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Limnophila sessiliflora ed heterophylla

Di che specie è, la mia Limnophila?… sessiliflora o heterophylla?…E’ la stessa cosa?…
Con questo articolo vi raccontiamo bene le differenze e caratteristiche comuni di questa pianta molto diffusa in acquario.


L’ho vista con l’etichetta “Ambulia”, è forse il nome dell’azienda?…
E poi, come si scrive?… “sessiflora” o “sessiliflora“?…. “heterophila” o “heterophylla“?… Perché ognuno dice una cosa diversa?
Almeno si sa come bisogna tenerle?… GH, KH, pH, temperatura… la CO2 serve o no?
Io la credevo di provenienza asiatica, ma il mio negoziante dice che è di origine africana, ed ho un amico che l’ha comprata per amazzonica e l’ha messa con i discus…

Limnophila sommersa

Talvolta, leggendo le chiacchierate tra acquariofili, si incappa in queste domande; quando succede, le risposte possono produrre un vero caos, aumentando le incertezze invece di ridurle.

Cerchiamo dunque di fare un po’ di chiarezza, limitando questo articolo alle due specie più comuni, citate nel titolo, e rimandando le più rare ad una trattazione successiva.

Limnophila sessiliflora e Limnophila heterophylla sono talmente simili da condividere il 90% di ciò che verrà esposto.
Per migliorare la scorrevolezza della lettura, scriverò semplicemente “la Limnophila“.
Se non diversamente specificato, quanto scritto si riferisce ad entrambe le specie.

Il significato del nome

I nomi delle piante sono spesso di aiuto, per riconoscerle, ma in questo caso non è così.
E’ forse proprio da quei nomi che inizia la confusione.

I primi dubbi cominciano già sul nome del genere.
Fino al tardo ‘800, naturalisti e ricercatori la chiamavano ancora “Ambulia”, un nome che risale addirittura a Linneo.

Il nuovo nome “Limnophila” venne attribuito dalla nuova tassonomia, più precisa e completa, evolutasi nella prima metà del XIX secolo.

Le due specie di cui parliamo sono state classificate proprio in quel periodo, da William Roxburgh e Carl Blume.

William Roxburgh a sinistra, Carl Blume a destra

Sta di fatto che il vecchio nome rimase in uso tra la gente comune fino agli anni ’60 del ‘900, e ancora oggi si trova qualcuno che continua a definirla “Ambulia”, specialmente nei paesi di lingua inglese.

Limnophila significa semplicemente “amante della palude”.
Questo deriva dalla straordinaria capacità di queste piante di adattarsi a diverse altezze dell’acqua, proprio come capita in una pozza naturale, dove la profondità può essere di qualche centimetro come di oltre un metro. Lo vedremo meglio più avanti.

Sessiliflora significa “con fiori sessili (= seduti)”, ovvero che i fiori sono privi di gambo e attaccati direttamente allo stelo.

Heterophylla significa “con foglie diverse”, e si riferisce all’aspetto della parte emersa che differisce da quella sommersa.

Non si tratta della stessa pianta, ma di due specie distinte, che solo in parte condividono l’area geografica di origine.
Il problema è che l’heterophylla è anche sessiliflora, mentre la sessiliflora è anche heterophylla, se vogliamo essere pignoli sul significato dei termini.
Infatti, tutte e due le piante hanno fiori sessili, e tutte e due hanno le foglie emerse differenti da quelle sommerse.
Una delle più note aziende produttrici scrive sui cartellini “Limnophila sessiliflora heterophylla“, tagliando la testa al toro. Si tratta chiaramente di una trovata commerciale, ma vagli a spiegare che è sbagliato…

Talvolta, per motivi organizzativi, tutte le piante vengono messe in un unico imballo, con le etichette in una confezione separata; si lascia al negoziante il compito di metterci il cartellino.
Questo spiega il perché di certi errori; e anche il motivo per cui trovate, ogni tanto, piante senza etichetta.
Se quel giorno il negozio ha ordinato Cryptocoryne, Ludwigia e Cabomba, non ci sono problemi; ma se si tratta delle nostre due Limnophila, nemmeno i già citati Roxburgh e Blume sarebbero in grado di riconoscerle.

Le storpiature

L’heterophylla viene talvolta chiamata “heterophila“. Questo è piuttosto comprensibile.
Non tutti conoscono il significato dei termini –phylla e –phila, e dato che il il genere si chiama Limnophila

È invece interessante la leggenda che si racconta sulla sessiliflora, spesso definita erroneamente “sessi-flora“.
Non ho idea di quanto ci sia di vero, ma l’aneddoto è curioso; quindi lo racconto, così come è stato raccontato a me.
Chi non fosse interessato salti pure al paragrafo successivo, dove si torna seri.

Nella seconda metà degli anni ’90, un famoso botanico tedesco si era appena dotato di una tastiera wireless, che all’epoca era un dispositivo avveniristico.
I modelli di allora erano poco evoluti, e particolarmente sensibili al problema delle batterie semiscariche… Ogni tanto si perdevano qualche carattere.
Sembra che fu proprio questo inconveniente, ad indurre lo scienziato all’errore.

Incaricato di preparare un articolo per una rivista, scrisse nel titolo Limnophila sessiflora, omettendo la sillaba centrale “-li-“, probabilmente a causa di quella maledetta tastiera.
Il carattere corsivo, che i professionisti adottano sempre per i nomi scientifici, rese quell’errore non visibile a colpo d’occhio, anche a causa della lunghezza della parola.
Del resto stiamo parlando di una “elle” e di una “i” minuscole, ovvero i caratteri più stretti di tutto l’alfabeto…

Sta di fatto che la rivista andò in stampa con il nome sbagliato.
Sapete come vanno queste cose… Se un bambino, 50 anni fa, avesse scritto “famigliare” con la “g”, la maestra avrebbe rovesciato il banco.
Poi, nel ’63, la grande Natalia Ginzburg scrisse “Lessico Famigliare“. E se l’ha fatto lei… vuol dire che va bene così!

Alla nostra Limnophila capitò la stessa cosa.
Leggendo che un insigne luminare della Botanica la chiamava “sessi-flora“, nessuno pensò ad un errore.
Tutti dissero: “Ma guarda un po’… ho sempre messo una sillaba di troppo…

E così, ancora oggi viene indicata spesso con quel nome sbagliato.

L’area geografica di origine

La Limnophila è senz’altro la pianta più reperibile nei negozi di acquaristica.
Inoltre è di facilissima coltivazione, molto adattabile e piuttosto accattivante nell’aspetto estetico.
Tutto questo la rende diffusissima negli acquari di tutto il Mondo.
In Natura le troviamo in vaste zone umide del Sud-Est asiatico.

La sessiliflora sta in un’area più ampia, che parte dal Pakistan ed arriva fino al Mar del Giappone.

L’heterophylla è più concentrata nella penisola indocinese e nell’arcipelago indonesiano, ma cresce rigogliosa anche nelle risaie della Cina tropicale.

L’aspetto

Come si è capito, le due piante sono sostanzialmente uguali nella parte sommersa. Eventuali piccole differenze, nel colore e nelle forme, vanno attribuite ad ambienti diversi, per luce e nutrienti.
In condizioni particolarmente favorevoli, entrambe le piante possono arrivare a oltre 10 foglie per ogni nodo, 12 per la sessiliflora e 14 per l’heterophylla.

Le uniche differenze significative si manifestano nella parte emersa.
Entrambe le piante cambiano completamente forma, quando escono dall’acqua, ma l’heterophylla lo fa in modo più evidente (come ci si aspetta dal suo nome).
Osservate le immagini qui sotto; pensereste mai che si tratta di due Limnophila?

Limnophila heterophylla emersa
Limnophila sessiliflora emersa

Acquatica o terricola?

E’ ora di un colpo di scena… abbiamo scherzato!!!
E già… quello che avete letto fin qui, non vi servirà a nulla!

Le Limnophila coltivate in acquario non escono dall’acqua.
Quando raggiungono la superficie si piegano, e continuano a crescere in orizzontale.

Ma allora… che foto abbiamo visto? Che piante sono, quelle?…
Tutto OK… si tratta di Limnophila, ma sono state coltivate in vaso, completamente emerse o con pochi centimetri d’acqua.

È infatti la profondità a fare la differenza, e qui riprendiamo il discorso sulla capacità di adattamento.

Queste piante sono capaci di un miracolo, davvero unico ed incredibile.
Ci sono specie che sopravvivono in acqua, pur essendo terricole; altre sopravvivono all’asciutto, pur essendo acquatiche. Ma in entrambi i casi si tratta appunto di sopravvivenza, e solo per periodi limitati.
Le Limnophila, invece, sono capaci di un incredibile trasformismo.

Sulla terraferma, o in acque molto basse, sviluppano un fusto consistente e crescono erette, con una maggiore superficie fogliare per assorbire più luce e CO2, mentre i nutrienti arrivano dal consistente apparato radicale.
Una perfetta specie terricola.

Sott’acqua, invece, cercano i nutrienti direttamente nell’ambiente liquido, dove sono più facilmente assimilabili; assorbono parte del carbonio sfruttando i carbonati disciolti e usano le radici principalmente per ancorarsi.
Una perfetta specie acquatica.

Eccolo, il miracolo: una pianta che può diventare acquatica o terricola, in base alle condizioni che trova.
Dalle Bacopa, per esempio, sappiamo che questa non è una novità per le Scrophulariaceae (che razza di nome…), ma la differenza tra le due piante è sostanziale.

La Bacopa si adatta, mentre la Limnophila si specializza. Non è affatto la stessa cosa.


Errata corrige
Oggi sappiamo che le Bacopa non rientrano più tra le Scrophulariaceae; appartengono alla famiglia delle Plantaginaceae.

…E la CO2?

Spesso si sente dire che la CO2 artificiale non serve a nulla con le Limnophila, perchè vivono anche senza.
Questo è senz’altro vero.

Come tutte le piante prettamente acquatiche, si adattano a reperire il carbonio anche in altre forme.
Ciò non toglie che la velocità di crescita cambia, eccome se cambia!…

Questo c’interessa?
Trattandosi di una pianta molto bella da vedere, potremmo decidere di metterla in acquario solo per motivi estetici. In questo caso la CO2 non serve, siamo d’accordo.
Tuttavia, la sua capacità di assorbire inquinanti è proverbiale; viene quindi introdotta in acquario, quasi sempre, come divoratrice di nitrati e fosfati, allo scopo di ridurre la frequenza dei cambi d’acqua.

In questo, pochissime piante sono efficaci come le Limnophila: le solite Egeria, Cabomba, Miryophyllum, Ceratophyllum… quelle che si consigliano sempre per contrastare le alghe.
È ovvio che se vogliamo questo risultato dobbiamo fornirle CO2.

Per la Legge di Liebig, non possiamo avere nel carbonio un fattore limitante, se vogliamo che la pianta assorba l’azoto ed il fosforo in eccesso.
Ricordo che è possibile ottenere CO2 da lieviti quasi a costo zero, seguendo le nostre guide in sezione “Fai da te“.

La luce

Come tutte le piante a foglie segmentate, anche la Limnophila richiede Illuminazione piuttosto intensa.
Qualcuno vi dirà che la coltiva con poca luce, ma vale lo stesso discorso già fatto sulla CO2.
La pianta rallenterebbe la sua velocità di crescita, annullando il motivo principale per cui la teniamo in acquario.

Anche chi la vuole solo a scopo decorativo, con luce insufficiente otterrà un pessimo risultato. La pianta produrrà steli sottili con internodi molto allungati, poco piacevole alla vista.
Soprattutto, non vedrà mai queste sfumature di rosso sulle foglie più esposte:

Attenzione! Se la luce è davvero molto forte, tale da produrre quel bellissimo effetto, la CO2 diventa un obbligo.
Lo squilibrio che si andrebbe a creare porterebbe la pianta ad essere senza difese contro l’attacco delle alghe, quando sappiamo, invece, che in condizioni di equilibrio sa difendersi benissimo.

Il fondo

Cercando informazioni in rete, si legge spesso che la Limnophila richiede fondo fertile, piuttosto ricco di nutrienti.
Questo contrasta con molte esperienze di acquariofili, che sostengono di coltivarla con successo sulla sabbia o sul ghiaietto.

In medio stat virtus“. La virtù sta nel mezzo, in questo caso.
Esattamente come la cugina Bacopa, anche la Limnophila è in grado di procurarsi i nutrienti dall’acqua, ma se li trova anche nel terreno non li rifiuta di certo.
La differenza è piuttosto evidente nella velocita di crescita, ma anche nello sviluppo delle foglie.

Con un fondo “leggero” (Gravelit, Akadama, ecc …) potrebbe staccarsi e galleggiare; per evitare questo fenomeno sarebbe meglio avere un substrato di qualche centimetro (cinque o più).

Il movimento dell’acqua

Come molte altre piante con foglia segmentata, la Limnophila non ama le acque agitate. Abbiamo già capito dal nome che si tratta di una specie palustre, quindi di acque ferme.

In verità cresce rigogliosa anche nei fiumi, ma deve trattarsi di un territorio pianeggiante, dove la scarsa pendenza del terreno produce una bassissima velocità della corrente d’acqua.

Valori chimici e temperatura

A questo punto bisogna fare una distinzione, tra le due specie.
Fino a questo momento, quasi tutto ciò che abbiamo detto riguarda sia la sessiliflora che l’heterophylla.
In questo paragrafo, invece, troviamo qualche differenza.

– La sessiliflora è più vicina ai nostri valori “italiani”.
Vive in acque alcaline, con pH che può arrivare addirittura a 8.5.
In condizioni così estreme tende a bloccarsi, ma appena arriva un temporale monsonico, che la riporta ai valori normali, riparte alla grande con tutta la sua velocità.

– L’heterophylla non riesce a fare altrettanto.
Sopravvive anche lei a pH 8 e anche più, ma comincia a rallentare la sua crescita appena si entra in zona alcalina, subito sopra il 7.

In acquario, entrambe le piante hanno dimostrato di essere a loro agio anche a valori molto acidi, perfino sotto pH 6.
Si tratta di un fatto piuttosto strano, perché nel loro habitat è una condizione di brevissima durata. Parliamo di appena poche ore, immediatamente successive ad un violento nubifragio.

Anche la temperatura è diversa.

– L’heterophylla vive proprio sull’Equatore, o nelle sue immediate vicinanze.
Per lei non esiste una stagione calda e una stagione fredda, la temperatura è costantemente oltre i 25 gradi.
Ricordiamo che sono piante di acque ferme. Pensate ad una palude, con appena un metro di profondità, sotto il Sole dell’Indonesia…

– La sessiliflora, invece, raggiunge aree più settentrionali; lì le stagioni si fanno sentire maggiormente.
La temperatura può scendere anche sotto i 20 gradi, ma soprattutto ha una maggiore variabilità.

Conclusioni

Come abbiamo visto, c’è poco da consigliare. L’adattabilità di questa pianta è davvero estrema.
Secondo un vecchia battuta dell’amico Emix, “quella cresce pure nello scarico della fogna!” (riferendosi ad una sessiliflora).

– La potatura avviene come per qualunque pianta a stelo.
Recupero un disegno schematico, già visto nell’articolo sulle Ludwigia:


– Il ferro diventa importante se la pianta è esposta a luce molto intensa, ovvero quando presenta sfumature di rosso, altrimenti non richiede particolari accorgimenti di fertilizzazione.

La marcescenza delle foglie più vecchie indica una carenza del solito potassio, ma quello è un classico.

– Se la pianta forma un boschetto abbastanza fitto, che viene lasciato crescere liberamente, le foglie basse possono diradarsi, appassire e staccarsi.
In questo caso, il potassio non c’entra nulla.
È la pianta stessa che produce quel fenomeno, con le foglie superiori molto fitte e sviluppate, che creano una zona d’ombra su quelle inferiori.

È possibile usare questo effetto per ottenere un paesaggio suggestivo, specialmente se abbiamo pesci di piccola taglia che vanno a nuotare tra gli steli spogli, attirati dall’ombra.

– Come spesso avviene, con le piante a crescita rapida, è possibile che i cambi d’acqua si riducano sensibilmente.
Lo scarso incremento di inquinanti, assorbiti da un bel gruppo di Limnophila, vi potrebbe portare ad avere nitrati e fosfati piuttosto bassi. Questo produce un effetto collaterale.
I cambi troppo diradati arricchiscono l’acqua di sostanze allelopatiche; se questo è positivo per contrastare le alghe, non dobbiamo dimenticare che può essere nocivo per eventuali piante “aliene” (non provenienti dagli stessi territori).
Ci sono già esperienze in tal senso, sulla Limnophila, che riguardano Egeria e Cabomba.

È sempre consigliabile, quindi, allestire l’acquario con specie che vengono dalla stessa area geografica, e che vivono insieme da milioni di anni.

– Talvolta, da una foto, può essere difficile riconoscere una Limnophila da una Cabomba. Propongo un’immagine di due singoli verticilli, in modo che oguno possa distinguerle da solo, vedendole dal vivo.

Cabomba a sinistra, Limnophila a destra

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