Fertilizzare correttamente un acquario richiede precisione e attenzione alle specifiche esigenze della vasca. Questo articolo offre una guida pratica per la prima fertilizzazione in acquario con l’uso del metodo PMDD con flaconi separati, superando i limiti delle dosi standard suggerite, per evitare eccessi o carenze di nutrienti.
Introduzione:
Dopo aver ideato il calcolatore fertilizzanti, aver moderato per qualche tempo la sezione fertilizzazione, e continuato a seguire la sezione da ex-mod, sono tornatooooo!
Ma stavolta scrivendo un articolo.
Questo articolo, in realtà, non segue molto la filosofia AF, perché saranno presenti un po’ di termini tecnici, Purtroppo non vedo altro modo per poter fare capire ciò che mi accingo a spiegare.
Non è quindi molto “facile”, ma cercherò di renderlo il più comprensibile possibile.
Per aiutare i meno abituati alla chimica, di seguito a questa introduzione, troverete un glossario, che potrete consultare ogni volta che sarete in dubbio con una formula o con una unità di misura.
Inoltre siccome questo articolo è estremamente legato a moltissimi aspetti biologici e biochimici, nonché a informazioni presenti in dettaglio in altri articoli.
Ogni volta che un argomento è già stato trattato in modo più dettagliato in un altro articolo, troverete i link per navigare direttamente a quella pagina.
Per aprire i link vi consiglio caldamente di utilizzare il tasto centrale del mouse. Forse non tutti sanno che fare un click, con la rotellina del mouse, su di un link, consente di aprire il link in questione in una nuova scheda del vostro browser.
Facendo così non perderete il punto nella pagina da cui siete partiti.
Resta inteso che il principio, molto amato in questo sito “Ogni vasca è a sé stante!” è una pietra sacra anche per questo articolo.
Pertanto vi chiedo già da ora, di chiedere conferma aprendo un topic nel caso non siate sicuri riguardo un concetto o una scelta.
Meglio attendere una risposta che fare uno sbaglio colossale.
Se invece avete dei dubbi ma non siete ancora iscritti al forum, iscrivetevi e aprite un vostro “argomento” nella sezione fertilizzazione, così potremo aiutarvi, come volontari e gratis.
Lo so, sembra una fregatura. Eppure è realmente così!
Glossario
Se volete maggiori dettagli riguardo quanto esposto in questo paragrafo, vi consiglio di leggere Termini scientifici in acquariofilia che spiega molto bene i diversi termini che qui elenco in modo sintetico.
Unità di misura
Massa:
- mg = milligrammo
- g = grammo
- kg = chilogrammo
Volume:
- ml = millilitro
- l = litro
Conduttività elettrica :
- µS/cm = micro Siemens su centimetro
Scala della concentrazione di ioni idrogeno, ossia la scala del pH, in acquario (acidità e pH):
- pH inferiore a 5,5 = molto acido
- pH tra 5,5 e 6,5 = acido
- pH tra 6,5 e 7,5 = neutro
- pH tra 7,5 e 8,5 = basico
- pH superiore a 8,5 = molto basico
Durezze dell’acqua (le durezze: KH e GH):
- KH = durezza carbonatica
- GH = durezza totale in gradi tedeschi
Atomi (Formule e simboli chimici):
- H = idrogeno
- C = carbonio
- O = ossigeno
- N = azoto
- P = fosforo
- K = potassio
- Ca = calcio
- Mg = magnesio
- Fe = ferro
- Cu = rame
- B = boro
- Mn = manganese
- Mo = molibdeno
- Zn = zinco
- Na = sodio
Ioni delle forme azotate:
- NH4+= ammonio
- NO2– = nitrito
- NO3– = nitrato
Ioni delle forme fosfate:
- PO43- = fosfato
La scelta della giusta acqua
Per iniziare adeguatamente la concimazione bisogna conoscere cosa già abbiamo dentro la nostra acqua.
Inutile utilizzare una dose preimpostata se non sappiamo i valori che già abbiamo.
A tal proposito possiamo utilizzare alcuni strumenti quali il conduttivimetro ed il pHmetro (oppure le cartine al tornasole).
Inoltre ci possiamo avvalere di alcuni test a reagente o di test a striscette
Inoltre dobbiamo considerare quale (o quali) specie animali vorremo inserire in vasca (non subito eh! Bisognerà aspettare che il periodo di maturazione sia giunto al termine, o meglio ancora, comprendere bene come funziona la fertilizzazione e nel caso aggiustare il tiro senza troppi danni.
Correggere gli errori con la fauna già in vasca, spesso può essere pericoloso se non addirittura fatale per i nostri beniamini!).
Quindi è consigliabile informarsi su quali siano i parametri chimici adeguati alle specie che desiderate inserire.
Nello specifico sarebbe utile sapere quali GH e pH saranno quelli idonei.
In questo modo creeremo un’acqua adeguata fin a subito, operazione che eviterà di dover fare, il giorno che inserirete dei pesci, cospicui cambi con tutte le possibili conseguenze sulla flora batterica del filtro (se lo avete), e sulle piante (alcune non gradiscono i cambi bruschi e potrebbero perdere tutte le foglie (es: Cryptocoryne spp.).
Un altro parametro interessante da valutare, questa volta più per le piante che per i futuri pinnuti, è la conducibilità elettrica.
Normalmente la conducibilità elettrica non deve essere troppo elevata in partenza. Per capire questo, utilizziamo uno strumento chiamato conduttivimetro.
Se abbiamo un’acqua che ha una conducibilità alta, ossia indicativamente oltre i 500 µS/cm, è possibile che avremo poi poco margine di manovra con la concimazione (che alza la conducibilità), oppure, nel caso peggiore, che sia troppo ricca di sodio (Na).
Quest’ultimo è uno tra i più comuni nemici dei vegetali. Se la sua concentrazione è indicativamente superiore ai 10 mg/l, moltissime tipologie di piante stenteranno a crescere.
A tal proposito, vi consiglio la lettura dell’articolo la pompa sodio-potassio, che spiega molto bene per quale motivo a livelli di sodio alti le piante si bloccano.
Visto che dobbiamo scegliere che acqua mettere nel nostro acquario, perché non partire dal valutare se l’acqua dei nostri rubinetti è idonea o no?
Non è detto infatti, che siate obbligati a riempire la vasca con un’acqua particolare.
La vostra acqua di rubinetto potrebbe andare bene per i vostri scopi (cosa che di solito succede per chi riceve acqua prelevata da sorgenti montane).
Quindi prima di riempire la vasca valutate sempre la vostra acqua di rubinetto!
In caso questa non sia idonea, il passo successivo è quello di capire se può essere resa idonea tagliandola con una certa percentuale di acqua in bottiglia o con della demineralizzata, se è direttamente meglio utilizzare solo acque in bottiglia o ancora, apportare correzioni con determinati sali.
Non si consiglia mai l’impiego della sola demineralizzata, perché è indispensabile che vi sia un certo contenuto di elementi traccia (ossia elementi chimici presenti in piccolissime quantità, ma che sono tuttavia indispensabili per la vita) che quest’acqua non contiene.
Pertanto costruire l’acqua che vogliamo esclusivamente partendo da un’acqua completamente senza sali e alla quale aggiungiamo i concimi, è da evitare.
Scopriamo cosa c’è (ma soprattutto cosa manca) nella nostra acqua
Sul forum inizialmente cercavo di darvi consigli sulla gestione “guardando le piante”. Ma questa cosa richiede esperienza e parecchia pratica.
Anche un esperto ha difficoltà ad identificare le carenze quando ad essere carente non è solo un elemento ma più di uno.
Pertanto l’approccio che vi propongo è quello di cercare di apportare tutto ciò che serve nei tempi e nei modi corretti, avvalendosi dell’aiuto di alcuni test a reagente o di quelli a striscette, per poi cercare di diradare sempre di più l’utilizzo dei test di controllo e di identificare le carenze guardando le piante poco per volta.
Questo vi permetterà di far andare avanti la vasca senza grossi problemi, e quando si presenterà la carenza, dovreste ormai aver preso la confidenza necessaria a identificarla e correggerla.
I dati della vasca: intervalli di concimazioni e analisi
Per registrare i valori dei parametri della vostra vasca abbiamo creato diversi file che trovate in “applicazioni degli utenti”. In ogni caso siete liberi di impiegarne altri se vi trovate meglio, l’importante è che abbiano i dati necessari per aiutarvi a seguire la vasca.
Come potete notare nel file excel che ho caricato io, gli intervalli tra le misurazioni dei dati e tra le concimazioni non sono inferiori alla settimana!
La cosa è decisamente voluta.
Sia perché dopo alcuni mesi avrete un andamento dei nutrienti a intervalli costanti (cosa che vi aiuta a capire quanto “mangiano” le vostre piante alla settimana), sia perché se si concima un giorno sì e l’altro anche, si finisce per non capire nulla sulle carenze nutrizionali e, quando ne spunta qualche sintomo, alla fine è più probabile che sia per un continuo cambio delle condizioni ambientali o per un eccesso di qualche nutriente, piuttosto che per una carenza vera e propria.
Pertanto anche in questo caso “mani in tasca (e portafoglio pieno)” è spesso meglio che “mani in vasca (e soldi spesi)”. Quindi un bel sacco pieno di pazienza è il primissimo concime che dovrete acquistare.
Le piante hanno velocità metaboliche differenti da quelle degli animali.
Ho preso volutamente le piante più vecchie del mondo, ma il ragionamento funziona anche con esempi molto meno eclatanti, quali larici di 2000 anni in Italia.
Se un vegetale può arrivare a vivere un paio di migliaia di anni, ossia circa 30 volte la vita media umana. Credo sia suo diritto lasciargli il tempo necessario per rispondere agli stimoli della concimazione o dei cambi ambientali (es: cambi acqua, temperature, etc).
Quindi, cercate di concentrare la concimazione con ciò che serve, all’interno di un solo giorno della settimana, e usate gli altri per osservare la vasca senza cambiare nulla.
Questo permetterà alle piante di dare delle risposte ed a voi di apprenderle.
Alcuni concimi possono interagire tra di loro (soprattutto il fosforo con i microelementi e il ferro chelato), ma per evitare che ciò avvenga basta somministrarli diluendoli in vasca in modo da evitare che restino troppo concentrati in un solo punto (es: il vano pompa).
Veniamo ora alle analisi dell’acqua. I test che ci possono essere particolarmente utili sono:
- NO3–,
- PO43-,
- Durezze, ossia dGH e dKH,
- Conducibilità elettrica in µS/cm misurata con un conduttivimetro.
Il pHmetro e il pH, al momento possiamo reputarli estremamente secondari a meno che non utilizziamo la CO2 artificiale.
Può certamente farci comodo sapere che non abbiamo pH troppo basso o troppo alto in vasca, ma se abbiamo “costruito” nel modo corretto la nostra acqua, non dovremmo avere alcuna sorpresa.
Con questi test possiamo iniziare a determinare i parametri che ci saranno necessari per avviare la prima concimazione.
Se volessimo fare in fretta e perdere poco tempo a imparare tutto questo e a fare dei test, potremmo ricorrere alla fertilizzazione con gli stick NPK in colonna, ma ciò non ci permetterebbe di capire tutte le dinamiche della concimazione. Inoltre è consigliabile, dopo l’allestimento, somministrare l’azoto con parsimonia dato che la vasca è molto giovane (dal punto di vista biologico) e probabilmente degli eccessi di azoto in questa fase porterebbero a esplosioni di specie indesiderate in vasca.
Pertanto, anche nell’uso degli stick, occorre comunque una conoscenza di base della fertilizzazione.
Scale di valori per aiutarci a capire i test a reagente
Bene, abbiamo quindi creato la nostra acqua con le durezze che volevamo, utilizzando i consigli dell’articolo sull’acqua di rubinetto nella parte delle durezze.
In caso non ci fossimo riusciti con l’acqua del rubinetto adeguatamente tagliata, avremo optato per un’acqua in bottiglia idonea a ciò che ci serviva. Quindi dovremmo avere a disposizione un’acqua che ha un KH ed un GH idonei per ciò che di animale vorremo poi, con molta calma e più avanti, inserire in vasca.
A proposito delle durezze vorrei ricordarvi che alcuni fondi possono alterarle. Ad esempio l’Akadama, oppure l’impiego di terriccio.
Questi fondi possono adsorbire alcuni ioni come calcio (Ca2+) e magnesio (Mg2+) rilasciando in soluzioni ioni idrogeno (H+) e altri. Al contrario, alcuni terricci potrebbero rilasciare ioni in soluzione.
Questo cambio nella disponibilità di ioni in acqua determina anche un cambio delle durezze.
Pertanto è possibile che si assista a una discesa delle durezze quando gli ioni vengono adsorbiti e quindi eliminati dall’acqua (tipico dell’Akadama, delle terre allofane, e dei terricci acidi), oppure, al contrario, a un aumento delle durezze quando gli ioni vengono rilasciati dai fondi (tipico di terricci basici e in alcuni casi anche del Manado).
Ora non ci resta che valutare ciò che abbiamo in acqua e ciò che manca.
In questo le etichette dell’acqua in bottiglia, oppure le analisi dell’acqua di rubinetto che possiamo cercare in rete, possono aiutarci.
Tenete sempre conto del fatto che entrambe le acque possono avere una certa variabilità durante l’anno. Io di solito ho trovato dati più corretti nelle acqua di bottiglia rispetto alle acque di rubinetto, ma non so se la cosa vale per tutte le zone d’Italia.
Procediamo quindi con la verifica delle durezze GH e KH, per essere sicuri che siano idonee ai nostri obiettivi:
- se saranno troppo alti (e avremo quindi acqua più dura del previsto) potremo correggere il valore con un cambio parziale con acqua demineralizzata o di osmosi.
- se saranno troppo bassi (ossia acqua più leggere del previsto) potremo aumentare la durezza con il tempo, apportando dell’altra acqua di bottiglia o di rubinetto, per rimpiazzare quella evaporata dalla vasca.
Quindi ci basta che l’acqua sia grossomodo quella che ci serve, senza stare a inseguire effettivamente un numero che ci siamo prefissati. Soprattutto il KH è quello che, al momento, ci interessa di più ma vedremo che più avanti ci tornerà utile anche il GH.
Ora verifichiamo il contenuto di NO3– e quello di PO43-, espresso in mg/l e infine, la conducibilità elettrica.
Segniamo nel nostro foglio (es: Foglio concimazioni AF in excel) i dati che abbiamo ottenuto perché ci saranno utili per capire come evolverà la vasca nel tempo.
Siamo quindi pronti ad interpretare le informazioni raccolte e a cominciare a elaborare un primo intervento di concimazione.
Nitrati (NO3–):
Sono essenziali per i vegetali perché sono fonte di azoto. Non mi addentrerò nello spiegare il ciclo dell’azoto in acquario ma vi consiglio di dare un’occhiata all’articolo per capire in modo adeguato ciò di cui sto parlando.
Le piante non assorbono l’azoto solo sotto forma di NO3–, possono assorbirlo anche in forma di NH4+, ma in un ambiente ricco di flora batterica, non saranno le sole a volere l’azoto in forma ammoniacale. Quindi una parte di questo verrà comunque ossidato dai batteri, fino a diventare nitrato (NO3–).
L’azoto è il principale macronutriente vegetale, tuttavia la sua gestione è soggetta a diversi limiti in acquario.
In primis bisogna tenere conto del fatto che le vasche giovani e ancor peggio, quelle appena avviate, non sono in grado di metabolizzare l’azoto in tempi brevi. Un suo apporto in modo non idoneo causerebbe un picco di ammonio (NH4) e successivamente di nitriti (NO2–) estremamente tossici per gli animali.
Pertanto al momento consideriamo esclusivamente il fatto che l’azoto ci serve in acquario e valutiamo se quello della nostra acqua è sufficiente o meno.
Valori compresi tra i 10 ed i 50 mg/l di NO3– in vasca, se presenti all’avvio, ci permettono di soddisfare le esigenze delle piante per diverse settimane, forse anche mesi. Dipende tutto da quante piante abbiamo nella nostra vasca e da quanto crescono rapidamente.
Ovviamente una vasca come questa, appena avviata, avrà bisogno di un contenuto di nutrienti ben inferiore rispetto a questa:
O a questa:
Quindi se siete nella “Condizione A” un quantitativo in acqua di 10 mg/l di NO3– vi sarà più che sufficiente alle vostre piante per svariate settimane.
Se siete nella “Condizione B o C” probabilmente la vostra vasca è matura da diversi mesi ed un valore di nitrati consigliabili potrebbe essere tra i 25 ed i 50 mg/l, anche se ovviamente bisogna valutare le specie animali eventualmente già presenti nella vostra vasca e la loro sensibilità ai composti azotati.
Vedremo più avanti come concimare, per ora mettiamo da parte queste informazioni.
Fosfati (PO43-):
Anche il fosforo è un macronutriente vegetale. A differenza dell’azoto, però, la sua presenza non ha evoluzioni pericolose per la vita degli animali. Ovviamente anche lui ha dei limiti entro i quali può diventare pericoloso, ma i margini che abbiamo a disposizione sono molto più ampi che con l’azoto.
Possiamo indicativamente dire che una vasca giovane appena avviata, ha fosforo a sufficienza se abbiamo 0.5-1 mg/l di PO43- . Per vasche mature e con specie voraci invece possiamo tranquillamente raddoppiare tale valore e prendere come riferimento i 2 mg/l di PO43-.
Un eventuale eccesso di fosfati dell’ordine delle unità di mg/l (quindi 3, 4, 5 mg/l di PO43-) non dovrebbe causare grossi cataclismi, ma favorisce lo sviluppo di alcune alghe (ad esempio le BBA dette anche alghe nere a pennello) che alcuni ricercano per estetica.
Tuttavia eccessi più alti, nell’ordine delle decine (ossia 10 mg/l ed oltre), possono causare una forte eutrofizzazione e quindi possono rappresentare un problema considerevole.
Come conseguenza di ciò ricordate che è importante fare attenzione a non eccedere con il fosforo, ma di solito si ha un certo margine di errore che l’azoto, per contro, non ci permetteva di avere.
Azoto e fosforo sono i principali scarti del metabolismo dei pesci. In vasche con un adeguato carico animale può verificarsi il caso in cui questi elementi siano ben disponibili, quindi non ci sarà bisogno di apportarli.
Inoltre il tipo di mangime che somministriamo ai pesci (proteico, cereali, etc) può influire sul rispettivo rilascio che ne avremo in vasca.
Potassio (K+):
Altro macronutriente. In ordine di consumo da parte delle piante è il secondo. Viene subito dopo l’azoto e quindi prima del calcio, del magnesio e del fosforo. Tuttavia i concimi agricoli riportano sempre gli elementi in questo ordine: N, P, K, e quindi ho rispettato per comodità questa distribuzione.
Il potassio nelle nostre acque normalmente è molto scarso, sia in quelle di acquedotto che in quelle di bottiglia.
Un esempio di acqua che ha un certo contenuto di potassio senza eccedere in sodio è l’acqua “Fiuggi” che ne ha circa 7 mg/l, più o meno quanto di sodio e di magnesio. Quantità comunque scarse per i nostri scopi.
Qualcuno, a volte, compra il test a reagente per il potassio. La cosa non è necessaria. Vedremo infatti come il potassio, il magnesio e il calcio, influiscano sulla conducibilità elettrica dell’acqua in modo rilevante.
Per cercare di regolare la loro somministrazione, infatti, ci avvarremo del contributo del valore della conduttività elettrica che ricaveremo dal conduttivimetro.
Quanto al definire un contenuto valido di potassio per la nostra vasca, possiamo grossomodo definirlo nell’ordine delle decine di mg/l di K+ (10-20 mg/l). I suoi eccessi riducono la possibilità di assorbimento del magnesio e del calcio.
Pertanto se andiamo in grave eccesso di questo elemento potremmo avere delle carenze “indotte” di questi altri due elementi, ma, per arrivare a questo, bisogna eccedere davvero.
Calcio (Ca):
Il Calcio – Fertilizzanti per acquario è il terzo macronutriente vegetale in ordine di importanza per le piante. A differenza degli altri, però, è normalmente ben presente nelle nostre acque.
Di solito la sua presenza è legata alla presenza di carbonati nell’acqua, tant’è che il comune calcare è un carbonato di calcio. Questo già ci permette di intuire che valuteremo la sua presenza tramite il test della durezza carbonatica. Il valore del KH, infatti, ci fornisce normalmente una buona misura di quanto calcio c’è nella nostra acqua.
1 KH è pari a 18 mg/l di CaCO3 dissoluto in acqua e sebbene lo ione carbonato (CO32-) non sia legato esclusivamente alla presenza di calcio. Questo è comunque un rapido sistema per definirne la presenza.
L’ordine di grandezza con cui misuriamo il calcio presente nelle nostre vasche sono quindi le decine di mg/l di Ca2+ (10, 20, 30, etc etc mg/l di Ca2+), arrivando in alcuni casi anche alle centinaia di mg/l (100 mg/l).
La nostra necessità di ottenere acque tenere o dure, sulla base delle esigenze dei pinnuti, è il principale fattore che inciderà sulla quantità di calcio che avremo nella nostra acqua.
Essendo un macronutriente, è comunque essenziale per le piante e può succedere, soprattutto se per molti mesi non si cambia l’acqua della vasca, che il suo contenuto diminuisca, richiedendo quindi che venga reintegrato.
Nel capitolo relativo alla fertilizzazione vedremo come apportare questo elemento in caso servisse.
Magnesio (Mg2+):
Il magnesio è il quarto mesoelemento vegetale in ordine di importanza per le piante.
Nelle nostre acque di bottiglia o dell’acquedotto, possiamo reperirlo come no, quindi a differenza del potassio (che è quasi certamente carente) e del calcio (che è quasi certamente presente), il magnesio va valutato in modo a se stante.
Per valutarne la sua presenza utilizziamo, per semplicità i valori del GH, del KH e della conducibilità elettrica.
Mettendo a raffronto questi valori possiamo infatti definire, in modo indicativo se il magnesio è presente o no.
La forma più comune in cui reperiamo il magnesio è quella di solfato, forma che utilizziamo anche per il nostro concime del PMDD.
Il magnesio in forma di solfato ha la caratteristica di influire solo sul GH, lasciando inalterato il KH.
Pertanto, sapendo che 1 GH equivale a circa 4,3 mg/l di Mg e ricordandoci che il calcio influisce sia sul GH che sul KH nel medesimo modo, possiamo dedurre che se la nostra acqua ha un GH sufficientemente superiore al KH, probabilmente questo è dovuto a un buon contenuto di magnesio.
L’ordine di grandezza con cui misuriamo il magnesio presente nelle nostre acque, è grossomodo la decina di mg/l (circa 10 mg/l di Mg2+).
Un suo eccesso di solito è ben tollerato, tranne quando la sua concentrazione è così elevata da inibire l’assorbimento del potassio, oppure da innalzare eccessivamente la conducibilità elettrica.
Questo ione è infatti il più conduttivo tra quelli che apportiamo con la concimazione, e quando ci avviciniamo alla conducibilità elettrica di 1000 µS/cm, molte piante iniziano a dare segni di stress.
Ferro (Fe) e microelementi (Cu, Zn, B, Mn, Mo):
Il ferro e i microelementi andrebbero considerati separatamente a livello di concimazione, ma nella valutazione della loro presenza possiamo permetterci di raggrupparli in una singola categoria dato che possiamo definirli sempre come carenti nelle nostre acque.
Il loro contenuto può essere misurato con appositi test a reagente, che tuttavia risultano ampiamente marginali per una corretta gestione del loro apporto.
Alcuni fondi, quali ad esempio i fondi lavici e il Manado Dark, paiono apportare ferro in quantitativi rilevanti. È pertanto possibile che con l’impiego di questi substrati abbiate bisogno di gestire l’apporto di ferro in modo ridotto o assente.
Le unità con le quali misuriamo questi elementi in acquario, sono il mg/l e addirittura le sue frazioni (ossia 0,1 o meno) proprio perché devono essere presenti in quantitativi molto ridotti. Tuttavia non viene mai richiesto di procedere alla loro misurazione.
La prima somministrazione di concime
Teoricamente per capire quando è il momento di iniziare la prima fertilizzazione dobbiamo osservare i nuovi getti delle piante. Quello è il segnale di una ripresa vegetativa.
Eh ma:
- senza azoto non fai proteine, non replichi il DNA, non crei tessuti.
- Senza fosforo non fai membrane cellulari, non replichi DNA, non hai energia.
- Senza potassio non hai tono cellulare, non avviene la trasmissione dei segnali e non puoi generare pompa sodio-potassio.
- Senza magnesio non fai clorofilla quindi niente fotosintesi e niente energia.
- Senza ferro, non hai le proteine di riduzione dell’azoto da nitrato ad ammonio per creare le proteine, e quelle della catena di trasporto degli elettroni durante la respirazione cellulare.
- Senza manganese, non hai la proteina a cui le clorofille cedono l’energia e che serve a spaccare la molecola dell’acqua (ossidandola) in O2 ed H+, quindi zero fotosintesi.
Io credo proprio che se si da tutto ciò che serve sin da subito, le piante reagiranno meglio allo stress da adattamento.
Per capire se un elemento che avete in vasca è sufficiente o meno, dovete dare una lettura al capitolo precedente di questo articolo.
Azoto:
Per capire se somministrare o meno l’azoto bisogna, per prima cosa, fare una distinzione tra due categorie di vasche:
- appena avviate, che non hanno ancora terminato la maturazione del filtro,
- già avviate, con filtro maturo.
Va inoltre tenuto anche conto della pericolosità di una somministrazione inopportuna.
A tal proposito vi consiglio di leggere l’articolo che tratta il ciclo dell’azoto in acquario in modo da ricordarvi per quale motivo è pericoloso, nonché quello sulla scelta e funzione del filtro in acquario.
Se la vasca è nella prima condizione, vi consiglio di lasciare perdere l’apporto diretto di azoto e di leggere il capitolo sul potassio.
Tornerete a leggere qui una volta che il filtro (o la vasca, se avete un acquario senza filtro) sarà maturato a dovere.
Invece, se la vostra vasca è già avviata da diverso tempo, e riscontrate una carenza di azoto nonostante la presenza di diverse specie animali, potete provvedere fin d’ora al suo apporto.
Potete attuare le informazioni esposte qui di seguito, aiutandovi con l’utilizzo del calcolatore dei fertilizzanti per acquario come strumento ausiliario per capire quanto concime azotato inserire.
Le prime somministrazioni di azoto vanno fatte con estrema parsimonia e con molta pazienza.
Capita spesso, nonostante si abbia un filtro ormai giunto a maturazione, di causare picchi di ammonio e successivamente di nitriti, se non si procede con cautela.
Una vasca in salute e piena di biomassa vegetale può consumare anche più di 10 mg/l di nitrati a settimana.
Per le prime concimazioni, e per cercare di sopperire alla carenza di questo elemento, prenderemo come soglia il valore di 5 mg/l di nitrati alla settimana.
Solo dopo alcune settimane proveremo ad aumentare la dose di azoto.
Come utilizzare il calcolatore dei fertilizzanti nel caso dell’azoto? Beh, innanzi tutto vi consiglio di leggere bene l’introduzione nonché questa piccola guida.
Ciò che ci interessa è soprattutto il valore dei “Nitrati Totali Ipotetici” riportato con fondo verde, sotto alla varie forme azotate.
Questo valore è quello che si otterrebbe se tutto l’azoto che inseriamo con il concime, in qualsiasi forma esso sia, venisse degradato totalmente senza che alcuna parte venga captata prima di terminare la degradazione (ad esempio dalle piante o dai batteri stessi per costituire le loro proteine).
A questo punto sulla base delle caratteristiche della vostra vasca e su quelle del concime azotato che volete introdurre. Potete valutare quale dose di concime apporterebbe quei famigerati 5 mg/l di “Nitrati Totali Ipotetici”.
Questo non vuol dire che l’indomani voi possiate fare il test dei nitriti e trovare quel famigerato valore del calcolatore!
Il motivo è semplicissimo.
A meno che apportiate l’azoto esclusivamente in forma di nitrato, avrete bisogno che tutte le forme di azoto vengano degradate in un processo a cascata opera di microorganismi e altri fattori come pH, temperatura ecc.
Pertanto, i tempi di degradazione delle varie forme azotate possono essere quantificati solo indicativamente, perché devono passare diversi processi biochimici, influenzati da diversi fattori variabili di vasca in vasca:
- Organico (azoto in forma organica ed azoto in forma ureica) non tossico -> l’urea ha sicuramente tempi meno lunghi rispetto alle altre forme organiche, queste ultime infatti potrebbero impiegare anche un mese a degradarsi.
- NH3 ed NH4+ (azoto in forma ammoniacale ed ammonica) tossica per gli animali -> giorni (in vasche non completamente mature) od ore (in vasche ben mature).
- NO2– (azoto in forma nitrito) estremamente tossica per gli animali -> giorni (in vasche non completamente mature) od ore (in vasche ben mature)
- NO3– (azoto in forma nitrato) poco tossica, diventa pericolosa, a seconda della specie animale, oltre i 50 mg/l o molto di più -> la forma finale in cui si conserva l’azoto in acquario.
Come potete quindi dedurre la pericolosità dell’azoto non è legata solamente alla quantità che ne apportate, ma anche alla tipologia di azoto che apportate.
Ad esempio, il Cifo Azoto che noi consigliamo nel PMDD – Protocollo avanzato ha un altissimo contenuto di azoto ureico che impiega più di una settimana a degradarsi.
Pertanto la sua pericolosità può diventare evidente molto tempo dopo la sua somministrazione, così come anche i suoi benefici per le piante.
Se al posto del Cifo Azoto voi usaste, come me, il Nitrato d’Ammonio, avreste un effetto molto più rapido dopo la somministrazione, e un minor effetto di contenimento dei picchi ammonico e nitritico.
Questo perché l’azoto viene apportato direttamente in forma di ammonio (picco coincidente con la somministrazione), che degrada in nitrito nel giro di qualche ora (possibile picco di nitriti) per poi essere infine convertito in nitrato, e finire con il sommarsi alla parte di azoto che già era stato apportato in questa forma (non a caso il nome del concime era nitrato – di – ammonio).
Se la vostra vasca sopporterà l’apporto di azoto senza picchi di nitriti per alcune settimane (almeno 2 o 3) di somministrazione della dose minima, potrete aumentare lentamente la dose sino ad arrivare a una corrispondente di un massimo di circa 10 mg/l di Nitrati Totali Ipotetici.
Ci spingeremo oltre tali valori solamente sotto l’attenta supervisione del nostro forum, in modo da evitare morie e problemi.
Fosforo:
Fortunatamente l’azoto era il più preoccupante di tutti i nutrienti e lo abbiamo affrontato qui sopra. Ora valutiamo il fosforo che, come detto precedentemente, non crea catastrofi se anche si eccede un poco.
Come fare a concimare con il fosforo?
Come sempre ci facciamo aiutare dal calcolatore dei fertilizzanti che per le prime volte è un utilissimo strumento.
Per la prima concimazione in vasche giovani e supponendo di avere un’acqua in cui il fosforo è totalmente assente, cercheremo la dose di concime che, apportata alla nostra vasca fornisca circa 1 mg/l di PO43-.
Se invece ne abbiamo già un poco (es: 0,5 mg/l) possiamo calcolare la dose che serve a portarlo a circa 1 mg/l.
Caso diverso per le vasche mature e con molta vegetazione. Qui può essere consigliabile portarlo a circa 2 mg/l e in alcuni casi, se si hanno piante particolarmente ghiotte, anche un poco oltre.
Come facciamo a somministrarlo nelle settimane successive?
Beh, all’inizio ci aiuteremo con i test settimanali. Una volta che avremo trovato grossomodo il consumo periodico di fosforo, inizieremo a ridurre i test per vedere se riusciamo a trovare sempre la dose che equilibra il consumo, sia essa un apporto settimanale, mensile, o addirittura semestrale (come ad esempio è per la mia vasca).
Come ci accorgiamo che il fosforo inizia a scarseggiare?
Solitamente il primo sintomo è un rallentamento delle piante.
Se manca il fosforo è un po’ come se la benzina nel motore finisse.
Le piante rallentano fino a fermarsi.
Vanno avanti di solito solo le specie rapidissime che ne fanno notevoli scorte e che sono specializzate nel prenderlo appena è disponibile, impedendo ad altre un po’ più lente di appropriarsene.
Potassio:
Lo so che sembra assurdo ma il potassio puro è un metallo, come potete ben vedere dalla fotografia qui sopra, e combinandosi con l’acqua brucia molto violentemente, motivo per il quale nei nostri concimi non lo troviamo mai in forma metallica.
Solitamente nell’acqua con cui riempiamo la vasca (bottiglia o rubinetto che sia) è sempre carente. Dopotutto è il secondo elemento minerale per ordine di presenza nei vegetali, quindi anche il poco che troviamo in acqua di solito finisce molto rapidamente.
Anche in questo caso, con il suo apporto non abbiamo particolari conseguenze negative salvo l’aumento della conducibilità e l’aumento dei nitrati (perché lo apportiamo in forma di nitrato di potassio).
Una prima somministrazione, sempre con l’aiuto del calcolatore per capire le dosi, potrebbe essere di 10 mg/l di K. Se cerchiamo sul calcolatore la dose in millilitri che apporta 10 mg/l di K, ci rendiamo anche conto che, se lo apportate con la ricetta del PMDD in forma di nitrato di potassio, abbiamo apportato anche 15 mg/l di NO3–.
Per questo motivo la prima concimazione con il potassio è normalmente anche più che sufficiente ad apportare l’azoto necessario per diverse settimane in una vasca avviata da poco.
In caso abbiate iniziato ad apportare azoto nella vostra vasca e vi troviate a dover somministrare anche il potassio, ricordatevi di tenere sempre conto del suo contributo ai nitrati, per evitare di andare in eccesso.
Normalmente quando si deve somministrare il potassio, l’azoto non va ulteriormente integrato, quindi lo si sospende.
Come valuto se il contenuto di potassio è sceso a sufficienza da richiedere un nuovo apporto?
Di solito le piante ce lo segnalano con marcescenza, distacco e/o morte delle foglie più vecchie.
Il potassio è un elemento che rimane prevalentemente nella soluzione delle cellule, pertanto in caso di carenza le piante lo recuperano dalle cellule vecchie e lo concentrano su quelle più giovani e attive.
Quindi se in vasca vi trovate una pianta che sembra una palma, con le foglie solo in alto ed il fusto senza foglie, siete quasi certi di essere in carenza di potassio.
Un’altra cosa, questa volta numerica, che ci aiuta a capire che il potassio è stato consumato, è la conducibilità elettrica dell’acqua.
Il potassio, infatti, come tutti gli ioni, alza la conducibilità elettrica. Pertanto se monitoriamo adeguatamente la conducibilità, riusciremo a capire quando manca lui o qualche altro ione minerale.
In merito vi consiglio la lettura dell’articolo: “Il conduttivimetro in acquario”.
Calcio:
Questo elemento è molto comune nelle nostre acque, ma è anche un macronutriente. Quindi, se usiamo la filosofia dei pochi cambi, per imparare davvero a fertilizzare e per stabilizzare il più possibile la nostra vasca, è possibile che le piante lo consumino.
Difficilmente ci troveremo a doverlo somministrare nei primi mesi, salvo che non abbiamo usato acqua troppo tenere, oppure che il nostro fondo lo abbia adsorbito.
I sintomi da carenza di calcio sono legati principalmente ad arricciamenti fogliari sulle foglie giovani o, in altri casi, a necrosi delle parti terminali delle foglie in via di sviluppo.
Tuttavia più che i sintomi sulle piante, le sue carenze possono essere drastiche per i pesci, i crostacei e i gasteropodi (lumache).
Quindi come facciamo ad accorgerci che il calcio nella nostra acqua è diminuito? Usando il test del KH!
Come dicevamo, la maggior parte del calcio nei nostri acquari è presente in forma di carbonato. Ciò influisce sia sul GH (per la presenza del calcio) che sul KH (per la presenza dello ione carbonato). Tuttavia, per assorbire il Ca2+ in soluzione le piante rilasciano 2 ioni H+, ioni idrogeno che una volta liberati in acqua spostano leggermente l’equilibrio chimico tra acqua, CO2, e acido carbonico. Ne risulta che l’aumento di acidità derivata dagli ioni H+ può “consumare” uno ione CO32- presente in soluzione favorendone la conversione in CO2 e H2O. Il rilascio di ioni acidificanti in soluzione agisce quindi similmente ai composti “pH/KH Minus”.
Pertanto, se dopo qualche mese ci accorgiamo che il KH è sceso, può voler dire che dobbiamo apportare il calcio.
Per farlo il metodo più semplice è utilizzare l’osso di seppia.
Possiamo reperirlo a basso costo, pulirlo dal sale con delle bolliture, e poi grattugiarlo in acquario per apportare altro carbonato di calcio, che a pH acidi si scioglierà e tornerà a far salire il KH (ed il GH).
E se invece ci troviamo un una vasca a pH basico?
Possiamo sempre ricorrere all’osso di seppia sciogliendolo in acqua demineralizzata cui abbiamo aggiunto un po’ di acido (es: citrico), provare a scioglierlo in acqua gasata, oppure ricorrere a un concime che lo contenga. A tal proposito, io ho impiegato con successo il Nitrato di Calcio, che apporta il calcio (e fa salire il KH se avete una vasca che richiede apporto d’azoto).
Il nitrato di calcio è un concime agricolo che potete trovare anche in sacchi da 5 kg presso i rivenditori di materiali agricoli. A voi ne servono 600g!
Lo si mette in una bottiglia vuota da 1 l di volume, e nel frattempo si scalda per bene (scaldate, non portate ad ebollizione) circa un litro di acqua demineralizzata.
Una volta che il concime è in bottiglia e che l’acqua è calda potete riempire la bottiglia.
Richiudete per bene il tutto ed agitate sinché il nitrato non si è sciolto del tutto (diventando fresco perché la reazione è endotermica).
Purtroppo il nitrato di calcio agricolo è molto spurio, quindi vi consiglio di filtrarlo con un imbuto e una calza di cotone tipo spugna o simili.
La filtrazione eliminerà gran parte della schiuma che si sarà formata durante lo scioglimento, nonché eventuali residui insoluti eventualmente presenti come impurità.
Fatto ciò, la soluzione è pronta e potrete usarla per apportare il calcio, ricordandovi al contempo che apporterete anche dell’azoto in forma di nitrato. Proprio come facciamo con il potassio.
Se scegliete di apportare il nitrato di calcio, ricordatevi che l’aumento del GH è immediato, mentre quello del KH avviene solamente quando le piante hanno assorbito il nitrato. Quindi la variazione del KH può richiedere diverse settimane, a seconda della vostra gestione.
L’aumento di presenza del calcio, porterà giovamento anche se non avrete ancora rilevato una variazione di KH.
Per ulteriori approfondimenti vi consiglio la lettura dell’articolo: Calcio – Fertilizzanti per acquario
Magnesio:
Come il calcio è un altro metallo alcalino-terroso.
Il nostro apporto nella vasca avviene in forma di solfato, che ha la caratteristica di alzare solamente il GH e non il KH. Inoltre questo metallo ha la caratteristica di alzare la conducibilità elettrica più degli altri ioni che somministriamo.
Questo tuttavia non deve farci spaventare anzi, quando osserviamo una diminuzione della conducibilità elettrica, deve aiutarci a cercare di capire se questo è dovuto al magnesio o ad altri ioni.
Vi ricordo ancora che nella soluzione al Mg del PMDD il magnesio è circa 3 volte più diluito del potassio.
Pertanto è normale, per le prime somministrazioni, dover impiegare dosi elevate di soluzione Mg, se comparate con quelle del potassio.
Per una prima concimazione, se la nostra acqua non presenta un adeguato contenuto di Mg, possiamo provvedere a inserire una dose che alzi il GH di almeno 2 punti, ossia circa 9 mg/l di Mg.
Se andiamo a trasformare questi 2 punti di GH dovuti al solfato di magnesio, in quantitativo di Mg espresso in mg/l, scopriamo che stiamo parlando di questo quantitativo.
Ciò è indispensabile anche per bilanciare il contenuto di Mg con quello di K di cui abbiamo parlato precedentemente.
Vi riporto qua sotto un ritaglio di un documento prodotto dalla Regione Liguria quale linea guida per la concimazione. Ovviamente è dedicato alla concimazione di specie coltivate al suolo e potrebbero differire per le specie coltivate sommerse, ma ritengo sia comunque una buona base di partenza:
Come potete osservare per le piante terrestri si consiglia che il rapporto Mg/K (espresso in meq/100g) sia tra le 2 e le 5 volte a favore del Mg.
Per sapere quanto apportarne è sufficiente sottrarre al valore che vogliamo raggiungere, il quantitativo di cui già disponiamo (es: la mia acqua ha 4 mg/l di Mg e voglio arrivare a 10 mg/l, quindi dovrò apportare 6 mg/l di Mg ed il calcolatore mi aiuterà a capire a quanti millilitri corrispondono).
Per completezza su quanto detto sinora, relativamente a K, Ca e Mg, è importante ricordare ciò:
- Se le piante assorbono solo il K la conducibilità scende, ma restano invariate le durezze GH e KH.
- Se le piante assorbono solo il calcio la conducibilità scende, ma scendono anche il GH ed il KH.
- Se le piante assorbono solo il magnesio la conducibilità scende, ma scende anche il GH, perché noi lo abbiamo apportato in forma di solfato e quindi senza alterare il KH.
- La conducibilità elettrica è influenzata da tutti gli ioni presenti in soluzione. A parità di concentrazione gli ioni che la influenzano di più nei nostri acquari, in ordine decrescente, sono:
- Magnesio (Mg2+)
- Calcio (Ca2+)
- Sodio (Na+)
- Potassio (K+)
- Solfato (SO42-)
- Nitrato (NO3–)
Ferro:
Il ferro è un elemento molto importante per le piante, ma i sistemi che abbiamo per valutarne la sua presenza in acqua sono estremamente imprecisi. Quindi, visto anche il loro costo, possiamo tranquillamente utilizzare un altro sistema per capire la sua carenza.
La sua mancanza causa evidenti buchi nella lamina fogliare, delimitati da ingiallimenti più o meno generalizzati che lasciano la nervatura della foglia più scura rispetto al resto, nella fase iniziale, ma che in fase avanzata, portano a una morte precoce della foglia.
Quest’ultimo punto non viene riscontrato con la carenza di magnesio.
La sua carenza è simile, per certi versi a quella del magnesio, non a caso entrambi questi elementi sono essenziali nelle proteine del processo fotosintetico. Tuttavia nel caso del ferro, la cui utilità non si ferma solo al processo fotosintetico, il danno è più grave.
Sulle piante “rosse”, inoltre, la sua carenza è evidente prima che altrove, infatti la pianta non riesce a diventare adeguatamente rossa.
Il primo apporto di ferro, di solito, è legato anche al primo apporto di micronutrienti.
Il Rinverdente del PMDD, infatti, ha una gran quantità di ferro.
Pertanto lo consideriamo sufficiente quando con la prima concimazione apportiamo i microelementi.
Nel caso non avessimo necessità di apportare il rinverdente (vedi paragrafo successivo), possiamo procedere a somministrare il ferro singolarmente con la tecnica dell’arrossamento.
Se, dopo svariati mesi e con lo sviluppo della vostra vegetazione, vi accorgete di essere sempre in carenza di ferro, allora potete valutare di utilizzare il ferro «potenziato» per sopperire alla sua carenza. In tal caso il quantitativo di ferro da apportare settimanalmente, si aggira intorno a valori di 0,1 – 0,2 mg/l di Fe.
Tale metodo, però, richiede che il pH del vostro acquario sia inferiore a 7,5 per evitare che i I chelanti si rompano prematuramente, rilasciando il ferro libero in vasca.
Per gli apporti successivi al primo non abbiamo grandi differenze, state solo attenti a non eccedere con l’apporto per evitare arrossamenti eccessivi e poco gradevoli.
Se questo fosse il caso, attendete alcune settimane. Normalmente il chelante viene poi degradato e l’acqua torna cristallina.
Microelementi:
Sono anch’essi essenziali, alle giuste concentrazioni, per le piante.
Di molti di essi non si conosce nemmeno il reale effetto all’interno della biologia vegetale e, spesso, si leggono in rete, trattazioni di ditte (che producono concimi) che elencano i supposti benefici di un microelemento piuttosto che di un altro, anche se la ricerca scientifica non ha ancora convenuto in modo univoco sulla rilevanza di quel tale elemento per un particolare processo biochimico.
Come prima somministrazione settimanale, vi consiglio di utilizzare una dose di 0,5 – 1 ml ogni 100 litri di acquario e di fare quindi le relative proporzioni in base alla dimensione della vostra vasca.
Le dosi successive possono essere settimanali e grossomodo sempre con la stessa quantità, ma dovete sospenderlo se:
- riscontrate la comparsa di alghe polverose, o GDA, sui vetri.
Se ciò accadesse dovete sospendere il rinverdente fino a quando le alghe polverose non si diraderanno. Si consiglia di intervenire consiglia di intervenire con la somministrazione del solo ferro chelato trattata nel capitolo precedente.
A tal proposito vi ricordo che non dovete pulire il vetro (o almeno non tutto) altrimenti sarà impossibile capire quando la loro presenza si sarà ridotta drasticamente.
Io in 5 anni sono riuscito, in una vasca senza CO2 artificiale e pH8, a non pulire mai i vetri. Voi potete sicuramente fare altrettanto se non di meglio!
- Riscontrate un blocco dell’assorbimento dei nutrienti, cioè se per un paio di settimane non avete alcun calo di conducibilità elettrica.
O state apportando troppi nutrienti, oppure le piante sono in blocco.
Entrambi i casi richiedono il blocco della somministrazione dei micronutrienti ed una supervisione per capire il problema e risolverlo.
Ringraziamenti e conclusioni
So che sembra autocelebrativo, ma sono molto felice del supporto avuto negli anni dal forum di AcquariofiliaFacile e dal portale articoli.
Mi ha permesso di crescere molto e di sperimentare cose che, nonostante anni di studi in agraria, non conoscevo.
Credo pertanto che il ringraziamento più grande vada a tutto il forum, e a tutti quelli che, in un modo o nell’altro, aiutano gratuitamente le persone che vogliono avvicinarsi a questo hobby o a questa grande passione.
A partire dagli Admin, ai Tecnici, ai Moderatori ed agli Utenti che concedono un aiuto proporzionale alle proprie possibilità.
Alcuni concetti dell’acquariofilia sono cambiati negli anni, e credo che questo articolo possa essere un modo moderno e dinamico per valutare la concimazione rispetto a come era stata inizialmente concepita da @Rox, senza il quale oggi non avremmo il PMDD, né base né avanzato, da cui comunque questo articolo trae le sue radici facendone più volte riferimento, senza pretese di paternità, di molti dei principi qui illustrati.
Si tratta tuttavia di un articolo basato sull’esperienza personale dello scrivente, sia in campo acquariofilo (come ex moderatore della sezione di Fertilizzazione), che in campo agronomico e forestale (settore in cui lavoro come Dott. Forestale). Pertanto risente dell’influenza delle materie scientifiche e tecniche con le quali mi raffronto quotidianamente.
Vi ricordo che il forum è a disposizione di chiunque voglia iscriversi ed è gratuito!
Spero che l’articolo vi sia piaciuto e che vi aiuti a capire come iniziare a fertilizzare, facendo un po’ da vademecum tra tutti gli articoli che fino a ora sono stati scritti sul sito relativamente alla fertilizzazione.
Al prossimo articolo! Ci leggiamo in forum.