L’acquario per la Proserpinaca palustris
Spesso, nelle discussioni sul forum, si consiglia di allestire l’acquario partendo da una specie preferita, quella che “non deve assolutamente mancare”.
Su Acquariofilia facile, la chiamiamo “specie regina“.
Tale riferimento di partenza, in passato, era quasi sempre un pesce; oggi, capita sempre più spesso che la specie regina sia una pianta, soprattutto se è rossa…
…ma non è quasi mai la Proserpinaca palustris.
La sua estrema capacità di adattamento le consente di vivere in qualsiasi acquario; magari assume un aspetto differente, ma ciò non toglie che cresca con qualsiasi luce, acidità, temperatura e durezza, a meno di non arrivare a casi estremi.
Tuttavia, chi volesse ottenere un’aspetto così attraente…
…qualche attenzione dovrebbe dedicargliela.
Nel capitolo precedente abbiamo già parlato di fosforo, di ferro, di nitrati e di CO2, ma come allestire un acquario che rispetti tali esigenze?
… E soprattutto, combinando luce, ferro e fosfati, come ce la caviamo contro le alghe?
Facciamo un passo alla volta…
Abbinamenti
Per evitare l’eccessiva segmentazione delle foglie, consiglio di non tenere la Proserpinaca con pesci di acque acide, come i ramirezi o i cardinali.
Qualcuno la tiene con i discus, ma si tratta quasi sempre di pesci selezionati in allevamento, che non vengono tenuti a pH 5.5.
In realtà, l’acquario per discus porta la Proserpinaca un po’ al limite… ma con la temperatura, non con il pH.
L’abbinamento ideale sarebbe con i Poecilidi, oppure con altri pesci di acque neutre o leggermente alcaline.
Anche tra i pesci amazzonici, non tutte le specie richiedono valori estremi; Pterophyllum scalare, Apistogramma cacatuoides, Corydoras paleatus, Ancistrus dolichopterus, Petitelle georgiae… sono tutte specie che si trovano benissimo a valori vicini a pH 7, dove spesso sono stati trovati anche in natura.
Ovviamente, sono solo alcuni esempi, limitati alle specie più facilmente reperibili.
Personalmente, ritengo un’ottima idea spostarsi sul Rio Paraguay, dal Mato Grosso in giù.
La Proserpinaca palustris è stata segnalata anche lì, anche se non è certo presente come nel fiume Hudson.
In quell’area troviamo diversi pesci di interesse acquaristico; i più comuni sono l’Apistogramma borellii ed il Gymnocorymbus ternetzi (Pesce gonnella)…
…sempre a titolo di esempio.
Per quanto riguarda le altre piante, consigliamo di restare su specie della stessa area geografica, che condividano abitualmente l’habitat con la Proserpinaca palustris.
Ci sono decine di specie che vivono in quella zona da millenni.
Come al solito, limitandoci solo alle più comuni, citiamo Bacopa caroliniana e monnieri, Ludwigia arcuata e glandulosa, Ceratophyllum demersum… oltre ai suoi “cugini”: Myriophyllum pinnatum ed heterophyllum.
Ma perché limitarsi agli habitat naturali?… Non abbiamo detto che la Proserpinaca si adatta a condizioni molto diverse?
Sì, ma il problema non riguarda i valori dell’acqua.
Alla data di questo articolo, le informazioni sull’allelopatia riguardano solo gli effetti su alghe e cianobatteri, mentre non abbiamo informazioni sulla compatibilità tra Proserpinaca ed altre piante.
Tuttavia, come vedremo più avanti, la sua produzione di allelochimici è davvero formidabile.
Troverei davvero strano, se tale azione di contrasto si limitasse solo alle alghe.
A questo proposito, se vi capitasse di coltivarla, vi invito a registrarvi sul forum per segnalare eventuali casi sospetti di allelopatia.
Questo capitolo potrebbe subire aggiornamenti.
Il materiale di fondo
In forma sommersa, la Proserpinaca tende ad alimentarsi soprattutto per via fogliare.
Il suo apparato radicale non è molto sviluppato, non certo come quello di una Ludwigia, una Bacopa, un’Alternanthera… Anche in questo assomiglia ai Myriophyllum.
La scelta del fondo è quindi poco importante; quello che conta è che abbia un certo spessore, per evitare che la pianta possa staccarsi e tornare a galla.
È un fenomeno comune a parecchie specie, quando si ripianta una talea potata, ma con la Proserpinaca il problema dura un po’ più a lungo.
Con materiali leggeri, come i Gravelit…
…è preferibile tenersi quantomeno sui 6-7 cm.
Dimensioni dell’acquario
La Proserpinaca palustris si sviluppa solo verticalmente; le ramificazioni laterali sono rare, a meno che non siano indotte dalle nostre potature.
Questo significa che lo sviluppo orizzontale lo decidiamo noi, secondo il numero di steli, tenendo conto che le foglie arrivano a circa 5 cm.
E’ invece importante l’altezza della vasca, che non dovrebbe mai scendere sotto i 40 cm più il fondo.
Generalmente, tra gli acquari commerciali, questa misura si raggiunge da 80-100 litri in su.
Abbiamo a che fare con una specie dal comportamento un po’… particolare.
Se la pianta rimane sommersa, è molto raro che superi i 40 cm d’altezza; ma se riesce a mettere il naso fuori dall’acqua…
…da quel momento può arrivare rapidamente fino a 80.
Si racconta che in natura le abbiano trovate da oltre un metro, ma non saprei dirvi se si tratta di una leggenda metropolitana.
La Proserpinaca e le alghe
Mi sembra quasi di sentire una vocina…
Era ora!…
È dall’introduzione dell’articolo, che aspettiamo ‘ste benedette alghe…
Ovviamente l’ho fatto apposta.
Sembra che la parola “alghe” attiri parecchio l’attenzione degli acquariofli; ma se avessi sparato subito questa cartuccia… molti si sarebbero fiondati a cercare una Proserpinaca, mettendola magari in un acquario inadeguato.
Comincio a parlarne citando Elizabeth Gross, una ricercatrice dell’Università tedesca di Costanza, molto attiva negli studi sull’allelopatia negli ambienti acquatici.
Traduco un passaggio, da un suo scritto del 1999:
Due specie di Haloragaceae, da diverse località, hanno mostrato una forte attività alghicida:
Myriophyllum heterophyllum e Proserpinaca palustris.
In realtà, la dott.ssa Gross aveva già accennato al fenomeno, in un articolo del 1995, ma ancora non disponeva di dati sicuri.
Quelle ricerche degli anni ’90 erano solo l’inizio… Anche la stessa Gross, all’epoca, si concentrava soprattutto sui cianobatteri.
A proposito… scommetto che non li avete mai visti, su una Proserpinaca palustris, a meno che non sia in acquario da poco tempo.
Comunque, in questi 20 anni la letterattura scientifica si è evoluta parecchio, coinvolgendo un numero notevole di ricercatori.
Oggi, gli acquariofili conoscono parecchie piante che producono alghicidi naturali, in virtù del fenomeno che chiamiamo allelopatia, ma è proprio dal confronto con queste che la nostra piantina si rivela micidiale.
Non è ancora stata trovata, dopo decenni di studi, nessuna specie più efficacie della Proserpinaca palustris nell’annientamento delle alghe, quantomeno tra le piante coltivate in acquario.
…E la parola “alghe“, in questo caso, non è una gratuita generalizzazione.
A differenza delle altre specie testate, Ceratophyllum, Egeria, Cabomba, Myriophyllum e tante altre… che sembrano più efficaci su alcune specie e meno su altre, la Proserpinaca combatte qualsiasi “presenza indesiderata”, comprese le diatomee.
Produce una grande varietà di allelochimici, tale da coprire uno spettro molto ampio di “nemici”; inoltre, ne produce in tali quantità da battere parecchi record.
Nemmeno tra le piante galleggianti si trovano gli stessi numeri.
Secerne perfino degli acidi che inibiscono i batteri nitrificanti, attenuando l’efficienza del filtro biologico.
Approfitto per ricordare che anche loro sono visti come “avversari”, nella competizione per l’azoto ammoniacale.
Consiglio quindi di non esagerare con lo sviluppo della pianta, soprattutto se avete un certo carico organico; inoltre, anche dal punto di vista estetico, i manuali di aquascaping insegnano che le piante rosse attirano lo sguardo… non avrebbe molto senso riempirci tutta la vasca.
Ora, probabilmente, si capisce meglio quanto scritto nel paragrafo “Abbinamenti“:
A questo punto… credo di aver esaurito l’attenzione dei lettori.
Vado quindi a concludere, con un riassunto schematico delle virtù di questa meraviglia.