Home Acquariologia generale Cibo vivo: Artemia salina

Cibo vivo: Artemia salina

Artemia salina, Turbatrix aceti e Daphnia, comunemente conosciuti come “Scimmie di mare”, “Anguillole dell’aceto” e “Pulci d’acqua”, sono 3 dei numerosi alimenti vivi che si possono facilmente allevare per i nostri pesci, con poco sforzo.


Sono quelli più ricercati, sopratutto da chi fa riprodurre i propri pesci; le loro minuscole dimensioni li rendono adatti per la somministrazione agli avannotti.

Intendiamo proporre una serie di articoli, in cui verrà spiegato in modo semplice come allevare questi piccoli organismi, tanto amati dai nostri amici con le pinne.
Cominciamo dal primo…

Artemia salina

È un piccolo crostaceo, unico genere della famiglia Artemiidae.

Artemia salina
Artemia salina (lic. Creative Commons)

Questo artropode è originario del Nordamerica.
Popola il Grande Lago Salato nell’omonina contea di Salt Lake (nello Utah) e la Baia di San Francisco (in California).

L’Artemia fu scoperta per la prima volta nel lontano 1758, da Carl Nilsson Linnaeus, ma vive in queste acque da milioni di anni.
È l’unica specie che, nel corso dell’ evoluzione, si è adattata perfettamente all’alta salinità del “Great Salt Lake“.

Negli anni ’60 e ’70, sono state anche protagoniste di un gioco per bambini, chiamato appunto “Sea-Monkeys“, che consisteva nel farle nascere, crescere e riprodurre, proprio come facciamo noi acquariofili.

Scimmie di mare

La riproduzione, in quei loro habitat, è sia vivipara che ovipara.
E’ giusto spendere qualche parola su questo ennesimo miracolo della natura.

Quando piove la salinità è tollerabile, quindi l’Artemia riproduce direttamente i suoi naupli, come farebbe un mammifero.
Nei periodi di siccità, l’evaporazione aumenta la concentrazione di sali, che superano il livello massimo per la vita dei crostacei; pertanto, le Artemia producono uova (cisti), che si schiuderanno solo al ritorno delle piogge.

In altre parole, percepiscono quell’aumento di salinità e “capiscono” che la loro morte è imminente, pertanto cercano di garantire la sopravvivenza della specie.

Sono proprio le cisti che fanno al caso nostro; possiamo trovarle in tutti i negozi di acquaristica, con o senza sale. Le prime vengono vendute in bustine, le seconde in barattolini.
La prima opzione è da scartare: per avere un alta percentuale di schiusa delle cisti, la salinità dell’acqua dovrebbe essere sulle 20-40 ppm (parti per milione) e la quantità di sale presente nelle bustine è sempre inferiore a quella richiesta… ma dell’acqua ne parleremo più avanti.

Lo schiuditoio

Per far schiudere le cisti, abbiamo bisogno di uno schiuditoio per Artemia, ovvero la “sala parto” del nostro prezioso cibo vivo.
Questo indispensabile accessorio si può trovare facilmente nei negozi di acquaristica, intorno ai 20 Euro; per gli amanti del fai-da-te si può facilmente costruire, quasi a costo zero come vediamo in questo articolo.

Schiuditoio commerciale e fai-da-te

Il classico schiuditoio commerciale, utilizzato dalla maggior parte degli acquariofili, è di colore nero, ha una forma circolare e viene fornito di un divisorio e un setaccino.

Il divisorio è senz’altro un elemento molto importante.
Impedisce alle cisti che non si sono schiuse di finire nella zona di raccolta dei nauplii, evitando la loro raccolta; se somministrate ai pesci, anche in piccole quantità, sono molto pericolose perchè sono indigeribili: tendono ad accumularsi nell’intestino del malcapitato, causando occlusioni intestinali che possono portare addirittura alla morte.
Tenete in considerazione che le cisti non schiuse tendono a galleggiare; se per qualche motivo finiscono nella zona di raccolta, si possono facilmente rimuovere con un cucchiaino, o anche la paletta di un ghiacciolo.

Divisorio schiuditoio

Il setaccino è forse ancora più importante del divisorio; senza di esso è praticamente impossibile raccogliere e pulire i nauplii per somministrarli, perchè ha una rete talmente fine (circa 180µm) che difficilmente si trovano in altri setacci.

– E se lo schiuditoio me lo sono costruito?
Niente paura, in commercio si trovano setaccini per Artemia di tutte le forme e dimensioni, per soddisfare l’esigenze di qualsiasi acquariofilo.

Setacci per Artemia salina

Prepariamo l’acqua

Come accennato in precedenza, per avere un alta percentuale di schiusa delle cisti, dobbiamo avere un acqua con una salinità quasi perfetta.
Possiamo prepararcela da soli, senza nessuna fatica; tutto ciò che ci serve è:

  • Una bottiglia da un litro e mezzo (quella dell’acqua minerale è perfetta)
  • Un bilancino da cucina
  • Acqua distillata (o anche acqua di rubinetto, ma è meglio un acqua “pura”)
  • Normale sale da cucina (cloruro di sodio)

Cominciamo con il pesare il sale, la cui proporzione deve essere 17 grammi ogni mezzo litro d’acqua; il che vuol dire che per la nostra bottiglia, da 1,5 litri, ci serviranno 51 grammi di sale (34 grammi per chi utilizzasse una bottiglia da un litro, 68 per le bottiglie da 2 litri).
Dopodichè, prendiamo l’acqua distillata e versiamola, per tre quarti, nella bottiglia; poi aggiungiamo il sale.
La bottiglia non va riempita tutta, altrimenti quando mettiamo il sale, gli urli delle mogli e delle mamme si sentono fino in Groenlandia, perchè l’acqua vi uscirà fuori.

Dovremo far sciogliere il sale completamente.
Per facilitare lo scioglimento, possiamo mettere la bottiglia a “bagnomaria” in un pentolino con acqua bollente, in modo da riscaldare l’acqua all’interno, per poi agitare qualche secondo finché non sarà sciolto del tutto.
Finita questa operazione, possiamo riempire la bottiglia fino all’orlo.

Dopo la teoria, passiamo alla parte pratica.

Cisti di Artemia salina

Facciamo schiudere le cisti…

Ora che abbiamo preparato anche l’acqua, possiamo iniziare ad allevare le nostre Artemia. Cominciamo con il preparare lo schiuditoio con il suo divisorio, poi versiamo l’acqua fino ad arrivare a coprirlo per metà.
Facciamo in modo che raggiunga anche il centro dello schiuditoio.

Ora non ci resta che mettere le cisti, ma prima bisogna reidratarle…
Eh sì… altrimenti si attaccheranno ai bordi dello schiuditoio e marciranno.

Basta prendere un bicchiere con un po d’acqua salata (quella preparata in precedenza), versare le cisti, poi girare delicatamente con uno stuzzicadenti, in modo da evitare che le uova si attacchino ai bordi.
Continuate a girare per qualche minuto e lasciate riposare per un’oretta, facendo ogni tanto un paio di mescolate, per staccare le eventuali uova attaccate al bordo.

Reidratazione cisti di Artemia

Finito il processo di reidratazione possiamo versare le cisti nella parte esterna dello schiuditoio.
Ricordate sempre di chiuderlo, con l’apposito tappo, e di tenerlo in un luogo dove non passi la luce, perchè i nauplii sono molto sensibili alla luce.

Tenete presente che 1 grammo di cisti di Artemia, se sono di buona qualità, producono circa 300.000 nauplii, quindi basta la punta di un cucchiaino da caffè per averne una discreta quantità. Inoltre se abbiamo bisogno di molti nauplii possiamo usare più di uno schiuditoio, alternando l’inizio dell’allevamento di almeno 24 ore, in modo da avere sempre nauplii appena schiusi vivi e vegeti.

Schiuditoio pronto per la schiusa

E una volta schiuse, le somministriamo…

In media, le cisti di Artemia impiegano dalle 24 alle 30 ore per iniziare a schiudersi; passate 48 ore dovremmo avere il nostro schiuditoio invaso da piccolissimi nauplii scattanti, pronti per essere somministrati ai nostri amici pinnuti.
A questo punto, siamo pronti a “pescare” i nostri preziosi nauplii.

Nauplii attirati dalla luce

Con una piccola torcia, illuminate per qualche minuto il punto di raccolta; i nauplii si raggrupperanno tutti in quel punto; come accennato in precedenza, sono fotosensibili, vengono quindi attirati dalla luce.

Nel frattempo prendete una siringa senza ago, e trascorso il tempo necessario per il “raggruppamento”, potete cominciare ad aspirare i nauplii.
Mettendo contro luce la siringa, potete vedere l’incessante movimento a scatto delle Artemia appena nate).

Ora spruzzateli nel setaccino e passateli per qualche secondo sotto l’acqua corrente, per sciacquarli; il getto dovrà essere molto basso, dal rubinetto dovrà uscire solo un filo d’acqua, altrimenti si rischia che i nauplii escano fuori dal setaccino.
Aspirati di nuovo con la siringa, possiamo finalmente somministrarli ai nostri pesci.

Nel caso la somministrazione debba essere mirata, in un punto specifico della vasca per la presenza di avannotti, possiamo aiutarci con una cannuccia; oltre ad essere rigida ha una parte “snodabile” che ci permette di raggiungere anche i punti più difficili.

Curiosità e ringraziamenti

Concludo questo primo articolo sui cibi vivi con una curiosità: sapevate che il tipico colore rosa, dei fenicotteri, deriva proprio dalle Artemia?

Fenicotteri (Licenza Creative Commons)

L’Artemia salina, in natura, è bianca o incolore; prende il tipico colore rossastro grazie alla presenza di pigmenti di colore arancio (carotenoidi), dalle alghe di cui l’Artemia si nutre e che danno il caratteristico colore rosa delle acque delle saline.
Fa quindi da tramite, per rendere rosa i fenicotteri che ne sono ghiotti.

Ringrazio Gianni86, per aver contribuito alla stesura dell’articolo e vi aspetto sul nostro forum Acquariofilia Facile per qualsiasi dubbio.

Inoltre nella sezione Acquariologia generale di questo portale potrete trovare altri articoli sull’alimentazione dei pesci in acquario.

Exit mobile version