banner

Macroelementi

Come già spiegato, tra i macronutrienti aggiungeremo anche il carbonio, elemento non-minerale che spesso non viene elencato tra i fertilizzanti.
Cominceremo proprio da lui, visto che fa da solo quasi metà della pianta.

In seguito, anche gli altri saranno elencati in base alla quantità: azoto, potassio, calcio, magnesio, fosforo e zolfo.


Carbonio

Le piante assimilano il carbonio per via fogliare, tramite gli stomi, dall’anidride carbonica disciolta in acqua.
In natura deriva principalmente dalla decomposizione di rifiuti organici, ma le piante emerse (o galleggianti) possono accedere alle 380 ppm di CO2 contenute nell’atmosfera.

Alcune specie possono ricorrere alla decalcificazione biogena, scindendo il carbonio dai carbonati disciolti; tuttavia, questo procedimento richiede tempi lunghi e parecchia energia.
Gli acquari con piante rapide sommerse, quasi sempre, hanno un’erogazione di CO2 artificiale.

Carenza di carbonio

Se la CO2 scarseggia, avremo foglie piccole, crescita decisamente rallentata, talvolta allungamento degli internodi.
Anche gli steli, spesso, risultano più piccoli e delicati.

Se la pianta cresce con erogazione artificiale, ma poi gli viene tolta, nei primi tempi l’abbruttimento è piuttosto evidente; molto più che se fosse cresciuta sempre senza CO2, fin dall’inizio.
In particolare, vedremo le foglie incurvarsi verso il basso, sia con i bordi che con gli apici:

Carenza di CO2 nella Ludwigia
Carenza di CO2 nella Ludwigia

Sulle specie prettamente acquatiche, che vivono sommerse anche in natura, si formano depositi biancastri, per effetto della decalcificazione biogena.

Decalcificazione biogena sull'Egeria
Decalcificazione biogena sull’Egeria – Foto di Eggeioss

Il rallentamento della vegetazione può portare allo sviluppo di alghe…

Attacco algale sull'Alternanthera
Attacco algale sull’Alternanthera

…soprattutto se l’acquario non è sufficientemente maturo.

Eccesso di carbonio

E’ praticamente impossibile danneggiare la pianta con un eccesso di CO2; al massimo può bloccarsi nella crescita, per un valore di pH troppo basso che impedisce l’assorbimento di altri elementi.
Tuttavia, un valore sui 50 mg/litro comincia ad essere fastidioso per parecchi pesci, salendo ancora si rischia di ucciderli.
Per garantirsi un certo margine, quasi tutte le tabelle mettono il limite a 40 mg/litro.


Azoto

È un costituente fondamentale di tutti gli amminoacidi, quindi delle proteine.
Ha un ruolo molto importante, nel convertire sostanze minerali in tessuti organici vegetali.
Il massimo assorbimento si ottiene a pH 7, con un intervallo di un punto in più o in meno.

Viene assimilato in forma ammoniacale o nitrica; le piante non possono assorbire azoto organico.
Sono quindi necessari dei processi biochimici (decomposizione), da parte della flora batterica.

Carenza di azoto

Le foglie tendono a un verde pallido, che vira sempre più verso il giallo.
Il problema è più visibile sulle zone basali della pianta, che cerca di spostare l’azoto disponibile sulle foglie giovani.

Carenza di azoto

Tuttavia, la scarsa mobilità di questo elemento non le consente di riuscirci pienamente, in particolare sulle specie a crescita rapida.
Per questo motivo, è possibile trovare esperienze discordanti: talvolta si parla di foglie basse, altre volte di quelle più giovani.

Su alcune piante, come Hygrophila, Alternanthera e Ludwigia, si diramano radici avventizie in quantità, da quasi tutti i nodi inferiori, anche da quelli in cui le foglie non si sono ancora staccate.

Carenza di azoto su Alternanthera lilacina
Carenza di azoto su Alternanthera lilacina

In parecchie specie, ma non tutte, la foglia ingiallisce a cominciare dall’apice.
La carenza di azoto può favorire, indirettamente, lo sviluppo di cianobatteri e di alcune specie di alghe.

Eccesso di azoto

Salvo casi particolari, le piante tollerano concentrazioni altissime di azoto in qualsiasi forma.
Tutt’al più, su alcune specie può presentarsi un’intensificazione del tono di verde, perfino su piante normalmente rosse.
Eventuali eccessi si manifestano soprattutto sui pesci, ma parliamo di almeno 40-50 mg/litro di nitrati (NO3) per le specie più comuni.

In acquari giovani, o gestiti con troppi cambi d’acqua, un eccesso prolungato di azoto nitrico potrebbe favorire l’invasione di alcune alghe… O almeno così si dice.
Per molti è una leggenda metropolitana, perché le esperienze degli acquariofili sono molto contrastanti.

Se l’eccesso è nella forma ammoniacale, invece, è probabile un’invasione di Oedogonium, note come alghe filamentose. Su questo abbiamo parecchie conferme, anche scientifiche.

banner

Potassio

È considerato quasi un simbolo tra gli elementi mobili, per la rapidità con cui la pianta riesce a distribuirlo.
Il potassio è fondamentale nella sintesi di amminoacidi e proteine; se manca, la pianta non può assimilare correttamente nemmeno l’azoto.
Viene assorbito bene a partire da pH 6, fino a valori leggermente alcalini.

Escludendo la CO2, è senz’altro l’elemento che manca più spesso, in acquario.
Inoltre, la sua assimilazione è ostacolata dalla presenza di sodio, che purtroppo è contenuto in buona quantità in parecchie acque di rubinetto.

Carenza di potassio

Il primo segnale è la riduzione di ramificazioni laterali, fino ad annullarle completamente, anche sulle specie che normalmente ne sono caratterizzate.

Carenza di potassio su Bacopa
Bacopa in carenza di potassio (a destra)

Lo stelo tende ad assottigliarsi diventando più gommoso; ce ne accorgiamo durante la potatura, che diventa più difficile senza forbici affilate: sembra quasi di tagliare un elastico da cancelleria.

Elastici

Se la carenza si protrae nel tempo, le foglie basse appassiscono, poi marciscono rapidamente a cominciare dai bordi, mentre quelle più giovani sembrano ancora in buono stato.

Sulle specie con foglie più ampie, come l’Hygrophila corymbosa, la mancanza di potassio produce dei buchi tra le venature, ma sempre a cominciare dalle foglie basse.

Esempio di carenza di potassio

Questo importante dettaglio ci consente di distinguerla dalla carenza di ferro, anch’essa molto comune.

Eccesso di potassio

A meno di gravissimi errori di dosaggio, non si arriva mai a concentrazioni eccessive, né per le piante né per i pesci; bisogna quasi farlo apposta.
Dalla scheda sul potassio, sappiamo che un’eventuale esagerazione può essere facilmente rilevata con un conduttivimetro.

A questo proposito, segnaliamo casi estremi ben oltre i 1000 µS/cm, in cui gli acquari sembravano godere di ottima salute, proprio perché quel valore era dovuto ad eccessi di potassio e magnesio.
Si tratta, infatti, dei due elementi meglio tollerati da tutti gli organismi, compresi invertebrati e batteri.
Ovviamente, questo non significa che dobbiamo introdurli a palate, ma solo che l’acquario ci perdonerà qualche errore di dosaggio.

In casi estremi, è possibile rilevare sintomi di una carenza di calcio, non perché manchi davvero, ma perché a concentrazioni molto alte, il potassio ne ostacola l’assorbimento.
Tuttavia, per arrivarci, la sua percentuale dovrebbe superare abbondantemente quella del calcio, fin quasi al doppio.


Calcio

Tra le funzioni che svolge, è importantissimo per la riproduzione e l’integrità delle cellule, in particolare per la membrana cellulare.
Per questo motivo, molte piante sembrano adattarsi più rapidamente in acque dure, subito dopo la piantumazione, dando l’impressione di crescere con maggiore velocità.

Il calcio viene assorbito a tutti i valori di pH di un normale acquario domestico; per ostacolarne l’assimilazione, l’acidità dovrebbe arrivare sotto pH 6.

Carenza di calcio

È praticamente impossibile in acquario, viste le durezze delle nostre comuni acque di rubinetto.
Tuttavia, esistono zone particolari (ad esempio in Piemonte), dove gli acquedotti forniscono valori di GH vicini a zero; a questo, dobbiamo aggiungere la diffusa tendenza ad abusare dell’acqua di osmosi inversa.
Approfitto per ricordare che tale abitudine è generalmente sconsigliata su Acquariofilia Facile, dove l’acqua demineralizzata è considerata come un correttivo per quella di rete.

Il sintomo più evidente, in carenza di calcio, è la deformazione delle foglie più giovani, che appaiono contorte e restano piccole.

Carenza di calcio
Carenza di calcio

Su molte specie può essere confusa con una carenza di rame, altrettanto rara, ma questo non è un grosso problema: per distinguere i due casi basta misurare le durezze.
Il calcio, infatti, è solitamente il maggior responsabile dei valori di GH e KH, mentre il rame non li interessa affatto.

In alcune piante, la mancanza di calcio provoca il solito ingiallimento delle foglie, come abbiamo visto per azoto e potassio, ma ci sono due importanti differenze.

  1. La rapidità del fenomeno.
    Se si tratta di calcio, la clorosi si trasforma velocemente in necrosi, ovvero in tessuti morti di colore marrone.
  2. La posizione delle foglie colpite.
    Il calcio è l’elemento plastico per eccellenza; qualsiasi effetto si manifesta solo sulle foglie giovani.

Eccesso di calcio

Un eccesso può manifestarsi solo con acque durissime, oltre 20 dGH, oppure con specie particolarmente sensibili come la Cabomba aquatica.

Non ci sono effetti visibili direttamente, ma appare ai nostri occhi come una carenza di magnesio (che vedremo più avanti).
Il calcio tende infatti ad ostacolarne l’assimilazione, quando arriva a valori inaccettabili.
Il test del GH è il nostro miglior alleato per distinguere le cause; se il valore è molto alto, dobbiamo aspettarci che sia il calcio ad essere eccessivo, non il magnesio a mancare.


Magnesio

Oltre ai 4 elementi fondamentali della vita (carbonio, idrogeno, ossigeno ed azoto), il magnesio è il 5° costituente della clorofilla, nella cui molecola è l’elemento centrale:

Clorofilla

E’ quindi il massimo responsabile della fotosintesi.
Svolge parecchie altre funzioni, che riguardano gli acidi nucleici e molti processi enzimatici.
Ancora una volta, segnaliamo la specifica scheda sul magnesio.
Sotto pH 6.5 l’assorbimento è rallentato, ma continua ancora fino a pH 5.5.

Carenza di magnesio

E’ una delle carenze più note: si formano clorosi che partono dai margini della foglia, mentre le venature appaiono più evidenti.
L’immagine qui sotto mostra lo stadio iniziale.

Carenza di magnesio su Hydrocotyle leucocephala
Carenza di magnesio su Hydrocotyle leucocephala

Il perdurare della carenza porta l’ingiallimento a propagarsi verso il centro, ma solo nei tessuti intervenali, senza quindi interessare le nervature.

Carenza di magnesio - le venature restano verdi
Carenza di magnesio – le venature restano verdi

A questo punto, se non è già successo, la clorosi si trasforma in necrosi, sempre dall’esterno verso l’interno; ma perfino in questo caso le venature reggono fino all’ultimo.

Eccesso di magnesio

Non ci sono sintomi conosciuti, causati dal troppo magnesio.
Probabilmente, nessuno è mai arrivato a concentrazioni tali da creare problemi.
Sappiamo, comunque, che un dosaggio molto alto è rilevabile dal GH e dal conduttivimetro.


Fosforo

E’ senza dubbio il nutriente più importante, per il numero di funzioni che svolge.
Influisce sullo sviluppo complessivo di tutta la pianta, interagendo con parecchi altri elementi che senza fosforo non verrebbero assimilati.

Insieme allo zolfo, ha una notevole importanza nello sviluppo delle radici; è quindi preferibile che sia un po’ abbondante durante lo sviluppo di nuove piantine.
Per le altre funzioni, anche stavolta vi segnalo la nostra scheda sul fosforo.

L’assorbimento ottimale si ottiene a pH 7, con una oscillazione di mezzo punto in più o in meno; è l’intervallo più ristretto tra tutti gli elementi nutritivi.
Scendendo sotto pH 6, l’assimilazione diventa molto difficile; a pH 5.5 forma sali insolubili e non è più disponibile per nessuna specie.

Carenza di fosforo

La crescita delle piante viene ridotta in tutto: velocità, dimensioni delle foglie, consistenza degli steli, formazione di radici…
Ma soprattutto, si manifestano carenze di altri elementi, contemporaneamente, facendo pensare che tutti i dosaggi siano troppo scarsi.

Ludwigia con probabile carenza di fosforo
Ludwigia con probabile carenza di fosforo

In realtà, è la mancanza di fosforo che blocca tutto.
Senza di lui, non vengono assorbiti nemmeno il ferro, lo zolfo e il potassio, con effetti indiretti su quasi tutti gli altri nutrienti.

Eccesso di fosforo

Tradizionalmente viene associato alla formazione di alghe, in senso generale; in realtà, l’eccesso di fosfati ha effetto stimolante solo sulle BBA (alghe a pennello).

BBA su legno
BBA su legno

In acquari non maturi, favoriscono anche la formazione di cianobatteri.

Tuttavia, va precisato che questa è soltanto una concausa; BBA e cianobatteri richiedono una combinazione di fattori, di cui il fosforo è uno soltanto.
Inoltre, non dimentichiamo che altre alghe, come le comunissime GSA (alghe puntiformi), si sviluppano quando il fosforo è carente.

Sulle piante, il suo eccesso ostacola l’assorbimento dello zinco, in casi gravi anche del ferro.
Ci appaiono quindi come carenti, anche se in realtà non lo sono affatto.

Prima di andare avanti, un ultimo consiglio...
I problemi legati al fosforo, come abbiamo visto, possono essere confusi facilmente, manifestandosi come carenze di altri elementi.
Talvolta, anche acquariofili molto esperti vengono tratti in inganno.

Pertanto, se siete al vostro primo acquario, procuratevi il test per i fosfati e fatevi aiutare dalla Chimica.
E’ l’unico caso in cui l’osservazione delle piante non basta, se non avete ancora acquisito quel “sesto senso” che vi porta a pensare… Oddio!… E se fosse il fosforo?


Zolfo

Molto importante per lo sviluppo delle radici, è uno dei costituenti di alcuni amminoacidi (non tutti come l’azoto); di conseguenza, anche di parecchie proteine.
Moltissimi composti allelochimici, prodotti da parecchie piante, sono a base di zolfo; senza di lui, dovremmo rinunciare a questi eccellenti alghicidi naturali.

Al contrario del fosforo, viene assorbito in un intervallo di acidità più ampio di qualsiasi altro elemento.
Non ci sono problemi con valori alcalini, nemmeno a pH 9, dove nessuna pianta potrebbe sopravvivere; ma scendendo sull’acido, può essere assimilato fin quasi a pH 5.
Anche in questo caso, abbiamo una specifica scheda sullo zolfo, per chi volesse approfondire.

Carenza di zolfo

Osservando i sintomi di carenza, è praticamente impossibile distinguere lo zolfo dall’azoto, perché i segnali sono esattamente gli stessi.

Carenza di zolfo
Carenza di zolfo

Tuttavia, in acquari ricchi di piante, è difficilissimo che lo zolfo manchi, perché parecchi elementi vengono somministrati in forma di solfato.
Il solo “Sale Inglese”, adottato in quasi tutti i protocolli di fertilizzazione per introdurre magnesio, contiene zolfo a sufficienza per portarlo in leggero eccesso.

Inoltre, la carenza di azoto è facilmente individuabile con il comunissimo test per nitrati; questo ci consente di andare per esclusione, nel caso avessimo un dubbio.

Eccesso di zolfo

In un acquario equilibrato, lo zolfo è probabilmente l’elemento che va in eccesso più facilmente.
Dipende soprattutto dalla somministrazione di potassio in forma di solfato, molto comune in quasi tutti i prodotti commerciali.
E’ il motivo principale per cui si consigliano cambi d’acqua regolari, anche in presenza di valori ottimali su nitrati, fosfati e durezze.
Per questo motivo, il PMDD di Acquariofilia Facile adotta una soluzione differente.

Sulle piante, l’eccesso di zolfo è facilmente individuabile: le foglie più giovani appassiscono velocemente e si staccano dallo stelo, prima ancora di arrivare alle loro normali dimensioni.
Inoltre, i solfati hanno una lieve influenza anche sull’alcalinità (KH), anche se in misura minore rispetto ai carbonati.

banner
1
2
3
4
Articolo precedenteCO2 da lieviti – Teoria e Soluzioni
Articolo successivoIl mio acquario da 430 litri