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Bolle dal fondo dell’acquario? Niente panico. Impariamo a distinguere la loro eventuale pericolosità e a intervenire tempestivamente.


Aiuto! Mi escono delle bolle dal fondo dell’acquario!

Sono pericolose? È necessario intervenire? E se sì… come?

Bolle fondo acquario di Monica
Bolle dal fondo di Monica

Per rispondere a queste domande cominciamo con una importante distinzione: queste bolle puzzano oppure no?

Se non puzzano, le possibilità sono le seguenti…

1) Ossigeno

Potrebbero essere bolle d’ossigeno. Le radici delle piante ossigenano il terreno; se l’ossigeno si accumula, si formano delle bolle.

Quando tutti usavano il terriccio fertile con il ghiaietto sopra, infilare un dito nel fondo era un controllo abituale. L’emissione di ossigeno era un segno che tutto andava bene.
Oggi quel consiglio non si sente quasi più, perché i terricci si usano sempre meno.

Se è ossigeno, niente paura: non c’è alcun pericolo per l’acquario.

ossigeno

2) Metano

In alcuni fondi per acquariofilia si possono creare delle zone anossiche, nelle quali cioè non c’è ossigeno. Accade, ad esempio, quando il fondo è costituito da sabbia fine e compatta.
In queste zone la decomposizione del materiale organico avviene per opera di alcuni batteri anaerobici (che vivono cioè in assenza di ossigeno) come il Methanobacterium e  il Methanococcus.
Il nome di questi due batteri vi fa venire in mente qualcosa, vero? Bravi!
Questi batteri (detti metanogeni) sono i responsabili della produzione di metano (CH4)!

Alt… qualcosa non torna

obietterà qualcuno!

Abbiamo detto che queste bolle non puzzano, ma il metano puzza! Ha un caratteristico odore che tutti conosciamo!

In realtà il metano è inodore. Quello che noi associamo al metano è in realtà odore di mercaptano, che viene addizionato al metano proprio per permetterci di percepire con l’olfatto eventuali fughe.

Anche nel caso di bolle di metano, comunque, il nostro amato acquario non corre nessun pericolo: il metano non è tossico. Lo diventa solo se la sua concentrazione è tale da impedire la respirazione dell’ossigeno; ma non è il caso di qualche bolla in acquario, che sale immediatamente in superficie.

E quelli che si suicidano con il metano?
In realtà tentano di farlo (credendo che il metano sia velenoso), ma non ci riescono.
O meglio… ci riescono se i soccorritori, arrivando, accendono la luce provocando una esplosione. Il metano, infatti, non è tossico… ma esplosivo!

Bolle di metano nel lago Abraham Canada
Bolle di metano nel lago Abraham (Canada)

3) Azoto

In ambienti anaerobici (ad esempio, in fondi composti da sabbia fine e compatta), oltre ai batteri metanogeni, possono vivere anche batteri denitrificanti (Pseudomonas, Clostridium e altri). Essi compiono il lavoro opposto dei batteri nitrificanti (che ben conosciamo), ossia trasformano i nitrati (NO3) in nitriti (NO2) o direttamente in azoto gassoso (N2).

Come il metano, anche l’azoto di per sé non è pericoloso; basti pensare che l’aria che respiriamo è composta per quasi l’80% di azoto gassoso. Diventa pericoloso se è così concentrato da rendere impossibile l’assimilazione di ossigeno; ma non è il caso del nostro acquario.

Per tranquillizzarvi ulteriormente vi faccio un esempio.

Andate in un pub e chiedete una birra alla spina. Il barista mette un boccale sotto lo spillatore, agisce sulla leva e il contenutore si riempie di fragrante birra.
Vi siete mai chiesti come fa la birra a salire dal fusto allo spillatore?
Semplice: si usa la spinta di un gas a pressione, che viene iniettato nel fusto che contiene la birra. Nel caso di birre gassate (la cui fermentazione ha prodotto anidride carbonica) viene usata la CO2; nel caso di birre poco gassate (come la famosa Guinness) viene usato l’azoto gassoso (o una miscela di questo e anidride carbonica) perché non altera il gusto della birra!
La schiuma dell’azoto liquido è leggermente diversa da quella della anidride carbonica ma, a parte questo, non c’è proprio nulla da temere!

guinness
Birra…

Nel nostro acquario ci possono essere anche altri gas, ma sono decisamente più rari e non possono darci alcuna preoccupazione.

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Ok, fin qui tutto chiaro. Se le bolle non puzzano non ci dobbiamo preoccupare.

E se invece le bolle puzzano?

In questo caso la faccenda è più seria

Puzza

4) Acido solfidrico

Siamo dei novelli acquariofili pieni d’entusiasmo. Compriamo un bellissimo acquario e lo allestiamo seguendo i consigli del negoziante o di qualche esperto. Sul fondo, ad esempio mettiamo del terriccio fertile per le piante e lo copriamo con della sabbia fine, che dà all’acquario un aspetto elegante.
Per parecchi mesi, talvolta anche un anno o due, l’acquario funziona a meraviglia. Siamo soddisfatti di noi e felici di mostrare il nostro lavoro ad amici e parenti.

Poi, un bel giorno, all’accensione delle luci, vediamo l’acqua di uno strano colore…
Ci avviciniamo per guardare meglio e…

… percepiamo un odore fastidioso… molto caratteristico: uova marce! Ma non è finita! Vediamo pesci morti dappertutto, le piante tutte piegate e le foglie orientate verso il basso… Cos’è successo?
Apriamo il coperchio e veniamo colti da un conato di vomito! Sembra di aver scoperchiato una fogna!
E il tutto senza alcun preavviso!

acqua in fogna

Cos’è accaduto?…

Come abbiamo visto, a causa della sabbia si sono formate le ormai famose zone anossiche. In queste zone trovano il loro habitat i batteri denitrificanti che producono azoto gassoso.
Ma quando l’azoto finisce?
Viene il turno di un altro tipo di batteri, i batteri solforiduttori (o solfobatteri). Questi batteri trasformano lo zolfo in acido solfidrico (H2S), altamente tossico per tutti gli organismi aerobi.

E ora ci troviamo con questa situazione in acquario! Se ci fosse stata solo sabbia compatta, i batteri non avrebbero avuto molto zolfo a disposizione… ma sotto la sabbia noi ci abbiamo messo del terriccio, ricco di elementi!

Per mesi l’acido solfidrico si è accumulato lì sotto; raggiunta una certa quantità, una bolla è riuscita a liberarsi aprendo un varco nella copertura sabbiosa…

… ed è come aprire una falla in una diga: in pochi minuti avviene il disastro! Pesci e piante morte, acqua puzzolente e sporca…

Lì per lì non capiamo il perché…

Accidenti… questo fondo è sempre lo stesso da un anno… da due anni…

Ma è proprio per quello!
Si tratta di un fenomeno con tempi piuttosto lunghi: la formazione di zone anossiche, la denitrificazione e infine la solforiduzione…
Purtroppo, quando ce ne accorgiamo… è troppo tardi!

aargh

Possiamo però tentare di prevenire questo guaio.

Come?

Innanzitutto evitando la combinazione sabbia + terriccio che, come abbiamo visto, è la situazione ideale per la formazione di zone anossiche ricche di nutrienti per i batteri solforiduttori.

Il lettore attento avrà osservato la prima foto dell’articolo, quella dell’acquario di Monica, e avrà pensato…

Uhm… Monica non ha sabbia nel fondo… Ha del comunissimo ghiaietto…

Vero! Ma se osserviamo con maggior attenzione la foto vediamo che sulla superficie del ghiaietto ci sono dei cianobatteri! Spesso questi batteri (a loro volte coperti da diatomee) formano un film che impedisce all’ossigeno di penetrare negli interstizi del ghiaietto. Ed ecco che le zone anossiche si formano anche in acquari senza sabbia.

Un altro elemento preventivo è la presenza di piante con un imponente apparato radicale: Echinodorus o Cryptocoryne (non insieme per l’allelopatia) sono perfette. Contrastano la formazione di zone anossiche sia muovendo il fondo, sia con l’ossigeno che rilasciano attraverso le radici. Certo, se la bolla di acido solfidrico è già presente, le radici moriranno; ma considerato che la formazione di queste bolle è molto lenta, probabilmente arriveranno prima le radici a bonificare tutto il fondo.

Melanoides che scava
Melanoides tuberculata all’opera (foto di Paky)

Anche alcuni invertebrati come la Melanoides tubercolata possono contribuire a prevenire la formazione di zone anossiche. Questa lumaca ha infatti l’abitudine di scavare sotto la superficie, muovendo il fondo e migliorandone l’ossigenazione.

Nel caso in cui abbiamo l’impressione che ci siano delle bolle di acido solfidrico nel nostro fondo, possiamo ancora fare qualcosa.

No, non disperiamoci…

Ci accorgiamo della presenza di acido solfidrico nel fondo in due modi.
Il primo è il caratteristico odore di uova marce.
Il secondo è la presenza di zone scure nel fondo, visibili attraverso il vetro.

20161108 155433

Si tratta di solfuri insolubili e materiale organico in putrefazione

Quindi, appena riscontriamo uno solo o entrambi questi indizi nel nostro acquario, cerchiamo di intervenire.

In che modo?

I batteri solforiduttori temono l’ossigeno come la peste. L’ossigeno, in realtà, non li uccide; impedisce che essi possano crescere e moltiplicarsi. La soluzione è quindi cercare di far entrare ossigeno in queste zone anossiche. Possiamo farlo in due modi.

1) Armati di un bastoncino o di un cucchiaio di legno, possiamo fare dei buchi nel fondo. In questo modo non solo ossigeneremo il substrato, ma libereremo eventuali piccole bolle di acido solfidrico prima che crescano e diventino pericolose. Agiremo quindi come sminatori, attenti a disinnescare queste pericolosissime bombe sotterrate nel fondo del nostro acquario!

land of mine sotto la sabbia
Scena dal film Land of mine

2) Possiamo fare iniezioni di acqua ossigenata a 10-12 volumi direttamente nel fondo, con una siringa.

Nei casi più gravi, purtroppo, non resta altro da fare se non mettere in salvo i pesci e riallestire il fondo.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno dato una mano nella stesura di questo articolo (Rox in particolare).

Nella speranza di aver reso comprensibile e – soprattutto – evitabile questo fenomeno, vi invito ad iscrivervi gratuitamente al forum di Acquariofilia Facile!

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