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Oligoelementi

Consultando varie fonti, anche scientifiche, si leggono definizioni discordanti sui termini “oligoelementi”, “micronutrienti” ed “elementi-traccia”.
Per qualcuno sono sinonimi, per altri lo sono solo i primi due, oppure gli ultimi due… poi c’è chi propone una suddivisione interna: tutti sarebbero oligoelementi, ma si dividerebbero in due gruppi con gli altri due nomi…

Per noi contano solo carenze ed eccessi, in questo articolo, quindi ignoreremo tutti quei nutrienti che non hanno mai fatto parlare di loro.
Ad esempio, avete mai sentito parlare di una pianta carente… di cobalto?… E di nichel?…
Come anticipato nell’introduzione, tratteremo soltanto ferro, cloro, manganese, boro, zinco, molibdeno e rame.


Ferro

Non è un costituente della clorofilla, ma è essenziale per la sua formazione.
Anche altri pigmenti fotosintetici dipendono dal ferro, per questo motivo è molto richiesto dalle piante rosse.
Partecipa anche alla sintesi di molti composti allelochimici; questa recente scoperta lo sta portando ad essere considerato un nemico delle alghe, anche se indirettamente, mentre in passato sembrava una delle cause scatenanti.
Un esempio è la nostra scheda sul ferro, risalente al febbraio 2014.
Si consideravano ancora le alghe come effetti di un eccesso, perché all’epoca quella era la tesi prevalente.

Il ferro viene assorbito molto bene in ambiente acido, sotto pH 6. Poi diventa gradualmente sempre più difficile da assimilare.
Per questo motivo, nella fertilizzazione si ricorre ai chelanti, molecole organiche che intrappolano il ferro mantenendolo in soluzione.

Carenza di ferro

Le foglie giovani sono le più colpite, perché più esposte alla luce.
Le venature mantengono il colore originale, mentre il tessuti intervenali tendono all’ingiallimento.
Dalla descrizione, sembra lo stesso effetto della carenza di magnesio, ma ci sono delle differenze che consentono di distinguere i due casi.

Innanzitutto, il magnesio è un elemento mobile, la pianta può spostarlo.
Finché c’è una riserva, anche piccola, le foglie nuove non mostrano alcun sintomo.

Se manca il ferro, invece, sono proprio le foglie appena nate a crescere deformi ed accartocciate.

Carenza di ferro sulla Ludwigia
Carenza di ferro sulla Ludwigia

Questo riguarda la fase iniziale, perché in seguito la pianta si ferma e di foglie nuove non ne produce più.

Se il problema si protrae, in carenza di magnesio partirebbe la necrosi dai bordi, verso l’interno, mentre con il ferro si formano buchi tra le venature, sempre più evidenti:

Carenza di ferro sull'Alternanthera

Anche in questo caso, il fenomeno riguarda le foglie più alte, perché più esposte alle lampade.

Eccesso di ferro

Dappertutto si legge che ostacola l’assorbimento del manganese, manifestandosi come una sua carenza; in realtà, occorre una concentrazione di ferro piuttosto alta prima che questo avvenga.

Nel frattempo, abbiamo un segnale piuttosto evidente, per capire che stiamo esagerando: le foglie tendono al rosso a partire dagli apici, anche su piante normalmente verdi:

Eccesso di ferro sulla Bacopa
Eccesso di ferro sulla Bacopa

Il ferro può accumularsi nell’acqua in quantità notevoli, senza alcun danno per i pesci.
I crostacei sono invece molto sensibili a eventuali eccessi; la Bacopa in foto non sarebbe diventata così, se avessi tenuto delle Caridina in quell’acquario.


Cloro

Regola l’apertura degli stomi, microscopiche porosità situate sulla pagina inferiore della foglia.
E’ quindi particolarmente importante per le piante acquatiche, le cui foglie non assorbono soltanto CO2, ma numerosi altri elementi nutritivi.

Viene assorbito a qualunque valore di pH, finché si resta nell’intervallo in cui si colloca normalmente un acquario.

Carenza di cloro

Secondo una recente ipotesi, il virus che causa l’aspetto dell’Hygrophila “Rosanervig”…

Carenza di cloro su Hygrophila Rosanervig
Hygrophila polysperma “Rosanervig”

…agirebbe proprio sull’assimilazione del cloro.
L’effetto di tale carenza, infatti, è proprio uno scolorimento delle venature.

Tuttavia, tranne questo caso eccezionale, è un fenomeno che in acquario non si verifica mai.
Anche tralasciando il cloro introdotto artificialmente, come disinfettante, le nostre acque sono generalmente ricche di cloruri.
Le quantità sono di gran lunga superiori al fabbisogno delle piante, tanto che sui fertilizzanti per giardinaggio troviamo spesso scritto “B.T.C.” (basso tenore di cloro).

Eccesso di cloro

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, il cloro è sempre in eccesso, talvolta di parecchio.
Tuttavia, nessuno ha mai rilevato sintomi sulle piante, che sembrano tollerarlo benissimo.

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Manganese

Come il ferro, è coinvolto nella formazione di clorofilla e di altri pigmenti fotosintetici.
È importante per l’attività enzimatica, che lo vede al secondo posto dopo il potassio.

Anche il manganese richiede un ambiente acido, per essere assimilato, ma a differenza del ferro l’intervallo ottimale si estende fino a pH 6.5.

Carenza di manganese

Si manifesta spesso con margini ingialliti, che si trasformano velocemente in tessuti morti; se il problema persiste, le necrosi avanzano verso il centro.

Carenza di manganese

Descritta così, sembra uguale alla carenza di magnesio, ma c’è una differenza: nel caso del manganese, la necrosi colpisce tutta la foglia comprese le venature.
Su alcune specie, è proprio dalle venature che parte l’ingiallimento.

Eccesso di manganese

La pianta presenta sintomi di carenza di ferro, anche se viene dosato abbondantemente.
Si tratta del manganese in eccesso che ne impedisce l’assimilazione.


Boro

La sua principale funzione riguarda l’assimilazione di carboidrati, ma è importante anche nella formazione della parete cellulare.
Il suo effetto sugli ormoni della crescita lo rende essenziale in zone opposte della pianta: radici e germogli.

Viene assimilato bene a qualunque valore sotto pH 7, poi l’assorbimento cala rapidamente.
Le piante ne sono particolarmente esigenti durante la fioritura. In acquari aperti, con piante emerse, il boro va quindi somministrato con maggiore generosità.

Carenza di boro

La pianta rallenta la crescita, come se avesse difficoltà a generare nuove foglie.
Le più recenti accartocciano i margini e assumono una colorazione anomala.

Probabile carenza di boro su Rotala macrandra
Probabile carenza di boro su Rotala macrandra

Eccesso di boro

Può ostacolare l’assimilazione del ferro, con conseguente ingiallimento per mancata produzione di clorofilla.
Tuttavia, in acquario è impossibile arrivare a tali eccessi, a meno di non utilizzare un integratore specifico con gravi errori di dosaggio.


Zinco

Partecipa alla produzione di clorofilla, anche se in misura minore rispetto a ferro e manganese.
Come il boro, ha un effetto significativo sugli ormoni della crescita.

Anche la sua assimilazione avviene ai valori del boro, sotto pH 7, ma superato tale valore l’assorbimento cala in modo graduale.

Carenza di zinco

Si manifesta con il solito ingiallimento intervenale, ma a differenza di ferro e magnesio, sembra che non porti mai alla necrosi.

Carenza di ferro?... Di magnesio?... Oppure di zinco?
Carenza di ferro?… Di magnesio?… Oppure di zinco?

Probabilmente è dovuto alle bassissime concentrazioni richieste dalle piante.
Ricordiamo che qualunque linea di fertilizzanti, commerciali o PMDD, contiene zinco in quantità più che sufficiente.

Eccesso di zinco

Vale quanto detto per il boro.
È praticamente impossibile arrivare a livelli problematici, praticamente bisogna farlo apposta.


Molibdeno

Per il suo effetto sull’attività enzimatica, è indispensabile per la trasformazione dei nitrati in azoto ammoniacale, la forma in cui le piante lo assimilano.

Tra gli oligoelementi il molibdeno rappresenta un caso eccezionale.
Viene infatti assorbito meglio a pH alcalino, comunque non sotto pH 6.
Non è un grosso problema; i normali acquari domestici sono raramente così acidi, oppure lo sono per periodi limitati.

Carenza di molibdeno

Date le sue funzioni biologiche, il molibdeno carente si manifesta come una mancanza di azoto, che abbiamo già trattato in precedenza.

Carenza di azoto

Per le modestissime quantità richieste dalla pianta, è rarissimo che tale fenomeno si verifichi; se capita, basta misurare i nitrati per capirne la causa.
Qualora fossero abbondanti, non è l’azoto che manca, è la pianta che non riesce ad assimilarlo; il molibdeno, in tal caso, sarebbe il primo indiziato.

Eccesso di molibdeno

Non si hanno notizie di tale problema in acquario.
Probabilmente, nessun fertilizzante apporta molibdeno in tale quantità da creare eccessi, proprio perché la quantità richiesta è davvero minima.


Rame

Ha un effetto antiparassitario, che lo porta ad essere ben presente in molti fertilizzanti per giardinaggio.
In acquario viene ancora utilizzato come alghicida da alcuni prodotti commerciali, che spesso creano problemi collaterali.
Se la concentrazione rimane su pochissime ppm (parti per milione) è utile nel trasporto di zuccheri e nella sintesi di proteine.

L’assorbimento ottimale si ha in ambiente acido, ma viene comunque assimilato, in misura gradualmente ridotta, fino pH 8.5.

Carenza di rame

Le piccolissime quantità richieste, di solito, sono contenute nei mangimi, nelle acque di rubinetto e nei residui di produzione di alcuni fertilizzanti.
Per questo motivo, è rarissimo che sia necessario introdurlo.

Tuttavia, se dovesse capitare, il segnale più evidente è l’arricciamento dei margini fogliari verso l’interno.

Carenza di rame

Alcune piante tendono a scolorire fino allo sbiancamento, facendoci pensare a una carenza di ferro.
Su specie a crescita molto rapida, se le nuove foglie nascono con il rame già carente, crescono accartocciate come se mancasse il calcio.
Questi problemi si manifestano soprattutto quando gli altri elementi sono equilibrati e abbondanti (compresa la luce), portando le piante a uno sviluppo molto veloce.

Eccesso di rame

Con un’introduzione artificiale di rame, a dosaggio regolare, è facilissimo che la concentrazione diventi troppo alta.
Quando accade, è sicuramente l’eccesso più grave che possa capitare in acquario: si ha un rapido degrado della clorofilla che porta all’inevitabile morte di tutte le piante.

In passato, è stato proprio il rame che ha portato al fallimento alcuni PMDD, realizzati con prodotti da giardinaggio che ne contenevano troppo.
Voglio ricordare che ne bastano 0.03 mg/litro, per trasformare questo oligoelemento in un veleno, non solo per la vegetazione, ma anche per invertebrati e microrganismi.


Conclusioni

Molte delle immagini, in questo articolo, sono state realizzate dagli utenti di Acquariofilia Facile (me compreso); altre sono di pubblico dominio o sotto licenza Creative Commons.
In entrambi i casi voglio ringraziare gli autori, che con le loro foto hanno sicuramente semplificato la comprensione del testo.

A costo di sembrare noioso, prima di concludere voglio ribadire quanto detto all’inizio.
Prendete queste informazioni con una certa elasticità, possibilmente venendo sul forum a parlare delle vostre piante, confrontandovi con altri utenti.
I motivi li ho già spiegati nell’introduzione dell’articolo.

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