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Allelopatia: Pedersen vs Walstad

Una curiosa tempistica

L’allelopatia non è certo stata scoperta da Diana Walstad.
Non mi riferisco solo alla cultura contadina, che sulle piante terricole conosce il fenomeno da secoli.
Esistono trattazioni, sull’argomento, che risalgono ai primi anni ’70… e proprio in relazione alle piante acquatiche.

Tanto per fare un esempio, mostro un ritaglio da National Agricultural Library, dove appare un articolo del 1971 della biologa polacca Wanda Szczepańska.
Osservate il titolo:

Riferimento all'articolo del 1971 di Wanda Szczepańska sull'allelopatia tra le piante acquatiche
Riferimento all’articolo del 1971 di Wanda Szczepańska sull’allelopatia tra le piante acquatiche

Da allora passarono 30 anni, prima che il libro della Walstad si diffondesse.
La prima edizione risale infatti al ’99, ma era solo in lingua originale (in Inglese).
Ci vollero 2-3 anni prima che il successo (senza precedenti per questo hobby) convincesse gli editori a pubblicarlo in altre lingue.

Teniamole a mente, queste traduzioni… noteremo una curiosa coincidenza.
Nel 2002, oltre che in Inglese, era già disponibile in Tedesco, in Francese e in Italiano, coprendo i principali mercati acquaristici del Mondo occidentale.

Proprio alla fine del 2002, guardacaso, arrivò l’articolo di Pedersen.
In pochi mesi, il suo scritto (originariamente in Inglese) venne divulgato in varie lingue.
Indovinate un po’… erano il Tedesco, il Francese e l’Italiano.

Stranamente, venne ignorato lo Spagnolo… malgrado 400 milioni di madrelingua nel Mondo.
Magari non c’entra nulla… forse è solo una casualità… ma la versione spagnola del libro della Walstad non c’era ancora, sarebbe arrivata solo nel 2005.

La stessa Diana Walstad, tra il ’95 e il ’96 pubblicò ben 4 articoli su AGA, riportando i risultati dei suoi studi sull’allelopatia, via via che si concretizzavano.
Eccoli qua, sottolineati in rosso:

Articoli di Diana Walstad sull’allelopatia pubblicati tra il ’94 e il ’95 su AGA

Pedersen è più giovane, ma non è esattamente un ragazzino; fa il professore di Botanica dal 1990.
Tuttavia, prima del 2002, ignorò completamente l’argomento.
In decine di pubblicazioni, non aveva mai scritto una sola parola sull’allelopatia, mentre parecchi suoi colleghi se ne occupavano da decenni.

Ovviamente, non era tenuto a conoscere tutta la letteratura scientifica del Mondo, ma almeno la rivista di cui era collaboratore.
E anche su quella… insomma… non dico di leggere tutti gli articoli di Takashi Amano sull’aquascaping, ma visto che parliamo di un botanico, specializzato in piante acquatiche…
…almeno quelli della Walstad!… Che risalgono a 6-7 anni prima del suo intervento sul tema.

Possibile che non ne sapesse niente? Sembra decisamente poco credibile.
A questo punto sorgono due domande, fastidiose come zanzare:

  • Come mai ha aspettato il successo planetario del libro “maledetto”, per intervenire con il suo contro-articolo?
  • Come mai è stato immediatamente tradotto e divulgato, proprio nelle stesse tre lingue in cui veniva pubblicata l’opera della Walstad?

Se volessimo fare del complottismo, avremmo già qualche buon argomento.
Potremmo pensare che non c’era bisogno di scomodare un insigne scienziato, finché l’allelopatia rimaneva un tema per accademici… Ma se qualcuno scoperchia il pentolone, bisogna affrettarsi a richiuderlo con ogni mezzo.

Accidenti… Immaginiamo se la gente cominciasse a fare acquari come la Walstad.
Senza alghicidi, senza impianti di osmosi, senza lampade speciali, addirittura senza filtro e con la terra da giardino!…

D’accordo, d’accordo… E’ ancora un po’ presto, per la dietrologia…
Andiamo avanti.

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