Staurogyne repens

La Staurogyne repens ha avuto una diffusione molto rapida, come pianta d’acquario, iniziata solo nel 2007; basti pensare che fino al 2010, tra gli acquariofili, non era chiaro nemmeno il nome di specie.
Ancora oggi, in alcuni negozi, è possibile trovarla come Staurogyne sp.


Probabilmente, tale rapidissimo successo è legato alla facilità di coltivazione; ma è fuori dubbio che anche il suo aspetto, estremamente decorativo, abbia avuto un ruolo importante.

Staurogyne
Staurogyne in acquario Iwagumi

Descrizione

Presenta un colore verde chiaro, piuttosto brillante, che non varia molto in base alla luce.
Le sue foglie sono di forma ellittica, leggermente lanceolata, e raggiungono i 5 cm di lunghezza.
Sono opposte e decussate, tant’è che osservandole dall’alto formano una “X”.

Foto di GiuseppeA

È proprio questa forma che dà il nome alla pianta: in Greco, “stauròs” significa “croce“, mentre “gyné” vuol dire semplicemente “femmina”.

Il nome di specie, “repens”, è invece in Latino e significa “strisciante”.
Tende infatti a propagarsi orizzontalmente, alzandosi al massimo di 10-15 cm, ma molto meno sotto luce forte.

Crescita

Se acquistata in negozio, appena introdotta in acquario tende ad alzarsi verso la superficie.
Il fenomeno riguarda solo il periodo iniziale, ma può durare parecchie settimane.

Dipende dall’adattamento alla coltivazione sommersa, che la pianta sperimenta per la prima volta.
Le aziende fornitrici, infatti, la tengono generalmente in emersione, su terreni costantemente umidi ma senza mai sommergere le piantine.

Ovviamente, se le piante vengono da scambi tra acquariofili, sono già adattate alla forma sommersa; in questo caso, un eventuale sviluppo verticale è legato quasi sempre alla mancanza di luce.

Se correttamente illuminata, magari con l’aiuto di un’erogazione di CO2, ben presto la Staurogyne si allarga a creare un bel cespuglio, che con il tempo può diventare un prato.
Ne parleremo più avanti, nel capitolo sull’illuminazione.

Diffusione in natura

La mappa dei ritrovamenti ce la mostra in due sole zone del Sudamerica: Mato Grosso e Guyana.

Diffusione della Staurogyne

Tuttavia, la sua presenza è stata segnalata, in via ufficiosa, in quasi tutta l’Amazzonia, lungo il corso del Paraguay ed in alcune zone della Bolivia.

Non dobbiamo dimenticare che il genere Staurogyne conta oltre 60 specie conosciute, ma soltanto 31 hanno una classificazione tassonomica riconosciuta.
E’ quindi normale che ci siano delle incertezze sui ritrovamenti, a causa delle inevitabili somiglianze tra piante simili.

In natura, la Staurogyne repens si trova a suo agio in ambiente palustre, o comunque con acque poco movimentate.
In realtà si riproduce per fioritura, quindi in forma emersa, ma i cicli stagionali hanno un effetto molto forte sui bacini idrici di quelle zone, costringendola sott’acqua per periodi molto lunghi.
Questa capacità di adattamento (alla forma sommersa) ci porta a considerarla come una pianta acquatica, da utilizzare pertanto nei nostri allestimenti.

Staurogyne in acquario

Fondo

La Staurogyne repens sviluppa un buon apparato radicale, pertanto non è difficile farla ancorare su qualsiasi terreno, anche piuttosto leggeri come i Gravelit.

Foto di Emix

Nella foto qui sopra, ad esempio, la vediamo crescere su un fondo in Akadama, che garantisce un ottimo scambio di nutrienti tra acqua e fondo.
Aggiungiamo che assorbe poco per via fogliare, si alimenta soprattutto dalle radici.

Se la coltivate su terriccio fertile, coperto dal solito strato di ghiaietto, non provate mai a sradicarla.
Dopo qualche mese, è probabile che le radici abbiano raggiunto lunghezze ragguardevoli; durante la rimozione potreste sconvolgere tutto il fondo.
Se decidete di toglierla, limitatevi a tagliarla rasoterra, lasciando le radici dove si trovano.

Illuminazione

Salvo casi particolari, l’obiettivo degli acquariofili è che la Staurogyne resti bassa, molto al di sotto dei 10 cm di altezza, in modo da formare una sorta di prato.

Numerose esperienze, nella coltivazione in acquario, portano a ritenere che la luce sia fondamentale per questo scopo.
L’altezza della pianta è influenzata anche da altri fattori, ma se manca la potenza luminosa si alza fin oltre i 15 cm, perdendo il suo aspetto decorativo.

In compenso, non richiede lampade specifiche per acquaristica, si possono usare le comunissime fluorescenti da pochi euro, CFL o tubolari, per la normale illuminotecnica.
In questo caso, consigliamo di sceglierle da 6500 K (bianco freddo), per avere maggiore penetrazione della colonna d’acqua.

Fertilizzazione

Non è una pianta rapida, ma per la luce a cui è normalmente sottoposta, non bisogna farle mancare l’apporto di ferro, magnesio e fosforo, preferibilmente per via radicale.
Abbiamo già visto che un materiale drenante ci facilita le cose, portando nel terreno i nutrienti presenti nell’acqua.

Se avete fondi inerti, come sabbia o ghiaietto, è consigliato interrare dei fertilizzanti solidi, in pasticche o stick.
Esistono prodotti appositi, in commercio, specifici per acquaristica; tuttavia, potrebbe risultare interessante leggere i capitoli sugli stick NPK, nel nostro articolo sul PMDD protocollo avanzato.

(clicca per ingrandire)

Oltre agli elementi citati, sembra che la mancanza di potassio influisca sullo sviluppo verticale, insieme alla luce, ma su questo non ci sono vere certezze.
E’ invece sicuro che l’erogazione di CO2 ha un’importanza notevole, per mantenerla “repens”, ovvero “strisciante”.

Potatura e riproduzione

In acquario si riproduce per talee o per stoloni.
Il fiore della Staurogyne si sviluppa solo nella forma emersa.

Staurogyne repens – Forma emersa con fiore

Per potarla, basta tagliare appena sotto il nodo, per poi ripiantare lo spezzone reciso.
In questo modo si accelerano i tempi, ma la pianta tende comunque a svilupparsi da sola.

Lasciandole il tempo necessario, se trova sufficiente nutrimento nel fondo, il suo portamento strisciante la porta ad allargarsi spontaneamente.
Lentamente, occuperà ogni spazio libero dell’acquario, a meno che non siamo noi a fermarla.

Valori dell’acqua

  • Temperatura: da 20 a 28 °C (consigliata 22-25 °C).
    In natura è stata trovata anche in acque più fredde, ma non è certamente da consigliare per laghetti all’esterno, alle nostre latitudini.
  • Acidità: da pH 6 a pH 7.5 (consigliato pH 6.5-7).
    Riportiamo il valore massimo, a pH 7.5, sulla base di alcune esperienze di acquariofili; nei suoi habitat è rarissimo andare su valori alcalini.
  • Durezza: da 3 a 20 dGH  (consigliato 4-8 dGH).
    Il valore limite, posto a 20 dGH, si riferisce ad acque con forte presenza di magnesio.
    Si tratta di una situazione rarissima, nelle nostre acque di rubinetto, dove il GH è legato soprattutto al calcio; per questo consigliamo di tenersi su valori molto più bassi.

Abbinamenti

Per ovvie esigenze di luce, sarebbe bene evitare qualsiasi pianta galleggiante.
Consigliamo di abbinarla a specie con proprietà notoriamente alghicide, come Egeria, Cabomba, Myriophyllum, ecc…

Cabomba furcata – Foto di Rox

Un’illuminazione intensa, com’è noto, potrebbe scatenare un’invasione di alghe, soprattutto in acquari avviati da poco.
Alla data di questa scheda, non ci  risultano casi documentati di allelopatia, che riguardino la Staurogyne repens.

Collocazione in acquario

Abbiamo già detto che può creare un effetto prato, con fondo e luce adeguati.
Risulta comunque gradevole lo sviluppo a cespuglio

Foto di GiuseppeA

…oppure per “incorniciare” legni o rocce, come abbiamo visto nell’Iwagumi in apertura, che ripropongo per intero:

Per differenti idee di collocazione, non poniamo limiti alla fantasia.
Vi invito a parlarne sul nostro forum, ricordando che l’iscrizione è rapida e gratuita.

Note e curiosità

La storia della Staurogyne repens è piuttosto oscura, almeno per quanto riguarda la classificazione.

Viene attribuita a Christian Nees von Esenbeck eminente scienziato tedesco del primo ‘800, ma tra le sue innumerevoli opere non risulta nessuna trattazione sulla pianta.

Christian Nees von Esenbeck

Il primo a descriverla, con il nome di Ebermaiera repens, fu un altro grande personaggio di quell’epoca: Carl von Martius, che ne parlò nel 1847 attribuendola al suo collega, anche nella scelta del nome.

Il genere Staurogyne era stato creato nel 1831, dall’inglese Nathaniel Wallich, ma non avendo una data certa sul lavoro di Nees, non sappiamo se il nome Ebermaiera sia precedente o successivo.
Probabilmente, von Martius li considerava distinti, quindi la cosa non aveva importanza.

Nel 1891 quando erano deceduti tutti e tre, entrò in gioco un altro nome eccellente: Otto Kuntze.
Nella sua opera più celebre, Revisio Generum Plantarum

…tutte le Ebermaiera venivano ricollocate nel genere Staurogyne, compresa l’Ebermaiera repens, che da allora si chiama Staurogyne repens.

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