Home Allestimento e Aquascaping Acquario di biotopo… Ma cos’è un biòtopo?

Acquario di biotopo… Ma cos’è un biòtopo?

Biòtopo, biocenosi ed ecosistema

Per capire che cos’è davvero un biòtopo, bisogna innanzitutto chiarire un concetto fondamentale:

La Natura opera in modo opposto, rispetto all’acquariofilo.

Noi partiamo da pesci e piante, scegliendo… chessò… gli Apistogramma e le Alternanthera; poi cerchiamo di creare un ambiente che sia il più possibile adatto a loro.
Acquistiamo il fondo giusto, alteriamo i valori dell’acqua, cambiamo le lampade, riscaldiamo…
Facciamo tutto questo per dare ai nostri ospiti condizioni simili a quelle in cui si sono evoluti.

La Natura fa esattamente il contrario.
Prima di tutto usa i suoi terremoti, le sue piogge, i suoi vulcani, i venti, i minerali, il Sole… per creare un ambiente con certe caratteristiche, fisiche e chimiche: il biòtopo (dal Greco bios=vita e topos=luogo: luogo della vita).
In seguito, non avendo limiti di tempo, aspetta pazientemente per parecchi milioni di anni, durante i quali in quell’ambiente si sviluppano esseri viventi: batteri, alghe, protozoi… e poi insetti, molluschi, crostacei, piante erbacee… fino ad arrivare ad Apistogramma ed Alternanthera.

Il risultato è la biocenosi (dal Greco bios=vita e koinosis=comune: comunità di specie viventi), ovvero l’insieme di animali e vegetali che, per la legge di Darwin, si sono dimostrati più abili ad evolversi in quel biòtopo, cioè nelle caratteristiche chimiche e fisiche che quell’ambiente offre.

Nel lungo periodo, tale evoluzione non riguarderà soltanto l’adattamento alle condizioni biotopiche, ma anche l’interazione tra le varie specie della biocenosi…. mmmhhh… Troppo complicato…

Cerchiamo di spiegarlo in modo più semplice.
Non è sufficiente che un Botia riesca a sopravvivere agli sbalzi di pH delle zone monsoniche (condizione chimica).
Quello andava bene per i suoi antenati di qualche milione di anni fa.
Se, in seguito, i molluschi di cui si nutre si sono evoluti, sviluppando un guscio calcareo, il Botia è stato costretto ad evolvere i suoi apparati boccale e digerente, per poter continuare a mangiarli.
Ciò non toglie che abbia comunque mantenuto la stessa adattabilità agli sbalzi di pH, che comunque continuano ad esserci.

Unendo insieme biòtopo e biocenosi, si ottiene un ecosistema.

Anche in questo caso ricorro ad un esempio.
Per avere una partita di calcio, occorre un luogo chiamato “stadio”, con caratteristiche molto precise: terreno di gioco, linee di demarcazione, dimensioni regolamentari, gradinate, spogliatoi, biglietterie, illuminazione… ecc. ecc.

A questo punto abbiamo la “struttura” (il nostro biòtopo), ma per ottenere l’evento sportivo serve altro: giocatori, arbitri, allenatori e medici, spettatori e giornalisti, pompieri e poliziotti…
In altre parole, le “risorse umane” (nel nostro esempio, la biocenosi).

Solo mettendo insieme entrambe le cose, la struttura e le persone, possiamo finalmente ottenere il nostro scopo: lo svolgimento della partita.
Uscendo dal nostro esempio, unendo biòtopo e biocenosi otteniamo l’ecosistema.

Questo deve farci capire che un acquario non è mai un biòtopo, secondo il significato scientifico del termine.
Secondo la definizione di Wikipedia, il biòtopo “è la componente dell’ecosistema caratterizzata da fattori abiotici (non viventi)“, mentre un acquario ospita sempre degli organismi viventi, visto che l’abbiamo allestito per quello.
Sarebbe come mostrare il gioco del calcio ad un extraterrestre, facendogli vedere solo lo stadio.

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