasca se ne contassero almeno una ventina di questa taglia.
Il motivo, secondo me, doveva essere legato alla presenza degli altri esemplari di maggiori dimensioni in grado di predarli. Su 10 esemplari iniziali infatti, 9 erano lunghi oltre i 7 cm, tra questi ben 7 erano maschi di grosse dimensioni.

Per verificare questa ipotesi decisi di tenere in una vasca dedicata, il maschio dominante e le 2 femmine rimaste (una era deceduta).
Così facendo i piccoli ebbero la possibilità di crescere senza troppi problemi, e ad oggi (Maggio 2023), posseggo diversi Macrobrachium sp. sui 4-5 cm.
Le femmine figlie del gruppo di partenza hanno iniziato a portare uova sotto l’addome e si iniziano a vedere i primi esemplari di terza generazione in vasca.

Alimentazione

Ho testato la dieta e le preferenze di questa specie con diversi mangimi secchi affondanti a cui ho aggiunto insetti fatti a pezzi, come piccole blatte e tarme della farina di cui vanno matti.
Con mia grande sorpresa ho notato che non apprezzano i Chironomus sp. decongelati (il che è strano se si pensa alle loro abitudini alimentari in natura), e mangimi a base vegetale.

Conclusioni

La rusticità di questi gamberetti unita al loro comportamento, che li porta a essere spesso in movimento ed esplorare ogni angolo della vasca durante tutto l’arco della giornata, li rende particolarmente facili e divertenti da allevare. Per contro possono esserci delle tendenze delle quali è bene tenere conto quando si pianifica la vasca nella quale inserirli.
Tra queste sicuramente l’abbinamento ai compagni di vasca: ha poco senso, secondo me, abbinarli a grossi ciclidi, carassi, pesci dalle code lunghe e pesci da fondo.

Sono però animali molto “sgamati”. Per fare un esempio, ho letto di un’esperienza nella quale questi gamberetti si riproducevano da anni in acquario nonostante la presenza di grossi Helostoma temmincki, ma credo che potrebbero sopravvivere più o meno a tutto.
Personalmente li trovo il giusto connubio tra il gambero appariscente di grandi dimensioni e il gamberetto (si pensi agli Atya sp.). Come quest’ultimo infatti offre ampie possibilità di abbinamento a pesci non troppo aggressivi come poecilidi, caracidi, ciprinidi e melanotenie.

A ogni modo, sappiate che nel lungo periodo, se avrete entrambi i sessi, la vasca sarà popolata da esemplari di tutte le taglie che colonizzeranno ogni superficie. La loro abilità di rifugiarsi tra la vegetazione farà si che non ci si renderà mai realmente conto del reale numero di esemplari in vasca fino alla somministrazione del cibo, quando si riverseranno tutti allo scoperto.

Macrobrachium assamense
M. assamense

Da quanto ho potuto osservare, sarebbe ottimale allevare il Macrobrachium assamense in vasche da almeno 80 litri di volume. L’ideale sarebbe partire con 3-4 esemplari di ambo i sessi e cedere nel tempo diversi esemplari per non sovrappopolare troppo la vasca.

Per il resto, la ritengo forse la specie di crostaceo più facile da allevare e riprodurre che abbia mai avuto. Questo è quantomeno singolare se si pensa a quanto siano pressoché impossibili da portare fino all’età adulta le larve degli altri Macrobrachium sp. che possiamo trovare in vendita.

Per qualsiasi dubbio o informazione vi aspettiamo sul nostro Forum Acquariofilia facile.

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