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I mille colori dei pesci

 Un linguaggio ‘colorito’

Abbiamo visto che il colore può essere un utilissimo meccanismo di difesa, frutto dell’evoluzione di milioni di anni.
Ma se finisse qui, i pesci appartenenti allo stesso biotopo avrebbero la stessa livrea, la migliore per camuffarsi nel loro ambiente.
Invece non è così, la varietà nella colorazione delle diverse specie è incredibile.

Alcuni celeberrimi fossili, rinvenuti nelle rocce dei Monti Lessini nei pressi di Bolca (provincia di Verona), hanno permesso di dimostrare che 50 milioni di anni fa, i pesci erano già striati, a pois, ben colorati…

Esattamente come quelli che ospitiamo nei nostri acquari!

ceratoichthys pinnatiformis
fossile di Ceratoichthys pinnatiformis

Lo so… per chiunque veda il fossile in foto, è impossibile non notare un’incredibile somiglianza con uno dei pesci più noti nell’acquariofilia…
Ma per quanto ne sappiamo, si tratta semplicemente di convergenza evolutiva.
Tutto ciò ci dovrebbe comunque far riflettere.

In natura, nulla è casuale, ma è il risultato di milioni e milioni di anni di evoluzione, di adattamento, di sopravvivenza.
Anche per il colore deve essere così.

Espressione dell’umore

Gran parte dei pesci è capace di cambiare o intensificare la propria colorazione, in base al loro… stato d’animo.
E’ un’abilità estremamente sviluppata nei Ciclidi.
Quelli appartenenti alla famiglia dei Tilapia, particolarmente diffusi in Africa, sono in grado di manifestare ben 14 combinazioni cromatiche differenti, ciascuna legata ad uno specifico umore: aggressione, eccitazione, territorialità, paura, ecc..

Pelmatolapia mariae

E’ probabile che questo tipo di linguaggio abbia una valenza universale, nel mondo acquatico, e che sia facilmente comprensibile da qualunque animale si approcci a questa meraviglia della natura.

Altre volte, invece, il linguaggio è prettamente intraspecifico: si pensi agli Oscar (Astronotus ocellatus).
Al termine di una battaglia per il territorio, il perdente modifica la livrea diventando completamente nero, manifestando così la sua sottomissione e, probabilmente, cercando di nascondersi dal prossimo rabbioso attacco del suo avversario.
In seguito sarà proprio il maschio dominante ad avere la colorazione più intensa, tutti gli altri si accontenteranno di avere un basso profilo anche da questo punto di vista.

Astronotus ocellatus – licenza Creative Commons

L’età dell’amore

Anche i pesci più colorati, in gioventù sono poco più che trasparenti.
E’ un dato che non ci deve stupire, se teniamo presente che il colore è uno dei segnali più importanti nella vita sessuale di questi animali.
Dunque, apparire slavati o poco colorati, oltre a limitare attenzioni indesiderate da parte dei predatori, significa non essere pronti all’accoppiamento.

Raggiunta l’età giusta, le cose cambiano…
Non solo i colori si intensificano, ma vengono utilizzati in maniera attiva, per segnalare al potenziale partner la propria disponibilità.
Non esiste un codice universale, ciascuna specie ne ha uno specifico.

Prendiamo, ad esempio, i Pelvicachromis pulcher.
E’ emblematico che questi pesci abbiano preso il nome scientifico proprio dalla livrea riproduttiva: pelvis significa “pancia”, chromis vuol dire “colore” e pulcher sta per “bello, grazioso”.. dunque “grazioso colore della pancia”.
Infatti, in questa specie, la zona ventrale assume una caratteristica colorazione rosso ciliegia, in fase d’accoppiamento.

Pelvicachromis pulcher, esemplare maschio

Anche il dimorfismo sessuale spesso si manifesta con colorazioni differenti.
In molte specie come, ad esempio, gli Apistogramma o i Trichogaster è il maschio a farsi bello, mentre la femmina è molto meno appariscente.

Coppia di Trichogaster lalius

Che brutta cera!

E’ capitato a tutti di sentirselo dire, quando eravamo ammalati o particolarmente giù di corda. Ebbene, questo fenomeno è estremamente più evidente nei pesci: quando sono stressati o vittime di una malattia, la loro livrea assume un tono sbiadito, fino alla completa scomparsa della colorazione.

Un Hyphessobrycon eques che ha ‘perso’ il colore

E’ quel che avviene talvolta nei negozi di animali, in cui sono costretti a vivere in sovraffollamento, dentro piccole vasche, con valori dell’acqua assolutamente differenti da quelli in cui dovrebbero trovarsi.

Sarà nostro compito preparare un acquario, il più fedele possibile alle condizioni in cui i nostri ospiti vivrebbero in natura.
Oppure, se anche non ci interessasse l’idea di ricrearne il biotopo, dovremmo quantomeno fornire loro i corretti valori di temperatura, pH, durezza dell’acqua.
Ci ringrazieranno, facendo mostra dei loro magnifici colori.

Aphyosemion elberti, licenza Creative Commons
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