Tutti i segreti della riproduzione dei Pesci Rossi (Carassius auratus) svelati per voi in questo articolo.
Precisiamo, fin da adesso, che quanto andrò ad esporre è frutto esclusivamente di mie esperienze personali; spesso è in contrasto con la letteratura presente in rete, sulla riproduzione dei Pesci Rossi (Carassius auratus).
Finora ho avuto parecchi successi, sia in vasche di comunità, sia in vasche opportunamente allestite allo scopo.
Prima di proseguire penso sia fondamentale porsi una domanda:
“Li voglio riprodurre?”
Se la risposta è “si”, ritengo sia più facile di quel che sembra…
Una prima discrepanza, su ciò che si legge in giro, l’ho riscontrata nella maturazione sessuale dei riproduttori.
Esemplari di poco più un anno di età, delle dimensioni di 7/9 cm, si sono tranquillamente riprodotti.
Nel caso della vasca di comunità ritengo sia indispensabile l’utilizzo di un buon “sito di deposizione”.
Nel mio caso, la chiave di volta è stata l’Eichhornia crassipes (Giacinto d’acqua), che con le sue radici filiformi si è rivelata molto gradita dai pesci.
Una volta deposte le uova, la loro separazione dalla vasca principale è di una facilità disarmante.
Non mi dilungo sul riconoscimento dei due sessi, esaurientemente spiegato da Jovy1985 in questo articolo precedente.
Aggiungo solo che in esemplari di discreta taglia, l’osservazione dall’alto permette di fare una distinzione rapida e abbastanza precisa: più affusolato il maschio, più panciuta la femmina.
La vasca
Trattandosi di sola riproduzione, ritengo l’estetica di importanza nulla, quindi…
…W IKEA! ^_^
Basterà un contenitore plastico da 40 litri…
…per un trio di carassi, 1 maschio e 2 femmine.
Il filtro
Sono solito usare filtri ad aria, “home made”, ricavati da semplici bottiglie di plastica…
…secchielli da 1 kg di yogurt…
o qualsiasi contenitore simile mi capiti sottomano.
Può andare bene un qualsiasi filtro interno di “discrete” dimensioni.
Non reputo importante con cosa sia “caricato” (lana, spugne, cannolicchi…), l’importante è che sia abbondantemente maturo e perfettamente funzionante.
Allestimento
I Carassi, sono soliti deporre “in colonna” ovvero dove capita, ma apprezzano foglie, tronchi e sabbia.
È quindi necessario, per avere una maggiore resa nella raccolta delle uova, fornirgli ciuffi di lana legati ad una pietra….
…o anche rafia sintetica.
In alternativa, piante finte.
Infine, la già menzionata Eichhornia o altre piante galleggianti.
Deposizione
Ciò che ho potuto osservare, nelle loro riproduzioni, è che il maschio insegue la femmina spingendole il ventre con il muso, dal basso verso l’alto.
Da quasi l’impressione di “spremergli” le uova. In seguito, rilascia un cospicuo quantitativo di sperma, tanto da riscontrare un notevole intorbidimento dell’acqua.
L’intera procedura si può protrarre per diverse ore.
Raccolta
Ben poco da dire…
Quando ritengo che abbiano terminato, tolgo tutti gli oggetti e le piante su cui hanno deposto le uova (a volte anche la spugna del filtro).
Infine sposto tutto in un altro contenitore… e qui inizia il bello.
Ho le uova, dove le metto?
Ora devo raccontare tutto ciò che faccio prima di tentare la riproduzione…
Santa IKEA ha una gamma di contenitori plastici che sembrano essere studiati apposta, per gli allevatori amatoriali di molte specie di animali.
Non mi faccio mai mancare 2-3 vasche da 20 litri, all’aperto, con preziosa “acqua verde”.
Ovvero, semplice acqua di rubinetto, lasciata a decantare esposta ai raggi solari.
In una di queste vasche, è sempre presente una copiosa coltura di Daphnie.
Non mi mancano mai neanche le succulente Anguillole dell’aceto (Tubatrix aceti)…
…e i grassottelli Microworms (Panagrellus sp.)
1° Metodo: al naturale “…come va, va!”
Contenitore da 40 litri popolato da Daphnie… Gli avannotti devono fare a gomitate con i crostacei.
La vasca (senza filtro) deve essere esageratamente piantumata con galleggianti, compresa la Lemna minor (tra le altre cose, è un ottimo cibo vegetale gratis, per gli adulti…).
Questa vegetazione sopperisce alla mancanza del filtro.
Alimentazione quasi assente; un pizzico di mangime in polvere fine, per avannotti, a base vegetale, una volta a settimana.
Ovviamente, vanno reintegrate le Daphnie consumate.
Nel giro di 2-3 mesi, gli avannotti saranno pronti per essere spostati, in vasca arredata e provvista di filtro.
Poi verranno ulteriormente “ingrassati” con anguillole, microworms e mangimi a base vegetale.
Il vantaggio di questo metodo è la manutenzione quasi inesistente.
I pesci si cibano dei microorganismi più piccoli, mentre piante e Daphnie contribuiscono alla filtrazione dei materiali potenzialmente nocivi.
Si instaura un “momentaneo” sistema autosufficiente, che mi permette di non fare null’altro che guardar crescere gli avannotti.
Ci sono anche dei contro…
- Il primo è legato alle temperature; è fattibile soltanto da Aprile/Maggio a Settembre/Ottobre con una scarsa riuscita nei periodi più caldi.
- Il secondo fattore è la crescita più “lenta” degli avannotti.
Non sono uno “studiato” e non so spiegare la cosa scientificamente… Alcuni sostengono che non sostituendo mai l’acqua, alcuni ormoni diventino un fattore limitante per la loro crescita.
Non sono in grado di confutare tale ipotesi, non ho nemmeno capito se tali ormoni sono rilasciati dagli avannotti stessi.
Quel che ho visto è che… E’ vero… crescono più lentamente rispetto ad altri metodi.
2° Metodo: “da laboratorio”
Vaschetta da 3 litri, riempita con l’acqua della vasca di deposizione, con Artemia salina appena schiuse.
(Per queste, un giorno illustrerò il mio sistema “a 3 bicchieri”)
Come prima cosa si inseriscono le uova e si attende la schiusa; gli avannotti, che prima rimarranno sulle pareti, in verticale…
…inizieranno poi a nuotare orizzontalmente (dopo 1 o 2 giorni).
Inizio ad alimentarli, da 4 a 6 volte al giorno.
Dopo l’ultima somministrazione, a distanza di un’oretta, faccio un cambio d’acqua totale, del 100%!
Uso acqua nuova, ma con valori il più possibile vicini a quelli di deposizione.
Per me, che uso acqua di rubinetto, significa decantarla per almeno 3-4 giorni.
Sono solito inserire anche ciuffi di piante galleggianti; la mia preferita è la Najas guadalupensis.
E’ utile sia per dare una parvenza di filtrazione, sia per inserire alcuni infusori, cosa che accentuo con inoculi di acqua provenienti da vasca matura, in ragione di 3 ml ogni litro.
Aggiungo anche “acqua verde”, proveniente dai cambi e lasciata riposare al sole, più le anguillole dell’aceto.
Pro: si può avere un notevole incremento nella velocità di crescita, poco spazio occupato e possibilità di eliminare individui non perfettamente formati.
E’ un’esperienza interessante vedere i “pancini” degli avannotti, minuscoli, gonfiarsi a dismisura e diventare arancioni, quando si nutrono di Artemia.
Contro: a meno di non essere benestanti, pensionati attivi (che percepiscono la pensione) o mantenuti, il tempo impiegato in questo metodo è… “a rimetterci”!
Pur cercando di ottimizzare tutte le operazioni… succhia le Artemia con la torcia e la pipetta, svuota la vaschetta nel lavandino, setaccia gli avannotti (con il setaccio per Artemie), sette giorni su sette per due-tre settimane… è un bell’impegnetto…
La somministrazione dei vari alimenti può portare rapidamente al collasso, nel delicato equilibrio del ridottissimo ambiente.
3° Metodo: “vasca dedicata”
Questo è il metodo che preferisco.
Si tratta di preparare con largo anticipo una vaschetta da 20l, con filtro perfettamente maturo e funzionante, in cui gli avannotti trascorreranno i primi 2/3 mesi della loro vita.
La mia “ricetta” è:
- Vaschetta nuda (senza materiale di fondo)
- Filtro ad aria
- Najas guadalupensis
- Cladophora
- acqua dei cambi + “acqua verde”
- Daphnie a volontà
Il grosso del lavoro è fatto…
Anche con questo metodo è possibile “dimenticarsi” degli avannotti.
Una volta schiuse le uova, avranno a disposizione un comodo self-service, 24 ore al giorno.
Passati 3/4 giorni dalla schiusa, somministro direttamente mangime in polvere per avannotti, principalmente a base vegetale, insieme ad un po’ di proteico.
Giornalmente, “siringo” un po’ di anguillule dell’aceto.
Ogni settimana, cambio 4/5 centimetri d’acqua e… Stop!
Pro: secondo il mio modesto parere… tutti!
Contro: secondo il mio modesto parere… nessuno!
Avete mai provato a schiudere Artemia?
Bello e divertente, per una settimana…
Conclusione
Ho voluto scrivere di queste mie esperienze nel tentativo di sfatare una leggenda metropolitana, secondo cui i carassi sarebbero difficili da riprodurre in acquario.
Ritorno al primo punto evidenziato: SE li voglio riprodurre, non è per nulla difficile.
Ma non posso pretendere che si riproducano a mo’ di Guppy… NON sono ovovivipari.
Concludo con l’augurio che chiunque abbia voglia, e tempo, di cimentarsi in questa gratificante esperienza, possa trovare spunti utili in queste pagine e ce la possa venire raccontare sul nostro forum Acquariofilia Facile.