Sarà vero che l’Egeria densa gestisce gli acquari da sola? Forse si tratta di un’esagerazione… ma sicuramente può dare una grossa mano all’acquariofilo!
Abbiamo già un articolo enciclopedico sulla fantastica Egeria densa, classificata per la prima volta da Jules Émile Planchon (1823-1888).
Conosciamo già le sue eccezionali doti antialgali, ma questa meravigliosa pianta ci riserva altre sorprese.
Resistenza e adattabilità
Ad esempio… è una delle piante più studiate al mondo, anche a causa della sua resistenza e adattabilità a qualsiasi condizione.
Nella foto di questa vasca all’aperto, ad una temperatura di ben -20°C, si può notare come l’Egeria, visibile sul fondo, sia ancora viva e vegeta, mentre in superficie la Salvinia natans sia completamente congelata.
Non per niente l’Egeria viene chiamata anche «peste d’acqua»; e, nonostante uno dei suoi nomi sia Brazilian waterweed, è considerata una pianta cosmopolita. Per quale motivo? Semplice: le potature abbandonate dagli acquariofili l’hanno resa infestante in tutto il globo!
Quindi è necessaria una raccomandazione: quando vi avanzano delle potature, è meglio aspettare che secchino prima di gettarle nell’umido! Cerchiamo di evitare che l’Egeria faccia la stessa fine del Giacinto d’acqua, o della Cabomba caroliniana, e diventi illegale coltivarla!
La nostra superpianta ha anche altre particolarità…
Carbone attivo
Nell’assorbimento di sostanze indesiderate, l’Egeria è efficace come il carbone attivo, anzi: è meglio!
Secondo vari studi scientifici, la nostra divoratrice ha dimostrato di riuscire a rimuovere in 15 giorni ben 450 mg di fosforo per kg di massa! E quasi la stessa quantità di ammonio (che preferisce ai nitrati)!
Ma, al di là dei soliti azoto e fosforo (i famigerati «inquinanti»), l’Egeria assorbe anche elementi come Ferro, Zinco, Manganese ecc… per rimuovere i quali utilizziamo il carbone attivo.
E non basta: la nostra amica assorbe anche altri elementi (inutili alla nutrizione delle piante) come Alluminio e, soprattutto, Arsenico… che il carbone attivo non assorbe.
Inoltre rimuove parecchie tossine, come le microcistine (spesso prodotte da ciano batteri); e persino gli ormoni inibitori!
Aeratore
Ma non è finita: l’Egeria è anche meglio di un aeratore!
Tutti conosciamo l’importanza delle piante rapide per l’ossigenazione dell’acquario; ma solo l’Egeria e poche altre possono vantare il nome di ossigenanti. Tra queste, l’Egeria è forse la migliore: molti l’hanno vista fare pearling in vasche lowtech.
In un esperimento relativo alla luce, in condizioni ottimali, la nostra Hydrocharitacea è riuscita a vantare una produzione di ossigeno di ben 12 centimetri cubi!
Un test permanente
Come se non bastasse, l’Egeria è utilissima anche come… test.
Grazie alla sua adattabilità e alla velocità con la quale cresce, è utilissima per indicare (rapidamente) eventuali carenze in acquario!
Vediamo le più comuni.
Nitrati
Se volete avere una Egeria da esposizione, vi consigliamo di tenere alti nitrati (>50) e fosfati (>2).
Nella foto sottostante possiamo vedere l’effetto dell’aumento dei nitrati sulle foglie. Quelle piante sono passate da una carenza di nitrati a nitrati abbondanti…
Già che ci siamo… nel cerchio rosso vedete delle radici avventizie. Non sono un segnale di carenza.
Indicano solamente che la pianta sta bene: cerca nutrimento o tenta di ancorarsi al terreno.
Fosfati
Nel caso in cui i fosfati siano bassi, l’Egeria ve lo segnalerà diventando… aghifoglia!
Potassio
In caso di carenza di potassio, l’Egeria non produrrà getti laterali e lo stelo diventerà sottilissimo.
Magnesio
La carenza di magnesio è segnalata da foglie che diventano trasparenti.
Solfati
L’Egeria segnala una carenza di solfati con l’arrossamento degli apici.
L’arrossamento è la risposta ad uno stress ambientale.
Molte piante usano le antocianine (sostanze antiossidanti) come meccanismo per proteggere il loro delicato sistema fotosintetico.
In carenza di solfato rallenta la sintesi delle proteine e, di conseguenza, anche l’assimilazione del nitrato (che come il solfato, entra nelle piante in forma ossidata per poi venire ridotto e inglobato nelle proteine che servono alla pianta per crescere).
La pianta, non potendo più procedere con la sintesi proteica, blocca il processo e, contemporaneamente, deve limitare la fotosintesi.
La fotosintesi viene limitata con l’arrossamento.
In questo modo diminuisce il flusso di fotoni sui sistemi fotosintetici, che altrimenti continuerebbero a lavorare.
Appena il solfato è nuovamente disponibile, gli antociani vengono riassorbiti (sono molto idrosolubili) e la pianta ritorna verde.
Ferro
In caso di carenza di ferro, l’Egeria mostra dei puntini neri sugli apici.
Rame
Questo elemento è nocivo per l’Egeria anche a basse concentrazioni (> 0,02 mg/L).
La foto seguente illustra i danni del rame sull’Egeria densa dopo un tentativo (fallito) di controllo delle alghe con solfato di rame.
Gravi carenze generali
Nel caso aveste gravi carenze generali…
… potete fare due cose:
1) mettere uno stick NPK nel filtro o in colonna;
2) lasciare l’Egeria galleggiante, in modo che possa giovare di una luce più forte e della CO2 atmosferica.
Ringraziamenti
Ringraziamo tutti coloro che hanno condiviso nel forum… le loro carenze. In questo modo ci hanno fornito delle utilissime immagini.
Un ringraziamento particolare è rivolto a Humboldt per il prezioso aiuto nella stesura dell’articolo; e a lauretta per i grafici.
Vi aspettiamo sul nostro forum Acquariofilia Facile per parlarne.