Uno degli incubi peggiori degli acquariofili: i cianobatteri o alghe azzurre. Conosciamoli per prevenirli e se succede, debellarli.
Classificando un articolo sui cianobatteri, nella sezione “Piante ed alghe“, probabilmente susciterò le ire dei più esperti. Mi sembra già di sentire i loro commenti: “Ma come?… i cianobatteri non sono alghe!!!“.
È proprio così… hanno perfettamente ragione…
Tuttavia, per decenni sono stati impropriamente chiamati “alghe azzurre” o “alghe verdi-azzurre“, e ancora oggi si chiamano BGA (Blu-Green Algae) presso i popoli anglosassoni.
Trovo quindi giusto sottolineare l’errore, all’interno dell’articolo, ma per leggerlo bisogna prima trovarlo.
Ritengo pertanto di doverlo collocare tra le “alghe”, a beneficio dei meno esperti che lo cercassero sul nostro sito.
Dunque… cosa sono i cianobatteri?…
Si tratta, come si capisce dal nome, di colonie batteriche.
Nella forma più diffusa in acquario, prendono le sembianze di ragnatele gelatinose.
La loro classificazione è soggetta a revisioni continue, da parecchi anni.
Io sono rimasto a quando le specie conosciute erano circa 700, se nel frattempo è cambiato qualcosa c’interessa poco, per i nostri fini.
In acquario non sono mai di colore ciano, a dispetto del nome.
Quella colorazione è visibile soltanto con la luce del Sole; in Natura è senz’altro la più comune.
I nostri piccoli, maledetti amici, sono infatti procarioti fotosintetici, ovvero sono capaci di trasformare l’energia luminosa in energia chimica, proprio come le piante e le alghe… Anzi, decisamente meglio!
Dovremmo anche ringraziarli…
Sono stati probabilmente la prima forma di vita sul pianeta.
A partire da 3.8 miliardi di anni fa, durante l’Era Precambriana, sono stati loro ad introdurre nell’atmosfera quel 20% di ossigeno che ci troviamo ancora oggi.
Nella fotosintesi, sono infatti dei veri maestri.
In un acquario invaso dai cianobatteri, la cosa è visibile ad occhio nudo.
Il fenomeno del “pearling”, ovvero la formazione di bollicine dovuta all’ossigeno in saturazione, è molto più evidente da loro che da qualsiasi foglia.
Non c’è nulla in Natura, né pianta né alga, che produca ossigeno come i cianobatteri, a parità di superficie disponibile.
Questa loro peculiarità ha consentito, in epoche antichissime, di immettere nell’atmosfera quella enorme percentuale di ossigeno che ha consentito lo sviluppo di tutte le forme di vita animali, compresi noi.
Come se non bastasse, sono anche azotofissatori. Sono capaci, cioè, di trasformare l’azoto atmosferico (N2) in azoto ammoniacale (NH3 e NH4+), rendendolo disponibile alle forme di vita vegetali. E lo hanno fatto in un epoca in cui l’azoto era disponibile solo in forma inorganica.
In buona sostanza, senza di loro non sarebbe esistita la vita sulla Terra, quantomeno non nelle forme che conosciamo.
Vengono pertanto considerati una tappa fondamentale nell’evoluzione di una biosfera, su qualsiasi pianeta.
La luce
Oltre a disporre di quasi tutti i pigmenti naturali (clorofilla “a” e “b”, ficocianina, ficoeritrina e carotenoidi), in quantità differenti secondo la specie, sono capaci di adattarsi velocemente allo spettro luminoso che gli viene messo a disposizione.
Per questo motivo, in acquario è ben difficile vederli di colore diverso dal verde, con le lampade artificiali utilizzate nel dolce.
Spesso la loro presenza viene attribuita a lampade troppo vecchie, ma questo porta inevitabilmente ad un errore di interpretazione.
Sembrerebbe di capire che una fluorescente, quando è ormai alla frutta, lasci passare delle frequenze luminose che in qualche modo favorirebbero i cianobatteri.
In realtà, la loro capacità di adattamento li mette in condizioni di sfruttare qualsiasi spettro cromatico, quindi non esistono lampade che li favoriscono.
Quello che accade è che una lampada troppo vecchia ha un’emissione meno utilizzabile dalle piante e dalle alghe, che pertanto rallentano la loro crescita, assorbono meno inquinanti ed hanno meno armi per combattere.
Le alghe
Aspetta… cos’ha detto, questo?… “le piante e… LE ALGHE“???… Che c’entrano le alghe?…
Nessun errore, e non sono impazzito.
In qualsiasi acquario, i cianobatteri appaiono se le alghe non ci sono, o meglio ancora nel periodo in cui stanno regredendo dopo esserci state per lungo tempo.
Il caso più comune è quello di essere invasi dai ciano dopo una rimozione artificiale di filamentose, con sostanze chimiche o semplicemente a mano.
In misura minore, succede anche con altre specie.
L’alga è il peggior nemico dei cianobatteri, perché li combatte con le stesse armi: velocità, adattabilità, opportunismo.
Parecchie alghe producono allelochimici, che li contrastano meglio di qualunque prodotto artificiale.
Quando l’acquario è pieno di filamentose, significa che in quell’acqua ci sono inquinanti a sufficienza per nutrirle.
Se anche riuscissimo a farle fuori, quegli inquinanti resterebbero lì… ma in Natura non si butta via niente!
Arriverà sicuramente qualcun altro ad approfittarne… Ma chi?
Potremmo essere fortunati, magari quelle alghe verrano sostituite da altre, di chissà quale specie… forse le stesse di prima.
Ma se ci butta male, i prossimi ospiti saranno proprio loro: i cianobatteri.
Allelopatia
Oltre alle alghe già citate, i casi finora conosciuti di contrasto da allelochimici riguardano cinque piante: Eichhornia crassipes, Pistia stratiotes, la solita Egeria densa, i soliti Ceratophyllum ed il Myriophyllum spicatum.
Quest’ultimo, sembra che sia soltanto il più efficace del suo genere, ma non l’unico. Quasi tutti i Myriophyllum contrastano i cianobatteri, ma lo spicatum produce su di loro effetti piuttosto rapidi.
Come è noto, gli studi sull’allelopatia sono in continua evoluzione.
Chissà quante altre specie bloccano i nostri microscopici amici, ma i loro effetti non sono ancora stati notati o studiati.
In effetti, contro i cianobatteri l’allelopatia va usata solo a scopo preventivo.
Sarebbe sbagliato credere che un paio di quelle piante possano guarire una vasca già infestata. Probabilmente, dopo l’inserimento, verrebbero attaccate anche loro.
Vanno quindi introdotte prima, in una vasca sana, in modo da prevenire eventuali invasioni.
Ma se ci sono già?
Per debellare un’infestazione già in atto, bisogna innanzitutto evitare interventi a sproposito, che finirebbero per fare più danni dei cianobatteri.
Dobbiamo quindi considerare tre possibili situazioni, in base alla gravità del fenomeno.
IMPORTANTE: in tutti e tre i casi, se le vostre lampade sono diventate nere, dopo due anni che non le cambiate, qualunque terapia consigliata nel seguito è totalmente inutile.
Prima di qualsiasi intervento, sostituitele.
Caso 1 – Qualche piccolo focolaio qua e là
Inserite in una siringa dell’acqua ossigenata a 12 volumi (ovvero al 3.6%). La trovate in farmacia a 1 o 2 Euro.
Se la trovate a 10 volumi, va bene lo stesso; è solo un po’ meno concentrata.
Il dosaggio massimo è di 20 ml per un acquario da 100 litri. Attenti a fare le proporzioni!
Un quantitativo troppo alto può essere “perdonato” da un grande vascone da 300 litri, ma con i piccoli acquari da 40 o 50, è preferibile sbagliare per difetto e mai per eccesso.
Spegnete la pompa e spruzzate i focolai con la siringa. Consiglio di montarci il suo ago, per avere un getto più potente e più preciso.
Se l’acqua ossigenata finisce prima che li abbiate spruzzati tutti, non ripetete il trattamento prima che siano passate 24 ore.
Aspettate almeno un’ora prima di riaccendere la pompa, e approfittate di questo periodo per un robusto cambio d’acqua.
Aggiornamento del 20 agosto 2015
Il metodo appena proposto è generico, valido per qualsiasi posizione in cui si è formato il focolaio.
Tuttavia, se i cianobatteri si sono formati solo sul fondo (o altra superficie piana), basta coprirli con una tazza rovesciata; questo impedirà il passaggio della luce per qualche giorno.
Se la chiazza è molto piccola, può essere sufficiente una tazzina da caffè.
Questo metodo è stato consigliato varie volte, sul nostro forum, ma per mia dimenticanza non era nell’articolo originale.
Ringrazio GiuseppeA per avermi ricordato di aggiungerlo, con questo aggiornamento.
Caso 2 – Infestazione avanzata
Terapia del buio. Spegnete le luci per 4-5 giorni, come per combattere le alghe filamentose. Durante tale periodo, fate un paio di cambi d’acqua piuttosto “pesanti”, per abbattere le concentrazioni di inquinanti che saranno probabilmente alte.
I cianobatteri morti, decomponendosi, rilasciano quello che avevano assorbito per crescere.
Quanto riaccendete le lampade, ripartite con un fotoperiodo ridotto, 4-5 ore, da aumentare gradualmente di un’ora la settimana, fino a ripristinare le 9 o 10 ore che avevate prima.
Dopo la riaccensione, eliminate eventuali colonie sopravvissute con l’acqua ossigenata, seguendo le istruzioni del paragrafo precedente.
Sospendete la fertilizzazione finché le piante non riprendono la loro crescita.
Caso 3 – Invasione totale
Potate le piante, rimuovendo le parti più infestate e ripiantando solo le talee “pulite”.
Estraete gli arredi, legni o rocce che siano, lavateli con candeggina e sciacquateli bene con acqua calda.
Fate il solito cambio ed immettete acqua ossigenata con i dosaggi previsti nel caso 1 (sempre con la pompa spenta per almeno un’ora).
Ripetete il trattamento tutti i giorni, alla stessa ora, in modo che passino almeno 24 ore; per almeno una settimana.
Controllate le branchie dei pesci, e sospendete il trattamento per due-tre giorni se notate arrossamenti.
Vuol dire che per quella specie state esagerando. Quando riprendete, riducete il dosaggio.
Quando vedrete che le piante hanno ripreso a crescere, significa che hanno riserve sufficienti ad affrontare la terapia del buio, spiegata nel paragrafo precedente. Quindi andate al “Caso 2” e partite da lì.
Tuttavia, se vi è capitato un ceppo di cianobatteri poco resistente, è possibile che i ripetuti trattamenti giornalieri li abbiano già eliminati del tutto; in questo caso non è necessario fare nient’altro.
Consigli conclusivi
- Non usate eritromicina o altri antibiotici, come spesso si sente consigliare in giro.
Le esperienze che leggete in rete sono solo quelle positive, mentre è rarissimo che qualcuno pubblichi i propri fallimenti.Il farmaco è solitamente letale, sui cianobatteri, a concentrazioni molto basse, che non hanno effetto sulla flora batterica del filtro.
Questo porta a pensare che si possa usare senza problemi, regolandosi opportunamente con il dosaggio.Il più delle volte, però, i pochissimi che riescono a sopravvivere danno vita ad una nuova invasione, da parte di un ceppo più aggressivo e soprattutto più resistente all’antibiotico.
Normalmente, questa seconda parte dell’esperienza… non la riporta nessuno. - Non riducete l’immissione di CO2. Se possibile aumentatela.
I ciano la sfruttano, se la trovano, ma se non c’è possono farne a meno. Le piante no.
Ricordate che sono le vostre migliori alleate (e anche le alghe). Non ci sono mai cianobatteri, in una vasca dalla vegetazione sana, rigogliosa e lussureggiante; e se ci sono spariscono da soli in pochi giorni. - Riducete, ma non interrompete la fertilizzazione, a meno che non abbiate esagerato in precedenza.
Solitamente, i cianobatteri proliferano quando c’è un blocco vegetativo, o quantomeno un rallentamento.
Non è un caso che il loro periodo migliore sia alla fine dell’Estate; il caldo prolungato ferma quasi tutte le piante; gradualmente, gli inquinanti si accumulano e dopo qualche mese arriva l’infestazione.
Quello che dovete fare è cercare il fattore limitante, in virtù del quale le piante hanno smesso di crescere.
La presenza dei cianobatteri ci dice quasi sempre che azoto e fosforo ci sono, e anche il ferro. Spesso, il problema riguarda il solito potassio. - Non aggiungete lumache o gamberetti, sperando che se li mangino.
Molte specie di cianobatteri contegono tossine talvolta velenose, per qualsiasi animale. Anche se in acquario tali specie letali sono rarissime, quelle tossine hanno comunque un sapore disgustoso. - Non usate alghicidi chimici. Il più delle volte sono inefficaci contro i cianobatteri, ma potrebbero diventare loro alleati contro le alghe, il loro nemico principale.
Cercate, invece, di tenere in vasca alcune di quelle piante notoriamente anti-ciano.
Prima di concludere, ricordo un dettaglio importante: i cianobatteri non sono tutti uguali.
Tra le svariate centinaia di specie esistenti, le caratteristiche possono essere diversissime.
Ci sono quelli che adorano i nitrati, altri che vogliono i fosfati, altri ancora che chiedono il ferro.
Ci sono quelli che vivono solo in ambiente alcalino e altri che sono stati trovati a pH 5.
Si potrebbe dire: “Qualunque acquario tu abbia, ci sono sicuramente cianobatteri adatti a te!”
Questo articolo, nelle sue semplificazioni, offre consigli molto generici.
È possibile che alcune spiegazioni possano apparire sbagliate o che debbano essere adattate con un po’ di elasticità.
Purtroppo, non è possibile essere più precisi, con una forma di vita così diversificata.
Spero che le informazioni, lette fin qui, possano comunque dare una mano; se non bastasse, ricordo che la registrazione al forum è veloce e gratuita.