Home Allestimento e Aquascaping Bottle Garden, un giardino in bottiglia

Bottle Garden, un giardino in bottiglia

Composizioni di piante coltivate in bottiglie o vasi di vetro di svariate forme e dimensioni, sembrano essere la moda del momento. Piccoli ecosistemi stabili e autonomi, in analogia con i nostri ben più familiari acquari: ecco cos’è un «giardino in bottiglia».


Definiti «Bottle Garden», o «Terrarium» (anche se con i terrari a cui siamo abituati poco hanno a che vedere) stanno conquistando gli scaffali di vivai e negozi di giardinaggio.

Sono realizzati in molte varianti, adatte alle differenti tipologie di piante: terrari aperti a clima secco per chi ama cactacee e succulente; terrari chiusi, capaci di trattenere la giusta umidità, per chi preferisce le piante di tropicali.

Piccoli Bottle Garden, giardini in bottiglia
Piccoli Bottle Garden di varie forme

Alcuni allestimenti, esteticamente molto accattivanti, riproducono paesaggi in miniatura seguendo regole estetiche ben precise; altri esprimono il loro fascino con composizioni più selvagge.
Possono adattarsi alla disponibilità di spazio di tutti: da piccoli contenitori di piante e muschi, a grandi damigiane decorate con bonsai o folte composizioni tropicali.

Questi angoli di natura in bottiglia mi hanno subito attratta, soprattutto per l’analogia con i ben più familiari acquari: un piccolo ecosistema (più o meno fedele al sito di origine) racchiuso tra vetri, il cui scopo principale è quello di creare un ambiente quanto più autonomo e stabile possibile.

Un giardino in bottiglia visto dall’alto (fonte: Wikimedia Commons)

Dall’osservazione all’azione il passo è stato breve. Mi sono divertita a realizzare qualche giardino in bottiglia molto semplice, usando piante e materiali che avevo già a disposizione.
Ma, prima di parlarvi della mia ultima creazione, voglio farvi conoscere qualcosa di più  questi meravigliosi contenitori di natura.

Un po’ di storia

È difficile risalire con certezza all’origine storica del terrario. Un precursore potrebbe essere la «cassa di Ward».

Alcune tipologie di «cassa di Ward» (fonte: Wikimedia Commons)

Si tratta di una cassa di legno e vetro con chiusura ermetica, ideata dal medico Nathaniel B. Ward. Realizzata nel XVIII secolo, era usata da esploratori e naturalisti per trasportare in Europa piante ed insetti di origine esotica.

Tornando ai giorni nostri, la più notevole testimonianza di un giardino in bottiglia risale agli anni Sessanta, quando l’inglese David Latimer piantò una tradescantia in una damigiana da 10 galloni (circa 40 litri) chiusa da un tappo di sughero.

Ebbene, in tutto questo tempo la damigiana è stata aperta una sola volta (nel 1972) per aggiungere acqua; la pianta è sopravvissuta all’interno dello stesso contenitore per oltre cinquant’anni.

L’ecosistema dei Bottle Garden a clima umido

La tecnica dei «terrarium» si è evoluta nel tempo per adattarsi alla coltivazione di piante di ogni genere, dividendosi nei due principali filoni umido e secco in relazione alle essenze impiegate.

Vorrei proporvi una breve descrizione del funzionamento dei giardini in bottiglia di tipo umido a sistema chiuso, che ritengo decisamente più affascinanti dei fratelli dedicati alle piante a clima arido.

Bottle Garden a clima umido

Le componenti

I Giardini in bottiglia a clima umido sono generalmente composti da:

  • una bottiglia o vaso di vetro trasparente dotato di chiusura (meglio se non completamente ermetico, per consentire un minimo scambio con l’ambiente circostante) di dimensioni e forma idonei alla varietà di vegetazione che dovrà ospitare.
  • un primo strato drenante costituito da materiale grossolano (lapillo vulcanico, ghiaia grossa, argilla espansa), ricoperto da sottili strati di ghiaia più fine di diversi colori, per simulare la stratificazione dei sedimenti naturalmente presenti nel terreno.
    Lo strato drenante è importantissimo per il corretto funzionamento dell’ecosistema, infatti funge da serbatoio di acqua mantenendo il giusto grado di umidità del terreno soprastante.

  • uno strato fertile, formato da terreno (o un mix di terre) scelto in base alle esigenze delle piante da coltivare, per esempio torba bionda (acida), terra di brughiera (acida, povera di sostanze nutritive ed alleggerita con sabbia), terriccio per piante da interno (più ricco di nutrienti, pH verso il neutro).
  • uno strato vegetativo e decorativo che darà forma al nostro giardino in bottiglia.
    Per coprire lo strato fertile si possono utilizzare muschi, ghiaia decorativa, legni e ciottoli, da posizionare attorno alle diverse piante che verranno coltivate.
    Queste dovranno essere scelte cercando di abbinare essenze con esigenze simili (magari con un occhio alla provenienza).
    Per mantenere un ordine estetico vi consiglio di inserire una sola pianta a sviluppo verticale, circondata da elementi vegetali e minerali di dimensioni più contenute.
  • l’ultimo strato è formato dall’aria circostante.

Il livello di acqua introdotto dovrà essere sufficientemente basso per non arrivare a diretto contatto con il terreno.
Lo strato drenante, come abbiamo detto, ha funzione di riserva e serbatoio dell’acqua, che raggiungerà i livelli superiori principalmente per capillarità, richiamata dalle radici delle piante.

Un ecosistema autonomo

Le piante utilizzano l’acqua, la luce del giorno e i nutrienti presenti nel terreno per compiere il loro ciclo di fotosintesi e produrre nutrimento.
Di notte la fotosintesi si arresta e, mediante traspirazione, le piante restituiscono umidità all’atmosfera circostante.

Condensa sulle pareti di un piccolo giardino in bottiglia

Si forma così una fine nebbiolina all’interno del contenitore. Questa, condensando sui vetri, scivola verso il basso e irriga il terreno fertile, per poi raccogliersi nuovamente nel sottostante serbatoio drenante, pronta per ricominciare un nuovo ciclo.

Gli ecosistemi ben studiati riescono a mantenere un giusto grado di umidità e una lunga autonomia, addirittura la fertilizzazione non risulta necessaria grazie alle foglie morte che, decomponendosi, restituiscono al terreno quello che nel tempo hanno sottratto.

Ora che abbiamo capito il funzionamento dei Bottle Garden, vi racconto come ho creato uno dei miei angoli di natura.

Il mio giardino in bottiglia

Ovviamente chi si occupa di questi allestimenti in maniera professionale sceglie con cura ogni elemento che lo compone (tipo di drenaggio, terriccio, acqua…), riuscendo a creare veri e propri capolavori in miniatura.

La mia proposta è estremamente semplificata, e dedicata a chi come me vuole provare a ricreare un piccolo ecosistema autonomo per il solo piacere di osservarne le variazioni.

Materiali

Per questa realizzazione ho utilizzato:

  • contenitore di vetro con tappo di sughero
  • ghiaia di diversi colori e granulometria
  • terriccio universale preventivamente setacciato
  • collant, tulle o zanzariera per separare gli strati
  • piante varie. In questo allestimento ho utilizzato Fittonia, muschio terrestre, Ficus pumila variegata, Soleirolia. Ho anche provato ad inserire della Hydrocotyle vulgaris presa dal mio acquario.
  • acqua (ho usato quella distillata)
  • pinza piatta, pinza curva, forbici lunghe, un vecchio spazzolino da denti e un misurino per inserire il terriccio.
Materiali per l’allestimento del Bottle Garden (foto di Alix)

Spesso sul web viene consigliato l’uso del carbone vegetale, ma ho deciso di farne a meno.

Allestimento

Ho pulito e fatto asciugare per bene il mio contenitore di vetro.

Ho creato il substrato drenante utilizzando due tipi di ghiaia di colorazione diversa per creare un effetto ottico di stratificazione, intervallando gli strati con dei ritagli tondi di vecchi collant.

Stratificazione del fondo (foto di Alix)

Ho poi iniziato a introdurre delicatamente il terriccio (per circa 1/3 dell’altezza totale del substrato) aiutandomi con un misurino per riuscire a stenderlo bene su tutta la superficie. Durante questa fase ho nebulizzato spesso il terriccio con l’acqua distillata, per inumidirlo uniformemente.

Alcuni suggeriscono di aggiungere, tra lo strato drenante e quello fertile, un sottile strato di carbone vegetale per assorbire eventuali cattivi odori, ma non avendolo a disposizione non l’ho messo. Finora non ho notato spiacevoli conseguenze.

Ho porzionato le piante, dopo averle svasate e ripulite dalla terra per facilitarne la piantumazione, e le ho interrate aiutandomi con le pinze.

Messa a dimora delle piante (foto di Alix)

Sono partita dalla parte posteriore del contenitore inserendo il Ficus; procedendo via via in avanti ho aggiunto le piante più basse di Fittonia e Hydrocotyle.

In primo piano ho concluso con un piccolo ciuffo di Soleirolia, e ho coperto il terriccio ancora visibile con del muschio terrestre.

Sempre con le pinze ho posizionato qualche sassolino come decorazione, terminando l’allestimento con la ripulitura del vetro dai residui di foglie e terra, aiutandomi con il vecchio spazzolino da denti.

Con cautela ho aggiunto altra acqua distillata per formare la riserva idrica nello strato drenante; come ultima cosa, ho chiuso il contenitore con il suo tappo di sughero.

Ed ecco il lavoro finito!

Bottle Garden terminato (foto di Alix)

Manutenzione dei Bottle Garden

La principale accortezza da dedicare a questi allestimenti è assicurare un giusto grado di umidità: il terreno non deve apparire zuppo (le radici potrebbero soffocare) e la condensa sui vetri deve essere fine.
Se l’umidità appare troppo consistente è bene arieggiare il sistema aprendolo qualche ora; al contrario, se la nebbia è assente o il terreno arido, si può aggiungere una piccola quantità di acqua.
Il muschio è un buon indicatore: non deve apparire inzuppato né rinsecchito.

Per non alterare l’acidità naturale del terreno, per l’irrigazione consiglio di usare acqua molto tenera (piovana, demineralizzata, oligominerale in bottiglia).

La posizione ottimale dove collocare il nostro Bottle Garden è davanti a una finestra, per godere di una buona luce naturale, possibilmente indiretta.
Per una esposizione omogenea è utile ruotare di tanto in tanto il contenitore.
Nel caso sia necessario fornire un’illuminazione supplementare, andrà bene una lampadina da 6500K che resti accesa per circa 8 ore.

Luce naturale

Nel periodo estivo sarebbe meglio monitorare la temperatura, per evitare di cuocere le piante al vapore, anche se le essenze impiegate nella versione umida dei giardini in bottiglia sono generalmente tropicali, perciò adattabili a temperature intorno ai 30°C.

Le potature si effettuano secondo necessità e gusto personale.
Negli allestimenti wild è possibile anche evitarle, considerando però che le foglie incollate ai vetri tendono a sviluppare marciume.
Come per le piante da appartamento, il taglio può coinvolgere singole foglie oppure interi rametti al di sopra di un nodo; successivamente sarà opportuno lasciare aperto il contenitore per almeno 24 ore, per favorire una buona cicatrizzazione.

Le foglie cadute non andrebbero rimosse, a meno che non siano infestate da muffe maleodoranti. Attraverso la loro decomposizione, infatti, il terreno si arricchisce di nuovi nutrienti per le piante.

Una sorpresa: gli invertebrati

I più coraggiosi potrebbero movimentare il loro terrario aggiungendo piccoli invertebrati trovati in natura. L’utente Alex_N, per esempio, ha inserito in uno dei suoi Bottle Garden un Eupolybothrus, un piccolo centopiedi che vive sotto i sassi e i legni fradici, quindi non scava.

Eupolybothrus, piccolo centopiedi (fonte: Wikimedia Commons)

Sono da evitare infatti gli invertebrati con abitudini fossorie, come per esempio le Scolopendre, se non vogliamo trovare le nostre piante con le radici per aria e le foglie nel terreno.

Vi consiglio dunque di informarvi bene su esigenze ed abitudini, prima di scegliere quale invertebrato vorrete ospitare nel vostro giardino in bottiglia.

Concludo questo articolo lasciandovi un paio di foto delle composizioni di Alex_N, che ringrazio per la collaborazione.

Terrarium (foto di Alex_N)
Terrarium (foto di Alex_N)

Per qualsiasi dubbio, o anche solo per mostrare i vostri Bottle Garden, vi aspettiamo sul nostro forum Acquariofilia Facile; per una volta non parliamo di acquari.

Exit mobile version