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Seconda parte: caratteristiche specifiche

Hygrophila corymbosa

Il nome deriva dal “corimbo“, un particolare grappolo di fiori visibile solo nella forma emersa.
Questa specie è reperibile in moltissime varietà naturali, a seconda del territorio in cui è stata raccolta (prendono il nome di “ecotipi”).
Quelle che vedremo sono le più comuni, tutte caratterizzate da un verde molto brillante e da steli che possono arrivare a mezzo centimetro di diametro.

Attenzione: Si tratta di una famelica divoratrice di potassio. Se si sviluppa rigogliosa, può portarvi a carenze tali da creare problemi alle altre piante dell’acquario.
Il problema è facilmente risolvibile usando un protocollo di fertilizzazione a componenti separati, con cui è possibile dosare il potassio separatamente.
In alternativa, è bene procurarsi un integratore di tale elemento.

La più comune è forse la “Siamensis“.
Con quel nome, non è certo necessario specificare la provenienza.

Hygrophila corymbosa siamensis
Hygrophila corymbosa “Siamensis” (Foto sotto licenza Creative Commons)

È caratterizzata dalle classiche foglie lanceolate, lunghe 10-12 cm e piuttosto larghe, sui 4cm.
E’ raro che la pianta superi i 30 cm di altezza.

Poi abbiamo la “Stricta“, originaria dell’India, che nel corso dei secoli si è diffusa in tutta l’Asia tropicale.

Hygrophila corymbosa Stricta
Hygrophila corymbosa “Stricta”

Le sue foglie possono superare i 15 cm, in rari casi, ma sembrano più lunghe perché molto strette, come si intuisce dal nome. La larghezza non supera i 2-3 cm.
Può arrivare fino a 30-35 cm di altezza, ma alcuni sostengono di aver raggiunto e superato il livello dell’acqua.

C’è anche una cultivar (varietà artificiale) piuttoto diffusa, la “Compacta“, che tende ad un maggiore sviluppo laterale, rimanendo più bassa.

Hygrophila corymbosa Compact
Hygrophila corymbosa “Compacta”

Per il resto assomiglia moltissimo alla “Siamensis“, dalla quale deriva.

In base ad esperienze di diversi acquariofili, sulle Hygrophila corymbosa ci sono forti sospetti di Allelopatia, nei confronti della Bacopa caroliniana e dell’Alternanthera reineckii. Probabilmente non sono le uniche.
Anche l’Egeria densa sembra risentire della loro presenza, ma in misura minore.

La luce ha scarsa importanza. L’Hygrophila corymbosa cresce sotto lampade di qualunque potenza.
In caso di illuminazione scarsa, se la cava anche senza immisione di CO2.
Ovviamente la sua crescita sarà rallentata, di conseguenza anche l’assorbimento di inquinanti.

Hygrophila difformis

Il suo nome deriva dal fatto che è quasi impossibile trovare due foglie con la stessa forma.
Il colore verde scuro si attenua un po’ sulle foglie più esposte alla luce, formando una combinazione cromatica decisamente interessante.

Hygrophila difformis
Hygrophila difformis

Molti la ritengono la più bella di tutte le Hygrophila, ma questo è soggettivo.
Ciò che risulta sicuro è il lungo elenco di record che questa pianta detiene, rispetto alle “cugine”.

  • È senz’altro la più rapida nella crescita: la sua fame di nutrienti può creare problemi alle altre piante presenti.
  • È la più diffusa in Natura: dallo Sri Lanka all’Indonesia, gira tutt’intorno al Golfo del Bengala, senza sviluppare ecotipi specifici.
  • È quella che si adatta meglio (e più velocemente) a qualsiasi acqua: è stata coltivata perfino in acquari Malawi a pH 8, ma in Natura e stata trovata anche in zone ricche di torba, a pH 5.5.
  • È l’unica Hygrophila che risente poco del fondo fertile: mantiene la stessa velocità di crescita su qualsiasi terreno e resta ugualmente rigogliosa.
  • È quella che raggiunge le maggiori dimensioni: può superare i 70 cm di altezza, mentre in larghezza va potata continuamente perché incontenibile.
    In acquari di grandi dimensioni, dove può svilupparsi liberamente, forma cespugli spettacolari.

Cespuglio di Hygrophila difformis
E’ probabile che la sua fama di “più bella tra le Hygrophila” derivi proprio da chi la coltiva in vasconi da 300-400 litri, con la possibilità di ammirarla in tutta la sua magnificenza.

Anche in questo caso ci sono sospetti di Allelopatia, con numerose specie del continente americano, tra cui la Cabomba aquatica e il Miryophyllum elatinoides.
È consigliata una luce piuttosto intensa, di conseguenza una buona erogazione di CO2.

Hygrophila polysperma

La polysperma è la pianta che più di tutte sta aumentando il suo successo commerciale, negli ultimi anni.
Questo è dovuto soprattutto ad una cultivar, la “Rosanervig”, che vedremo più avanti.
Polysperma” significa letteralmente “molti semi”, ma per noi è poco importante; la coltivazione sommersa non consente la fioritura.

L’aspetto di questa pianta non è particolarmente accattivante.

Hygrophila polysperma
Hygrophila polysperma

Si tratta di banali foglie ellittiche di 7-8 cm, di un verde giallognolo, che si riducono di dimensioni avvicinandosi alla luce.
Il suo successo in acquariofilia è dovuto alla sua estrema facilità di coltivazione. È praticamente impossibile da uccidere.
Chi dovesse fallire nella coltivazione di un’Hygrophila polysperma, dovrebbe considerare l’eventualità di dedicarsi ad un altro hobby…

Le cose cambiano completamente quando ci si butta sulla “Rosanervig”.

Carenza di cloro su Hygrophila Rosanervig
Hygrophila polysperma “Rosanervig”

Sostanzialmente si tratta di una pianta malata, colpita da un virus che attenua la produzione di clorofilla.
L’effetto estetico è davvero spettacolare: si forma una colorazione rosa che parte dalle venature, estendendosi poi a tutta la foglia con un effetto decisamente attraente.

Disgraziatamente, la coltivazione diventa molto più difficile.
La carenza di clorofilla ci porta a compensare con una fertilizzazione molto ricca di ferro e magnesio, inoltre dobbiamo esporla a luce molto intensa ed aiutarla con abbondanza di CO2.

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Si tratta di una pianta che in natura non potrebbe farcela. Ma è comprensibile che tale sfolgorante bellezza possa portare l’acquariofilo a sceglierla comunque.
Per fortuna, il virus non contagia le altre piante.

Conclusioni

Le specie del Sud-Est asiatico sono forse le più diffuse in acquariofilia; probabilmente superano di numero anche quelle amazzoniche.
Per chi decide di allestire una vasca tematica, su quell’ecozona, sicuramente le Hygrophila non possono mancare.

Se ci si accontenta di limitare il carico organico, introducendo pochi pesci o di piccola taglia, è possibile realizzare una bellissima composizione low-tech, con poca luce e senza CO2.
Basta orientarsi sulle Hygrophila (evitando la difformis), ed eventualmente completare con qualche Ceratophyllum sullo sfondo.

Per qualsiasi problema con la vostra Hygrophila le sezioni piante e fertilizzazione del nostro forum Acquariofilia Facile vi aspettano.

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