Scopriamo come affrontare la fase più delicata e affascinante della vita di un acquario marino tropicale: la maturazione.
Un acquario marino tropicale è, per molti di noi, un sogno nel cassetto che decidiamo di non aprire perché pensiamo sia troppo complicato o, peggio, troppo costoso.
Invece è assolutamente realizzabile e alla portata di tutti, a patto che si decida di allevare animali non particolarmente esigenti in termini di luce e di qualità dell’acqua. In questo modo potremo utilizzare plafoniere dai prezzi ragionevoli, e in generale contenere i costi con attrezzature economiche.
È importante, inoltre, tenere a mente alcuni concetti di base.
In questo breve articolo cerchiamo di dare qualche consiglio a chi vorrà allestire una vasca marina tropicale, per affrontare la fase più delicata, ma anche più affascinante, di questa nuova avventura: la maturazione.
Indice dei contenuti
Premessa
La maturazione di un acquario marino è leggermente più complessa di un dolce, nel quale questa fase si conclude con il famoso «ciclo dell’azoto».
Per essere considerata veramente matura e in equilibrio, la nostra vasca dovrà avere sia una flora batterica stabile, sia una buona quantità di fauna bentonica che renda davvero «vive» le rocce ed il substrato sabbioso.
Per questo motivo è bene iniziare avendo in mente, sin dal principio, il progetto da realizzare e quali animali alleveremo, così da far partire la vasca con la tecnica necessaria e i giusti valori dell’acqua.
Ogni cambiamento in fase di maturazione potrebbe allungarne i tempi, modificando inevitabilmente un equilibrio che è ancora instabile.
A seconda dei due macrotipi di allestimento marino (Berlinese o DSB) avremo tempi di maturazione diversi. Più veloci nel primo caso, più lenti nell’altro.
È pur vero che, sempre più comunemente, troveremo allestimenti misti a causa dell’oggettiva difficoltà a reperire a un prezzo ragionevole le rocce vive (la cui importazione è oramai vietata, o comunque molto limitata).
Ecco il motivo per il quale il mercato sta velocemente virando verso le rocce sintetiche, scelta eticamente corretta per limitare il depauperamento delle fonti naturali, ma che, d’altro canto, comporta tempi di maturazione più lunghi.
Ciclo dell’azoto e proliferazione batterica
Comune alle vasche d’acqua dolce è il ciclo dell’azoto.
In una vasca di nuovo allestimento, priva di una consistente flora batterica, l’azoto si presenta in forma ammoniacale, fortemente tossica per la fauna marina.
L’ammonio viene assorbito dai batteri Nitrosococcus, che rilasciano NO2 (nitriti). Pesci e invertebrati ne tollerano la presenza solo in tracce (meno di 0,05 mg/L di NO2). Quantità superiori risultano tossiche, provocano forte stress e conseguente morte della fauna in vasca.
I batteri Nitrococcus assorbiranno, poi, gli NO2 rilasciando NO3– (nitrati), ben tollerati dalla fauna marina. Per alcune categorie di invertebrati, come ad esempio i coralli molli e quelli duri LPS, gli NO3– rappresentano addirittura una fonte di nutrimento.
Superato il famoso «picco dei nitriti», quando non vi sarà più alcuna traccia di NO2 nei nostri test, potremo assumere che le colonie batteriche presenti siano abbastanza mature da consentire l’inserimento in vasca dei primi ospiti.
In genere è bene cominciare con i gasteropodi: voraci mangiatrici come le lumache del genere Cerithium, Nassarius, o anche le famose lumache turbo ci aiuteranno a contenere lo sviluppo algale.
Bisogna ricordare, comunque, che le alghe compaiono normalmente in fase di avvio e aiutano a consumare le sostanze ammoniacali presenti in vasca, come vedremo nel prossimo capitolo.
Fasi Algali
La maturazione di un acquario marino è infatti caratterizzato da diverse fasi algali, i cui passaggi ci forniranno preziose informazioni sull’evoluzione del ciclo dell’azoto nella nostra vasca.
A distanza di pochi giorni dall’avviamento dell’acquario noteremo la presenza di alghe marroni: le Diatomee.
Queste, nutrendosi dei silicati presenti in acqua, inizieranno a colonizzare le rocce e il fondo.
Le patine marroni andranno via da sole man mano che il silicio presente in acqua si esaurirà.
La seconda tipologia di alghe che caratterizzeranno, in ordine di tempo, la maturazione sono le Filamentose.
Queste alghe si nutrono di azoto in qualsiasi sua forma (ammonio, nitriti e nitrati).
La loro fioritura indicherà la presenza di azoto e l’inizio del suo ciclo.
Conclusosi il ciclo dell’azoto, grazie alla presenza di una sufficiente colonia batterica, e stabilizzatasi «la triade», ovvero il rapporto tra KH, Calcio e Magnesio, la vasca inizierà a fiorire di alghe rosa coralline.
Molto ambite dai reefers, perché rappresentano il segno tangibile che la maturazione si è conclusa nel migliore dei modi e la vasca ha trovato un equilibrio stabile.
A proposito della «triade», ricordo che mantenere costanti i valori di KH, Calcio e Magnesio è fondamentale negli allestimenti che ospitano coralli duri esigenti come SPS o LPS, per i quali però sarà necessaria anche una luce di adeguata potenza.
La «triade» dovrà essere mantenuta costante attraverso l’integrazione di balling/reattore di calcio.
Per i coralli molli, più idonei ad una gestione “facile”, i minerali verranno reintegrati semplicemente con i cambi d’acqua. Questi animali, infatti, non avendo uno scheletro di carbonato di calcio non consumano in quantità questi tre elementi.
Tempi di maturazione
In quanto tempo matura una vasca marina tropicale?
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Ovviamente, ogni vasca avrà i suoi tempi. Dovremo pazientare fin tanto che i batteri si insedieranno e prolifereranno nel substrato roccioso o sabbioso che gli abbiamo offerto.
È necessario che le colonie siano sufficienti ad espletare la loro funzione nitrificante per gestire la totalità del carico organico in vasca.
In linea generale, un Berlinese richiederà dai 60 ai 90 giorni, mentre un DSB dai 4 ai 6 mesi.
Al termine di questo periodo, se saremo stati bravi a tenere le mani in tasca limitandoci a guardare la nostra vasca, che nel frattempo si sarà arricchita di piccoli animaletti mostruosi e affascinanti, potremo verificare l’assenza di NO2 e la presenza in quantità minime di NO3– e PO43- (fosfati).
Luce o buio?
Riguardo l’illuminazione scelta per la fase di maturazione vi sono due teorie differenti: la prima secondo la quale la vasca dovrà rimanere al buio per i primi 40 giorni al fine di evitare crescite algali; la seconda, invece, prevede fin da subito di partire con l’illuminazione a fotoperiodo pieno.
Io personalmente appartengo alla seconda tipologia di pensiero. A mio avviso, la luce e il movimento dell’acqua sono il vero motore della nostra vasca.
Le fasi algali non devono essere viste come un problema, ma anzi come la naturale fase di maturazione e stabilizzazione dell’acquario.
Scelta delle rocce
Prima di parlare delle rocce, è doveroso un accenno sullo zooplancton e la sua funzione in acquario.
Zooplancton
All’interno delle rocce di un acquario marino proliferano e trovano rifugio non solo batteri, ma anche minuscoli animali (crostacei, vermi, antipodi, copepodi, rotiferi…) chiamati comunemente zooplancton.
Questi animaletti rivestono un ruolo fondamentale durante tutta la vita di un acquario marino.
Si nutrono di fitoplancton e di detriti come batteri morti, alghe morte e piccole alghe vive, muco di pesci e di coralli… insomma, di tutto il materiale di scarto che si forma in vasca.
Aiutano a mantenere pulito l’ambiente, riuscendo a raggiungere quelle parti inaccessibili ad esseri superiori come ad esempio le lumache.
Inoltre, fungono a loro volta da cibo per pesci e coralli.
Se, infatti, questi animaletti tendono a rimanere nascosti negli anfratti rocciosi nelle ore diurne, durante la notte inizieranno a girovagare per la vasca sia camminando sul fondo, sia nuotando. Inevitabilmente, andranno a finire tra i polipi coralliferi che li cattureranno, apportando proteine alla loro dieta.
Rocce vive
Le rocce vive vengono estratte dalle barriere coralline e trasportate, sommerse a temperatura costante, fino ai distributori continentali.
Questi tipi di rocce garantiscono, se trasportate e mantenute correttamente, una naturale inoculazione batterica e bentonica che favorirà ed accelererà il processo di maturazione dell’acquario.
La biodiversità di cui sono ricche è il motivo per il quale l’utilizzo di rocce vive velocizza i tempi di maturazione.
Di contro, nelle rocce vive potrebbero essere presenti alcuni organismi nocivi per un acquario di barriera.
Molti ospiti indesiderati come Aiptasia, Eunice e altri Policheti, Planarie sono naturalmente presenti nelle rocce. Se in mare aperto sono spesso predati da competitori naturali, in un acquario potrebbero prendere il sopravvento.
Sebbene ci siano soluzioni per controllarne lo sviluppo come l’introduzione di animali che se ne nutrano (per esempio pesci della famiglia dei labridi, o gamberi), una loro invasione (generalmente derivante da una gestione errata) ci costringerebbe a ricorrere a metodi più estremi e non naturali.
Le rocce vive hanno costi elevati, sia perché il commercio è limitato e regolamentato secondo gli accordi CITES (Convention on International Trade of Endangered Species, ovvero Commercio internazionale di animali e piante in pericolo), sia perché hanno bisogno di un trasporto complesso per mantenere vivi i microorganismi che le popolano.
Non è difficile trovare rocce vive sul mercato dell’usato, a seguito dello smantellamento di una vasca.
In questo caso, prima di procedere all’acquisto, dobbiamo verificare che siano state mantenute sommerse in acqua salata ben ossigenata e con forte movimento. Dovranno presentarsi in ottime condizioni, senza esplosioni algali tipiche di chi, non più appassionato, lascia girare la vasca senza la necessaria manutenzione.
Il rischio è, infatti, di comprare rocce oramai morte con all’interno microorganismi in putrefazione o, peggio, rocce infestate da alghe o Aiptasia. Tutte condizioni che, invece di accelerare i tempi di maturazione, li rallenteranno, oltre che aumentare la probabilità di far collassare la vasca ancor prima di partire.
Rocce morte
Si tratta di rocce coralline in cui è morta la fauna batterica e bentonica, in genere perché sono state tenute all’asciutto.
Possono essere riutilizzate, purché vengano sterilizzate tramite bollitura, oppure spurgate in acqua salata con idoneo movimento.
Queste operazioni sono necessarie per eliminare tutto il materiale in putrefazione, che altrimenti rappresenterebbe un eccessivo carico organico nella fase iniziale di avvio della vasca.
Fatto ciò, dovranno essere inoculate con batteri e zooplancton, come vedremo più avanti.
Comportano tempi di maturazione più lunghi rispetto alle rocce vive, e richiedono una preparazione più laboriosa rispetto alle rocce sintetiche, di cui parleremo tra poco. Per questo motivo non le consiglio, preferendo di gran lunga quelle sintetiche.
Rocce sintetiche
Sempre più presenti nel mercato, le rocce «sintetiche» non sono formazioni coralline, bensì vengono estratte da cave o create con un mix di cemento, aragonite e sabbia.
Garantiscono comunque una massima porosità, affinché al loro interno possano insediarsi batteri e bentos.
Alcune ditte inoculano questi materiali con spore batteriche per velocizzare un po’ i tempi di maturazione, ma di solito vengono vendute del tutto prive di materiale organico.
Dovremo essere noi, quindi, a popolarle di microorganismi utili alla nostra vasca. Un vantaggio di queste rocce è appunto la sicurezza di non introdurre in acquario specie nocive o infestanti.
Con un po’ di pazienza, e tanti inoculi, queste rocce diventeranno vive, rappresentando quindi una valida alternativa alle rocce coralline. Un ottimo risultato, senza impoverire l’ambiente naturale.
La mia nuova vasca è stata allestita per metà con rocce vive del mio precedente cubetto, e per l’altra metà da rocce sintetiche pre-inoculate con spore batteriche.
All’inizio si notava una certa differenza tra le diverse tipologie di rocce, come si può vedere dalla foto seguente. Le rocce vive sono quelle più chiare, indicate dalle frecce blu; quelle sintetiche sono sul rosso violaceo, indicate dalle frecce rosse.
Questa differenza si è sempre più attenuata nel corso dei mesi…
…scomparendo del tutto quando le rocce sono state completamente colonizzate da coralli e zooplancton.
Posso ritenermi molto soddisfatto del risultato.
Inoculazione delle rocce morte e sintetiche
Abbiamo visto come sia importante inoculare le rocce inerti affinché l’acquario si popoli di microorganismi e di batteri. Una buona biodiversità mantiene in equilibrio l’ambiente.
In commercio esistono numerosissimi prodotti che favoriscono l’introduzione di ceppi batterici nitrificanti e denitrificanti.
Durante la fase di maturazione, aumentano il numero di batteri presenti in un ambiente povero come una vasca appena avviata con materiali inerti.
In una vasca matura, mantengono costante la presenza e la proporzione di batteri aerobici ed anaerobici che, nutrendosi tra l’altro di NO3– e PO43-, ne limitano le concentrazioni.
Anche lo zooplancton vivo – rotiferi, copepodi, mysis, artemia salina – si trova facilmente in commercio, venduto in bustine singole o bottigliette.
Lo stesso dicasi per il fitoplancton, che rappresenta il nutrimento per tutto questo mondo microscopico, corollario necessario ed indispensabile all’equilibrio della nostra vasca.
Con un po’ di pazienza e dosando batteri, zooplancton e fitoplancton, il nostro allestimento «inerte» diverrà «vivo», pronto ad ospitare i nostri amati coralli e pesci. Avremo risparmiato qualche soldino e limitato l’impatto ambientale.
Conclusioni
Qualunque tipo di allestimento scegliate, armatevi di tanta pazienza ed evitate cambiamenti in corso d’opera. Lasciate fare alla natura.
Osservate la vasca con una torcia di notte o con una lente d’ingrandimento, resterete affascinati dalla flora e fauna che si svilupperà naturalmente in fase di avvio.
Questo articolo non ha la presunzione di voler essere una guida esaustiva alla delicata fase di avvio di un acquario marino. Troppe sono le variabili che si potranno incontrare, a seconda del progetto che si realizzerà.
Per questo motivo vi invito a rivolgere ogni quesito o approfondimento iscrivendovi gratuitamente al forum Acquariofilia Facile. Entrate a far parte della nostra grande community!
Un sentito grazie ad AndreAgo, Scheccia e Giueli che mi hanno dato la possibilità di utilizzare le foto delle loro vasche per la realizzazione di questo articolo.