Davvero si può usare l’aglio in acquario? Ma perché usarlo, e che effetti ha? Come somministrarlo? In questo articolo vi sveliamo le meravigliose proprietà di questa umile ma preziosissima pianta.
Tranquilli, non ho intenzione di parlare di vampiri… anche se, come vedremo, in qualche modo rientreranno nell’esposizione.
In questo articolo, voglio affrontare la discussa abitudine di somministrare aglio ai pesci d’acquario.
Tempo fa lessi un’interessante discussione sul nostro forum Acquariofilia Facile.
L’amico MicMenca (Moderatore Area Ciclidi) consigliava l’uso dell’aglio per curare certi parassiti.
Questo mi spinse a cercare informazioni nella letteratura scientifica, per approfondire l’argomento.
Prima di iniziare, desidero quindi ringraziare Mic, senza il quale questo articolo non esisterebbe.
Torniamo al nostro aglio…
È veramente utile?… Oppure ci stiamo solo illudendo?
Prima di entrare nel campo dell’acquariofilia, concedetemi qualche piccolo cenno storico, su questo incredibile regalo della natura.
Origini e leggende
Originario dell’Asia centrale, è stato utilizzato dall’uomo per più di 7000 anni.
In Cina e in Giappone veniva usato come conservante, per aiutare la respirazione e la digestione, contro la diarrea e i vermi intestinali.
In più, si riteneva che avesse proprietà… afrodisiache.
Anche in India è stato utilizzato fin dall’antichità; ne era riconosciuta l’efficacia per le malattie cardiache e l’artrite.
Quando è giunto in Grecia, poi nell’antica Roma, erano ormai riconosciute le sue principali proprietà; tant’è che persino Ippocrate, padre della medicina, ne parla nei suoi insegnamenti.
Non è un caso, quindi, se congiuntamente all’uso medico e terapeutico, si siano attribuite proprietà addirittura magiche a questa pianta.
Appeso alla porta d’ingresso avrebbe tenuto lontani gli spiriti maligni ed il malocchio.
Sarebbe stato capace di allontanare esseri mostruosi, come vampiri e lupi mannari.
I soldati romani lo utilizzavano per infondersi coraggio, oltre che per alleviare le loro fatiche.
Insomma, se fosse tutto vero, saremmo di fronte alla pianta miracolosa per eccellenza!
Per fortuna, sappiamo che vampiri e licantropi non esistono, quindi risulta complicato dimostrare l’efficacia dell’aglio contro di loro…
…Ma sulle presunte proprietà medicinali?
Le realtà scientifiche
In questo caso la letteratura medica è piena di utilissime informazioni.
È stato riscontrato, infatti, che le sue proprietà sono ben nove!
- Anticoagulante.
- Vasodilatatore.
- Riduce il colesterolo.
- Antibiotico naturale.
- Antiossidante.
- Regola la glicemia (zuccheri).
- Combatte le infezioni delle vie aeree.
- Antispastico muscolare.
- Azione chelante contro l’accumulo di metalli pesanti.
È il caso, quindi, di entrare più nel dettaglio.
L’aglio (Allium sativum) è una pianta erbacea bulbosa, perenne, della famiglia delle Amaryllidacee (sottofamiglia Allioidae).
Il bulbo sotterraneo è rivestito da tuniche e suddiviso in bulbilli (da 6 a 15) a forma di spicchi.
Il fusto è alto con larghe foglie appuntite e un’ombrella fiorale avvolta in una brattea.
Fiorisce a giugno e i petali vanno dal bianco/rosa al rosa/violaceo.
In agricoltura sono presenti diverse cultivar, che vanno da quello delicato di Caraglio (Cuneo) all’intenso aglio rosso di Nubia (Trapani).
Uno spicchio d’aglio contiene potassio, magnesio, calcio, manganese, selenio, vitamina C, A, B1, B2, PP e soprattutto allicina e garlicina.
Arriviamo al sodo
L’allicina è un composto solforganico, isolato per la prima volta nel 1944 da Cavallito e Bailey, con grandi proprietà antibiotiche ed antifungine.
Si forma a partire dall’alliina, non appena l’aglio viene tagliato fresco, si degrada rapidamente (in 2-16 ore a 23 °C) e viene distrutta dalla cottura.
Può essere preservata molto più a lungo (fino a 22 giorni) diluendo il succo in acqua, nella misura 1 parte di estratto d’aglio per 10 parti d’acqua.
Refrigerando la soluzione potremo usarla per un anno.
È chiaro che, per beneficiare dei suoi effetti, è importante mangiarlo crudo e fresco.
E per i pesci? Ha gli stessi effetti che si riscontrano sull’uomo?
Dopo questa lunga premessa siamo giunti all’acquariofilia.
Era inevitabile, viste le numerose proprietà dell’aglio, che si sperimentasse la sua efficacia anche sui pesci.
Stimolatore d’appetito
L’esperimento, che risale al 2004, fu effettuato al Sea World di Orlando, in Florida, in una vasca contenente 19 squali toro (Carcharias taurus).
Di questi, due rifiutavano di cibarsi in maniera regolare; avevano iniziato a perdere peso.
L’esemplare A era passato dai 108 kg del 1990 ai 73 kg attuali, mentre l’esemplare B da 74.5 kg a 70.6 kg.
A quel punto si pensò di aggiungere aglio al loro cibo, nella misura di 1 g ogni 500.
Lo squalo A iniziò ad accettare il cibo trattato e a mangiare regolarmente mentre l’atteggiamento dello squalo B non cambiò; è difficile valutare se dopo un mese, quando finalmente accettò di mangiare, fu per via dell’aglio o della semplice fame.
Il risultato del test quindi, oltre ad essere incoraggiante solo al 50%, non può nemmeno essere preso in considerazione, perché il numero di esemplari era troppo esiguo.
E poi… a noi non interessano gli squali, ma i pesci tropicali.
Purtroppo non c’è nessun altro caso documentato, a parte i commenti positivi che si leggono sui diversi forum.
Possiamo fidarci?
Siamo sicuri, anche in quei casi, che il pesce non avrebbe mangiato comunque, con aglio o senza?
Antibatterico
Nel 1998, 160 spigole (Dicentrarchus labrax) furono infettate per mezzo di una iniezione, con il batterio Mycobacterium marinum.
Dopo 9 settimane, i pesci infetti mostravano i segni della malattia.
A questo punto furono suddivisi in 4 gruppi da 40.
- A: non ricevette alcun trattamento
- B: fu sottoposto ad iniezioni di antibiotico (streptomicina).
- C: ricevette iniezioni di estratto d’aglio.
- D: fu iniettato sia l’aglio che l’antibiotico.
Il trattamento durò 12 settimane e i risultati furono sorprendenti.
Il gruppo C, con solo estratto d’aglio, mostrava una risposta del sistema immunitario molto superiore a quella degli altri gruppi, compreso quello a cui era somministrato anche l’antibiotico.
Ciò si spiega con il fatto che l’antibiotico ha anche un effetto immunosoppressivo.
Comunque, i risultati di questo test portarono a ritenere l’allicina, contenuta nell’aglio, il miglior modo per combattere il batterio.
La cattiva notizia è che l’aglio non fu somministrato come cibo, bensì iniettato.
Questo, ancora una volta, esula dal campo dell’acquariofilia hobbystica.
Inoltre la soluzione era preparata ogni volta con aglio fresco…
…ponendoci di fronte all’interrogativo su quanto possa essere invece efficace un prodotto commerciale, confezionato chissà quando.
Efficacia contro l’Ictio
Nel 2003 fu condotto uno studio, sul percarbonato di sodio e sull’aglio, per contrastare l’Ichthyophthirius multifiliis, nemesi di tanti acquariofili.
Eravamo nel periodo in cui fu provato l’effetto cancerogeno del Verde Malachite, fino ad allora indiscusso ed efficace rimedio.
Si era quindi alla ricerca di soluzioni alternative.
In questo caso, l’esperimento fu condotto “in vitro”: i parassiti, raccolti e messi in vasi di coltura, vennero esposti al percarbonato di sodio e all’aglio, per valutarne i tempi d’effetto e le concentrazioni necessarie.
Il percarbonato si rivelò efficace in concentrazioni pari a 12.5 mg/l in 180 minuti mentre l’estratto d’aglio, per ottenere lo stesso effetto nello stesso tempo, richiese concentrazioni pari a 312.5 mg/l.
Siamo di fronte a concentrazioni molto alte e, soprattutto, ad un esperimento condotto in laboratorio e non su animali vivi.
Di sicuro una qualche efficacia dell’aglio c’è, ma è davvero possibile notarne gli effetti in acquario?
Efficacia contro i vermi intestinali
In un articolo del 1996, si parla di un esperimento condotto sullo Pterophyllum scalare, per contrastare l’infestazione intestinale ad opera di un nematode (Capillaria).
Furono selezionati 60 esemplari, che mostravano sintomi di infezione, e furono divisi in due gruppi da 30.
Di entrambi i gruppi, 5 pesci a caso vennero soppressi e sezionati per valutare l’avanzamento del parassita: era presente una media di 2.1 vermi e 10.3 uova per pesce.
I restanti 25, di ciascun gruppo, furono sottoposti a lavaggio del colon (da cui furono estratte una media di 5 uova ad individuo) e messi in due acquari identici da 250 litri.
Entrambi furono nutriti con cibo preparato in casa, ma la ricetta del gruppo A prevedeva anche l’uso di aglio.
Dopo due mesi tutti i pesci vennero soppressi e sezionati.
Del gruppo A, solo due esemplari avevano vermi o uova, nell’intestino.
Il primo di questi due aveva solo un verme, l’altro ne aveva otto; probabilmente, per carattere o stazza, aveva mangiato molto meno degli altri.
Il gruppo B, invece, mostrò una media di 2 vermi e 14.6 uova per esemplare.
È quindi lecito pensare, almeno in questo caso, che ci sia una solida evidenza dell’efficacia dell’aglio, per contrastare i parassiti intestinali.
Ancora una volta, la cattiva notizia è che l’aglio utilizzato era fresco.
Rimane quindi il dubbio sulla reale efficacia dei preparati che vediamo nei negozi.
Conclusioni
Quei prodotti commerciali…sono davvero utili?
O è solo una trovata pubblicitaria, che cerca di sfruttare la fama di questa pianta?
Non esiste nessun altro esperimento documentato, al riguardo, quindi possiamo solo discutere su quel che abbiamo, oltre alle testimonianze di tanti acquariofili in tutto il Mondo.
È bene ricordare che l’aglio dovrebbe essere considerato solo un integratore per prevenire problemi futuri, non un medicinale.
Un buon allestimento, ed una gestione corretta dell’acquario, sono il primo e più importante metodo per evitare spiacevoli malattie.
Il consiglio che voglio darvi è di utilizzare l’aglio, questo magnifico dono della natura, un paio di volte alla settimana nella dieta dei vostri pesci.
Molto meglio se l’estratto ve lo preparate da soli a partire da aglio fresco, ci vuole davvero poco.
Ecco come fare:
- prendete uno o due spicchi e tagliateli a fette;
- inserite le fette in una busta trasparente, di quelle resistenti per freezer, facendole accumulare in un angolo;
- prendete mortaio e pestello e, tenendo l’aglio nella busta, pestatelo fino a farne fuoriuscire il succo;
- praticate un foro sulla busta con un ago e premete forte per farne uscire l’estratto, versandolo direttamente sui granuli o le scaglie di cibo;
- servite immediatamente ai vostri pesci;
E i prodotti commerciali?
Lasciateli pure lì sugli scaffali dei negozi; con quei soldi, fatevi un bel piatto di bruschette…
…all’AGLIO!
Fonti bibliografiche:
Ashdown, Denise & Gary Violetta. 2004. “Using Garlic as an Appetite Stimulant in Sand Tiger Sharks (Carcharias taurus).” Drum & Croaker, January 2004, Volume 35, pages 59-63.
Buchmann, K., P. B. Jensen, & K. D. Kruse. 2003. “Effects of Sodium Percarbonate and Garlic Extract on Ichthyophthirius multifiliis Theronts and Tomocysts: In Vitro Experiments.” North American Journal of Aquaculture, Volume 65, Number 1, pages 21-24, 2003.
Colorni, Angelo, Rami Avtalion, Wayne Knibb, Evelyn Berger, Barbara Colorni, & Bracha Timan. 1998. “Histopathology of sea bass (Dicentrarchus labrax) experimentally infected with Mycobacterium marinum and treated with streptomycin and garlic (Allium sativum) extract.” Aquaculture 160(1998)1-17.
Colorni, Angelo & Peter Burgess. 1997. “Cryptocaryon irritans Brown 1951, the cause of ‘white spot disease’ in marine fish: an update.” Aquarium Sciences and Conservation, volume 1, pages 217-238.
Fairfield, Terry. 1996. “Garlic & Your Aquarium: A Preliminary report on Allium sativum and fishkeeping.” Aquarium Fish Magazine, January 1996, pages 79-83.
Montgomery-Brock, Dee, Vernon T Sato, James A Brock, & Clyde S. Tamaru. 2001. “The Application of Hydrogen Peroxide as a Treatment for the Ectoparasite Amyloodinium ocellatum (Brown 1931) on the Pacific Threadfin Polydactylus sexifilis” Journal of the World Aquaculture Society, vol. 32, no. 2, pp. 250-254, June 2001.