Unità di misura
Questa è forse la nota più dolente. Pochissimi conoscono le regole di scrittura imposte dal Sistema Internazionale, anzi… molti non sanno nemmeno che tali regole esistono.
In Italia, il loro uso è obbligatorio per legge da più di 30 anni, ma è rarissimo che venga insegnato nelle scuole, perfino quando sono ad indirizzo tecnico.
Come dicevamo nell’introduzione, probabilmente siamo troppo impegnati con Petrarca e Foscolo…
Va detto che tali regole non sono proprio chiarissime, perché quello che oggi si chiama “Sistema Internazionale di Unità di Misura” (comunemente abbreviato in “SI”) è nato solo nel 1961, mentre il grammo esisteva da quasi due secoli ed il metro addirittura da tre.
E’ quindi possibile imbattersi in alcune eccezioni, ma in generale le regole sono piuttosto semplici. Vediamole…
- Quasi tutte le unità di misura sono dedicate ad illustri scienziati, ma proprio per distiguerle dai loro nomi si indicano con la minuscola.
Esempio: pascal è l’unità di misura della pressione, mentre Pascal è un genio della Fisica vissuto in Francia, nel XVII secolo. - I simboli seguono le stesse regole già viste per gli elementi chimici.
Anche se il termine esteso si scrive con la minuscola, il suo simbolo va in maiuscolo.
Quando l’unità di misura è associata ad un valore numerico, ci si mette sempre il simbolo; la parola per esteso va usata nel linguaggio discorsivo.
Esempio: la potenza elettrica si misura in watt, ma le lampade del mio acquario sono da 78 W complessivi.Voglio sottolineare che i simboli non sono abbreviazioni.
Non ci si mette mai il punto, come quando scriviamo ing. per ingegnere. Se c’è, è solo perché il periodo è terminato, ma quella è normale punteggiatura imposta dalla Grammatica.
- Il plurale non esiste. Non è uguale in tutte le lingue, mentre le regole devono essere internazionali. Il siemens finisce con la “s” perché Werner von Siemens si chiamava così, non perché plurale.
Esempio: La tensione di rete è di 220 V, e si tratta di volt, non di volts. - Come il plurale, anche gli accenti sono differenti nelle varie lingue; pertanto non vanno mai riportati, anche se presenti nel nome dello scienziato.
Esempio: la corrente elettrica si misura in ampere, anche se il famoso fisico francese si chiamava André-Marie Ampère.
Per quanto riguarda le eccezioni… beh… quelle le conosciamo quasi tutti.
Si tratta di termini non derivati da cognomi, in uso da vari secoli, che fanno ormai parte del nostro linguaggio quotidiano.
Hanno pertanto acquisito le regole grammaticali della lingua di ogni popolo, compreso il plurale, perdendo così la loro connotazione internazionale.
Una stanza si misura in metri per un italiano, in mètres per un francese ed in metern per un tedesco.
Per fortuna, il simbolo è uguale per tutti, anche se… minuscolo!!
Lo stesso vale per il grammo, il secondo, la candela, la mole…
Prima di concludere, vorrei spendere due parole sul litro, che oggi non è più tra le unità riconosciute dal Sistema Internazionale, ma per ovvi motivi è comunissimo in acquariofilia.
Prima del 1961, quando era ufficialmente in vigore, veniva indicato con la lettera “elle” minuscola.
Tuttavia, con alcuni caratteri tipografici, quella lettera poteva essere confusa con il numero 1 o con la “I” come Imperia.
Pertanto, la preposta commissione autorizzò l’uso della “L” maiuscola, per evitare confusione.
E’ quindi possibile trovare quel simbolo ancora oggi, su alcune vecchie pubblicazioni.
Forse, tra qualche secolo, si riuscirà ad uniformarsi anche sulle eccezioni, ma per adesso dobbiamo accettarle.
Del resto, sarebbe già un grosso traguardo se convincessimo gli anglosassoni ad abbandonare libbre, pollici e galloni.