banner

Tra le lumache in commercio, Faunus ater è compatibile con diversi allestimenti tropicali, ma proviene sempre da catture in natura. Conosciamola meglio in questo articolo di Alex_N.


Faunus ater, tra le varie lumache diffuse nel commercio acquariofilo come alternativa alle Ampullarie (ormai invendibili per legge), è una specie acclimatabile in diversi allestimenti tropicali, ma al pari delle Neritina il suo ciclo riproduttivo rende impossibile la presenza sul mercato di esemplari nati in cattività.

Scopriamo assieme i pro e i contro dell’allevamento in acquario di questo elegante invertebrato.

Descrizione

Faunus ater è un Mollusco Gasteropode appartenente alla famiglia Pachychilidae, spesso disponibile nei negozi d’acquariofilia.

L’aspetto particolare della conchiglia, una spirale stretta ed estremamente allungata, dal colore in genere molto scuro, le è valso il nome comune di «Devil Thorn Snail», ovvero «Chiocciola Spina del Diavolo».

Lucifer Morningstar (dalla serie televisiva Lucifer) e una Faunus ater
Lucifer Morningstar ci mostra uno dei suoi animaletti

In genere, negli esemplari in commercio, ha una tinta uniforme tendente al nero, ma esiste una certa variabilità: se ne possono così trovare di tonalità bruno chiaro, quasi arancio.

Altre presentano un certo gradiente, le cosiddette «Bicolor» o «Cappuccino Snail»: in questo caso l’animale da giovane ha un guscio molto chiaro, e crescendo si nota una produzione di anelli via via più scuri. La conchiglia appare dunque nera o bruno scuro nella zona anteriore, bruno chiaro nella parte centrale e bianca all’estremità posteriore.

Faunus ater presenta una certa variabilità cromatica
Faunus ater presenta una certa variabilità cromatica (foto di Alex_N)

Nonostante questa diversità, attribuibile forse alla genetica o forse a diverse condizioni di crescita legate al particolare ciclo riproduttivo di queste lumache, attualmente tutte le Faunus sono classificate nella specie Faunus ater. La classificazione risale al buon Linneo.

Classificazione Faunus ater
[Fonte: Wikipedia]

Habitat naturale

L’areale geografico è piuttosto ampio: comprende infatti India, Sri Lanka, Cina, Sudest Asiatico, Oceania (nord dell’Australia, Nuova Guinea, isole del Pacifico).

Il motivo di una tale distribuzione è da ricercarsi nella biologia riproduttiva della specie, legata a condizioni difficili da riprodurre in acquario: non partorisce piccoli già formati come le cugine Tylomelania, ma depone uova e si ipotizza che le larve, come per Neritina, abbiano una lunga fase planctonica.
Ciò permetterebbe loro di colonizzare nuovi areali lasciandosi trasportare dalle correnti dell’oceano.
Una nota interessante: in natura i gusci sono spesso incrostati di uova di Neritina.

Conchiglia di Faunus ater
[Fonte: Wikimedia Commons]
Negli habitat naturali, legati spesso a zone di estuario, la riproduzione non è certo un problema: su un solo metro quadro di substrato si può osservare una densità di ben 6700 chiocciole!
Non stupisce che nei paesi d’origine venga considerata una fonte alimentare estremamente abbondante.

Questi dati concordano con ciò che ho potuto osservare nei mie acquari, in cui tengo rispettivamente una coppia e un trio di esemplari, numero piuttosto esiguo in confronto.

Sembra che questi animali abbiano un certo istinto gregario, e si mantengono generalmente a contatto anche al di fuori del momento del pasto. Qualora una si avventurasse da sola, tornerà sempre dalle compagne, o viceversa.

Faunus ater in compagnia
Faunus ater in compagnia (foto di Alex_N)

A proposito di avventurarsi per l’acquario, in realtà questi animali sono piuttosto statici e in genere occupano un proprio angolo sul fondo, quello probabilmente più ricco di detrito da divorare.

In certe occasioni le si può osservare sui vetri, ma le loro abitudini ricordano molto quelle delle comuni Melanoides. Di tanto in tanto si infossano nel substrato, che deve essere preferibilmente leggero e consentire loro di immergervisi.

Faunus ater infossata nel substrato
Cucù! (foto di Alex_N)

Nonostante le dimensioni, in media 9 cm, la loro attività di scavo non comporta sconvolgimenti del layout, a meno forse che non vogliate coltivare piante da pratino con radici molto corte.

Alimentazione

Non abbandonando quasi mai il fondale, non esercitano un forte ruolo di «mangia alghe» al pari di Neritina, dimostrandosi molto più interessate al detrito e alla materia vegetale in decomposizione.

Le foglie non in salute verranno inevitabilmente assaggiate, mentre le piante in forma non stuzzicheranno il loro palato.
Con l’eccezione delle galleggianti: qualora una Faunus decidesse di scalare il vetro fino alla superficie (evento più unico che raro), ne masticherà sicuramente qualcuna, contribuendo nel suo piccolo a tenerle sotto controllo.

Faunus ater che mangia una piccola pianta galleggiante
Questa è la fine per una sfortunata Spirodela polyrrhiza (foto di Alex_N)

I vegetali costituiscono dunque una parte importante della loro dieta, e non dovrebbero mancare fettine di carota o altre verdure.

Gruppo di Faunus ater che mangiano un pezzetto di carota
La carota è una vera leccornia! (foto di Alex_N)

Valori dell’acqua

La «Spina del Diavolo» prolifera in estuari con bassa densità dell’acqua (1.002-1.008 kg/m3), ma può spingersi sia in acqua dolce (è stata trovata in ambienti fluviali e in stagni) che in acqua completamente marina.

banner
Buffo musetto di una Faunus ater
Buffo musetto di una Faunus ater (foto di Alex_N)

È quindi possibile ospitarla nell’acquario dolce, ma anche in quello marino (previa una lunga acclimatazione). L’ideale è ovviamente il salmastro.

In ogni caso, è altamente improbabile riuscire a rispettare il ciclo riproduttivo della specie, per il quale è ipotizzata una lunga fase planctonica della prole in acqua marina e con elevate quantità di fitoplancton.

Personalmente le tengo in acqua dolce, con pH sub-neutro o leggermente basico, e gli esemplari acquistati nel 2016 sono ancora con me oggi, nel 2020.
Le ho tenute in un range di temperatura tra un minimo di 20 (temperatura invernale in acquario non riscaldato) e un massimo di 33 °C.

Faunus ater in acqua dolce
Faunus ater in acqua dolce (foto di lauretta)

La conchiglia è piuttosto resistente anche in acque acide, al pari di quella di Neritina. Per mantenerla nel suo aspetto migliore, però, conviene mantenersi sopra un pH neutro, altrimenti il sottile apice potrebbe lentamente corrodersi.

Per non sbagliare, è opportuno tenerle a durezze medie, pH 7 – 7.5 e temperatura attorno ai 25 °C, come per molti altri Gasteropodi tropicali.

Compatibilità

Faunus ater è un mollusco molto tranquillo, che non danneggia le piante in salute e non disturba gli altri inquilini.

Compatibilità con i pesci delle Faunus ater
Faunus in un allestimento asiatico (foto di Alex_N)

L’ampio range di salinità e temperature a cui si può acclimatare rende possibili numerosi abbinamenti. I pesci, di norma, non vengono attratti da questi lunghi lumaconi e non li disturbano.

Persino i killifish, che notoriamente sono compagni poco raccomandabili per la maggioranza degli Invertebrati, non sembrano interessati alle Faunus.

I killifish non sembrano interessati alle Faunus
I killifish – qui una coppia di Fundulopanchax gardneri – non sembrano interessati alle Faunus (foto di Alex_N)

Si sconsiglia chiaramente l’abbinamento con predatori di molluschi come la lontana parente Clea helena, nonché i vari Botia e i Tetraodontidi.

Comprarla o non comprarla?

Come abbiamo visto, la riproduzione di questa specie è ancora un mistero. Richiede quasi sicuramente condizioni molto difficili da riprodurre, ed è stata dunque etichettata «impossibile in acquario». Gli esemplari in commercio pervengono dunque tutti dal prelievo in natura.

Si tratta certo di una specie incredibilmente abbondante nei suoi habitat naturali. È quindi improbabile che il prelievo per il commercio acquariofilo possa incidere sulle popolazioni più della pesca per consumo alimentare.

Bisogna comunque considerare che gli animali prelevati in natura possono essere esposti a forti stress e sbalzi di valori dell’acqua che li possono portare ad indebolirsi e ammalarsi, con conseguente mortalità spesso elevata.
Potrebbero inoltre essere vettori di parassiti potenzialmente pericolosi per altri invertebrati o pesci.

Dubbio
Comprarla o non comprarla?

L’acclimatamento all’acqua dolce non sembra d’altro canto un problema. Difficile dire se nel lungo periodo possano uscirne indebolite.

Le mie prime due Faunus sono con me da almeno quattro anni, erano già attorno ai 5 cm all’acquisto e sono decisamente cresciute in questo periodo. Ritengo quindi che possano trovarvisi bene, purché non le si faccia mancare un’integrazione vegetale regolare e un fondo sufficientemente «sporco», in cui abbondino detriti e microorganismi per loro commestibili.

La «Spina del Diavolo» è un animale ancora in parte misterioso, nonostante la sua popolarità, e per quanto il mantenimento degli adulti non sembri porre problemi, consiglio di valutarne attentamente l’eventuale acquisto.

Se volete condividere le vostre esperienze con questi meravigliosi Gasteropodi, vi aspettiamo su forum Acquariofilia Facile !

banner
Articolo precedenteBucephalandra, la regina del Borneo
Articolo successivoL’acquario per il pesce rosso (Carassius auratus)