Home Killifish e pesci rari Dario dario e Dario sp. Myanmar

Dario dario e Dario sp. Myanmar

Diversamente da altri articoli, questo porrà subito l’attenzione sull’aspetto forse più interessante del nostro hobby: la riproduzione, in particolare quella dei Dario dario.


In un periodo in cui il panorama dei social ha rivoluzionato il mondo dell’acquariofilia, dove un cambio d’acqua è la cura per qualsiasi malattia, senza sapere se è di rubinetto, ricostruita o di Lourdes…

Dove le leggi della chimica vengono ribaltate e imperversano frasi fatte citate “ad libitum”…

Dove gente mai letta prima, che si è affacciata a questo mondo con in acquario il ghiaietto blu e il veliero, ora si cita come divulgatore e ha scaricato nel cesso tutti gli studi, purtroppo pochi, sugli habitat, sulle necessità alimentari, e sulla compatibilità di convivenza dei nostri ospiti…

Cerchiamo di fare chiarezza sul Dario dario, attenendo a quello che dice la documentazione scientifica, le esperienze personali di allevamento, e soprattutto di riproduzione in vasca, senza ricorrere a stratagemmi da serre di allevamento.

Immagine tratta dall'episodio "La Pimpa e il pesce nonno"
Immagine tratta dall’episodio “La Pimpa e il pesce nonno”

D’altronde, non è la prima volta che Acquariofila Facile smentisce con i fatti delle esperienze reali le varie leggende metropolitane che circolano nel mondo dell’acquariofilia. Dalle riproduzioni delle adoketa a quelle delle Tateurndina ocellicauda, passando per i Danio margaritatus etc. Ottenute con approccio mentale e di gestione simile a questa.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, ci tengo a fare un’ultima precisazione: qui non vogliamo affermare che il nostro è “il metodo”, l’unico da seguire per poter ottenere risultati soddisfacenti con i propri acquari. Semplicemente, ci limitiamo a offrire una visione alternativa rispetto a quanto affermato con forza da altri, in altri lidi.

Una visione che è possibile oltre che facile, e intendiamo farlo senza porci come “maestri dell’acquariofilia” .

Questo non vuol dire stigmatizzare la strada dei cambi, delle sifonature e degli acquari “asettici” promossa dai più, ma promuovere un altro tipo di acquariofilia, dove l’acquariofilo possa appassionarsi a questo mondo in modo graduale e naturale, diventandone in qualche modo parte consapevole e complementare.

Come spesso scriviamo, ognuno sceglie in piena libertà come gestire il proprio acquario. Se volete provare ad avere in casa un ritaglio di natura quanto più simile all’originale, siete sul posto giusto.

Riproduzione

La scelta migliore per assistere alle riproduzioni è l’allevamento in acquario monospecifico. L’esperienza di Monica, una moderatrice del nostro forum che ha maturato nel tempo una notevole competenza nell’allevamento di questa specie, suggerisce di evitare anche la presenza di lumache.

Nell’accoppiamento il maschio stimola la femmina a deporre le uova stringendola nel caratteristico abbraccio, un comportamento osservabile anche in altri Perciformi, come i Badis ruber o i Betta splendens.

Le uova, rilasciate in acqua, vengono fecondate dal maschio che pare le curi fino alla schiusa, a meno che non intervengano altri fattori che lo inducano a mangiarle come, per esempio, stress o inesperienza.
Se tutto andrà per il meglio, dopo qualche tempo avremo la fortuna di vedere gli avannotti girare in vasca.

Per massimizzare il risultato delle riproduzioni potreste spostare, dopo la fecondazione, gli esemplari adulti in un altro acquario precedentemente preparato per loro. C’è anche chi preferisce fare l’opposto, ovvero avere una vasca matura già pronta per le riproduzioni nella quale spostare una o più femmine e un maschio, attendere deposizione e fecondazione per poi riportare gli adulti nella vasca principale.

Gli avannotti possono essere alimentati con cibo adatto alle loro microscopiche bocche, il più indicato è rappresentato dagli infusori. In realtà l’alimentazione “artificiale” non è l’unica strada percorribile e continuando a leggere, scopriremo cosa intendo.

Dario sp. Myanmar – Avannotto tra le galleggianti – foto di Monica

La riproduzione nella vasca di Monica è avvenuta in modo spontaneo, l’unica attenzione è stata la rimozione di gasteropodi.

L’acquario di Monica ha una gestione naturale e senza filtro, quindi l’avvenuta delle riproduzioni in modo del tutto spontaneo, evidenzia come l’importanza di una vasca ben matura e la gestione complessiva dell’acquario senza particolari interventi, se non quello dell’alimentare i genitori saltuariamente, possano essere più determinanti di una gestione con cambi cadenzati, sifonature del fondo e alimentazione programmate.

Il video appena visto mostra un giovane esemplare in nuoto libero del quale, fino a prima delle riprese, non si conosceva la presenza e quindi non è mai stato alimentato in modo specifico.
Nel video che segue osserviamo lo stesso avannotto e possiamo notare il suo accrescimento dopo circa un mese.

Evidentemente la presenza di microfauna e gli avanzi di cibo saltuariamente fornito agli adulti, gli sono stati sufficienti per crescere.

Osservando la foto successiva si può intuire come i ripari forniti da piante, muschi, legni e rocce, siano stati fondamentali per sfuggire a predazioni.

Acquario per Dario sp. Myanmar – foto di Monica

Tra le cose che hanno permesso il raggiungimento di questo risultato c’è alla base una profonda e attenta conoscenza della specie. Vediamo quindi insieme caratteristiche e peculiarità di questi pesci e del loro habitat.

Classificazione

I Dario dario sono piccoli pesci dell’ordine dei Perciformi originari dell’India settentrionale.

La classificazione, cambiata più volte, ha contribuito al proliferare di sinonimi. A complicare le cose l’errore attribuito alla rivista “Aquarium Magazine” che, sembrerebbe nel numero 198, li indica come Badis badis bengalensis e Badis bengalensis.
Sono conosciuti anche come Labrus dario, Badis dario, e con i nomi commerciali Scarlet dario e Scarlet badis.

Dario dario – Maschio – foto di gem1978

Nel 2002 Kullander e Britz descrivono il genere Dario nel loro “Revision of the family Badidae (Teleostei: Perciformes), with description of a new genus and ten new species”, e portano alla classificazione riconosciuta al momento della scrittura di questo articolo:

Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum        Chordata
Classe         Actinopterygii
Ordine Perciformes
Sottordine Percoidei
Famiglia Badidae
Genere Dario

Al genere Dario appartengono 7 specie:

  • Dario dario (Hamilton, 1822),
  • Dario dayingensis (Kullander e Britz, 2002),
  • Dario huli (Britz e Ali, 2015),
  • Dario hysginon (Kullander e Britz, 2002),
  • Dario kajal  (Britz e Kullander, 2013),
  • Dario neela (Britz, Anoop e Dahanukar, 2018)
  • Dario urops (Britz, Ali e Philip, 2012).

Il Dario sp Myanmar non è in lista perché classificato come variante di colore dei Dario hysginon ma gli appassionati continuano a ritenerlo specie a parte.

Dario dario – Morfologia

I Dario dario difficilmente superano i 2 cm di lunghezza coda inclusa, le femmine restano leggermente più piccole.

I maschi sfoggiano una livrea a righe verticali rosse alternate con altre grigio/biancastre.

Il perimetro delle pinne anali, ventrali e della dorsale sono caratterizzati da una linea dai riflessi azzurri/argentei; stessi riflessi che possono essere visibili sul dorso, generalmente più evidenti in corrispondenza delle strisce bianche e sui raggi della caudale; le pinne pettorali generalmente sono trasparenti.

Su alcuni esemplari, crescendo, può evidenziarsi una macchia scura in prossimità del capo.

Dario dario – Maschio con macchia nera – foto di gem1978

I colori così intensi sono appannaggio soprattutto del maschio dominante. I sottomessi possono presentarsi con le bande verticali e le iridescenze meno evidenti, se non quasi assenti in caso di forte stress, tanto da poter essere confusi con le femmine.

Dario dario – Maschio sottomesso – foto di gem1978

Queste ultime non presentano le righe verticali caratteristiche né i colori accesi dei maschi, a meno di qualche richiamo rosso e radi riflessi azzurri.

In esemplari molto giovani, riconoscere il sesso è complicato dall’assenza delle righe nei maschi. In età adulta il dismorfismo sessuale è evidente, oltre che per i colori meno accesi difatti le femmine sono caratterizzate da una forma più arrotondata del ventre.

Dario dario – Maschio e femmina a confronto – foto di Monica

Dario sp. Myanmar – Morfologia

Anche per il Dario sp. Myanmar, noto anche come Dario sp. “pyjamas” o Dario sp. “Black Tiger”, i maschi sono quelli dalla livrea più interessante. Le femmine restano con una colorazione anonima anche se talvolta possono avere accenni di rosso sulle pinne.

Questa lieve colorazione compare solo in certi momenti ed esclusivamente quando la femmina non ha uova. L’impressione, fondata sull’osservazione di pochi esemplari, lascerebbe pensare a uno stratagemma adattivo degli esemplari di sesso femminile atto ad assomigliare a un maschio sottomesso, così da evitare le attenzioni del maschio dominante. In pratica la versione dei Myanmar del decisamente più famoso “Antò, fa caldo”…

La differenza più spiccata tra il Dario sp. Myanmar e il Dario dario è nei caratteristici tratti neri sul viso dei maschi. Mantengono le barre verticali biancastre alternate a quelle rosse che verso il capo diventano nere. Perdono quasi del tutto l’iridescenza azzurro/argentea lungo il corpo ma resta visibile sulle pinne anali, ventrali e la dorsale. Anche loro hanno pinne pettorali trasparenti.

Dario sp. Myanmar – Maschio e Femmina – foto di Monica

Per quel che riguarda le dimensioni di questi pesci, si trovano schede descrittive che ne riportano una lunghezza di circa 3,5 cm.
Gli esemplari posseduti da Monica non superano i 3 cm, coda compresa.

Luoghi di origine del Dario dario

A descrivere i Dario dario è stato Francis Buchanan-Hamilton nel 1822. I primi ritrovamenti sono nel sistema fluviale del Gange-Brahmaputra nelle regioni di Assam e del Bengala Occidentale.

India settentrionale e Fiumi principali – immagine modificata secondo i temini di licenza – fonte d-maps.com

Sulla mappa seguente, in marrone chiaro, sono evidenziati i luoghi di ritrovamento secondo lo IUCN (dati aggiornati al 2010).
Possiamo osservare che, tra le altre, ci sono vaste aree di ritrovamento della specie ai piedi dell’Himalaya, in particolare nello stato dello Uttarakhand dove origina il Gange, tratto nel quale il fiume non è ancora fortemente inquinato, e nel fiume Ghaghara, detto anche Karnali (fiume Turchese), che scorre al confine tra Nepal e India. Oltre che lungo il Brahamaputra è possibile siano presenti in alcuni corsi d’acqua del Bhutan.

Zone di ritrovamento – immagine modifcata secondo i termini di licenza – fonte Wikipedia

Guardando le immagini del Gange nello stato dello Uttarakhand, ad esempio, o del Karnali o anche solo rileggendo il significato del nome di questo fiume, possiamo iniziare a immaginare qualcosa dell’habitat del piccolo Badidae. Visto l’areale di ritrovamento abbastanza vasto, probabilmente state già ipotizzando si tratti di un pesce adattabile a diverse condizioni.
Vediamole più nel dettaglio.

Fiume Gange – nei pressi di Rishikesh nello stato Uttarakhand – foto di Axel Drainville

Le escursioni termiche di località come Haridwar, Lakhimpur, Barpeta, Bangaon, Along, Pasighat ecc…, prossime ai luoghi di ritrovamento, oscillano tra i circa 10° C della stagione fredda, fin oltre i 30°C della stagione calda nei luoghi più a sud.

Per questo motivo in acquario si può fare a meno del riscaldatore se in casa le temperature invernali non raggiungono una gradazione inferiore a quella indicata riguardo il loro ambiente naturale.

Nel video che segue, possiamo osservare uno scorcio delle zone d’origine. I fondali sono prevalentemente sabbiosi ma non è un pesce prettamente legato al fondo, nella nostra vasca potremo usare anche del ghiaino inerte. Notiamo anche l’abbondanza di piante sommerse nelle quali può trovare rifugio in caso di pericolo, cosa che in effetti fa quando l’operatore si avvicina.

Le acque sono prevalentemente chiare, alcaline e dal pH basico. Che si tratti di Gange, Ghaghara o Brahmaputra, le misurazioni eseguite nella stagione calda arrivano a superare pH 8. Infatti, soprattutto a causa dell’attività fotosintetica di piante sommerse, alghe e cianobatteri, la quantità di ossigeno dissolto in acqua può superare i 10 mg/l DO (dissolved oxygen).
In alcune zone del Gange, prossime alla città di Patna, si è misurato un pH lievemente acido, ma si tratta di eccezioni, verificatesi solo a seguito della stagione delle piogge e in modo assolutamente saltuario.

In acquario quindi potremo tenere un pH più basso dei valori massimi citati, evitando di scendere a pH acido, coerentemente a quanto rilevato in natura nella maggior parte dell’anno.

Dario sp. Myanmar

Dario Myanmar – Foto Monica –

Scarse le informazioni sui ritrovamenti di Dario sp. Myanmar. Pare che una coppia sia stata pescata in acque a nord di Myitkyina, capitale dello Stato di Kachin nel Myanmar, probabilmente nel sistema fluviale del Ayeyarwady (Irrawaddy).

Fiume Ayeyarwady – Nord di Myitkyina – Fonte Wikipedia

È la stessa area di ritrovamento del Dario hysginon e forse questo è uno dei motivi che ha contribuito a considerare il Dario tigre una variante di colore. Se avete altre informazioni a riguardo e volete condividerle potete farlo su Acquariofilia Facile, l’iscrizione è facile e gratuita.

Che si tratti di Dario dario o sp. Myanmar un acquario piantumato è comunque da preferire, sia per replicare in vasca la descrizione dell’habitat naturale fatta da Kullander e Britz, che per favorire la presenza di nascondigli, separazioni visive ed eventuali vie di fuga.

Ripropongo per comodità la foto dell’acquario di Monica.

Acquario per Dario sp. Myanmar – foto di Monica

Una fitta vegetazione o l’uso di legni e pietre, oltre a creare nascondigli, può favorire il buon esito delle riproduzioni senza ricorrere al prelevamento delle uova o lo spostamento dei genitori.

Le considerazioni fatte finora per fondale, acque e temperature, così come quelle che seguiranno su comportamenti e altre caratteristiche, valgono per entrambe le specie.

Comportamento e suggerimenti per l’allevamento

Il nostro piccolo amico offre comportamenti interessanti da osservare, nonostante le dimensioni.

Non è un pesce dall’indole timida e nuota occupando tutto il volume a disposizione, solitamente non è disturbato dagli spettatori al di qua del vetro.

Interessante anche lo stile del nuoto: si muove generalmente con piccoli scatti per poi fermarsi immobile, riprendendo il nuoto anche dopo parecchi istanti sempre con il caratteristico scatto di pinne.

Vediamo ora alcune indicazioni per l’allevamento in vasca.

Alimentazione

I Dario sono dei predatori; mantengono una posizione immobile mentre puntano un cespuglio di piante, di muschio o le folte radici delle galleggianti per poi balzare verso una microscopica preda.

Questa particolare caratteristica, sommata alle informazioni solitamente reperibili che probabilmente risalgono ai primi esemplari disponibili provenienti in prevalenza da luoghi di cattura, presenta i Dario come specie da alimentare esclusivamente con cibo vivo.

Le esperienze di allevamento documentate sul forum portano invece a conclusioni diverse: accettano anche il cibo secco purché di dimensioni adeguate alla loro bocca; continuano comunque a preferire quello vivo proprio per il loro innato istinto predatorio.

Dario dario – Maschi che mangiano microgranulare sulle foglie – foto di gem1978

A riguardo va fatta una precisazione: se scegliete di allevare questa specie, tenete presente che la dieta non è detto possa essere composta solo da microgranulare, liofilizzato o magari congelato ma probabilmente andrà integrata con il vivo.

Abbinamenti

Per quanto descritto come un pesce territoriale, non risulta aggressivo verso altre specie e, considerate le modeste dimensioni, difficilmente sarebbe potuto essere diverso.

In natura, oltre a essere un predatore, è a sua volta preda di pesci più grandi. Si potrebbe quindi ipotizzare di allevarlo con altri pesci “pacifici” di piccola taglia.

In questo caso il problema sarebbe la competizione alimentare: che si tratti di cibo vivo o secco la lentezza nell’alimentarsi li lascerà spesso a bocca asciutta anche se abbinati a pesci come, ad esempio, i Danio margaritatus.

Questi ultimi, pur essendo timidi e noti per nuotare a piccoli scatti, sono decisamente più reattivi e voraci. Lascio immaginare la competizione che potrebbero subire con specie meno schive e dal nuoto più rapido.

Ritengo che l’abbinamento ideale sia con le Neocaridina davidi. Oltre a non competere sul piano alimentare queste ultime possono essere dell’ottimo cibo vivo. Le adulte nuoterebbero indisturbate, le nuove nate invece sarebbero vittima degli agguati dei nostri piccoli predatori.

Un acquario fittamente piantumato, magari anche con muschi, dovrebbe fornire sufficienti ripari per evitare l’estinzione dei gamberetti.

Dimensioni dell’acquario e comportamenti intraspecie.

Considerate la loro staticità e le misure lillipuziane, sono pesci che possono essere tenuti anche in piccole vasche, comprese quelle dalla forma cubica solitamente inadatte ad ospitare i nostri amici pinnuti.

Per una buona convivenza, in acquari abbastanza grandi da contenere più di una coppia, sarebbe opportuno mantenere una sex ratio almeno di 1:1; meglio se con numero maggiore di femmine rispetto ai maschi. Questo, perché l’indole territoriale e la natura non gregaria della specie porterà a scontri e scaramucce tra i maschi, che si contenderanno aree più o meno grandi del territorio disponibile dove poter corteggiare le femmine indisturbati dagli altri esemplari dello stesso sesso.

Confronto tra Dario dario maschi – foto di Monica

Gli scontri solitamente si risolvono con inseguimenti e vistose parate, atte a dimostrare la supremazia e allontanare il malcapitato. Non è raro inoltre, osservare duelli dove è di solito il maschio dominante a colpire l’altro maschio con la coda per allontanarlo.

Rispettare la sex ratio indicata in precedenza è però più facile a dirsi che a farsi. Ciò è imputabile al fatto che non solo è difficile sessare gli esemplari giovani, ma vari appassionati riportano di avere osservato che per ogni covata nasca circa 1 femmina ogni 15 maschi… In pratica chi trova una femmina, trova il proverbiale ago in un pagliaio!

Conclusioni

È difficile incontrare acquariofili che dedichino vasche medio grandi a questi pesci. Di solito, visto quanto scritto, sono il “ripiego” perfetto per popolare piccoli acquari tra 20 e 40 litri, risultando una valida alternativa ai ben più famosi Betta show.

Ritengo che sarebbe interessante osservarli in acquari dal lato lungo di 60 o magari 80 cm, sia per allevarli in numero maggiore e ammirarne i comportamenti intraspecifici che, eventualmente avendo un piano B in caso di problemi, osservarne le relazioni con altre specie.
Ad esempio, oltre ai Danio margaritatus già citati, un abbinamento possibile potrebbe essere fattibile con un gruppetto di Erethistes jerdoni (ex Hara jerdoni), piccoli pesci da fondo dalla natura “statica” e originari anche loro delle regioni di Assam e del Bengala Occidentale.

Inoltre, in un acquario più grande, la competizione alimentare potrebbe essere mitigata anche grazie ad una gestione più naturale, che favorisca maggior presenza di microfauna spontanea.

Ringraziamenti

Ringrazio gli autori di alcune immagini e foto fornite con licenza di utilizzo.

Ringrazio Monica per le foto, i video e la condivisione della sua esperienza. Senza il suo apporto quest’articolo non sarebbe stato lo stesso.
Ultimo ringraziamento, non per importanza, è per il canale youtube fishsplore.com che ci ha consentito di editare una porzione di un loro video per mostravi i Dario in natura.

Vi aspettiamo sul nostro forum se volete condividere la vostra esperienza di allevamento, o se volete allestire un acquario per questi interessanti piccoli pesci d’acqua dolce.

Exit mobile version