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Nel seguente articolo, esploreremo dettagliatamente il processo di allestimento e gestione di un acquario mediterraneo, focalizzandoci sulla creazione di un ambiente che riproduca fedelmente una pozza di scogliera al fine di guidare gli appassionati attraverso i passaggi necessari per creare e mantenere un ambiente marino realistico e sostenibile, ispirato alla bellezza e alla biodiversità delle coste mediterranee.


Generalmente associamo l’acquario marino a pesci e invertebrati tropicali, ma in realtà esiste un’alternativa molto suggestiva, l’acquario “Mediterraneo”.

Già sento i mormorii di disappunto di chi pensa: sì bello, peccato che sia ancora più difficoltoso di un tropicale, non fosse altro per la necessità di mantenere l’acqua fredda in estate!

In realtà esiste una nicchia ecologica che rende superfluo l’uso del refrigeratore, e che può permettere di fare a meno anche dello schiumatoio.

Sto parlando delle rive rocciose, dove le acque del mare sono delimitate da scogli naturali o artificiali, con una profondità che varia da pochi centimetri a un metro, due al massimo. In questi luoghi si possono trovare facilmente anche quelle pozze che si formano per il ritiro dell’acqua a causa della marea.

Questi tratti di mare sono sottoposti a variazioni di temperatura, salinità e presenza di inquinanti continui e gli organismi che le popolano sono particolarmente robusti.

Alcuni animali bentonici
Alcuni animali bentonici (Palaemon e Paguro). Foto di HCanon

Questi animali, spesso bentonici (che vivono a contatto del fondale), oltre a essersi adattati alle variazioni dei valori dell’acqua, sono anche meno esigenti, per quel che riguarda lo spazio a loro disposizione, rispetto agli esemplari pelagici (acque aperte). Potremo così creare le nostre “Pozze di scogliera mediterranea”, per le quali sono anche utilizzabili vasche di piccole dimensioni, per esempio vasche da 50 litri, purché si scelgano – ovviamente! – i giusti animali.

Adattabilità alle variazioni dei valori dell’acqua

Gli animali che si sono adattati a sopravvivere negli ambienti di “pozza”, hanno un corredo genetico che gli consente di resistere per brevi periodi a valori assolutamente letali per altre specie simili.
Per la precisione, vengono definite “stenoaline” (riferito specialmente alla concentrazione di sale) gli animali e le piante acquatiche che non sopportano variazioni neppure minime di questi parametri, mentre il loro esatto contrario vengono definite “eurialine”, ma gli organismi che si sono adattati alle pozze di scogliera sono ancora un gradino oltre.
Esempi tra le specie “stenoaline” sono la Salaria basilisca e tra le piante abbiamo la Posidonia oceanica.
Al loro opposto, tra le specie “eurialine”, si colloca la Salaria pavo, mentre tra i vegetali troviamo la Ruppia marittima , che si potrebbe definire perfino “iper eurialina”, di un grado molto inferiore anche la Zostera marina.

Le condizioni tipiche di una pozza di scogliera sono tali da causare rapidissime variazioni di temperatura e di salinità nelle ore più calde della giornata dovuto alla ridotta capacità dell’invaso, alle fluttuazioni delle maree e/o al riempimento delle onde.

L’aumento della temperatura fino a valori di 40 gradi causa al contempo un aumento improvviso della salinità con annessa forte perdita di ossigeno (ipossia); allo stesso modo una pozza di scogliera può subire improvvisi abbassamenti di temperatura e di salinità causati da eventuali acquazzoni estivi.

Attenzione! Alla fine di questo secondo capitolo si penserà che la gestione di una vasca dedicata al nostro mare sia estremamente semplice, e rispetto agli altri acquari marini lo è sicuramente, non fosse che per il basso livello di tecnologia occorrente; però occorre aver acquisito quella sensibilità verso le forme di vita acquatiche che, soltanto una discreta esperienza nella tenuta di acquari di acqua dolce ci può dare.

Scegliere la vasca

Alcuni pesci o crostacei delle nostre coste sono molto piccoli, ma in ogni caso il litraggio minimo della vasca consigliato è di almeno 50 litri.

Viste le dimensioni ridotte di alcuni degli animali di cui parliamo e la particolarità di vivere, in alcuni casi, in vere e proprie pozze, come mai vengono indicati spazi così relativamente elevati?

Attenzione, occorre fare attenzione a come si ottengono i litri.

Ad esempio una vasca con base 50 cm di lunghezza, larga 20 cm e alta, come livello di acqua 50 cm, raggiunge proprio 50 litri, ma non va bene, ha uno sviluppo verticale eccessivo.

Meglio un contenitore da 50 cm per 30 cm di larghezza, con un’altezza di 30 cm, che pur ottenendo solo 45 litri, sarà più idoneo del precedente, e ciò perché offre maggior spazio di movimento agli animali e facilita gli scambi gassosi con la superfice.

Torniamo alle ragioni del dimensionamento consigliato.
La prima riprende un po’ il discorso della forma della vasca; dare più spazio ai nostri ospiti. Subito si obbietterà che essi provengono da piccole pozze di scogliera e quindi non possono avere bisogno di tanto spazio.

Converrete che queste “famose” pozze è facile che contengano più di 30 o 40 litri, e in ogni caso gli animali che vi abitano lo fanno solo temporaneamente. Al salire della marea esse saranno nuovamente incluse nelle acque libere.

Poi abbiamo la stabilità dei valori dell’acqua, tipo la temperatura, la salinità e il quantitativo di inquinanti presenti. Sì, è vero gli animali dei quali ci stiamo interessando sono abituati a subire forti variazioni dei valori, ma oltre a quanto già detto prima, cioè che le pozze vengono riassorbite dal mare, occorre tener conto che in alcuni casi, le occupano solo le forme giovanili e, negli altri casi, pur vivendo a ridosso della riva nelle pozze vere e proprie non ci finiscono mai.

Tutto ciò per dire questi animali non è che passino 24 ore su 24 e 365 giorni su 365 in pozze ove devono subire variazioni terrifiche in continuazione!

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Infine dobbiamo considerare il problema della predazione. Ora, è ovvio che un Ghiozzo non è uno squalo, ma se pescetti sensibilmente più piccoli gli passano continuamente davanti alla bocca, è probabile che prima o poi l’aprirà, con le ovvie conseguenze.

Maggior spazio permette ai nostri ospiti di avere un loro territorio più ampio e quindi di ridurre gli incontri potenzialmente pericolosi, oltre a condurre una vita meno stressata.

Testa del Ghiozzo
Testa del Ghiozzo ph. HCanon

Personalmente ritengo che 100 litri siano il dimensionamento minimo per un marino mediterraneo, e se proprio vogliamo gustarcelo al meglio, non scendiamo sotto i 200 litri.
Lo so, una vasca grande è un bel sacrificio, ma ci pensate alla meraviglia di avere un angolo di mare sul comò?

Come ultima considerazione sulla tipologia di vasca da scegliere, è importante che questa sia “aperta”, cioè senza un coperchio, visto avremo il problema di contrastare le eccessivamente calde temperature estive.

Nel contempo bisogna anche considerare che alcuni animali hanno la fastidiosa tendenza ad uscire dalla vasca; quindi, sarebbe bene dotarla di una griglia (di plastica) di protezione.

Sabbia e rocce per l’allestimento della vasca

Prelevare sabbia e rocce direttamente dal mare può sembrare un’idea molto “naturale”, ma in realtà presenta degli svantaggi.

Iniziamo dalla sabbia. Potrebbe contenere degli elementi ferrosi, nocivi per gli organismi marini, inoltre, trattasi di una pratica illegale, che probabilmente non porterebbe a conseguenze per poche manciate di sabbia, ma se occorresse prelevarne svariati chili potrebbe richiamare l’attenzione degli organi di controllo.

Per quel che riguarda i sassi valgano le stesse obiezioni relative alla sabbia, con in più un altro aspetto negativo; essi, in linea di massima, non sono porosi e quindi non favoriscono l’insediamento di quella microfauna batterica così utile al nostro acquario e, proprio per la loro compattezza hanno un peso elevato, cosa che può essere un problema nel caso di vasche molto grandi.

Allora cosa possiamo utilizzare per il nostro acquario Mediterraneo? Innanzi tutto, preciso che le precedenti argomentazioni non coincidono con un diniego assoluto, ma solo alla necessità di prestare molta attenzione ai materiali prelevati e per darvi un ulteriore elemento di approfondimento vi consiglio la lettura dell’articolo, sempre qui su AF, Le rocce in acquario.

Ritornando su cosa utilizzare, la scelta più semplice, sicura e funzionale è acquistare sabbia corallina e rocce sintetiche o ex vive. L’obiezione: “ma non sono elementi tipici del nostro mare” è superata dal “tempo”, si potrà vedere dopo alcuni mesi, fra alghe incrostanti e sedimenti vari come i substrati immessi saranno irriconoscibili da quelli a noi familiari.

Inoltre, la sabbia corallina, grazie al calcare che rilascia, svolge un importante effetto tampone sul pH. L’unico vero elemento negativo dell’acquistare rocce e sabbia è il prezzo piuttosto alto.

Per la sabbia, volendo, esiste un sistema per risparmiare, occorre solo essere delle buone forchette, e cioè mangiare un bel po’ di cozze e vongole! Dopo averle ben pulite, bisogna sminuzzarle finemente e mischiarle a sabbia di quarzo. La sabbia di quarzo è inerte, quindi non rilascia calcare utile a stabilizzare il pH, calcare che però sarà dispensato dai gusci di bivalvi sminuzzati.
In ogni caso i granuli di sabbia devono essere di circa un millimetro.

L’acqua

L’acqua per un acquario marino è un argomento decisamente delicato, che richiede quindi un minimo di presentazione teorica.

La salinità

Nel Mediterraneo, che è leggermente più “salato” degli oceani, la salinità varia fra il 35 e il 38%. Ciò indica che in 1000 g d’acqua sono presenti sino a 38 g di sali. A predetti valori corrisponde una densità compresa fra 1025 e 1028.

Sino a qualche anno fa, per un normale hobbista, misurare direttamente la salinità non era facile e quindi si ricorreva (e volendo si continua a ricorrervi) ad una misura a essa correlata: la densità.

Quando si aggiungono sali all’acqua la sua densità varia, poiché le molecole che compongono l’acqua diventano più strettamente legate fra loro, aumentando così la galleggiabilità dei corpi immersi.

Densimetro
Densimetro

Sfruttando il principio sopra esposto, per misurare la densità si utilizza il densimetro, strumento di facile utilizzo ed economico.

Il problema è che la densità varia con il variare della temperatura: un qualsiasi materiale diviene più fluido (meno denso) quando viene riscaldato.

Quindi, al variare della temperatura varia la densità, ma non la quantità di sali disciolti.
Tuttavia grazie alla tabella di correlazione fra temperatura/densità/salinità/ che qui di seguito viene riportata, possiamo interpretare correttamente i risultati espressi dal densimetro.

Tabella di correlazione fra temperatura, densità, salinità
Tabella di correlazione fra temperatura, densità, salinità

All’incrocio dei parametri temperatura/densità troviamo la salinità corrispondente, con evidenziati in giallo i valori corretti.

Esiste, e ormai con prezzi abbordabili, anche un altro strumento per gli appassionati, il rifrattometro, che misura direttamente la salinità dell’acqua.

A un mio giudizio, strettamente personale, non l’ho trovato così affidabile e infatti uso in simultanea sia quest’ultimo strumento che il densimetro.

Si ponga attenzione al fatto che l’acqua che evapora è praticamente distillata, cioè i sali non evaporano; quindi, quando dobbiamo ripristinare il livello dell’acqua nella vasca non dobbiamo assolutamente usare altra acqua salata.

pH, anidride carbonica e ossigeno

Il pH in un acquario marino deve essere basico, con valori compresi fra 8,2 e 8,4 facendo attenzione che non scenda sotto 8, pena il deperimento degli animali ospitati.
Un buon modo per mantenere basico il pH è ricorrere alle sostanze tampone, cioè quei materiali calcarei, tipo la sabbia corallina o i frammenti di gusci dei bivalvi.

Ma anche l’anidride carbonica (CO2) influenza il pH. Essa disciogliendosi in acqua, si trasforma in acido carbonico, un debole acido organico tendente ad acidificare l’acqua e poiché la respirazione degli animali produce proprio anidride carbonica, essa, soprattutto se la vasca sarà densamente abitata, sposterà il pH verso il basso.

In un ambiente acquatico abitato da esseri viventi è fondamentale, oltre la già citata CO2, la quantità di ossigeno (O) disciolto.

Sapendo che la quantità di ossigeno presente nell’acqua è sempre inferiore a quella atmosferica, che la sua solubilità nell’acqua si riduce all’aumentare della salinità, che l’aumento della temperatura, oltre ai danni provocati al metabolismo degli animali, provoca a sua volta una diminuzione della sua presenza nell’acqua e che i già citati animali ne fanno “largo consumo”, la possibilità di trovarsi con una quantità di ossigeno insufficiente nel nostro acquario non è remota.

Per tale ragione in acquario è necessario provocare un continuo movimento che consenta alle acque superficiali, cioè quelle arricchitesi di ossigeno, di circolare verso le zone basse della vasca, così che le acque anossiche siano riportate in superfice ad arricchirsi di ossigeno. Anche una buona presenza algale produrrà ossigeno.

Quale acqua

A questo punto possiamo passare alla domanda delle domande: quale acqua mettere nella vasca?
Certo che prelevarla direttamente dal mare, magari proprio da dove provengono gli organismi che ospiteremo, sarebbe la soluzione ideale. Però, se non abitiamo in località marittima essa diventa una pratica eccessivamente scomoda.

D’altronde la qualità dei sali venduti per formare l’acqua marina è affidabile, quindi possiamo utilizzarli senza problemi. Fra l’altro visto che nella nostra “pozza” non ospiteremo organismi così delicati come i coralli, potremo evitare l’acquisto di sali appartenenti alla fascia alta di mercato.

Preparare l’acqua sarà molto semplice, basterà miscelare i sali acquistati con acqua così detta “dolce”. Ma qui sorge un altro dubbio o, meglio, un diverbio: molti diranno di non usare acqua di rubinetto, per le sostanze nocive che potrebbe contenere e quindi di optare per acqua di osmosi.

Devo però ricordare ancora una volta che i nostri ospiti non sono coralli provenienti dai mari tropicali, bensì organismi residenti presso le nostre rive, che oggettivamente proprio immacolate non sono, e quindi non potrà essere qualche elemento presente nella nostra acqua “potabile” a provocare chissà quali disastri, avendo ovviamente avuto cura di far precedere alla miscelazione con i sali un’opportuna decantazione.

Il Movimento

In un acquario marino l’acqua deve essere in continuo e forte movimento in tutta la vasca. In tal modo, come abbiamo già visto, essa si arricchirà di ossigeno.

Nello stesso tempo un’ampia circolazione dell’acqua porterà i nutrienti agli animali sessili, oltre ad asportarne eventuali formazioni di muco. D’altronde è abbastanza evidente quanto movimento venga creato dalle onde del mare e quindi, di come gli animali, anche quelli bentonici, ne abbiano bisogno.

Salvo acquari particolarmente piccoli (50/60 litri), non basterà la turbolenza creata dalla pompa dedicata al filtraggio e quindi dovremo procurarci una, meglio due, pompe di movimento che abbiano una portata di 10, 15 volte la capacità della vasca. Se consideriamo che tenderanno a intasarsi facilmente e non vogliamo pulirle in continuazione… anche di 20 volte!

Pompa di movimento
Pompa di movimento

Per fare un esempio pratico, se la nostra vasca ha una capienza di 200 litri potremo usare due pompe di movimento da 2000 litri orari l’una.
Poi, per evitare che il flusso dell’acqua abbia sempre la stessa direzione, potremmo abbinare lo spegnimento di una delle pompe con lo spegnimento delle luci e magari alternare la pompa che si spegne ogni mese o due.

Sono in commercio apparecchiature che permettono di programmare flussi variabili della direzione delle correnti create dalle pompe, ma in tal caso i costi lievitano sensibilmente.

Ricordatevi che un po’ di movimento dell’acqua è garantito dal getto di ritorno dal filtro biologico.

Il Filtraggio

Teoria:

Per avere consapevolezza nell’utilizzo di un sistema filtrante, occorre conoscere, almeno per sommi capi il ciclo dell’azoto, che di seguito esporrò sinteticamente, consigliando chi volesse approfondire l’argomento di leggere l’articolo di AF “Ciclo dell’azoto in acquario”.

Dagli avanzi del cibo e dalla digestione dei pesci, i batteri aerobi, con l’ammonificazione, li trasformano in ammonio (NH4+) e ammoniaca (NH3), i quali successivamente, tramite nitrificazione vengono trasformati in nitriti (NO2). I nitriti con la nitrazione vengono trasformati in nitrati (NO3), i quali, tramite i batteri anaerobi, vengono eliminati con la denitrificazione, liberando azoto nell’atmosfera.

Per i nostri animali l’ammonio e l’ammoniaca sono fortemente tossici e anche i nitriti sono nocivi, tollerabili in minima quantità (- 0,05 mg/L). I nitrati sono meno pericolosi, per alcuni organismi rappresentano addirittura un alimento, ma ad alte concentrazioni anch’essi creeranno dei problemi alla salute dei nostri ospiti.

Pratica:

Uno dei vantaggi di un acquario mediterraneo di pozza è il basso livello di tecnologia di cui abbisogna, in particolar modo proprio per il filtraggio.

Tanto per iniziare possiamo fare a meno della Sump e utilizzare un “semplice” filtro biologico, cioè un parallelepipedo interno alla vasca, collocato a ridosso di una parete e suddiviso in tre, quattro scomparti, generalmente in vetro.

Schema filtro
Schema filtro

All’interno del filtro collocheremo quei materiali, tipo cannolicchi, atti a far proliferare i batteri aerobi. Inoltre, per contrastare il rischio di abbassamento del pH, è bene inserire dei gusci di bivalvi sminuzzati, che avranno comunque anche la funzione di substrato per i batteri.

La pompa per il ritorno dell’acqua nella vasca non deve essere molto potente, poiché il defluire dell’acqua fra i materiali filtranti non deve essere troppo veloce.
Grazie al filtro biologico elimineremo l’ammonio e i nitriti.

Rimangono, anche se meno pericolosi, i nitrati. Questi vengono eliminati da batteri anaerobi, che si insediano nelle zone anossiche della nostra vasca, quali le cavità delle rocce sintetiche e negli strati più profondi del fondale sabbioso. Dovremo quindi inserire nel nostro acquario una buona quantità di rocce e un fondale sabbioso che in alcuni punti raggiunga i 10 cm.

Mi rendo conto di aver esposto in modo incompleto due scuole di pensiero, la “Berlinese” e la “DSB”, ma si sta diffondendo l’idea che le due metodologie non siano poi veramente opposte fra loro e che, se supportate da un buon movimento dell’acqua, possano operare sinergicamente.

Inoltre, per rafforzare, oltre che a rendere ancora più naturale la lotta agli inquinanti, aggiungiamo delle macro-alghe, tipo la Caulerpa prolifera, e il nostro apparato di filtraggio sarà più che adeguato alla nostra “pozza da scogliera”.

Pomodori di mare ph. HCanon

Infine, una regola d’oro per rendere più efficace qualsiasi sistema di filtraggio è di non popolare eccessivamente la nostra vasca.
Ma, e lo schiumatoio? Beh, in una simile ambientazione possiamo farne a meno, perché poi non dobbiamo dimenticarci che estrae anche oligoelementi e microorganismi che andranno successivamente reintegrati.

L’illuminazione

Trattasi di una questione non facile per un “normale” acquario di coralli, ma fortunatamente abbastanza semplice nella nostra “Pozza di scogliera”:

  • trascurabile l’assorbimento delle radiazioni luminose dalla colonna d’acqua (altezza della vasca);
  • per quel che riguarda i gradi Kelvin, essi sono legati essenzialmente al nostro gusto estetico, io ad esempio detesto la luce fredda, cioè ad alta gradazione, che porta a un blu dominante;
  • determinare quanti lumen occorrano sarebbe non semplice da calcolare, ma se utilizziamo una buona lampada a LED, lunga come tutta la vasca, non dovremmo avere problemi.

L’allestimento

Sul fondo della vasca andrà collocato un tappetino di cotone sintetico sia per proteggere il vetro dalle rocce più grandi, sia per evitarne lesioni da crolli o rovesciamenti.

Le rocce più grandi andranno appoggiate direttamente sul fondo, anche perché alcuni animali hanno il vizietto di scavare alacremente.
Per le altre rocce che vorremo appoggiare direttamente sulla sabbia è consigliabile collocargli sotto, cioè fra la roccia e la sabbia, dei cannolicchi o, meglio, dei gusci di bivalvi non sminuzzati. Questo espediente favorirà la circolazione dell’acqua sotto le rocce e renderà più difficoltoso agli ospiti “scavatori” minare la stabilità delle nostre costruzioni.

Nella disposizione delle rocce è necessario creare dei nascondigli per gli animali e nel contempo garantire una buona circolazione dell’acqua.
La struttura della rocciata dovrà avere almeno una zona che arrivi vicino al pelo dell’acqua, poiché alcuni organismi gradiscono stazionarvi.

Infine, vi ricordo di collocare una griglia che impedisca a qualche girovago di uscire dalla vasca.

La maturazione

C’è un nemico subdolo e implacabile per ogni acquariofilo: la fretta!
Chi scrive queste righe la conosce bene, essendone stato più volte vittima, quindi, attenzione, rispettiamo con pazienza i tempi necessari prima di popolare il nostro acquario.

Ma quanto tempo occorre perché una vasca sia matura? Dipende, non esiste una sola risposta, ma occorrerà valutare caso per caso.
Certo che, se avrete riempito la vasca con acqua prelevata direttamente dal mare sarete molto avvantaggiati, quindi non fosse altro che per invidia, sorvolo questa casistica.

Una volta avviato l’acquario, se conoscessimo qualcuno in grado di darci un bel po’ di “sporco” proveniente dal suo filtro, lo potremmo versare nel nostro acquario, accelerando così lo sviluppo dei batteri aerobi utili a eliminare i nitriti.

Sarebbero anche utili: una manciata di sabbia, un po’ d’acqua e magari qualche piccola roccia. Un bel ciuffo di Caulerpa prolifera sarebbe poi un piccolo capolavoro.

Tutto ciò accelererebbe notevolmente il processo di maturazione della nostra vasca. Se poi riuscissimo a inserirci una manciata di sabbia presa direttamente dal mare (non dalla spiaggia), avremmo buone probabilità di inserire un primo contingente di microfauna marina, molto utile nel ricreare un ambiente ricco di diversità.

Passate un paio di settimane potremo anche inserire dei Biscacchi (lumachine degli scogli) e delle Patelle.

A questo punto dovrete aspettare la “visita” delle Diatomee, antiestetiche alghe marroni, le quali dovrebbero scomparire nel giro di qualche giorno. Poi, potrebbero far capolino anche le alghe verdi filamentose, ma voi, pazienti, attenderete la comparsa delle prime alghe rosa incrostanti le rocce, tipo quelle visibili nell’immagine qui sotto.

Roccia con piccole incrostazioni. Ph. HCanon

Quanto ci vorrà? Se tutto va bene un mese e mezzo dovrebbe bastare.

Ciò non vuol dire che potrete iniziare ad inserire organismi marini in abbondanza, anzi dovrete rispettare con rigore il principio della gradualità.

Potete iniziare con qualche Palemon (gamberetti), magari un Pomodoro di mare (Actinia equina), al massimo anche una Bavosetta.

Sconsiglio vivamente l’introduzione di Stelle di mare, Ofiuridi (Stella di mare serpentina) e della Trunculariopsis trunculus (vedi immagine), poiché si nutrirebbero delle lumachine, Patelle ed eventuali bivalvi, incidendo negativamente sulla biodiversità dell’acquario.

Trunculariopsis trunculus. Ph. di HCanon

Anche i Granchi non sono consigliabili, una volta cresciuti possono diventare assai pericolosi per gli altri animali, oltre a essere potenzialmente distruttivi per i vostri arredi.

Prima d’inserire altri animali aspettate almeno un mese, meglio due, e osservate con attenzione come si trasforma il vostro angolo di mare.
Un indicatore che le cose vanno bene sarà il proliferare delle alghe incrostanti rosa e la buona salute dei vostri ospiti.

Ma quali sono i tempi da rispettare per chi deve iniziare da una vasca completamente sterile? Credo che sia un’eventualità da evitare. D’altronde, possibile che non si conosca almeno un negoziante in grado di darci dell’acqua “viva”, delle rocce e, insomma qualcosa impregnato di benefici batteri?

La refrigerazione

L’eccessiva temperatura che raggiunge l’acqua in estate rappresenta un problema non superabile per un normale acquario mediterraneo, a meno che si acquisti un refrigeratore.

Fortunatamente le alte temperature sono più gestibili con un acquario di “pozza”.

Oltre ad avere una vasca aperta, nei mesi più caldi dovremo collocare al di sopra della nostra vasca un ventilatore che indirizzi il suo getto d’aria sulla superfice dell’acqua con una inclinazione di 45°, in tal modo dovremo riuscire a contenere la temperatura dell’acqua nel limite dei 28°, valore sopportabile dai nostri ospiti.
Ovviamente avremo una forte evaporazione che, mi raccomando, reintegrate con acqua “dolce”.

Gli ospiti

Questa parte dell’articolo sarà in costante aggiornamento con schede degli animali (suddivise per tipologia), da ospitare nella nostra “pozza”.

Scheda Cnidari

Actinia equina

Presentazione:

Splendido Antozoo, che, come bellezza, può rivaleggiare con i costosi coralli tropicali, ma estremamente più semplice da allevare. Un vero gioiello del nostro mare che non può mancare in un acquario mediterraneo.

Actinia equina Ph. HCanon

Classificazione:

Phylum, Cnidaria                                                                                          Classe, Anthozoa
Ordine, Actinaria                                                                                      Famiglia, Actiinidae
Genere, Actinia                                                                                            Specie, Actinia equina. Per alcuni autori Actinia mediterranea                                      Nome comune, Pomodoro di mare

Morfologia:

Corpo cilindrico liscio, terminante in alto con un disco orale (la bocca), circondato da tentacoli corti e numerosi che, se ritratti, gli fanno assumere la forma di un pomodoro.

La colorazione si presenta di un bel rosso carminio, anche se in alcuni esemplari la tonalità è un po’ meno intensa.

Actinia equina con tentacoli ritratti. Ph. HCanon

Si attacca saldamente alle rocce tramite un disco pedale slargato.
L’Actinia equina presenta degli organelli urticanti, situati sui tentacoli e intorno alla bocca, che per quanto riguarda le mie esperienze personali, non recano alcun fastidio. Questo ovviamente non esclude che a persone molto sensibili possano arrecare disagi più o meno intensi.

Dimensioni: diametro 7cm massimo.
Dimorfismo sessuale: Non distinguibili.

Diffusione:

Tipico del Mar Mediterraneo, ma diffuso anche nell’oceano Atlantico.

Habitat:

In natura – Vive nel piano mesolitorale (zona intertidale), ovvero nello spazio di fluttuazione della marea. A volte, durante i periodi di bassa marea, è possibile osservarla scoperta dall’acqua.

In acquario – Valori dell’acqua:

  • densità tra 1026 e 1028 a 18° (salinità tra 35% e 38%)
  • pH tra 8,2 e 8,4
  • Temperatura tra 8 e 26 °C. Per brevi periodi possono tollerare anche temperature superiori ai 30 c°.
Esemplari di Actinia equina. Ph. HCanon

Modalità di allevamento:

  • Cattura – Solo apparentemente semplice. Purtroppo, nello staccarla dalla roccia è molto facile danneggiarla. Assolutamente da evitare l’utilizzo di qualunque utensile, è consigliato  usare solo le dita. Limitare anche l’uso delle unghie.                    L’animale va scalzato dal supporto dove alloggia operando sulla base, ma con molta pazienza e delicatezza. Si deve riuscire a scalzare un primo lembo del disco pedale e solo allora riusciremo, sempre operando delicatamente, a catturala.                        Entrate nell’ordine mentale, se vi accorgete che rischiate di farle del male, di rinunciare. Mediamente su due esemplari che troverete, uno solo sarà prelevabile.
  • Comportamento – Nella fase iniziale d’introduzione della vasca tenderà a spostarsi e spesso dove non vi piacerà. Bisogna quindi cercare di anticipare le sue esigenze.    Collocatela abbastanza vicina alla superficie, ove ci sia un discreto movimento dell’acqua e possibilmente non ci sia un qualche anfratto dove potrebbe nascondersi.
    Una volta trovato il posto di suo gradimento non si sposterà più.
  • Compatibilità – Potrebbe catturare piccoli pesci o gamberetti che incautamente le si avvicinano troppo, anche se personalmente non ho mai assistito a tale evento.
    Suoi possibili predatori sono la Berthella aurantiaca e l’Aeolidia papillosa.
  • Alimentazione – Catturandoli con i suoi tentacoli, si nutre dei residui alimentari somministrati agli altri ospiti, ma non essendo sufficienti, occorrerà settimanalmente, integrare la sua dieta con pezzettini di gambero, di cozze scongelate e Artemia salina liofilizzata.
  • Quanto vive  Esistono testimonianze riguardo a esemplari vissuti in cattività per oltre 20 anni.

Riproduzione:

I sessi sono separati, con fecondazione interna o anche per scissione.
Per quanto sia una possibilità remota, potrebbe riprodursi anche in acquario.

Scheda Crostacei

Palaemon elegans

Palaemon elegans. Ph. HCanon

Presentazione:

Piccolo e grazioso gamberetto che, grazie alla sua indole confidente, è facilmente osservabile nelle pozze di marea e di conseguenza è anche sempre ben visibile nei nostri acquari, una volta fatto l’occhio alla sua colorazione “trasparente”.
Ospite simpatico e di facile mantenimento. Non può mancare in un acquario Mediterraneo.

Classificazione:

Ordine, Decapoda                                                                                  Sottordine, Pleocyemata
Famiglia, Palaemonidae                                                                                  Genere, Palaemon
Specie, Palaemon elegans
Nomi comuni, Gamberetto di scogliera, Gamberetto di porto.

Morfologia:

Piccolo gambero trasparente, con striature bruno scuro trasversali sul corpo.
Facilmente confondibile con i giovani esemplari di Palaemon serratus, dal quale si può riconoscere, oltre che dalle dimensioni sensibilmente inferiori, dall’avere il corpo, il serratus, meno trasparente e più opaco.

Esoscheletro vuoto di un Palaemon dopo la muta – Ph. HCanon

Dimensioni: 6 cm, antenne escluse, mentre il serratus può arrivare a 12-13 cm.

Dimorfismo sessuale: le femmine sono più grandi.

Diffusione:

Mar Mediterraneo, Mar Nero, Atlantico orientale.

Habitat:

In natura: In acque basse da pochi centimetri sino a 2 metri, fra le rocce vicino alla riva, nelle pozze di marea e fondali ricchi di alghe. Può vivere anche in acque salmastre.

In acquario: Occorrerà dotare la vasca di rocce con le quali creare anfratti che permettano all’animale di nascondersi, in particolar modo durante la muta ( termine scientifico ecdisi). Importante la presenza di ricchi “prati” di alghe.  Valori dell’acqua: Densità tra 1026 e 1028 a 18° (salinità tra 35% e 38%) – pH tra 8,2 e 8,4 – Temperatura tra 8 e 28 °C. Per brevi periodi possono tollerare anche temperature superiori ai 30 c°.
Dimensioni acquario: Minimo 45/50 litri, per una base di 50 cm per 30 di larghezza.

Modalità d’allevamento:

Cattura: Molto facile, basta avere un retino per l’acquario; addirittura, ce li troviamo nel retino anche quando si cerca di catturare qualche altro animale.

Comportamento: Pacifico, da tenere almeno in quattro cinque esemplari, anche se non fanno vita di gruppo. Quando riesce ruba il cibo agli animali sessili.

Compatibilità: Con chi non lo mangia! Bavose di specie non grandi tipo la Salaria pavo, o piccoli Ghiozzi tendenzialmente non lo aggrediscono. In presenza di pesci oltre i 9/10 cm solo gli esemplari più grandi non diventano cibo.

Alimentazione: Cibi essenzialmente di origine animale, anche se non disdegnano i piselli sbollentati, opportunamente ridotti in poltiglia. Se non trovano altro si nutrono anche di detriti organici. Riassumendo, va bene il cibo dato ai pesci, anche liofilizzato o secco.

Riproduzione:

Il periodo di riproduzione è compreso fra aprile e ottobre, ma se anche riuscissimo a ottenerla in acquario, le larve necessiterebbero di abbondante fitoplancton e microorganismi che, in natura, catturano in sospensione, ciò rende improbabile la possibilità di farle sviluppare.

Scheda Pesci

Gobius paganellus

Presentazione:

Molto facile da allevare, nonostante la sua espressione cattivissima non è un animale problematico. Per scherzare, il nostro gruppo di acquariofili mediterranei, gli ha dato l’amichevole appellativo di “Ghiozzilla”.

Gobius paganellus – primo piano – Ph. HCanon

Classificazione:

Ordine, Perciformes                                                                                  Sottordine, Gobioidei
Famiglia, Gobiidae                                                                                 Genere, Gobius
Specie, Gobius paganellus
Nomi comuni, Ghiozzo paganello, Rock goby.

Morfologia:

Corpo cilindrico, allungato e tozzo, con grande testa per “ospitare” un’ampia bocca e guance sporgenti. Colorazione molto variabile: chiazzata, marrone, marrone scuro, grigio scuro. In particolare gli esemplari che vivono sui fondali rocciosi sono più scuri.
Usa le pinne pelviche, fuse in un disco ventrale tipo ventosa, per ancorarsi sul fondo.
Dimensioni: 12 cm.
Dimorfismo sessuale: maschi più grandi.

Gobius paganellus – particolare delle pinne pelviche usate come ventosa. Ph. HCanon

Diffusione:

Mar Mediterraneo e Oceano Atlantico orientale.

Habitat:

In natura: Specie demersale (che nuota in prossimità del fondo) in acque basse con fondali sassosi ricchi di vegetazione, ma reperibile anche in fondali sabbiosi e fangosi. Può spingersi fino ai 15 metri di profondità. Tollera variazioni di salinità (specie eurialina), anche se alcuni autori non concordano.

In acquario: Occorrerà dotare la vasca di molti nascondigli, che il nostro Ghiozzo apprezzerà sicuramente, come saranno molto graditi anche agli altri inquilini che dovranno conviverci.
Valori dell’acqua: Densità tra 1026 e 1028 a 18° (salinità tra 35% e 38%) – pH tra 8,2 e 8,4 – Temperatura tra 8 e 28 °C. Per brevi periodi possono tollerare anche temperature intorno ai 30 c°.
Dimensioni acquario: Date le dimensioni, pur non essendo un grande nuotatore, la vasca dovrà essere di almeno 100 litri (lato lungo 80 cm minimo).

Modalità di allevamento:

Cattura: Abbastanza facile, anche con un retino d’acquario.

Comportamento: Rimane nascosto in agguato, pronto a catturare le eventuali prede. Tendenzialmente è un solitario, che solo nel periodo degli amori (tarda primavera) si riunisce in gruppi numerosi.

Gobius paganellus – Ph. HCanon

Compatibilità: Difficile da definire. Viene dato come un vorace predatore, e d’altronde le dimensioni della bocca, lo stare sempre in agguato e il nuoto a scatti confermano una natura da cacciatore.

Dalle osservazioni che ho potuto fare nella mia vasca i giovani Palaemon sono un succulento pranzetto, ma gli esemplari adulti non vengono toccati.

Preda anche piccoli pesci; una Bavosetta dalmatina dopo qualche settimana di convivenza è scomparsa, ma se osservate la foto che segue, ove si vedono i due pesci tranquillamente vicini, mi sorge il dubbio che, se la vasca che li ospitava non fosse stata un 50 litri, forse la convivenza avrebbe avuto più possibilità di successo.

Gobius paganellus e Bavosa dalmatina - Ph. HCanon
Gobius paganellus e Bavosa dalmatina – Ph. HCanon

In ogni caso sconsiglio la presenza di pesci così piccoli, anche perché il paganellus della foto era ancora giovane e quindi di dimensioni contenute.

Ma allora lo si può allevare con altri pesci? Sì, già con le Salaria pavo, pur più piccole, non ci sono problemi, avremo solo qualche occasionale scaramuccia se dovranno contendersi un boccone. Non ci sono stati problemi neanche con un giovane Tordo.
Fra l’altro a differenza delle pavo, non è capace di predare le lumachine.

Per concludere, se ospitato in una vasca capiente (quindi non una vasca da 100 litri che per lui sarebbe minimale), può convivere anche con altri pesci di dimensioni contenute, evitando, ripeto, esemplari particolarmente piccoli e demersali. Certo, eventualmente rassegniamoci a perdere qualche Palemon.

Alimentazione: Carnivoro non perfetto, mangia con appetito anche i piselli sbollentati e sbucciati. Apprezza cibi secchi, ad esempio quelli per Ciclidi carnivori, Artemie liofilizzate, i gel della Tetra, uova sode (piccoli pezzi) e ovviamente cozze e gamberetti “freschi”.

Gobius paganellus tra le piante – Ph. HCanon

 

Salaria pavo

Presentazione:

Ecco un ospite che non può mancare nel nostro acquario Mediterraneo. La Salaria pavo è facile da catturare, non presenta problemi nel suo mantenimento in vasca ed è anche graziosa.
Guardate nella foto la magnifica livrea di un esemplare maschio.

Salaria pavo maschio – Ph. HCanon

Classificazione:

Ordine, Perciformes                                                                                  Sottordine, Blennioidei
Famiglia, Bleniidae                                                                                 Genere, Salaria
Specie, Salaria pavo
Nomi comuni, Bavosa pavone.

Nota: La “pavo” è strettamente imparentata con la bavosa d’acqua dolce denominata “Salaria fluviatilis”, ne condivide due importanti caratteristiche; essere un animale bentonico (vivere in stretto contatto con il fondale) ed eurialino, ovvero tollerare forti variazioni di salinità.

Morfologia:

Le Salaria p. sono sprovviste, come tutti i Blennidi, della vescica natatoria e delle scaglie, sostituite da un muco viscido, dal quale deriva il nome “Bavose”.

Il corpo è allungato e il muso arrotondato, con labbra “carnose”. Le pinne sono robuste e arrotondate, e la pinna dorsale è lunga come tutto il corpo. La sua colorazione è di solito giallastra e verdastra con sottili linee blu. Dietro l’occhio è presente un ocello scuro orlato d’azzurro.

Dimensioni: 12 cm, anche se generalmente non superano i 10 cm (esclusa la coda).
Dimorfismo sessuale: negli esemplari adulti i maschi si riconoscono facilmente per la cresta carnosa che hanno sulla testa.

Salaria pavo femmina – Ph. HCanon

Diffusione:

Buona parte del Mediterraneo, costa atlantica spagnola e nordafricana, oltre ad essere sporadicamente presente anche nel Mar Nero.

Habitat:

In natura: L’ambiente vitale più frequentato da questo animale è la zona rocciosa del bagnasciuga dove spesso si può ritrovare nelle pozze di scogliera. Può essere presente in acque salmastre. Non si spinge oltre i 7 – 8 metri di profondità.

In acquario:  Come buona parte degli animali provenienti da acque basse e fondali rocciosi, la vasca dovrà essere allestita con molte rocce per creare anfratti idonei a tane e nascondigli.
Valori dell’acqua: Densità tra 1025 e 1028 a 18° (salinità tra 33% e 38%) – pH tra 8,2 e 8,4 – Temperatura tra 8 e 28 °C. Per brevi periodi possono tollerare anche temperature intorno ai 30 c°.
Dimensioni acquario: Per una coppia, essendo il maschio potenzialmente intollerante nei confronti della femmina, è consigliabile una vasca da almeno 150 litri (lato lungo 100 cm). Per un esemplare singolo possono bastare 100 litri.

Salaria pavo – Ph. HCanon

Modalità d’allevamento:

Cattura: Facile, anche con un retino d’acquario.

Comportamento: Un po’ lunatica, può “passeggiare” sotto il nostro naso tutto il giorno, come rimanere nascosta per molte ore, in particolar modo gli esemplari adulti.

Compatibilità: Tendenzialmente non disturba gli altri pesci, anche se diventa relativamente aggressiva durante la distribuzione del cibo. Se non troppo piccoli ignora i Palaemon, ma è una spietata predatrice di lumachine varie.
Ovviamente non va tenuta con grossi predatori come Astici o Scorfani.

Alimentazione: Dieta essenzialmente carnivora: gamberetti e vongole freschi, Artemia liofilizzata, mangimi per Ciclidi, uovo sodo e via dicendo. Comunque, accetta volentieri anche i piselli sgusciati e sbollentati.

Se catturata adulta potrebbe non accettare il cibo secco, liofilizzato e anche surgelato, ma offrendogli i già citati gamberetti e bivalvi freschi non dovrebbe essere difficile fargli superare la riottosità alimentare iniziale.

Riproduzione:

Si riproduce in estate, con le uova che vengono custodite e difese dal maschio.
In acquario il maschio costruisce la tana scavando un buco sotto un sasso, ma non ho mai assistito neanche ad un accoppiamento, anzi il maschio è piuttosto intollerante nei confronti della femmina.

Attenzione!

Dato il peculiare adattamento alla vita in acque basse, le pavo sono in grado di uscirne fuori per arrampicarsi sulle rocce del loro ambiente e spesso possono usare questa specialità per sfuggire a predatori o trovare un ambiente più confortevole come un’altra pozza di scogliera.

Non è facile, ma potrebbe succedere di ”vederle” uscire dalla vasca, magari sfruttando i classici buchi per far passare cavi e tubi.
Quindi è consigliabile porre una rete sopra la vasca.

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