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Il Mikrogeophagus altispinosus, detto anche Ram boliviano o anche Altispinosa, è un ciclide nano poco noto ma certamente affascinante. Scopriamo assieme gli aspetti più interessanti delle interazioni sociali e riproduttive di questo bellissimo pesce sudamericano.


Il Mikrogeophagus altispinosus è un bellissimo ciclide nano boliviano, chiamato anche «Ram boliviano» per via della somiglianza con il più noto ramirezi.
Commercialmente meno diffuso del cugino venezuelano, ma altrettanto affascinante.

Mikrogeophagus altispinosus
Mikrogeophagus altispinosus (fonte: Wikimedia Commons)

La sua nomenclatura ha avuto diversi trascorsi: descritto originariamente come Crenicara altispinosa da Haseman nel 1911, passò al genere Mikrogeophagus nel 1971, per volere di Axelrod. Lo scienziato ne descrisse il genere per poter raggruppare gli altospinosa e i ram che, fino ad allora, erano stati collocati nel genere Apistogramma, molto diverso in termini di morfologia e comportamento rispetto a queste due specie.

Qualche anno dopo, e precisamente nel 1977, Kullander creo’ il genere Papiliochromis per contenere entrambe le due specie, senza rigettare però il genere Mikrogeophagus.

Alla fine, dopo varie argomentazioni tra scienziati (Robins e Bailey nel 1982 e Langhammer nel 1991), il genere assegnatogli fu Mikrogeophagus. Tuttavia, sono in uso ad oggi entrambe le classificazioni.

Habitat naturale

L’altispinosus è originario dei Paesi sudamericani della Bolivia e del Brasile; ci si riferisce a lui come «boliviano» perché il primo esemplare catalogato fu raccolto nelle acque di uno stagno in Bolivia.
Lo troviamo nelle vicinanze della città di Trinidad, nel Rio Mamore in prossimità della foce del fiume Guarporé, nel bacino del Guarporé a San Ramone, nella foce del fiume Igarape vicino Guarjara-Mirim (Brasile) e nelle pianure alluvionali a sud della città di Todos Santos.

Zone di origine del ram boliviano
Zone di origine del Mikrogeophagus altispinosus (fonte: Wikimedia Commons)

In natura vive in ruscelli, pozze e lagune, caratterizzati da una fitta vegetazione, dove rami e radici sommersi offrono aree ombreggiate e molti nascondigli.

Occupa principalmente le zone centrali e inferiori della colonna d’acqua, dove si nutre setacciando il fine substrato alla ricerca di materiale vegetale e microfauna.
Può comunque cibarsi di piccoli organismi liberi in acqua, e talvolta in superficie.

Le concentrazioni di ossigeno nelle acque dei suoi areali si assestano intorno ai 6 mg/l; non proprio pochi, se consideriamo i livelli decisamente inferiori a cui sono abituati altri ciclidi nani.

Morfologia

Il Ram boliviano vive mediamente fino ai 4 anni, e raggiunge una lunghezza di circa 8-9 cm.
La forma del corpo è ovale, e il colore della livrea varia dal giallo all’azzurrino, con una macchia scura al centro.
La coda, con due lunghe punte alle estremità, e le pinne sono bordate di rosso-arancio;  una linea nera taglia il muso in verticale, attraversando l’occhio.

Mikrogeophagus altispinosus
Mikrogeophagus altispinosus (foto di Fax007)

La distinzione tra i due sessi è meno accentuata rispetto al Ramirezi; da giovani è praticamente impossibile distinguerli.
Raggiunti almeno i 6 cm, si riesce a notare una leggera differenza guardando la forma della testa: quella femminile è un po’ spigolosa, mentre quella maschile è più arrotondata.

Da adulti, il dimorfismo sessuale è più evidente: nelle femmine si intravede l’ovopositore (una piccola protuberanza a ridosso della pinna anale); i maschi sono più grandi e con le pinne caudali più lunghe.

Riproduzione

Il Ram boliviano preferisce riprodursi in condizioni di luce, a temperature che si aggirano intorno ai 28°C.

È consigliabile partire da un gruppetto di 5-6 giovani esemplari, in modo che la coppia si formi spontaneamente; a seconda dello spazio a disposizione, si potrà poi valutare di spostarli in una vasca dedicata alla riproduzione.

Gruppetto di mikrogeophagus altispinosus
Gruppetto di Ram boliviani (foto di Fax007)

La formazione della coppia è preceduta dalle parate di corteggiamento del maschio, che si mostra alla femmina a pinne aperte, sfoggiando colori sgargianti.
Questa fase dura alcuni giorni, fin quando lei accetta le sue attenzioni.

Pietre larghe e piatte o piante a foglie larghe sono degli ottimi supporti per le uova.
Una volta scelto il luogo adatto alla deposizione, la coppia lo pulisce meticolosamente, e il maschio scava alcune buche nella sabbia tra la vegetazione circostante.

Quando la zona è pronta, la femmina depone sul supporto prescelto un centinaio di uova grigiastre, sotto l’occhio attento del suo compagno; appena finito, il maschio passa sopra le uova diverse volte per fecondarle.

Coppia di mikrogeophagus altispinosus vicino alle uova, deposte su una pietra
Coppia di altispinosus vicino alle uova, deposte su una pietra (foto di Fax007)

La coppia fa la guardia alle uova per circa tre giorni, fino alla schiusa: la femmina ha il compito di ventilarle con il movimento delle pinne, mentre il maschio difende il territorio.
I genitori si scambiano di ruolo solo per brevi momenti, per permettere alla femmina di nutrirsi.

Appena nati, i piccoli vengono spostati dai genitori nelle buche create durante la preparazione del nido, dove resteranno fino a quando non avranno riassorbito il sacco vitellino e saranno passati al nuoto libero.
Gli avannotti saranno accuditi per almeno altre due settimane.

A questo punto si potranno somministrare infusori o naupli di artemia salina appena schiusi, aiutandosi con una siringa per dirigere il cibo nella zona in cui i genitori cercheranno di confinare i piccoli.

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L’acquario per il Mikrogeophagus altispinosus

L’altispinosus è un pesce facile da allevare, robusto e adattabile ad un range di pH che va dall’acido (circa 6) a valori sopra il neutro (sui 7.3-7.4), e a temperature comprese tra i 24 e i 28°C.
Bisogna ricordare però che predilige acque ricche di ossigeno.

Occupa principalmente la metà inferiore dell’acquario, ed è uno dei pochi ciclidi nani che, sebbene sia territoriale, può essere tenuto in piccoli gruppetti, dato che i maschi si riservano zone meno ampie rispetto alla maggior parte dei loro cugini.
Ovviamente la vasca dovrà essere di dimensioni adeguate; per 4-5 esemplari è consigliabile avere un acquario da almeno un metro di lunghezza.

Per una singola coppia, volendo, potrebbe andare bene una vasca più piccola, da almeno 60-70 cm di lunghezza; tuttavia si perderebbe la possibilità di apprezzare le interazioni sociali che si instaurano nei gruppi, affascinante caratteristica del Ram Boliviano.

Esempio di allestimento per il Mikrogeophagus altispinosus
Esempio di allestimento per il Mikrogeophagus altispinosus (foto di Fax007)

L’allestimento ideale prevede un substrato sabbioso e molto piantumato, con un layout ricco di nascondigli.
Tra le piante più adatte agli altispinosa possiamo citare come esempio: Echinodorus (bolivianus, grandiflorus, tenellus ecc…), Myriophyllum mattogrossense, Cabomba furcata, Heteranthera zosterifolia, le galleggianti Pistia stratiotes, Limnobium laevigatum e Phyllanthus fluitans.

E’ un pesce pacifico, che può condividere l’acquario con altri pesci provenienti dalle stesse zone di origine.
Un perfetto abbinamento, giusto per citare qualche esempio restando fedeli all’habitat di provenienza, è quello con gli Hyphessobrycon megalopterus, i Paracheirodon innesi oppure i Gymnocorymbus ternetzi, pesci facilmente reperibili in commercio.

I Ram boliviani in natura sono onnivori; per mantenerli in salute è quindi importante offrire un’alimentazione varia.
Possono essere nutriti con scaglie di cibo secco, con vivo come microworms o larve di zanzara, e con verdure sbollentate.

Esperienza di allevamento

Quando decisi di allevare i Ram boliviani avevo già un acquario di comunità di circa 500 litri, e volevo un ciclide che occupasse la parte bassa della vasca.
Portai a casa 5 giovani esemplari, che – come potete immaginare – non erano ancora sessati. Circa 6 mesi dopo avevano raggiunto i 5 cm, e si avvicinavano all’età adulta.

Iniziai a notare le prime divisioni del territorio; capii che in vasca ci dovevano essere due maschi e tre femmine, perché i maschi presero possesso dei due estremi dell’acquario.
Di tanto in tanto si incontravano nel centro, affrontandosi in parate a pinne aperte per brevi litigi di poco conto. Avevano comunque una linea di confine che raramente veniva oltrepassata.
Le tre femmine invece sembravano convivere pacificamente in gruppo.

La prima coppia e le cure parentali

Non molto tempo dopo, il maschio più grande (il dominante) intensificò i colori e iniziò ad esibirsi in parate nuziali dirette verso una femmina in particolare.
Lei, oltre a gradire le avance del corteggiatore, reagì scacciando con insistenza le altre femmine, che si rifugiarono a debita distanza dalla coppia.

Maschio di mikrogeophagus altispinosus in parata davanti alla femmina
Maschio di Ram boliviano in parata davanti alla femmina (foto di Walsim)

Le parate del maschio andarono avanti per circa due settimane, durante le quali si mise a pulire e scavare piccole fosse in mezzo a una foresta di cryptocoryne.
Al termine di questa lunga preparazione, la femmina iniziò finalmente a deporre le uova sopra una pietra non molto distante dalle buche. Poi, per circa un’oretta, il maschio fecondò le uova passandoci sopra più e più volte.

Terminate le meticolose operazioni di accoppiamento, la sua compagna prese posizione sopra le uova agitando pinne e corpo per ventilarle, mentre lui si mise a protezione del territorio, scacciando aggressivamente gli eventuali curiosi.
Di rado si scambiavano i ruoli, per poi tornare dopo pochi minuti alle loro abituali occupazioni.

Le uova si schiusero dopo circa tre giorni, e riuscii a intravedere dei minuscoli esserini in vivace agitazione.
La coppia spostò subito i piccoli, tenendoli all’interno della bocca, nelle buche scavate in precedenza dal maschio.
Dopo circa una settimana gli avannotti iniziarono a nuotare liberamente, sempre sotto la supervisione dei genitori.

Avannotti di Mikrogeophagus altispinosus
Avannotti di Mikrogeophagus altispinosus controllati a vista dai genitori (foto di Walsim)

Iniziai quindi ad alimentarli con naupli di artemia salina precedentemente schiusi.

Mi ha sorpreso molto vedere, appena nati i piccoli, come sia cresciuta l’aggressività della coppia nei confronti degli altri compagni di vasca, tanto da cacciare spavaldamente anche pesci molto più grandi di loro.

Un’altra coppia porta scompiglio

Mentre ero preso nel gustarmi il delizioso spettacolo delle cure parentali che madre natura ci permette di osservare in questo piccolo ritaglio di mondo sommerso, mi accorsi che un’altra coppia di Mikrogeophagus altispinosus si era formata e aveva deposto le uova nella parte opposta dell’acquario.
La terza femmina era quindi in grande difficoltà, venendo scacciata dai due fronti, al punto da non avere più posti sicuri in vasca. Decisi quindi di spostarla in un altro acquario.

Sospettavo comunque che la concomitanza delle due nidiate avrebbe portato a spiacevoli conseguenze, perché la difesa del territorio da parte delle due coppie stava confinando forzatamente gli altri inquilini ad uno spazio centrale troppo esiguo per non causare continui sconfinamenti.
Passato un giorno, infatti, la prima coppia aveva rimangiato l’intera prole, sicuramente disturbata dai frequenti attacchi degli altri pesci verso i nidi.

Ma il coraggio e la tenacia di questi piccoli ciclidi ha fatto sì che, pur in una vasca di comunità, siano riusciti a crescere 4 nuovi esemplari di Ram boliviano su tre riproduzioni.

Giovane esemplare di Mikrogeophagus altispinosus
Giovane esemplare di Mikrogeophagus altispinosus (foto di Fax003)

Epilogo

In seguito ho allestito un acquario dedicato ad una delle due coppie, per permettergli di riprodursi con tranquillità e godermi l’affascinante spettacolo delle cure parentali che rivolgono ai loro piccoli.

Il mio consiglio, dopo l’esperienza maturata, è quello di allevare i Mikrogeophagus altispinosus in un acquario sufficientemente grande e destinato principalmente a loro, in modo da assicurare a questo splendido ciclide un habitat in cui possa sentirsi a suo agio e mostrarci tutti gli affascinanti aspetti comportamentali della sua specie.

Per qualsiasi dubbio o anche solo per mostrarci i vostri Mikrogeophagus altispinosus vi aspettiamo sul nostro forum Acquariofilia Facile.

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