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Il Genere Utricularia

Descrizione

Le Utricularia appartengono alla famiglia Lentibulariaceae.
Costituiscono il genere più grande di piante carnivore; a tutt’oggi vi rientrano 215 specie, che vivono in acque dolci o in suoli saturi di acqua.
Si trovano in tutti i continenti (perfino in Siberia), ovviamente tranne l’Antartide.
Il nome generico Utricularia deriva dal latino “Utriculus”, che vuol dire “piccolo otre”.

Le Utricularia sono piante insolite, altamente specializzate; gli organi vegetativi non sono chiaramente separati in radici, fusto e foglie, come nella maggior parte delle altre specie.

Gli utricoli sono considerati come una delle strutture più sofisticate, nel Regno Vegetale.
Tutte le Utricularia sono carnivore; catturano piccoli organismi proprio per mezzo degli utriculi, le loro trappole ad aspirazione.

Possono essere perenni, oppure annuali attraverso seme.
Se incappano nelle condizioni ideali, diventano infestanti; basta un mezzo alito di vento e i loro semi si propagano, in tutti i vasi circostanti.

Se parlate di Utricularia subulata con un coltivatore, ascolterete gli stessi improperi di un acquariofilo alle prese con una Lemna minor

piante carnivore: Utricularia subulata
Utricularia subulata

…con la differenza che un acquariofilo può inserire i Carassi, che la Lemna se la mangiano, mentre le U. subulata dovremo levarle noi a mano.

Le piante del genere Utricularia possono essere terricole, acquatiche ed epifite, inoltre possono essere tropicali o temperate.

La subulata di cui abbiamo parlato, ad esempio, è terricola tropicale; originaria del Venezuela.

L’Utricularia aurea viene dalla Cambogia…

Piante carnivore: Utricularia aurea
Utricularia aurea

…ed è acquatica tropicale.

L’Utricularia jamesoniana, invece…

Piante carnivore: Utricularia jamesoniana
Utricularia jamesoniana

…Viene dalla Colombia ed è epifita.

Le colorazioni, in questo genere di piante, variano dal verde al rosso, passando attraverso varie sfumature di marrone; ma sono la forma e le dimensioni, che le caratterizzano maggiormente.
Si parte dall’Utricularia gibba, che può vivere in un bicchiere…

Piante carnivore: Utricularia gibba
Utricularia gibba

…e i cui utriculi non si vedono ad occhio nudo, fino all’Utricularia reflexa, che sviluppa utriculi mostruosi di 1-2 cm.

Piante carnivore: Utricularia reflexa
Utricularia reflexa

Di quest’ultima, visto che mi è arrivata da poco a casa, posso dire che nella forma giovanile è molto verde; gli utriculi sono fitti e piccoli, presenta inoltre una forma “a mucchietto”.
Mi aspetto un cambio di colore nei prossimi mesi, ma soprattutto un deciso cambio di proporzioni, perchè da brava africana, non vuole restare piccina.

Diffusione in Natura

Le Utricularia possono sopravvivere quasi in ogni luogo, in cui sia presente acqua dolce per almeno una parte dell’anno.
Mancano solo in Antartide e nelle isole oceaniche.

La più grande diversità specifica si ha in Sudamerica, poi in Australia; l’Africa, invece, presenta poche specie, ma detiene le varietà con le trappole piu grandi.

Diffusione delle Utricularia (in rosso)

Come la maggior parte delle piante carnivore, crescono in suoli umidi e poveri di minerali, dove la loro natura carnivora fornisce loro un vantaggio competitivo.

La trappola

L’utriculo assomiglia ad un piccolo sacchetto, attaccato ad un ramo
Solitamente, le trappole hanno la forma di una fava e si trovano attaccate a degli stoloni sommersi.
Le pareti degli utricoli sono sottili e trasparenti, ma sono sufficientemente resistenti da non deformarsi quando si crea il sottovuoto.

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Utriculi Utricularia jamesoniana

L’entrata, o “bocca” della trappola è un lembo circolare oppure ovale, la cui metà superiore è unita al corpo mediante cellule flessibili, che formano un cardine piuttosto efficace.

La “porta” poggia su di una piattaforma, formata dall’ispessimento della parete dell’utricolo, posta immediatamente al di sotto.
Una membrana sottile ma solida, chiamata velum, si allunga a formare un anello, attorno alla parte centrale della piattaforma, ed aiuta a sigillare la porta.

Ecco una foto dell’utricolo al microscopio:

Utriculo Utricularia al microscopio

Vista da qua, assomiglia moltissimo ad una Daphnia, che per combinazione è il suo cibo preferito.

Le specie acquatiche tendono ad avere trappole più grandi, con la bocca circondata da “antenne” ramificate.
Queste hanno il compito di guidare le prede verso l’entrata e di allontanare le particelle più grandi, che potrebbero farla scattare inutilmente.

Quando l’acqua viene pompata all’esterno, le pareti dell’utricolo vengono risucchiate verso l’interno dal vuoto creatosi; le sostanze disciolte al suo interno diventano più concentrate.
Ad un certo punto, a causa della pressione osmotica, dalla trappola non può più uscire acqua; le sue pareti accumulano energia potenziale, come in una molla.

Schema utricolo Utricularia

Dal fondo della trappola, si estendono delle protuberanze a forma di lunghe setole, che possono essere confuse con i peli sensibili delle trappole di Dionaea, ma con i quali non hanno niente in comune.

Queste setole, infatti, sono delle semplici leve; la forza di suzione, esercitata sulla porta dalla trappola “carica”, è contrastata dall’adesione con il velum della loro parte inferiore flessibile.

Schema Utricularia

Il minimo contatto di una preda, con uno dei peli, deforma il labbro flessibile della porta, quel tanto che basta per creare una piccola apertura e rompere la sigillatura.
Le pareti della trappola scattano istantaneamente, assumendo una forma più tondeggiante.
La porta si apre completamente e l’acqua viene risucchiata all’interno, insieme alla preda.
Quando la trappola è piena, la porta si richiude. L’intero processo avviene in circa un centesimo di secondo.

Utricularia graminifolia con larva di zanzara
Utricularia graminifolia con larva di zanzara

Una volta all’interno, la preda viene digerita dalle secrezioni enzimatiche prodotte dalla pianta.
La digestione dura qualche ora, sebbene alcuni protozoi riescano a vivere all’interno della trappola per diversi giorni.

A ciclo ultimalto, la trappola continuerà a pompare l’acqua all’esterno; sarà pronta per la prossima cattura in circa 15 minuti.

Gli scienziati concordano che gli utriculi siano i meccanismi di intrappolamento più sofisticati, tra tutte le piante carnivore; sono anche tra le strutture più complesse di qualsiasi pianta.

Sono piante palustri

Le Utricularia galleggiano sulla superficie di stagni, o altri bacini idrici, con acque ferme e assolutamente pure.
Raramente, alcune specie si sono adattate anche a corsi d’acqua in movimento, o vicino a cascate, ma si tratta di casi particolari.

Di solito vivono in acque lievemente acide, con pH intorno a 6.7-6.9 ma tollerano bene anche valori più alcaline; le mie prosperano con pH variabile, tra 6.8 e 8.

Se non abbiamo un acquario, per coltivare questa specie dobbiamo dotarci di una bacinella da almeno 10 litri, con acqua demineralizzata, piovana o da osmosi inversa.
Collocheremo sul fondo fogliame di piante acquatiche in decomposizione; poi possiamo metterci piante come Juncus, Iris, Carex, ecc…
Sconsiglio vivamente le specie galleggianti.
L’ambiente palustre stimola molto la crescita di tali piante; con il tempo (poco tempo) ruberebbero tutto lo specchio d’acqua alle carnivore, che deperirebbero fino a morire.

ll consiglio è quello di creare un paludario senza filtri e senza pompe, come suggerito nell’ articolo sulla realizzazione di un paludario, ovvero un ambiente totalmente equilibrato, dove dovremo rabboccare l’acqua e basta.

Fertilizzazione

Le Utricularia necessitano di microelementi comuni a tutte le piante, ma non vogliono azoto e fosforo, perché ne bilanciano la mancanza con la cattura di prede.
Attualmente, io sto procedendo con il protocollo PMDD di questo sito, per dare nutrimento alle piante accessorie; al momento tutto procede senza problemi.

Le Utricularie si nutrono di Daphnie, Nematodi, larve di zanzare o girini, ma negli acquari non disdegneranno eventuali avannotti, che gli capiteranno a tiro.
Alcune specie terricole (ad esempio Utricularia graminifolia), se coltivate sommerse svilupperanno gli utricoli in acqua, invece che nel substrato.

Utricularia graminifolia
Utricularia graminifolia

Attenzione, quindi, se la scegliete per l’aspetto; non è solo decorativa, ma anche letale.

Se in vasca non avete pesci, potete anche inoculare uno o piu sacchetti di Daphnia da allevare; ma se siete (come molti italiani) perennemente alle prese con frotte di zanzare, un tappeto di Utricularia a pelo d’acqua, in una vasca aperta, può essere un valido metodo per eliminarle.

Utricularia graminifolia - Utriculi
Utricularia graminifolia – Utriculi

Se capita l’occasione, fanno fuori pure le lumache, purchè di dimensione adeguata.

Potatura

La potatura si rende indispensabile quando una pianta colonizza tutto lo spazio disponibile, pena la morte per autosoffocamento; si può comunque decidere di intervenire anche prima, semplicemente per moltiplicarle.
Come per molte specie acquatiche, la potatura corrisponde anche ad una riproduzione.

Tutte le Utricularia si riproducono per divisione, le temperate anche per scambio di turioni (che vedremo più avanti), le terricole tramite i semi.

Se avete delle Utricularia all’aperto, e vicino a voi ci sta un lago naturale, fate in modo che gli uccelli stiano lontani dall’acqua, potreste creare un disastro ecologici.
Io mi son ritrovata piena di Juncus effusus, in Svizzera, mentre in Italia non ne ho mai avuti, quindi…
…o sono arrivati per opera dello Spirito Santo, oppure in volo con i pennuti locali.

I turioni

Le specie temperate in Inverno lasciano morire lentamente tutta la parte fogliare, concentrando tutte le forze vitali in un turione.
Si tratta di una specie di palletta, che ha la stessa funzione dei bulbi per i tulipani.

Turioni Utricularia

Cadendo sul fondo del laghetto, al riparo dal freddo, permetterà alla pianta di attraversare l’inverno indenne…. o quasi…
Durante la stagione invernale, animali e batteri diventano piu famelici; potrebbero attaccare buona parte dei turioni.

Per salvaguardare una specie rara, è meglio attuare la tecnica “meglio pensarci prima che piangere dopo”
Raccogliete i turioni prima che cadano sul fondo, poi metteteli in un barattolo chiuso, con del tessuto o della retina, infine legateci un cavetto e ponetelo sul fondo.

Io non voglio passare la vita ad attendere che la signora faccia i turioni… col rischio di perderli in zona Cesarini.
Di sicuro non mi metto lì con le pinzette, a tentare di recuperarli sul fondo di un paludario gelido.
Verso ottobre, quando le giornate si fanno più fresche, piazzo una retina sotto la pianta; poi la lascio in pace… e quando i turioni saranno pronti sulla retina, li raccolgo e li metto in un barattolo.

Turioni Utricularia stellaris

Eccovi i turioni della mia Utricularia stellaris (australiana), imbarattolati all’esterno, in attesa di essere inseriti a paludario.
Notate come i turioni galleggino, in questo caso.
Le specie australiane possono prosperare tutto l’anno oppure andare in riposo quando la temperatura resta tra i 2 e i 10 °C; i loro turioni non vanno a fondo, quindi non tollerano il gelo.
Molti coltivatori mettono di proposito le piante temperate a turionare, per poterle spedire.

Come le piante terricole, ciascuna ha le sue tempistiche.
Non dobbiamo spaventarci se una turiona prima delle altre; i fattori in gioco sono tanti: esposizione solare, temperatura dell’acqua, luogo di origine, abitudine al freddo, stress subito quando era verde, stress da spedizione…
Tutte queste cause possono mandare in riposo una pianta prima di un’altra, anche della stessa specie.

Malattie

Al momento non sono note malattie specifiche, se non quelle che colpiscono qualsiasi pianta acquatica.
Marcescenze e deperimenti sono quasi sempre legati a condizioni dell’acqua non ottimali, come inquinamento, carica batterica, eccessiva popolazione ittica e cosi via….
Purtroppo le malattie piü frequenti sono… gli errori umani, anche se nelle varianti da esterno pure gli animali non scherzano (uccelli, anfibi, ecc…)

Abbinamenti

Non sono noti casi di allelopatia, nemmeno con le specie piu a rischio (ad esempio il Ceratophyllum), ma apprezzano poco i pesci di superficie troppo agitati.

Posso garantire una convivenza splendida con Betta splendens e Boraras brigitte, pesci tranquilli che non movimentano troppo l’acqua.

Paludario con Betta splendens Crowntail

Spero solo che le brigittae crescano alla svelta, o quanto meno lo facciano prima della Utricularia Reflexa

In acquario

I problemi, con gli acquari, sono sostanzialmente quattro.

  • L’acqua corrente.
    La pompa dà fastidio e spesso uccide le Utricularia, che sono piante d’acqua stagnante.
  • I pesci, che le disturbano facendo scattare le trappole a vuoto.
    Se la vasca non è sovraffollata, non è un problema; a meno che quei pochi non siano tutte pesci di superficie.
  • Altre piante a crescita rapida, che assorbono microelementi essenziali alla vita delle Utricularia.

Se si risolvono questi problemi, è possibile farle prosperare anche in un acquario tradizionale.

Importante!
Ricordate che le Utricularia catturano anche gli avannotti.
Le specie africane, grazie alle trappole più grandi, possono acchiappare anche pesci in età adulta, se di piccola taglia.
Se volete la riproduzione, oppure tenete i cosiddetti “Nanofish”, le Utricularia sono vivamente sconsigliate.

Curiosità

Le specie terricole ed epifite sono coltivate per i loro fiori, spesso paragonati a quelli delle orchidee o delle bocche di leone.
Le dimensioni, ovviamente, non sono uguali, ma la bellezza dei fiori in molti casi le surclassa.
Presentano anche fiori blu, che tra le orchidee non esistono, se non creati artificialmente.

Utricularia alpina in fiore

Le specie acquatiche fioriscono con molta difficoltà in acquario, ma quando lo fanno sono ancora più spettacolari.
Spero di potermi godere il fiore della mia stellaris, l’anno prossimo.

Utricularia stellaris in fiore

Non si registrano cultivar di queste piante, ma varietà con esatta collocazione geografica.
Ogni zona propone le sue varianti, in forma, colore o dimensione, starà a noi scegliere quella più adatta al caso nostro.

Prima di passare al capitolo sulle Aldrovanda, concludo con un elenco di specie classificate, in ordine alfabetico:

  • Utricularia arnhemica
  • Utricularia aurea
  • Utricularia australis
  • Utricularia benjaminiana
  • Utricularia biovularioides
  • Utricularia bremii
  • Utricularia breviscapa
  • Utricularia choristotheca
  • Utricularia cucullata
  • Utricularia cymbantha
  • Utricularia dimorphantha
  • Utricularia fistulosa
  • Utricularia floridana
  • Utricularia foliosa
  • Utricularia foveolata
  • Utricularia geminiscapa
  • Utricularia gibba
  • Utricularia hamiltonii
  • Utricularia helix
  • Utricularia heterochroma
  • Utricularia heterosepala
  • Utricularia hydrocarpa
  • Utricularia incisa
  • Utricularia inflata
  • Utricularia inflexa
  • Utricularia intermedia
  • Utricularia macrorhiza
  • Utricularia minor
  • Utricularia mirabilis
  • Utricularia muelleri
  • Utricularia myriocista
  • Utricularia naviculata
  • Utricularia neottioides
  • Utricularia ochroleuca
  • Utricularia olivacea
  • Utricularia oliveriana
  • Utricularia perversa
  • Utricularia platensis
  • Utricularia poconensis
  • Utricularia punctata
  • Utricularia purpurea
  • Utricularia radiata
  • Utricularia raynalii
  • Utricularia reflexa
  • Utricularia resupinata
  • Utricularia rigida
  • Utricularia stellaris
  • Utricularia striata
  • Utricularia stygia
  • Utricularia tetraloba
  • Utricularia tubulata
  • Utricularia volubilis
  • Utricularia vulgaris
  • Utricularia warmingii
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