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La temperatura di colore

Perché il colore di una lampada si misura in kelvin? Non dobbiamo mica misurare una temperatura…
In un certo senso… Sì!
Qui siamo su Acquariofilia Facile, pertanto non andremo a disquisire sul concetto fisico di “Corpo nero”, gli studi di Kirchhoff e le equazioni di Maxwell… cercheremo di cavarcela con un esempio.

Se vi è capitato di lasciare un ferro nella brace di un caminetto, vi sarete accorti che diventa rosso.
Lasciandolo lì ancora un po’, il colore tende all’arancio.
Se invece della legna avessimo usato del carbone, che brucia a temperatura più alta, quel ferro sarebbe diventato prima giallo e poi quasi bianco, prima di fondere.

Questo dimostra come il calore influisca sulle frequenze luminose emesse da un corpo incandescente.
È proprio il motivo per cui il colore di una lampada si misura come una temperatura.

Le gradazioni più comuni sono tre: 2700 K, 4000 K e 6500 K.
Esistono anche dei nomi comuni, che dovrebbero rendere la scelta più agevole:

  • 2700 K: “Warm Light”
  • 4000 K: “Cool White”
  • 6500 K: “Daylight”

Alcuni produttori usano il termine “Sunlight” per indicare i 6500 K, in tal caso “Daylight” corrisponde a 4000 K.
Sembra che tale confusione sia sempre più rara, probabilmente si stanno mettendo d’accordo.

È curioso che le temperature più basse, quindi più fredde, siano quelle che producono il rosso, l’arancione e il giallo, ovvero i colori tradizionalmente definiti “caldi“.
Questa contraddizione ha un’ovvia motivazione psicologica. Ognuno di noi tende ad associare rosso e giallo ad un fuoco che arde, mentre i toni di azzurro ci ricordano il cielo e l’oceano.

Esistono lampade specifiche per acquari, che propongono temperature diverse da quelle citate, ma escludendo gli acquari marini sono spesso trovate commerciali.
Lo scopo è quello di chiedere 30 Euro per una lampada che ne costerebbe 5, dandogli nomi ed aggettivi accattivanti (come “Gro-Lux” o “fitostimolante”). Poi vengono impacchettate con scatolette molto attraenti che raffigurano pesci felici e piante colorate.
Talvolta, non cambiano nemmeno la temperatura di colore.
Controllando la sigla serigrafata sul vetro, ci si accorge che all’interno di quella scatola c’è una normalissima lampada per illuminotecnica, che il ferramenta vende in uno squallido cartone ondulato senza alcun abbellimento, ad un prezzo 5 volte inferiore.

I tre standard citati riprodurrebbero (secondo loro) le diverse condizioni di luce a cui siamo abituati.

  • Il 2700 K dovrebbe simulare la vecchia lampadina a filamento.
    In acquario non va mai utilizzata, a meno che non serva per esigenze estetiche; in questo caso va sempre abbinata ad altre lampade di gradazioni maggiori.
  • Il 4000 K ed il 6500 K dovrebbero simulare la luce naturale in diverse condizioni: 4000 K è la luce diurna con cielo sereno, mentre 6500 K corrispondono al cielo nuvoloso.
CFL a 2700, 4000 e 6500K
2700, 4000 e 6500 K (Lic. Creative Commons)

Per motivi a me incomprensibili, capita a volte di leggere il contrario. Alcuni sostengono che il Sole diretto va simulato con gradazioni più alte.

Credo che molti confondano la potenza con la temperatura di colore. Invito pertanto ad un semplice esperimento.

In una giornata soleggiata, mettetevi in piena luce con un banalissimo foglio di carta preso da una stampante.
Dovrete tenere gli occhi socchiusi, perché quel foglio rifletterà una potenza abbagliante; tuttavia, il suo colore sarà giallo, perché così è la luce che lo colpisce.

Ora andate sotto un portico, un albero, una zona d’ombra qualsiasi… e riguardate il foglio.
Non avrete difficoltà, questa volta, perché la luce riflessa sarà molto inferiore; ma adesso quel foglio vi apparirà perfettamente bianco.

Questo dimostra che la potenza luminosa non ha nulla a che fare con la temperatura di colore.
Sul nostro foglio di carta, ad una potenza più alta corrisponde una gradazione più bassa.

Nei paesi tropicali, è stato calcolato che il valore medio sta intorno a 5400-5500 K; ma è molto variabile nel corso della giornata,  sia per l’inclinazione del Sole, sia per la nuvolosità.

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