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Avete mai sentito parlare dei 5 sensi dei pesci vista, olfatto, gusto, udito e tatto? In questo articolo vi spieghiamo tutto per bene.


Il mondo sommerso è totalmente differente dal nostro; i pesci che lo abitano sono talvolta delicati e molto sensibili.
Anche loro reagiscono a stimoli, che provengono dall’ambiente che li circonda; ad esempio, il pericolo di un predatore che si avvicina, oppure la ricerca del cibo, trovare un posto dove si sentono protetti, o anche un partner per riprodursi.

Come tutti sappiamo, con millenni di evoluzione, gli organi sensoriali si sono perfettamente adattati all’ambiente acquatico.
Alcuni hanno delle capacità che possono apparirci sensazionali; è quello che cercheremo di spiegare in questo articolo.

La vista

In quasi tutti i pesci, gli occhi sono posizionati ai lati della testa, per consentirgli di avere una visione totale dell’ambiente che li circonda.
Questo è molto importante, perché il loro mondo è pieno di insidie e pericoli; i guai posso arrivare da tutte le direzioni.
Inoltre, i pesci non hanno un collo che gli consente di girare la testa.

Primo piano dell'occhio di un discus
Primo piano dell’occhio di un discus – Foto di Emix

Nell’acqua, il campo visivo è parecchio ridotto, rispetto a quello delle specie terrestri.
Innanzitutto, la luce… più si scende sul fondo e più diminuisce di intensità.
Inoltre, l’acqua potrebbe essere torbida o ambrata; anzi, lo è quasi sempre nei biotopi naturali.

C’è quindi un motivo se i pesci sono “miopi”.
I loro occhi consentono una visibilità nitida, con un’ottima messa a fuoco, ad una distanza di non più di un metro.
Molti pesci sono in grado di distinguere i colori, alcuni addirittura la radiazione ultravioletta.

Alcune specie nell’evolversi, si sono adattate al proprio stile di vita; ad esempio, alcuni pesci che vivono sulla superficie dell’acqua hanno gli occhi indipendenti l’uno dall’altro, per consentirgli di vedere contemporaneamente sia sopra che sotto.
Altre specie, addirittura… non hanno gli occhi, perché nel loro habitat è talmente buio, che sarebbero inutili.

Astyanax jordani - pesce cieco
Astyanax jordani – Caracide cieco (dal Messico) – Lic. Creative Commons

Olfatto e Gusto

Com’è noto, nell’acqua gli odori si diffondono per centinaia di metri; molte volte kilometri, a seconda dell’intensità della corrente.
È per questo che nella pesca sportiva si effettua la “pasturazione”; proprio per attirare il pesce, che magari si trova molto distante dal punto in cui la lenza è in acqua.

Boiles utilizzate come pastura per la pesca alla carpa
Boiles utilizzate come pastura, per la pesca alla carpa (Foto di Emix)

Generalmente, questi sensi vengono utilizzati per la ricerca del cibo, ma sono utili anche per l’orientamento; basti pensare che i salmoni, nel periodo della riproduzione percorrono kilometri e kilometri partendo dal mare, fino a raggiungere il corso d’acqua dove sono nati (fiumi o grandi laghi), per poi deporre e portare avanti la generazione successiva.
In questo, vengono guidati proprio dagli odori disciolti in acqua, grazie al loro olfatto sopraffino.

Salmoni che migrano
Salmoni che migrano – Lic. Creative Commons

A differenza di quanto accade “all’asciutto”, olfatto e gusto sono strettamente legati tra loro.
Le sostanze sono allo stesso modo disciolte in acqua e il pesce può sentirle entrambe nello stesso momento (una trota può sentire gusti e odori un milione di volte più delicati rispetto all’uomo).

Trota
Trota iridea – Lic. Creative Commons

Per i pesci non si dovrebbe parlare di “naso”, perché potrebbe essere fuorviante.
La loro cavità olfattiva non ha nulla a che fare con l’apparato respiratorio, come siamo abituati a pensare.
Si tratta di un’organo altamente specializzato, esclusivamente preposto alla percezione degli odori;
è costruito da semplici avvallamenti, ma estremamente efficiente, anche perché l’olfatto impegna una grandissima parte del cervello dell’animale.

I ricettori del gusto, oltre che nella lingua, possono trovarsi anche in tutto il corpo, ma la maggior parte è sulla testa e sui barbigli (che tratteremo più avanti).

Udito e suoni

Quante volte abbiamo sentito, o detto la tipica frase “muto come un pesce”?
Beh… non c’è nulla di più falso.

Se prendiamo un fonometro, oppure un sonar e li immergiamo in un lago o in mare aperto, ci accorgiamo che i pesci comunicano molto più di noi.
Questi suoni vengono prodotti dallo sfregamento di alcune parti dello scheletro del pesce, oppure con delle vibrazioni della vescica natatoria.
Ad esempio, i pesci gatto nostrani (Ameiurus melas) sembrano ruggire come dei leoni.

Pesce gatto
Pesce gatto (Foto di Emix)

Generalmente comunicano con la stessa specie, per cercare un partner per la riproduzione, oppure per difendersi dai predatori.

L’orecchio dei pesci anche se non è visibile, è perfettamente adatto a sentire nitidamente i rumori sott’acqua, mentre noi li percepiamo soffocati e distorti.
I loro organi uditivi sono costituiti da un liquido, racchiuso in una membrana; all’interno si trovano dei piccoli granelli, che oltre a funzionare da “organi dell’equilibrio”, vibrano in base ai suoni percepiti, facendo arrivare al cervello segnali chiari e puliti.

L’interno dell’orecchio, assomiglia vagamente a quello delle specie terricole.
In parecchie specie entra in gioco anche la vescica natatoria, che fa da cassa armonica per amplificare ulteriormente l’udito.

Alcuni pesci (ad esempio le aringhe) hanno la capacità di percepire anche gli ultrasuoni, molto utili per avvertire il pericolo di predatori; nel loro caso, i “cattivi” sono i tanto meravigliosi quanto famelici delfini, che com’è noto emettono ultrasuoni.

delfini

I suoni nell’acqua viaggiano e si propagano molto più velocemente che nell’aria, raggiungendo distanze molto maggiori.
Questo accade perché l’acqua ha una densità ben più alta ed è molto meno comprimibile; le onde sonore vengono spinte più velocemente.

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Cerco di spiegarlo in modo semplice, con un esempio pratico.
Immaginiamo due molle verticali, con diversa elasticità: una rigidissima e l’altra molto cedevole.
La prima è il fondo di un lago, la seconda un ambiente di montagna.

Ora immaginiamo due palle da bowling che cadono dall’alto, dalla stessa altezza sulle due molle; sono le onde sonore, nel nostro esempio.
La forza di gravità fa contrarre le due molle, rilasciando successivamente l’energia accumulata in precedenza.
Le palle da bowling rimbalzeranno a velocità e distanze differenti tra loro.

Con la prima più “rigida”, la spinta sarà parecchio maggiore.
La seconda più “comprimibile”, produrrà un rimbalzo lento e poco performante.

Questo più o meno, è ciò che accade alle onde sonore, quando incontrano l’acqua o l’aria.

Barbigli, linea laterale, senso magnetico e organo elettrico

E’ proprio vero che il sesto senso esiste; in realtà, i pesci ne hanno anche più di sei…

I barbigli sono i tipici organi dei pesci che vivono prevalentemente sul fondo, come ad esempio i Cobitidi, i Loricaridi, i Callictidi o alcuni Ciprinidi.

Barbigli Corydoras aeneus
Barbigli su Corydoras – Lic. Creative Commons

Posizionati in prossimità della bocca, vengono utilizzati principalmente per cercare il cibo, soprattutto in caso di scarsa visibilità per via del buio o dell’acqua torbida.
Possiamo considerarli come il “tatto” per gli esseri umani, ma di gran lunga più sensibili.

Corydoras sodalis
Corydoras sodalis – Foto di Emix

Tutti i pesci dispongono invece della linea laterale, un organo sensoriale essenziale per capire cosa succede intorno al proprio habitat.
In alcune specie risulta ben visibile; il genere Hemigrammus si chiama così proprio per tale motivo (da grammus = linea ed hemi = di mezzo).

Hemigrammus bellottii

Questo organo è il più sensibile di tutti, lo usano per sentire vibrazioni e cambi di pressione nell’acqua.
I predatori la usano per attaccare al momento giusto, le prede per sentire il pericolo.

E’ utile anche per orientarsi, per seguire il banco e mantenere le giuste distanze, oppure per evitare ostacoli, nel caso in cui la visibilità sia scarsa.

Una volta captata la vibrazione, i ricettori della linea laterale inviano al cervello diverse informazioni sulla dimensione dell’eventuale ostacolo, la distanza e il luogo, creando una sorta di immagine tridimensionale.
Il pesce può dunque andare per la propria strada, più protetto dai pericoli che lo circondano.

La linea laterale può essere continua o a tratti, è presente su entrambi i lati del corpo, va dalla testa alla coda ed è generalmente di colore più scuro.

Apistogramma macmasteri
Linea laterale su Apistogramma macmasteri (Foto di Emix)

Oltre a questi due sensi, già notevoli per importanza, alcune specie hanno anche il senso magnetico.
È una sorta di bussola interna, che permette al pesce di orientarsi in base al campo magnetico terrestre.

Altre specie, con l’evoluzione hanno trasformato le cellule di alcuni muscoli in veri e prori organi elettrici.
In questo caso non si tratta di capacità sensoriali, le scariche prodotte servono a catturare prede o per difendersi dai nemici.
Talvolta, anche per comunicare tra di loro, in acque scure o torbide.

Nella foto qui sotto, vediamo un Electrophorus electricus, che prende il nome proprio dalla caratteristica di generare tali scariche.

Electrophorus electricus
Electrophorus electricus – Lic. Creative Commons

Non può essere tenuto in un acquario domestico perché supera i due metri, ma in natura è un compagno abituale per i nostri pesci amazzonici (scalare, discus, ecc.)

Considerazioni conclusive

E’ ovvio che gli organi dei pesci differiscono molto da quelli umani, ma in base alle attuali conoscenze, non sono assolutamente meno efficienti dei nostri.
Anzi, per molti aspetti ne sanno una più del diavolo; il loro universo sensoriale è decisamente più complesso e probabilmente più efficace.

Prima di chiudere, ringrazio gli autori delle foto non mie, per averle rilasciate sotto licenza Creative Commons e vi aspetto per parlare dei sensi dei pesci sul nostro forum Acquariofilia Facile.

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